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COMITATO DIRETTIVO FILLEA CGIL PUGLIA

 

 

 Relazione del Segretario Generale Domenico Stasi

 

 

Ogni anno, con l’attuale Governo, siamo puntualmente costretti a dirci le anomalie che l’intero Paese ha subito, e continuerà a subire anche per il prossimo anno,  con la nuova manovra economica e finanziaria licenziata dal Governo. Una Finanziaria che non garantisce una competitività di crescita economica, sociale e culturale del Paese, non investe su scuola, ricerca e formazione, punti di estrema importanza e di forza per poter essere competitivi in Europa e nel mondo.

 

Una Finanziaria contestata dalle Organizzazioni Sindacali Confederali Nazionali, ed anche dalle OO.SS. di destra, nonostante il loro appoggio politico al Governo, ritenuta non equa e poco efficiente, affinché possa dare risposte alle esigenze del nostro Paese; tale inefficienza e insicurezza della manovra renderà debole lo sviluppo e la crescita qualitativa della vita dei giovani, destinati ad un futuro incerto e poco qualificante.

 

A dar conforto alle nostre posizione è intervenuta l’OCSE, affermando che c’è confusione sulla reale portata della manovra fiscale, sia sui flussi finanziari che sul l’impatto delle famiglie. La scarsa trasparenza non convince l’OCSE, e ancor prima  di applicarla, già si prevede, a metà del prossimo 2005, una manovra correttiva, come è accaduta in questo anno appena trascorso, secondo gli economisti tale manovra non aiuterà le famiglie ad essere più ottimiste. L’OCSE afferma con convinzione, che L’ITALIA è in declino, in quanto il reddito pro-capite è inferiore alla media Ue.  

 

Il primo ministro vuole affrontare l’indebitamento della finanza pubblica utilizzando un percorso rigido, creando notevoli e consistenti tagli indiscriminati, rinunciando così ad una sana economia che guardi verso obiettivi di crescita, visto che il Paese attraversa arretratezza in riferimento all’economia, sviluppo, occupazione e sicurezza sociale. Infatti non è un caso che l’Italia si trovi al 46° posto della classifica mondiale, stilata dagli esperti di economia, il Governo, infischiandosene di tutti coloro che avvertivano già questo declino industriale, Confindustria e OO.SS. in testa, ha continuato con strategie peggiorative

 

Il primo Ministro, aveva, si fa per dire, firmato un contratto con gli Italiani, dichiarando che qualora non avesse mantenuto tutti gli impegni, non si sarebbe più candidato, il primo punto fallito è stato la riduzione del carico fiscale, duro è stato il giudizio di  Montezemolo, in quanto ha dichiarato “ un balletto umiliante “ ancora peggio il giudizio di Tremonti, sostenendo che “ che siamo  al quasi rigore e alla quasi riforma “ sarcastica.   

 

Nonostante la difficile situazione appena citata, il Governo dovrebbe fare scelte politiche al fine di risanare i conti pubblici, rispettando i vincoli derivanti dal patto di stabilità, che le Organizzazioni Sindacali Nazionali hanno più volte chiesto, ribadendo che la riforma fiscale è iniqua, in quanto i tagli sono indiscriminati in riferimento alla eliminazione della progressività delle imposte.

 

Badate, la riforma fiscale la si ritiene errata e non utile, in quanto la stessa non darà risposte per i consumi, altrettanto per gli investimenti. La ritengo errata, in quanto premierà i ceti più ricchi, in un momento difficile per il rilancio dell’economia, e contemporaneamente ridurrà il potere d’acquisto dei redditi medi e bassi, e colpirà soprattutto  pensionati e lavoratori. Credo invece che si dovrebbe realizzare una nuova politica dei redditi per rafforzare il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, attraverso il rinnovo dei C.C.N.L., inoltre si dovrebbe destinare una quota del PIL alle pensioni, da definire periodicamente sulle basi delle attuali norme vigenti, ed una seria politica fiscale realmente redistributiva che faccia dell’equità e della lotta all’evasione una forte scelta, seria e coerente.

