![]() |
![]() |
![]() |
Intervento di Ciacci Giuseppe Ex funzionario Fillea CGIL Siena
Cari Compagni ed amici, essendo chiamati a portare il nostro contributo nella celebrazione dei cento anni della nostra camera federale del lavoro, lo facciamo con piacere e al tempo stesso con un po’ di emozione perché ci porta a ricordare momenti del nostro passato, un periodo della nostra vita, del nostro impegno sindacale che va dagli inizi degli anni ‘60, alla fine degli anni ’80 e ci fa rivivere quei momenti che sono stati di forte impegno del movimento sindacale. L’affermazione dei diritti e di condizioni dignitose nei luoghi di lavoro. All’inizio di questo periodo e fin dagli anni ’50 credo che gli addetti in questo settore fossero oltre 1000 distribuiti in una decina di aziende, ma con il passare degli anni ci fu anche in questo settore un ridimensionamento, tanto che nel 1986 erano circa 550\600. La crescita era avvenuta anche con l’ingresso dei mezzadri a seguito dello spopolamento delle campagne, per i quali conquistare un posto di lavoro nelle cave era già un buon risultato, un ottima occasione per non dire un privilegio che non a tutti poteva capitare. Le occasioni di lavoro anche in quell’epoca erano assai scarse. Lo spostamento dei contadini verso le cave veniva da una categoria che aveva già vissuto i suoi momenti di iniziativa e lotta sindacale per una diversa ripartizione dei prodotti agricoli. Momenti duri di cariche dei carabinieri durante gli sfratti, come qui vicino, alla casellina, lo ricordo bene perché ero presente. Ma questa è un’altra storia peraltro già ricordata in questo centenario della nostra Camera Confederale del Lavoro. Si consolidò quindi nel settore del travertino un forte numero di classe operaia prendendo coscienza dei problemi che doveva affrontare per migliorare le proprie condizioni economiche ed ambientali, di sicurezza e di salute nelle cave e nei laboratori. Erano gli anni in cui si affermava il diritto di assemblea nei luoghi di lavoro, di permessi sindacali per i delegati, della statuto dei lavoratori. Si trattava certamente anche di miglioramenti salariali. Furono anni, specie agli inizi e ancor prima del 1960, di lotte anche lunghe per strappare modesti miglioramenti economici, ma il lavoro successivo portò anche a risultati positivi, se oggi possiamo dire che in queste aziende, oltre al contratto nazionale, vi sono contratti integrativi aziendali di tutto rispetto, ed altri servizi come la mensa che fu allora di forte impegno per avere un pasto caldo nei luoghi di lavoro. Maturò quindi rapidamente nella coscienza dei lavoratori che il problema principale era quello della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Troppi infortuni anche mortali si stavano verificando. Dovevamo quindi concentrarci prima di tutto sul tema salute e sicurezza. In questo ci fu molto di aiuto e di stimolo l’impegno serio che ci misero i medici della medicina del lavoro. Impegno serio e metodo nuovo che partiva prima di tutto studiando e definendo le parti interessate (i lavoratori) e coinvolgendo le aziende, cosa che volevamo e potevamo fare. Fu un intenso lavoro, fatto di riunioni, incontri, momenti di studio, sopralluoghi delle aziende, che portò a dei buoni risultati specie dal punto di vista infortunistico. Questo lavoro culminò nel convegno nazionale del 18-19 aprile 1985 che si tenne a Rapolano ed al quale (oltre ai lavoratori, imprenditori, sindaci ed amministratori) parteciparono rappresentanti della medicina del lavoro e studiosi di ogni parte d’Italia e persino della Germania e della Comunità Europea. Fu un bel momento nel quale mettemmo a confronto la nostra esperienza con le altre che a dire il vero non erano in grande quantità. Anzi mi pare di poter dire che la nostra esperienza fu considerata d’avanguardia. Certamente non fu tutto facile, vi furono difficoltà perché ogni rimozione comportava dei costi, ma mai anche con le imprese vi fu scontro. Un importante contributo venne anche dalle due cooperative Rinascente e Querciolaie. In questo mi piace rileggere alcuni passi di ciò che dicemmo nel convegno: L’esperienza che abbiamo vissuto con l’attività di controllo e prevenzione del servizio della Medicina del Lavoro che è iniziata negli anni ’78-’79, è stata per noi innovativa ed estremamente positiva. Si è capito subito e voluto, con un metodo per certi aspetti rivoluzionario,che si trattava di un modo nuovo che partiva dal rapporto prioritario con i lavoratori su ogni ricerca e decisione sul da farsi. Il lavoratore che si era sempre sentito escluso, diventava protagonista nella ricerca per migliorare l’ambiente di lavoro, del proprio lavoro e con esso i suoi rischi e pericoli. Questo è stato il fatto nuovo che nella fase iniziale ha destato persino incredulità negli stessi lavoratori, perché abituati a considerare un po’ come una fatalità che certi ambienti fossero a quel modo, che i cambiamenti sarebbero tutti o quasi impossibili, che il rumore assordante della macchine, le vibrazioni, le polveri, il pericolo, sono cose inevitabili. Ma dopo questa fase iniziale si sono accese subito speranze che qualcosa poteva cambiare davvero e si sono avute anche verifiche precise di certi danni che erano già stati subiti. Oggi possiamo dire che si incominciano a vedere i risultati, come l’abbattimento o riduzione del rumore, delle polveri, delle vibrazioni e una diminuzione degli infortuni.
