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Relazione di Alessandro Fusini

Segretario Generale della Fillea di Bergamo

 

Le schede contenute, in forma completa nel fascicolo distribuito sono concepite ed elaborate per fornire utili elementi di conoscenza e valutazione delle criticità specifiche di alcune opere, in corso di realizzazione o di prossimo avvio, importanti e con un significativo impatto imprenditoriale e socio-economico nel contesto del territorio bergamasco.

I casi scelti sono 7, quelli che, ad avviso di Cgil e Fillea, sono fra i più significativi per volume di attività e riflessi che avranno sul settore delle costruzioni e sulla economia bergamasca nel breve e medio periodo.

Si tratta di sette casi studio che si caratterizzano non solo per le dimensioni degli interventi, ma anche per le modalità di affidamento e le architetture contrattuali o finanziarie connesse, infatti:

L’affidamento a “contraente generale” nel caso della AV/AC MI-VE;

L’affidamento in “project-financing” nel caso BREBEMI;

L’affidamento in parte in “concessione” ed in parte di “appalti” nel caso della mista Pedemontana lombarda;

La “rescissione” di due contratti di appalto affidati con il “massimo ribasso” ed il riaffidamento con il criterio “dell’offerta economicamente più vantaggiosa” per il Tram delle Valli;

L’ “appalto integrato”, il “massimo ribasso” e la “rescissione” di contratto nel caso della Tangenziale est;

L’asta pubblica con aggiudicazione al “massimo ribasso” nell’Ospedale di Bergamo;

Il “subentro della mandante” in un appalto affidato al “massimo ribasso” nell’Ospedale di Piario-Clusone.

L’analisi complessiva dei casi studio offre, fra le altre cose dunque, vari motivi di riflessione anche sulle modalità di programmazione e gestione delle procedure di affidamento, sulle scelte delle amministrazioni committenti, oltre che sull’assetto normativo generale in materia di appalti di lavori pubblici.

La realizzazione di queste grandi opere proiettano sul breve e medio periodo uno scenario che deve essere attentamente valutato per i molti aspetti di criticità che esso presenta. La Fillea e la Cgil vogliono dunque, con questo lavoro, dare il loro contributo alla costruzione di una maggiore consapevolezza su queste prospettive e determinare le migliori condizioni possibili per conoscere e per governare il sistema degli impatti che comunque tale scenario determinerà nel contesto economico, sociale ed imprenditoriale della nostra provincia.

Bergamo ha una struttura imprenditoriale nella quale l’incidenza del settore delle costruzioni è straordinariamente alta, tanto che presenta una percentuale di gran lunga maggiore rispetto a tutti i contesti territoriali.

Ora, quello che occorre evidenziare è che la qualità e la dimensione degli interventi che si sovrapporranno al contesto tradizionale del settore hanno caratteri profondamente diversi da quelli che storicamente hanno caratterizzato la struttura produttiva ed il mercato delle costruzioni della nostra provincia. Un mercato, in primo luogo difficilmente approcciabile dalle imprese bergamasche e che si realizza attraverso forme di affidamento profondamente diverse dal tradizionale contratto di appalto. Non solo. Le nuove forme di affidamento, dalla concessione al contraente generale, dal project-financing, all’appalto integrato, determinano anche un nuovo sistema di relazioni fra pubblico e privato ma anche nel sistema di relazioni infrasettoriali.

Stante questo contesto specifico e caratteristico, la domanda che ci poniamo è molto semplice, ma ineludibile: quale sarà l’impatto di uno scenario fortemente caratterizzato da interventi di grandi dimensioni e con nuove modalità di affidamento sul contesto economico Bergamasco in generale e sulla struttura produttiva di settore? E sulla risposta a questa domanda che stiamo lavorando e sulla quale cercheremo di fornire altri elementi di riflessione attraverso una specifica ricerca sul settore che brevemente accenneremo di seguito e che nei prossimi giorni concluderemo e presenteremo pubblicamente.

E’ una domanda che non può non essere rivolta anche alle istituzioni e agli operatori economici della nostra provincia. Una domanda che dunque dobbiamo porci tutti per ricercare, possibilmente insieme, e possibilmente in modo condiviso, una risposta adeguata ed all’altezza delle criticità che essa presenta.