 

Invece il Governo non ha mai attivato una politica severa per contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale, per far emergere la legalità e la trasparenza;  anzi ha contribuito a premiare coloro che evadono il fisco e violano le normative contrattuali e le leggi vigenti, a mio parere, bisognerebbe sostenere con forza il lavoro che svolgono i Giudici, invece  al contrario, c’è una preoccupante e forte aggressione nei confronti della magistratura.

 

Inoltre si prevedono ulteriori tagli di occupazione nel pubblico impiego e nella scuola, saranno 112.000 coloro che arricchiranno le liste di collocamento, sembrerà strano, ma lo slogan di 1.000.000 di posti di lavoro si tradurrà in tagli di posti di lavoro, meno investimenti, sarà indebolito il potere d’acquisto delle retribuzioni e pensioni, meno sanità per i cittadini; infatti la Puglia, insieme ad altre 11 Regioni, da oltre 2 anni, ha deciso di introdurre i ticket per i farmaci, la spesa continua a crescere, con ritmi spaventosi di oltre il 3%, per cui, con i nuovi  tagli in Finanziaria, i costi dovranno ricadere sui cittadini, si presume che il 50% della spesa sarà sostenuta dalle famiglie; purtroppo, anche per i prodotti farmaceutici non c’è stato un controllo da parte del Governo, in riferimento ai prezzi, su alcuni prodotti vitali per la crescita dei bambini, e mi riferisco ai costi del latte in polvere, si sono verificati  aumenti del 300% rispetto ad altri Paesi Europei.

 

Per quanto mi riguarda è un’assurdità  che abbiano introdotto, nella manovra, un bonus per il primo e secondo figlio, al fine di far crescere la natalità nel nostro Paese, avrebbero fatto meglio a preoccuparsi ed intervenire per le esigenze primarie della famiglia, con interventi di sostegno; invece ci saranno  ulteriori tagli agli ammortizzatori sociali, per tutti i settori produttivi, in particolar modo per il settore dell’edilizia, e per i lavoratori agricoli, in quanto le donne saranno anch’esse penalizzate in riferimento alla indennità di maternità, come dire da una parte ci si fa credere, attraverso l’introduzione del bonus, al fine di far crescere la natalità, e contemporaneamente si utilizzano criteri penalizzanti riducendo i diritti dello stato sociale, in quanto si abbasserà la qualità della vita, inoltre ci saranno tagli negli investimenti infrastrutturali e negli incentivi per le Imprese che investirebbero al Sud.

 

A tutto questo si è dato una risposta forte in riferimento allo sciopero generale del 30 novembre scorso, in quanto si sono realizzati in tutte le città capoluogo di Puglia cortei con una massiccia partecipazione di lavoratori, pensionati e cittadini, altrettanto forte è stata la presenza dei lavoratori del nostro settore, dicendo NO ! a una Finanziaria che premia le fasce più abbienti;chiedendo più diritti e più tutele affinchè possa migliorare la qualità della vita dei cittadini: attraverso un aumento vero delle pensioni; tutelare la non autosufficienza; combattere con severità l’evasione contributiva e fiscale; una politica nuova per bloccare gli sfratti, introducendo come punto prioritario per le fasce più deboli, una opportunità per la casa; rilanciare con forza il servizio sanitario nazionale; e un controllo serio, come è avvenuto in altri Paesi dell’UE, di vigilanza sui commercianti, affinchè ci sia una reale riduzione dei prezzi e delle tariffe.

 

Purtroppo, peggiora la qualità della vita dei cittadini, lo afferma l’IRES a seguito, di una ricerca, sostiene, che i lavoratori dipendenti in 3 anni hanno perso 1.380,00 euro in busta paga, a seguito di quanto appena citato, il Governo non da importanza ai far bisogni di cittadini, per cui continua, attivando strumenti ingiusti  per sanare i debiti attraverso l’abbassamento dello stato sociale.

 

Un’ulteriore ingiustizia è stata realizzata, nel momento in cui è stata approvata, lo scorso 23 Agosto, la Legge 243, la stessa è entrata in vigore lo scorso 6 Ottobre.