Questa è stata la nostra esperienza, che consideriamo bella e positiva. Che ci permise di far osservare che la macchina concepita solo per produrre di più poteva e doveva avere un altro requisito, cioè quello di salvaguardare salute e incolumità di che gli stava intorno. E proprio da qui si poteva iniziare per migliorare le condizioni dei lavoratori. Ma il ruolo dei lavoratori delle cave non fu solo questo, fu parte integrante di stimolo e da traino di tutto il movimento sindacale nella zona, nelle manifestazioni, nelle iniziative sindacali e politiche. Ricordo la raccolta di un dollaro per il Vietnam. La pronta mobilitazione durante gli anni delle stragi (ricordo della piazza della Loggia a Brescia), di fronte al terrorismo (come sentiamo attuale oggi questa parola se pur di natura un po’ diversa). Fulminea doveva essere la mobilitazione. Avevamo sulla scrivania un elenco preciso dei numeri telefonici di tutte le aziende, anche quelle dove era un solo dipendente, perché ancor prima di buttare l’altoparlante sulla macchina, bastava una telefonata perché scattasse la risposte ad ogni aberrante avvenimento di quel genere, così fu per il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro e così, con questa fermezza e prontezza, fu sconfitto il terrorismo di allora. Pronta fu anche la solidarietà verso le aziende in crisi, e ve ne furono, come la Fasca (50 donne), per mesi occupata. Si trattava di dare un aiuto morale e materiale. Va ricordato infine che questa categoria ha espresso anche sindaci e amministratori, nonché dirigenti d’azienda, come dimostrano le due Cooperative (Rinascente e Querciolaie) in ambedue i campi dimostrando capacità e qualità. Del resto anche il nostro attuale segretario provinciale della CGIL viene dalle cave seppur per un breve periodo. Un pensiero di riconoscenza va ai dirigenti sindacali, che ci hanno guidato e aiutato, ai medici e ai tecnici dei servizi che si sono decisamente impegnati facendoci conoscere cose che non conoscevamo, e uno in particolare va ai lavoratori che, operai da sempre, hanno saputo fondersi a quelli venuti dalla terra e costruire un nucleo dirigente fatto dai consigli di fabbrica con il sostegno di tutti i lavoratori…senza il loro costante impegno nulla sarebbe stato possibile.
Cari compagni ed amici, In questa celebrazione avremmo voluto essere tutti presenti, ma non è così, ci sono vari spazzi vuoti. Rivolgiamo pertanto il nostro pensiero ai compagni che non ci sono più, con i quali nelle assemblee si discuteva anche divergendo ma sostenuti dalla volontà di fare il meglio possibile, e per limitare danni di dimenticanza, faccio per tutti due soli nomi: Silvio Mancini del Consiglio di Fabbrica dell’Azienda Travertino Toscano e Ivo Menchiari del Consiglio di Fabbrica dell’Azienda Dei, con i quali abbiamo condiviso tanta parte del nostro percorso, nelle manifestazioni, assemblee, riunioni di delegati, incontri nelle aziende, all’Eur per il contratto nazionale. Con questi ed altri un percorso durato tutti questi anni, un percorso indimenticabile. Sono convinto che se questi compagni fossero oggi fra noi non sarebbero pienamente soddisfatti, tanti sono stati e sono tutt’ora i tentativi di riportarci indietro, di cancellare le conquiste realizzate, di mettere in secondo piano il diritto ad un lavoro dignitoso, di fermare l’emancipazione del lavoro, di privilegiare l’individuale al collettivo, il particolare al sociale. Ma noi siamo certi che i lavoratori di oggi e loro organizzazione sindacale, la CGIL, unita alle altre, sapranno battersi, come già è stato dimostrato con l’articolo 18, per difendere e migliorare le condizioni di lavoro. Questo credo sia anche oggi l’elemento prioritario. Infine, permettetemi una brevissima annotazione personale: anche io contadino fino al 1959, avevo avuto come esperienza quella di mettere una bandiera in uno stollo e subire qualche carica dei carabinieri durante gli sfratti (i meno giovani si ricorderanno la battaglia delle bandiere durante le trebbiature) e l’intelligenza degli agrari che facevano mobilitare i carabinieri per un fazzoletto da naso steso per il sudore soltanto perché era rosso. Queste sono le cose che ci capitavano in quel periodo. Se a quelle mie esperienze ho potuto aggiungere quella di cui siamo qui a parlare oggi lo debbo all’allora Responsabile Organizzazione della Camera del Lavoro di Siena Giuliano Baiocchi (che ho avuto il piacere di salutare poco fa) per avermi chiamato a fare questa esperienza e alla fortuna di avere incontrato questo gruppo di lavoratori, lo debbo a questa grande organizzazione che è la CGIL, alla Camera Confederale del Lavoro di Siena che ha avuto e mantiene una delle più alte percentuali di aderenti. Oggi cerco di dare un contributo da pensionato. Il tutto mi fa dire con sincerità: “Anch’io penso di aver dato qualcosa a questa organizzazione, ma quello che ho ricevuto è indubbiamente molto di più” Grazie.
|
|
©Grafica web michele Di lucchio