Al di là infatti delle differenze di valutazione o di sensibilità che possiamo avere su questi temi, quello che comunque riteniamo indispensabile è l’apertura immediata di un tavolo di confronto su queste tematiche. Tavolo del quale, a nostro avviso, dovrebbe farsi carico in primo luogo la Provincia.

Infine ci preme sottolineare l’esigenza che il confronto si realizzi sulla base di una conoscenza comune vera e concreta dei processi in atto. Questa può essere data solo da strumenti e strutture che stabilmente forniscano, in modo competente e professionale, un monitoraggio puntuale degli elementi fondamentali di questo scenario.

Diciamo subito che riteniamo indispensabile che un’apertura del confronto debba essere accompagnata dalla costruzione di un vero e proprio Osservatorio, il quale in modo stabile e strutturato, fornisca a tutti quanto necessario per supportare delle politiche di intervento consapevoli e motivate.

La prima parte della relazione sarà orientata ad un’analisi sommaria e schematica, del contesto territoriale e del settore.

Alla data del 1 gennaio 2004 la popolazione residente nella provincia di Bergamo ammonta a 1.003.808 unità e, rispetto all’anno precedente, risulta in aumento con una variazione percentuale pari a circa l’1,7%. Dal punto di vista amministrativo il territorio è suddiviso in 244 comuni. Solamente quattro (Bergamo, Dalmine, Seriate e Treviglio) contano più di 20.000 residenti mentre vi sono 62 comuni che contano meno di 1.000 abitanti. Il tasso di incremento naturale della popolazione risulta il più elevato tra i valori di tutte le province lombarde. La struttura complessiva della popolazione si presenta particolarmente giovane soprattutto al cospetto delle altre realtà della Regione e della media nazionale.

Dal punto di vista delle infrastrutture, secondo i dati dell’Atlante della Competitività delle Province redatto da Unioncamere in collaborazione con l’Istituto Guglielmo Tagliacarne, la situazione della provincia di Bergamo risulta con un indice generale pari a 104,0 nel 1999, e la pone più in basso del valore medio lombardo (120,3).

Per quanto concerne la dotazione infrastrutturale di strade ed autostrade la provincia di Bergamo mostra ancora valori inferiori alla media regionale. L’indice di dotazione della rete stradale, calcolato dall’Istituto Tagliacarne per Unioncamere nel 1999, è pari a 87,9 e quindi inferiore al valore medio nazionale (pari a 100,0) ed a quello medio del Nord-Ovest (pari a 107,7). Decisamente più svantaggiosa la situazione riferita all’Indice di dotazione delle rete ferroviaria dove l’indice della provincia di Bergamo (pari a 49,8) risulta nettamente inferiore a tutte le altre ripartizioni territoriali (Lombardia 84,3,  Italia 100,0).

Il reddito pro-capite medio disponibile per i residenti della provincia si attesta su livelli abbastanza modesti (12.351 euro nel 2001), valore nettamente inferiore alla media regionale (15.184.920 euro) e al valore medio nazionale (13.262 euro). La provincia di Bergamo presenta un'incidenza del proprio valore aggiunto sul totale nazionale decisamente rilevante (1,97%, ottavo posto). Anche per quanto concerne il valore pro-capite (23.133 €), Bergamo occupa una posizione non disprezzabile riportando valori superiori a quelli medi nazionali e non molto distanti da quelli relativi alle altre province lombarde. 

I dati sulla rilevazione delle Forze di Lavoro in Lombardia, pubblicati nel Notiziario Statistico Regionale nel 2004 e riferiti al biennio 2002-2003, indicano che lo scenario di riferimento per il mercato del lavoro della provincia di Bergamo e quello lombardo iniziano ad evidenziare tracce della debolezza del ciclo economico iniziato nel 2001 ed in parte ancora in atto. Nonostante ciò in Regione, si rilevano dinamiche positive sia per quanto concerne il mercato del lavoro, sia per l’occupazione che per la disoccupazione; tali dinamiche evidenziano ritmi di crescita decisamente inferiori a quelli registrati negli anni precedenti. La situazione della provincia di Bergamo registra il tasso di attività più contenuto di tutta la regione. In riferimento agli andamenti occupazionali osserviamo che per Bergamo la variazione si attesta sul valore di 2,6% (2003 su 2002), misura significativa e superiore al tasso medio regionale. Tra le regioni italiane, la Lombardia si posiziona al quarto posto della graduatoria con i tassi di occupazione più alti, è preceduta dall’Emilia Romagna (68,3%), dal Trentino Alto-Adige (66,9%) e dalla Valle d’Aosta (66,5%). La provincia di Bergamo rientra nella graduatoria delle prime dieci province con un tasso di occupazione maschile di 77,6% che gli assegna l’ottavo posto.