Mi riferisco alla controriforma delle pensioni, la quale è stata approvata a colpi di fiducia, evitando un confronto democratico con il Parlamento e con le parti sociali. Tale legge ha in sé una forte blindatura, al fine di riassicurare l’Europa, questo provvedimento non solo è iniquo per tutti i giovani e anziani, ma ritengo che la legge 243 sia immotivata dal punto di vista della sostenibilità della spesa previdenziale, e soprattutto contraria a ogni logica di sostenibilità e di coesione sociale.

 

Su queste tematiche, forte è stata la risposta che CGIL, CISL e UIL hanno dato con le iniziative di lotta, voglio ricordarvi gli scioperi generali del 24 Ottobre 2003 e del 26 Marzo 2004, in quanto tali manifestazioni sono state realizzate al fine di bloccare politiche scellerate del Governo che intendono determinare la cancellazione della riduzione della contribuzione per i giovani e il trasferimento obbligatorio del TFR ai fondi integrativi. Tale testo, approvato dal Governo, è fortemente contestato in quanto:

 

cancella la flessibilità dell’età pensionabile, uno dei punti importanti della Riforma Dini, come voi sapete la nuova normativa prevede 60 anni per le donne e 65 anni per gli uomini, mentre la normativa precedente prevedeva almeno 57 anni di età sia per gli uomini che per le donne;

 

la stessa promette la certificazione del diritto a pensione di vecchiaia o di anzianità, è una inutile promessa come le tante, basti pensare a l’aumento delle pensione minime, che doveva portarli a 516 € al mese, ben oltre quattro milioni di pensionati non hanno mai visto realizzarsi tale sostegno, per cui  non esiste un provvedimento di legge che possa sancire l’immutabilità delle norme, per cui tutto può sempre essere modificato, sostituito o abrogato;

 

hanno inserito un sistema di incentivazione al posticipo di pensionamento, inserendo il SUPERBONUS a partire dal 6 Ottobre di quest’anno, infatti sono state accolte 23.000 domande, coloro che hanno aderito a lavorare fino al prossimo Dicembre 2007, avranno un netto in busta paga del circa 40/50%, esenti da qualsiasi tassa; per quanto mi riguarda questi 23.000 lavoratori, lo Stato li sta utilizzando a nero, per un motivo molto semplice, gli stessi non versano la contribuzione nei confronti dello Stato, contemporaneamente si creano meno opportunità di lavoro per i giovani;

 

inoltre eliminerà le pensioni di anzianità. Per cui dal prossimo Gennaio 2008 sarà possibile andare in pensione per anzianità con 40 anni di contributi, a prescindere dall’età, o con 35 anni di contribuzione e un’età pari ad almeno 60 anni per i lavoratori dipendenti, 61 anni per gli autonomi. Mentre nel 2014 l’età sarà di nuovo aumentata e sarà quindi pari a 62 anni per i dipendenti e a 63 anni per gli autonomi. Provate ad immaginare cosa significa questa legge per coloro che sono utilizzati nel nostro settore, e provo ad immaginare cosa accadrà per tutti quei giovani che saranno utilizzati attraverso la Legge 30 che ha precarizzato il lavoro e mette in forte discussione le tutele e i diritti sacrosanti di ognuno di noi;

 

tale decreto non si ferma certamente qui, ma va oltre, in quanto modifica le regole della previdenza complementare, infatti prevede il conferimento del TFR, utilizzando il silenzio-assenso, alle forme di previdenza complementare sia collettive che individuali, mettendo sullo stesso piano soggetti e prodotti che non sono equiparabili.

 

Con l’equiparazione mette in crisi le diverse forme di previdenza complementare, il valore solidaristico che caratterizza i fondi negoziabili, frutto dell’accordo tra le parti sociali, in quanto si è ritenuto tale percorso la forma previdenziale collettiva più adatta, affinchè si salvaguardi il futuro pensionistico dei lavoratori; inoltre tale legge frantumerà il sistema di previdenza complementare con differenziazione tra Regioni o territori, senza aver definito un piano di regole, trasparenza di governo, costi di gestione, linee di investimento delle diverse forme previdenziali alternative, ai fondi negoziabili; infine propone per coloro che aderiranno al sistema e per le imprese, soluzioni in materia fiscale del tutto insufficienti, e come accade spesso in questo Governo, non c’è copertura finanziaria, in riferimento all’utilizzo del TFR, per cui intende rendere esigibili i contenuti della legge, con la più ampia discrezionalità, attraverso decreti attuativi definiti senza alcun confronto con le parti sociali, badate tale sistema creerà grossissimi disagi per i fondi di previdenza complementare che riguarderanno tutti i settori produttivi,  a seguito degli accordi raggiunti con le parti datoriali, per  l’avvio di tale strumento.

 

Tutto quanto appena esposto non è il classico slogan della CGIL, che nel passato ha subito critiche, insulti e ci hanno considerati un sindacato strumentalizzato dalle forze Politiche di Sinistra, ma la manovra è stata contestata anche da Confindustria, c’è stata la bocciatura da parte di Fazio, altrettanto critiche sono state le piccole e medie imprese, non diversamente la pensa Confcommercio con il suo N.1° Billè, in quanto con un messaggio inviato ai negozianti ha chiesto di abbassare i prezzi in occasione delle feste natalizie, al fine di incrementare i consumi.

 

Per restare in tema della manovra, il nostro settore subirà per il prossimo anno un’ulteriore battuta d’arresto, in riferimento alle opere infrastrutturali, ancora peggio per le aree meridionali, e a lanciare l’allarme, oltre al nostro sindacato, è intervenuto il Presidente dell’ANCE nazionale, sottolineando che nella  manovra del 2003 sono venuti meno 7.200 mld. di euro, in quanto,non solo  non si sono realizzate quelle opere pubblicizzate in tutte le TV, ma ad addirittura  metteranno in crisi gli appalti già avviati con la Legge Obiettivo; a tale proposito si è riunita a fine novembre scorso Confindustria con  la consulta generale dell’ANCE, con la presenza delle grandi imprese (AGI), e quelle dell’indotto industriale, che hanno denunciato amarezza e delusione in riferimento alla manovra economica.

 

 La delusione è che alla Camera è stata cancellata la legge Obiettivo per il rilancio delle città, il progetto di una nuova politica per la casa e le norme sulla rivalutazione dei beni immobili delle imprese; ulteriori delusioni, pubblicate da De Albertis, n.1 dell’ANCE, sono state, la 1° in riferimento dell’aumento del prezzo del ferro, su cui aveva avuto la garanzia del Presidente del Consiglio di un  intervento mirato  ad abbassare i costi del prezioso metallo, cosa che non è avvenuta, la 2° è che  c’è grande preoccupazione per il tetto del 2% sulla spesa: non è un contenimento di una  prospettiva di nuova crescita, ma una riduzione dell’1,5% in termini reali degli investimenti. Per cui provocherà il blocco di nuove opere e il brusco arresto dei lavori in corso. Quindi l’ANCE denuncia la costante diminuzione delle risorse per le opere pubbliche varata dal Governo Berlusconi: la finanziaria ridurrà dell’1,9% rispetto al 2004 gli stanziamenti per il settore, a tutto questo si aggiunge un taglio del 19% in termini reali delle risorse per le infrastrutture stabilito dalla precedente manovra.

 

 Un’analisi ben approfondita l’ha realizzata la FILLEA Nazionale, denunciando le stesse preoccupazioni dell’ANCE, in occasione delle iniziative pubbliche, in riferimento ad alcune opere infrastrutturali, che si stanno realizzando, una a Reggio Calabria, l’altra a Cosenza in quanto nella manovra mancano ben 22 miliardi di euro, pari al 45% del costo degli interventi previsti, questo significa che non copriranno le 58 opere previste dalla Legge Obiettivo. Il primo Ministro Per tre anni si è fatto riprendere dalle telecamere con l’elmetto in testa, e disegnando opere di qualsiasi genere, questo è un’altro dei suoi impegni con gli Imprenditori non mantenuto.