Il tasso di disoccupazione rappresenta efficacemente la situazione del mercato del lavoro in regione: nel 2003 scende di ulteriori due decimi di punto ed arriva al 3,6%, valore che confrontato con quello medio nazionale (8,8%) indica una situazione di quasi piena occupazione. Per quanto concerne la provincia di Bergamo il tasso di disoccupazione costituisce uno dei punti di forza del mercato del lavoro, nel 2003 diminuisce di 0,6 punti percentuali e si attesta sul 1,9%, valore in linea con quello del 2001. Questo risultato pone la provincia bergamasca ai vertici della graduatoria delle 10 province con il minor tasso di disoccupazione ed al primo posto se riferita al solo genere maschile. Non è questa la sede per affrontare i caratteri e la qualità dell’ occupazione.

Con oltre 78.900 imprese presenti sul territorio, la provincia di Bergamo occupa, nella relativa graduatoria a livello nazionale, una posizione di tutto rispetto (14°); i settori dell'industria in senso stretto, del commercio e delle costruzioni assorbono collettivamente il 63,2% del totale delle imprese, percentuale nettamente superiore alla media lombarda e soprattutto a quella italiana. Si evidenzia in modo netto la vocazione manifatturiera della provincia. Da rilevare è la forte presenza della microimpresa. Le attività artigianali (41,4% del totale) fanno di Bergamo la prima provincia italiana nella graduatoria relativa all'incidenza delle imprese artigiane sul totale imprese.

 

 

Il settore delle costruzioni

 

Presentiamo, in questa parte, una prima analisi sommaria, il rapporto definitivo lo diffonderemo a fine mese, condotta sul settore delle costruzioni per mezzo dei dati delle Casse Edili operanti in provincia di Bergamo, nel caso specifico la Cassa Edile di Bergamo e la Edilcassa Artigiana di Bergamo.

I dati dell’indagine, basati sull’arco temporale che va dal 1999 al 2005, si riferiscono a circa 3.500 imprese mensilmente attive, a circa 18.000 addetti mensilmente attivi ed a circa 2.270.000 ore mensilmente lavorate. L’elaborazione dei dati e la loro interpretazione ovviamente si rivolgono solo al lavoro regolare.

Nel periodo di tempo oggetto della rilevazione, l’entità media delle ore mensilmente lavorate registrate nelle anagrafi delle Casse, indicatore dell’attività lavorativa nel settore delle costruzioni, evidenzia una tendenza positiva con variazioni in aumento per entrambi gli Enti. Il numero di imprese mensilmente attive in Edilcassa artigiana varia da 1.931, valore medio mensile del 2001, a 2.368, valore medio mensile del 2004. L’aumento corrispondente ammonta, in termini percentuali, al 22,6%, valore elevato ma sensibilmente inferiore a quello registrato per le ore lavorate.

Relativamente alla Cassa Edile, il numero delle imprese varia da 1.071, valore medio mensile dell’anno 2000, a 1.172, valore medio mensile del 2004, ne corrisponde un aumento del 9,4%. Il maggior numero di addetti mensilmente attivi compete alla Cassa Edile, i cui valori medi variano da 9.116 nel 2000 a 10.516 nel 2004. L’aumento corrisponde ad una variazione percentuale del 15,4%, valore percentuale superiore sia a quello delle ore lavorate che a quello relativo al numero di imprese attive.

Il numero medio di addetti mensilmente attivi registrati alla Edilcassa Artigiana varia da 5.507 nel 2001 a 7.486 nel 2004, in questo caso l’aumento corrisponde al 35,9% valore decisamente superiore sia all’incremento delle ore lavorate che all’aumento del numero di imprese.