 

Credo che per quanto riguarda il Mezzogiorno e la Puglia, occorre per lo sviluppo, una politica di attrazione di investimenti nazionali ed esteri, inoltre serve un’azione di consolidamento della base produttiva meridionale, al fine di valorizzare il patrimonio storico, culturale e ambientale del Sud, inoltre bisognerà intervenire su alcune condizioni che possano facilitare e rendere possibile il rilancio del Mezzogiorno attraverso: una fiscalità vantaggiosa per chi investe nel Mezzogiorno; una riforma degli incentivi seri per le imprese che rispettano le regole e non con gli incentivi a pioggia; completare e adeguare le opere infrastrutturali; ed una forte cooperazione tra università, ricerca e innovazione d’impresa, al fine di rendere il Sud competitivo.

 

Per quanto riguarda le priorità per il Mezzogiorno, in questo ambito, bisognerà accelerare un programma serio di infrastrutture strategiche del nostro territorio, evitando la classica lista della spesa, ma puntando su opere necessarie quali: dorsali autostradali e ferroviarie Tirrenica e Adriatica, per rendere appetibile per le Imprese al fine di collegarsi in tempi brevi e a costi convenenti  al Corridoio n. 5  e, in futuro, al Corridoio n. 8, qualora si dovesse concretizzare il nostro sogno  della realizzazione di questa opera infrastrutturale, che il Governo attualmente non intende investire risorse per realizzarlo, anche se più volte sia Lunardi sia Viceconte, pensando alle prossime campagne elettorali, hanno sostenuto la realizzazione di tale opera; questa dorsale Ovest-Est, che unisce l’Adriatico al Mar Nero, passando dall’Albania, la Macedonia e la Bulgaria, darebbe grosse opportunità di lavoro e di sviluppo, in quanto tale intervento collegherebbe in tempi utili  i nostri porti ed aereoporti.

 

Quando si parla di infrastrutture in Puglia, non posso non pensare al raddoppio ferroviario BA-TA, un opera che è stata iniziata 21 anni fa, oggi ancora incompleta. Mentre in altre zone del Paese si continua ad investire, qui si rischiano le tragedie, come l’incidente avvenuto il 3/12 scorso, poteva essere una drammatica strage se quell’impatto fosse avvenuto 3 KM dopo, dove il precipizio è profondo circa 60 metri, per fortuna non ci sono stati morti, ma solo feriti gravi, come il ragazzo di 16 anni che ha subito l’amputazione del   braccio sinistro. Per completare tale opera occorrono 300 milioni di Euro, mentre sono disponibile soli 31 milioni di Euro, tale tratta mette in crisi tutti i settori produttivi, non solo della nostra regione, ma anche di tutto il Sud. Mentre per quanto riguarda il polo dell’imbottito, che unisce Puglia e Basilicata, è vitale lo sbocco a mare di Taranto, per cui  occorrerà realizzare le strade di collegamento, per collegarsi a tutti i porti Pugliesi. Credo che tali interventi potrebbero far cambiare idea a quelle imprese che stanno investendo nei Paesi sottosviluppati.  

 

Occorrerà puntare alla realizzazione degli schemi idrici, a tale proposito nella Legge Obiettivo ci sono interventi che riguardano il nostro territorio, è doveroso ricordarvi che in riferimento a tali opere non solo non ci sono risorse pubbliche, né risorse private, per cui le stesse rischiano di restare sulla lista delle priorità, penalizzando la Puglia, guardate c’è una indifferenza del Governo centrale, ma altrettanto l’indifferenza del Governo regionale, che nulla ha fatto affinchè si possa rilanciare l’economia della nostra Regione al fine di evitare l’immigrazione di tanti giovani disoccupati e di aziende che cercano fortuna in altre regioni d’Italia ed estere, per cui il nostro territorio si impoverisce di professionalità nel settore dell’edilizia; per far fronte all’immigrazione e contemporaneamente far diminuire la disoccupazione in Puglia, occorrerebbe sul versante delle infrastrutture, quanto prima recuperare i tempi per utilizzare i finanziamenti già disponibili, in riferimento ai POR, in quanto la Regione Puglia, come ho già ricordato, è stata latitante per affrontare l’assetto intermodale che tarda a concretizzarsi per le ragioni di carenza nelle politiche di sistema, in riferimento alla realizzazione di un sistema di strade, ferrovie, porti, aereoporti, inoltre bisognerà puntare a un sistema di trasporto locale idoneo, e alzare la voce nei confronti del Governo nazionale e del Governo europeo affinchè si realizzi, come ho già indicato, il Corridoio 8, che sarebbe un volano per lo sviluppo pugliese.

 

Inoltre permangono le problematiche delle risorse idriche, altrettanto per le telecomunicazioni,  uno dei settori strategici per le evoluzioni delle tecnologie digitali e informatiche del terzo millennio, in aggiunta vi voglio ricordare che in riferimento alle risorse dei POR, non vengono utilizzati a causa di incapacità di progettare e programmare interventi seri e credibili, per cui il rischio è che entro il prossimo 31/12/2005, se queste risorse non saranno utilizzate, l’Unione Europea revocherà tali finanziamenti.

 

Servirebbero investimenti pari a 86 miliardi di euro per adeguare l’indice di dotazione infrastrutturale delle 5 regioni del Sud alla media italiana. Lo afferma il Sole 24 Ore che evidenzia e dà una valutazione del problema in termini economici: la distanza infrastrutturale tra il Sud e il resto del Paese è a circa 1/5 dell’ammontare del bilancio dello Stato.

 

Obiettivo dello studio è  anche quello di valutare di quanto salirebbe il Prodotto Intero Lordo regionale, qualora venissero effettuati gli investimenti in infrastrutture che allineerebbero il Mezzogiorno alla dotazione media nazionale. Nella valutazione è stata ipotizzata che ogni 1,5 € investiti in infrastrutture farebbe salire il PIL regionale di 1 €.

 

Badate la distanza infrastrutturale maggiore rispetto alla media nazionale ce l’ha la Puglia, in quanto servirebbero circa 21 miliardi per colmarla; segue la Campania, con circa 21 miliardi di euro; la Sicilia con circa 17 miliardi di euro.

 

Quanto appena evidenziato testimonia ancora una volta che la CGIL Nazionale aveva già dato i dati appena citati affinchè ci fosse una riduzione del divario tra Nord e Sud.

 

In riferimento all’occupazione e allo sviluppo del Sud, uno dei nodi principali che bisognerà affrontare in quanto blocca tale crescita, è la criminalità organizzata, in quanto la stessa, a seguito delle nuove normative di legge, ha puntato fortemente a rendere competitive le proprie aziende, continuando la politica del pizzo, estorsione, spaccio di sostanze stupefacenti, prostituzione e usura. Badate il rischio di usura, in Italia, il più alto è nelle nostre aree meridionali, e per quanto riguarda la Puglia le città più a rischio sono Taranto e Brindisi; tale fenomeno impedisce alle piccole e medie imprese di poter continuare la loro attività imprenditoriale, tale fenomeno danneggia fortemente il turismo e allontana le Imprese che intendono investire in Puglia alfine di rilanciare una nuova economia e creare nuove opportunità di lavoro.

 

 Occorrerebbe una  politica forte e seria del Governo, affinchè possa arrestare questa piaga, che continua a proliferarsi, introducendo strumenti legislativi più adeguati, soprattutto nel sistema degli appalti, in quanto la Legge Obiettivo, da più libertà alle Imprese in quanto vengono meno una serie di vincoli, regole e tutele, inoltre  le modifiche apportate  alla 109 e la quasi eliminazione della legge antimafia 55/90 e l’eliminazione della 1369 non consentono di abbattere questo sistema illegale, ma, al contrario, danno più opportunità ai clan malavitosi, attraverso il riciclaggio del danaro sporco, di inserirsi con le proprie attività nel mercato del lavoro, potenziando le loro Aziende.