Per quanto concerne la ripartizione in ordine al tipo di attività osserviamo che quella prevalente consiste nell’edilizia abitativa, con quasi il 60% delle imprese, segue l’attività di completamento e rifinitura di costruzioni edili. Da notare come l’aumento complessivo del numero delle imprese precedentemente osservato è attribuibile quasi unicamente all’incremento delle imprese di tipo industriale. La loro presenza media mensile nelle anagrafi della Cassa Edile  varia da 667 nel 2000 a 775 nel 2004 mentre le imprese artigiane si mantengono all’incirca sui medesimi livelli per tutto il periodo. Per la ripartizione per numero di addetti occorre rimarcare che risulta assai differente tra le due casse, infatti se per una di esse, la Cassa Edile, prevalgono le imprese con numero di addetti compreso tra 3 e 10 (circa il 50% del totale), per la Edilcassa Artigiana prevalgono invece le imprese con meno di 3 addetti (circa il 60% dei casi).

Osservando la provenienza delle imprese attive presenti nelle anagrafi della Cassa Edile  si evince, in termini assoluti, una crescita che coinvolge sia le imprese con sede nello stesso territorio sindacale, la provincia di Bergamo, che le imprese provenienti da altri territori, in termini percentuali invece si evince una crescente affermazione delle imprese “extraprovinciali”. Nell’ambito di queste ultime poi si osserva che per circa i due terzi provengono dalle altre province della Lombardia e che tra esse prevalgono nettamente le imprese di Milano e Brescia.

Le elaborazioni proposte nel seguito permettono di effettuare alcune considerazioni sul pendolarismo, fenomeno molto diffuso che coinvolge le province lombarde ma che negli ultimi anni genera spostamenti di lavoratori provenienti anche da altre regioni. Gli spostamenti sono giornalieri (pendolarismo giornaliero) nel caso di flussi tra le province e settimanali o plurisettimanali nel caso di spostamenti da altre regioni (pendolarismo stanziale). I dati in nostro possesso permettono di stimare i flussi di lavoratori “regolari” entranti in provincia di Bergamo ma non di valutare i flussi uscenti. Il numero medio mensile di lavoratori  provenienti da altre province nel 2004 ammonta a circa 3.300 unità. In termini percentuali tale valore si traduce in circa il 22,3% nel caso della Cassa Edile e nel 12,5% nel caso della Edilcassa Artigiana. Tali quote paiono in aumento per tutto il periodo osservato e per entrambi gli Enti. Dei circa 3.300 addetti mensilmente provenienti da altre province troviamo che circa 2.350 provengono da quelle lombarde. Il triangolo Brescia-Bergamo-Milano costituisce un circuito su cui si innescano i principali spostamenti del pendolarismo, ovviamente il flusso dei lavoratori sono in maggior parte rivolti verso la provincia di Milano. Le dinamiche, qui accennate, hanno provocato, negli anni, una discussione, non sempre trasparente, sulla modifica della regolamentazione contrattuale della trasferta.

Fenomeno di natura differente, che origina flussi di operai prevalentemente in ingresso e che coinvolge l’intero settore delle costruzioni in ogni suo territorio, e quello dei lavoratori stranieri, in particolari di quelli di origine e provenienza extra-comunitaria.

Nel 2004, il numero medio mensile di lavoratori extracomunitari ammonta complessivamente a 4.105 unità su un totale di circa 18.000 lavoratori mediamente presenti. La breve serie storica evidenzia il tasso di crescita dell’incidenza dei lavoratori stranieri nelle anagrafi delle casse: se nel 2001 essi rappresentavano l’8,7% del totale per la Cassa Edile e il 13,5% del totale per la Cassa Artigiana, nel 2004 rappresentano rispettivamente il 19,1% ed il 28,0%, con variazioni annue davvero considerevoli. Proprio in relazione alle variazioni annue del numero di lavoratori stranieri si fa notare il salto esistente tra il 2002 ed il 2003 quando il loro numero complessivo raddoppia. Se è pur vero che la quota di tali lavoratori è andata fortemente crescendo negli ultimi anni, anche per effetto della non appetibilità del settore per i giovani autoctoni, fenomeno la cui portata andrebbe analizzata, va sottolineato come la concomitanza delle scadenze per la regolarizzazione di lavoratori ai sensi della Legge Bossi-Fini abbia determinato una massiccia iscrizione di tali lavoratori proprio nel corso del secondo semestre 2002 ( dato che indica altresì il livello “aggiunto” di irregolarità di quel periodo). Nell’ambito di una indagine effettuata con l’ausilio dei dati delle Casse Edili non si può prescindere dal fare qualche considerazione sugli infortuni.

Ovviamente i dati in questione non lasciano spazio ad eccessivi commenti se non per osservare, con un certo rammarico, che il numero complessivo dei casi aumenta nel tempo anche se posto in confronto al numero delle imprese attive o a quello degli addetti. Nel primo caso il numero degli infortuni passa da 13 infortuni ogni 100 imprese nel 2001 a 17,5 infortuni ogni 100 imprese nel 2004, nel secondo caso il numero degli infortuni varia da 2,7 ogni 100 operai nel 2001 a 3,4 nel 2004.

Gli andamenti, dunque, del settore, desumibili dai dati raccolti presso le anagrafiche delle casse, paiono positivi sotto tutti gli aspetti: aumenta il numero delle ore lavorate, quello delle imprese presenti nel settore ed anche il numero degli occupati.

 

Profilo e qualità di alcuni grandi appalti pubblici

 

LA TRATTA MILANO – VERONA DELLA LINEA AV/AC

 

Il progetto della linea veloce Milano-Verona si sviluppa per una lunghezza di circa 112 km, attraversando un territorio che comprende 31 comuni lombardi e 4 veneti. Prevede 7 punti di interconnessione con la rete esistente. Nella provincia bergamasca la fascia di territorio direttamente (tratta e cantieri) ed indirettamente interessata (traffico di mezzi) coinvolge  15 comuni.

Nel 1991 viene stipulato il contratto di affidamento della “concessione di progettazione e costruzione” fra la TAV Spa, ed il consorzio di imprese CEPAV DUE. I compiti affidati al consorzio CEPAV DUE, senza gara ad evidenza pubblica, sono per la concessione di progettazione e sola costruzione (l’attuale  contraente generale)

Nella finanziaria  per il 2002 si sanciva la decadenza del contratto di concessione fra TAV – CEPAV DUE ed il riaffidamento dei lavori tramite gara di appalto secondo le norme europee. Si avviano le procedure per la rescissione del contratto con contraente generale.

Nella finanziaria per il 2003 è abrogata tale norma; proseguono pertanto senza soluzione di continuità le concessioni rilasciate a TAV ed i sotto stanti rapporti di general-contracting”. Conseguentemente il contratto fra TAV e CEPAV DUE viene ripristinato nei termini fissati nel 1991 e negli atti integrativi successivi.

Nel 2003 il CIPE, secondo quanto previsto dalle procedure della legge obiettivo, approva il progetto preliminare.

Caratteristica di questo progetto è la complessa architettura finanziaria e contrattuale. L’aspetto decisamente più critico dell’architettura finanziaria-contrattuale è certamente quello delle risorse finanziarie necessarie per la copertura dei costi in continuo aumento; queste oggi sono tutte garantite dallo Stato tramite “Infrastrutture Spa”. Il contraente generale CEPAV DUE infatti è il concessionario per la progettazione e la sola esecuzione dell’opera non avendo alcuna responsabilità sulla gestione. La totale assenza di responsabilità sulla gestione determina un oggettivo disinteresse del contraente generale sui costi e sulla qualità dell’opera. In poco più di dieci anni il contratto con CEPAV DUE ha registrato una lievitazione dei costi di oltre il 400% (quattrocento per cento: 1.125 mil.euro nel 1991, più di 5.000 mil.euro complessivi a dicembre del 2003).

La complessità dell’architettura contrattuale e l’impatto socio-ambientale-imprenditoriale dei cantieri consigliano l’avvio immediato di una interlocuzione-trattativa con CEPAV DUE per governare e mitigare gli impatti che l’avvio a regime dei cantieri determinerà. D’altro canto a questa si affianca, nello stesso corridoio, la realizzazione della nuova autostrada BRESCIA – MILANO.

Il volume e la complessità dei lavori e delle imprese coinvolte, consigliano la costituzione di un vero e proprio “osservatorio” del corridoio come strumento di monitoraggio e governo degli impatti a supporto delle amministrazioni locali. L’osservatorio dovrebbe essere una struttura con una “governance” degli enti e delle organizzazioni (lavoratori e imprese) locali. I costi dovrebbero essere a carico di CEPAV e BREBEMI  quali soggetti attuatori e gestori degli interventi e dei relativi impatti prodotti. Da notare che dal primo contratto di affidamento ad oggi sono trascorsi 14 anni.