 

Per far fronte alla trasparenza e legalità, occorrerebbe, come ho più volte sostenuto, attivare gli strumenti che possediamo, e mi riferisco agli Enti Bilaterali di settore, inoltre la FILLEA Nazionale è stata trainante per quanto riguarda il Documento Unico di regolarità contributiva, alfine di fare chiarezza nel momento in cui si affidano commesse pubbliche e private, tutto ciò non basta, occorrerebbe realizzare gli accordi di legalità tra le parti sociali, attraverso le Prefetture di Puglia, inoltre utilizzare al meglio gli Enti Bilaterali nella costituzione di osservatori, che siano in grado di monitorare tutti gli appalti pubblici e privati, al fine di intervenire con anticipo sulle tematiche appena esposte.

 

Altra piaga amara che riguarda il settore dell’edilizia e dell’indotto è la sicurezza nei luoghi di lavoro. Purtroppo, non si riesce ad intervenire drasticamente nei confronti delle imprese, affinchè  le stesse utilizzino tutti gli strumenti di legge al fine di bloccare questa emorragia di infortuni e morti bianche nel settore, non servirebbe una modifica alle norme esistenti, ma sarebbe utile attivare una forte campagna di sensibilizzazione con tutti i soggetti che operano nel settore delle costruzioni, con un ampliamento di personale qualificato, per rendere più incisiva l’azione di controllo e di vigilanza che effettua L’ispettorato del lavoro, altrettanto incisivo dovrà essere il ruolo delle stazione appaltante in fase di aggiudicazione delle commesse, penso che  questa azione sarebbe  utile  per contrastare questo fenomeno, sia in Italia sia in Europa, che vede ogni anno morire 1.200 edili.

 

Purtroppo il danno più alto lo paga il nostro Paese, e con l’introduzione del Decreto Legislativo 276 il lavoro sarà ancora più precario, e a rischio, con la  negazione delle tutele e diritti, con un esposizione maggiore  ai danni fisici della persona. Nonostante le politiche sbagliate del Governo, in riferimento ad esse,  forte e incisivo è stato il ruolo della FILLEA Nazionale, affinchè si modificasse il Decreto 276/2003 in riferimento all’assunzione del dipendente, che dovrà avvenire prima dell’utilizzo in cantiere. Ciò significa che, a differenza di quanto accadeva  nei mesi scorsi, in quanto la Legge dava l’opportunità all’impresa di regolarizzare il dipendente entro il decimo giorno lavorativo, e non è un caso che lo scorso anno, sono morti in edilizia 215 lavoratori e per il 60% di loro, guarda caso, era il primo giorno di lavoro.

 

Con molta tristezza, purtroppo, continuano gli infortuni mortali non solo nei cantieri e negli impianti fissi, ma c’è stato un forte aumento del cosiddetto “infortunio in itinere”, dovuto alla mancanza di lavoro nel territorio pugliese;  gli ultimi dati di mia conoscenza sono fermi al 15 Ottobre scorso, i lavoratori deceduti sono stati 182, aumentano le malattie professionali, soprattutto a Taranto, in quanto nelle aree industriali si sono verificate lo scorso anno circa 600 nuovi casi di neoplasie, su questo tema non è sicuramente roseo il territorio di Brindisi.

 

Permane la sottocultura delle imprese, che a tutt’oggi sostengono che i costi per la sicurezza sono oneri aggiuntivi, io credo, invece, che i costi per la sicurezza sono interventi giusti, che mirano ad investimenti, in quanto migliora la qualità della vita, dei prodotti  e fa crescere l’immagine e la cultura delle imprese, invece si continua a partecipare alle gare, introducendo un meccanismo di scarsa qualità, poca trasparenza e negazione dei diritti e delle tutele, mi riferisco al massimo ribasso che continua ad essere una piaga nel settore e servirebbe molta attenzione delle stazioni appaltanti quando affidano le commesse, altrettanto deve essere alto l’impegno di ognuno di noi a denunciare e utilizzare sempre di più i nostri strumenti di settore che sono gli Enti Bilaterali. A volte mi chiedo, quando un lavoratore subisce un danno, se si riesce a quantificare il risarcimento da parte dell’INAIL, provate ad immaginare, il dolore che riceve la famiglia, quando un lavoratore non rientra più nelle proprie mura domestiche, a causa di un infortunio mortale, credo che non c’è prezzo per risarcire il dolore di chi resta.