RACCORDO AUTOSTRADALE DIRETTO BRESCIA- MILANO

 

L’intervento ha come obiettivo quello di risolvere i problemi di congestionamento del traffico dell’attuale tratto autostradale della A4 Milano-Bergamo-Brescia.

La soluzione proposta accorcia di circa 20 Km l’attuale percorso fra Brescia e Milano e, secondo i proponenti alleggerisce l’autostrada storica perché cattura il traffico di lunga percorrenza generato e diretto da Ovest di Milano a Est di Brescia, oltre a quello dei due sistemi metropolitani, offrendo così un servizio di qualità al traffico locale che caratterizza le aree di pianura delle province di Brescia, Bergamo e Cremona, con origine e destinazione compresa tra Brescia e Milano.

Il collegamento Brescia - Milano è lungo 60,9 Km., di cui 35 Km. in rilevato, 18,5 Km. in trincea, 5,2 Km. in viadotto e 2,2 Km. in galleria sotterranea.

Nel giugno 2001 oltre al progetto della BREBEMI, viene presentato un progetto di Autostrade SpA per poi rinunciarvi, aumentando nel contempo la quota societaria che già deteneva nella stessa società.

Il 29 luglio 2005 il CIPE approva il progetto preliminare stabilendo che il soggetto aggiudicatore è l’ANAS S.p.A. e che la società BREBEMI con la convenzione è concessionaria per la costruzione e l’esercizio del raccordo autostradale Brescia Milano.

Per quanto riguarda gli aspetti finanziari, l’opera viene realizzata con un project-financing vero e proprio che si sostanzia nel trasferimento da ANAS SpA alla “Società di progetto” del “diritto di gestire” l’opera, con il quale la concessionaria potrà recuperare per intero l’investimento necessario alla sua realizzazione.

E’ comunque del tutto evidente come i costi per la realizzazione non siano indifferenti ai fini degli interessi pubblici. L’aumento dei costi infatti si riflettono sulla “durata” della concessione. La proposta del promotore  prevede una durata di 19,5 anni necessari per recuperare un costo ipotizzato in 866 milioni di euro che potrebbe arrivare a 35 anni nel caso che gli extra costi siano tutti a carico del concessionario.

I costi ed i tempi ipotizzati nella prima proposta (2000) della BREBEMI, e recepiti nel “piano Nesi” (gennaio 2001) erano i seguenti:

Piano Nesi (2001)

Sviluppo complessivo

Km. 61

Costo complessivo

1.580 mld di Lire

Tempo tecnico di realizzazione

6 anni

 

Il progetto preliminare approvato dal CIPE prevede le seguenti  opere con i relativi costi, mentre ha rinviato ad una successiva seduta l’approvazione del piano finanziario.

Delibera CIPE (2005)

Sviluppo complessivo

Km. 50

Opere connesse viabilità ordinaria

Km. 50

Costo complessivo

866 mil. Euro

Extracosto interferenze AV/AC e altro

714 mil. Euro

Costi totali

1˙580 mil. Euro

 

Sui tempi di realizzazione e di avvio degli stessi lavori pesano ancora diversi elementi di incertezza che ancora debbono essere chiariti in via preliminare.

La società di progetto concessionaria, oltre al finanziamento dell’opera dovrà garantire la progettazione, realizzazione e gestione dell’opera per la durata della concessione. Nella società di progetto, oltre ai soci originari di BREBEMI sono confluite anche le imprese che con la stessa avevano costituito l’ATI che ha partecipato alla gara.

Per quanto riguarda la fase realizzativa vera e propria occorre segnalare la peculiarità della situazione contrattuale che richiederà una particolare attenzione. Si tratta infatti della prima autostrada realizzata con un contratto di concessione affidato ad una società di progetto costituita da soggetti privati.

Le scelte per la cantierizzazione vedranno certamente coinvolte le imprese di costruzione socie della stessa società, mentre non sono ancora definite modalità di ripartizione e strutture operative di gestione dei cantieri.