 

Un’ulteriore piaga che continua a crescere nei settori produttivi è l’utilizzo di minori, purtroppo in Europa l’Italia è al secondo posto per numero di minori in fasce di povertà, dovete sapere che il Governo ha operato forti tagli in questa manovra alle risorse destinate alla lotta contro l’emarginazione.

 

Secondo i dati OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro), un bambino su 6 è vittima del lavoro minorile, con rischi per la salute psichica ed emotiva, la maggior parte dei quali (il 70%) impiegati nell’agricoltura, nella pesca e nell’edilizia: 73 milioni di essi hanno meno di 10 anni e la maggior parte di loro sono sfruttati attraverso lavori pericolosi, uno di queste, la peggiore, è la schiavitù. Di questo problema nessun Paese è immune, visto che 2,5 milioni di bambini lavorano negli Stati ricchi e altri 2,5 milioni nelle economie di transazione, con il risultato che ogni anno muoiono circa 22.000 minori per incidenti sul lavoro.

 

Badate anche in Italia la situazione non è rosea, in quanto una efficace politica contro il lavoro minorile, non può prescindere dal riconoscimento dei diritti fondamentali del lavoro, prima fra tutti la libertà d’organizzazione e di contrattazione sindacale. Se non si riescono a creare le condizioni per lo sviluppo, per la formazione e per la crescita di reddito per gli adulti, il lavoro minorile continuerà a proliferare. Per cui con la crescita della precarizzazione, e dell’economia informale, internazionalizzazione del lavoro e disoccupazione degli adulti, sono, a giudizio dell’OIL, i fattori alla base dell’assetto sociale responsabile dello sfruttamento dei minori. Per questo annoso problema, il ruolo delle parti sociali è fondamentale, in quanto bisognerà inserire le norme principali del diritto al lavoro nei programmi di responsabilità sociale delle  imprese.

 

Anche nel nostro settore, purtroppo, c’è una parte di minori, utilizzati scegliendo così un lavoro rischioso, privo di diritti e con scarsi interventi mirati all’informazione e alla formazione degli stessi. Bisognerà continuare a denunciare l’utilizzo dei minori, al fine proiettarli verso un diritto allo studio e un diritto a un lavoro serio, che  rispetti le leggi e le normative contrattuali, in questo caso sarà utile investire le risorse degli Enti Bilaterali che giacciono nelle banche, al fine di dare ai giovani una speranza da tradursi in fiducia, sicurezza, serenità e tranquillità per sé e per la famiglia, e contemporaneamente garantire alle imprese un continuo aumento di nuove e fresche professionalità, per renderle competitive nei nuovi lavori, che hanno nuove tecnologie rispetto al passato.

 

Infine ritengo doveroso fare un apprezzamento alle strutture territoriali, in quanto in Puglia, in questi  anni,  hanno lavorato tanto e bene, lo dimostra il fatto che i dati del tesseramento dal 2000 ad oggi sono sempre stati in crescita, a dicembre dello scorso anno la FILLEA Puglia ha ritirato 14.601 tessere, mentre chiudiamo il 2005 con il prelievo di 15.721 tessere, con una differenza in più di 1.120 tessere, bisognerà continuare su questa strada, garantendo ai lavoratori e lavoratrici sicurezza e tutele, inoltre bisognerà continuare con una forte campagna sulla previdenza complementare, al fine di dare ai giovani lavoratori l’opportunità di una vecchiaia più rosea.

 

Come al solito l’ho fatta un po’ lunga, sento di rivolgervi un augurio affettuoso e di stima, a voi tutti e alle vostre famiglie, di buone vacanze natalizie, e un augurio straordinario di serenità, pace e fraternità, sento di farlo a quei bambini, donne e anziani che stanno subendo i dolori e le violenze delle guerre, dove si muore, purtroppo,  per interessi finanziari, per fame, per sete e soprattutto per malattie, chissà se un giorno in quei popoli tutti i bambini alzando gli occhi al Cielo  sorrideranno con gioia, per assaporare il valore dell’infanzia, della sanità, della scuola, del lavoro,della libertà e della vita.

 

 

BARI, 13 DICEMBRE 2004

 

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