Gli ampi margini di libertà che in questo senso ha la società di progetto consigliano l’avvio immediato di tavoli di lavoro che consentano di programmare e gestire gli impatti che l’apertura dei cantieri determineranno nel corridoio interessato che vede anche la parallela apertura dei cantieri per il tratto di AV/AC Milano – Verona.

Due potrebbero essere i tavoli utili. Uno per quanto attiene l’impatto logistico-ambientale dei cantieri e del traffico di servizio, che dovrebbe vedere coinvolti la Provincia e gli Enti locali interessati. Uno per quanto attiene l’impatto socio-imprenditoriale dei cantieri, che dovrebbe vedere il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e delle associazioni imprenditoriali dei territori interessati. Da notare i tempi intercorsi dal progetto ad oggi.

 

 

LA PEDEMONTANA LOMBARDA

 

La Pedemontana Lombarda, o più correttamente, Sistema viabilistico pedemontano, è un  progetto  nato dall'esigenza di realizzare un sistema alternativo per il collegamento sull'asse Est-Ovest del Nord Italia rispetto alla polarizzazione dell'area milanese. L'intervento è finalizzato a realizzare una rete viabilistica alternativa all'asse Bergamo - Milano - Como - Varese lungo il sistema autostradale A4/A8/A9, sviluppandosi a nord del capoluogo lombardo

Si tratta in realtà di un intervento complesso che riguarda il sistema della viabilità pedemontana. Il soggetto proponente e che probabilmente gestirà il sistema di interventi è la società Autostrada Pedemontana Lombarda SpA. L’infrastruttura fondamentale dell’intervento, così come il complesso degli interventi connessi, riguardano in maniera molto limitata il territorio bergamasco, ma riveste comunque una importanza fondamentale sul piano della logistica per l’economia della provincia di Bergamo.

Nel novembre 2000, la pedemontana lombarda, viene scelta ed inserita dal Ministro dei lavori pubblici in accordo con la Regione Lombardia, fra le 16 “opere viarie di interesse strategico” del cosiddetto Piano Nesi.

Il 29 luglio 2005 il CIPE ha approvato il progetto preliminare. L’approvazione del CIPE è stata espressa solo in LINEA TECNICA, con prescrizioni, del progetto preliminare per un costo previsto dal proponente di 4.665,5 milioni di euro.

Il sistema autostradale pedemontano interessa la parte più popolata ed industrializzata del territorio lombardo (Milano, Varese, Como, Bergamo). Le province interessate  hanno una popolazione di 6,2 milioni di abitanti ed una presenza di addetti alle attività economiche pari a 2,6 milioni di unità, con un peso percentuale sul totale regionale rispettivamente del 70% e del 72%.

E’ evidente la necessità dell’integrazione delle città intermedie, sedi di importanti distretti produttivi, che tendono a sviluppare una relativa autonomia da Milano. La principale caratteristica del sistema produttivo dell’area, che è quella dell’impresa a rete diffusa sul territorio. In questo contesto, disporre di efficienti reti di collegamento diventa essenziale ai fini dello sviluppo. L’estensione complessiva del tracciato autostradale risulta pari a circa 77 Km.

Per quanto riguarda la cantierizzazione, al momento è possibile fare riferimento solo alle previsioni del progetto preliminare. Per Varese e Como, si prevede di completare la progettazione definitiva ed esecutiva tra il 2004 e il 2005 e di appaltare i lavori tra il 2005 e il 2006, con l’obiettivo di permettere l’entrata in esercizio di tutti i lotti entro il 2009. Per tutti gli altri lotti l’entrata in esercizio è prevista nel 2010-2012. Tali previsioni saranno tutte da verificare e comunque, allo stato, registrano già dei significativi slittamenti.

Facciamo notare che il progetto Pedemontana Lombarda prende corpo già nel 1965.

 

IL TRAM DELLE VALLI

 

Il progetto della infrastruttura prevede il collegamento Bergamo-Albino al servizio di un corridoio altamente urbanizzato. Titolare dell’intervento è la società TEB Spa.

L’opera avrà un tracciato di 12,6 km e sarà realizzata in due tempi: il primo tratto, quello che congiungerà Bergamo ad Alzano, sarà di 7 km con un tempo di percorrenza di 25 minuti; il secondo tratto, da Alzano ad Albino, sarà lungo oltre 5 km. Dove possibile la tramvia utilizzerà le vecchie stazioni di Bergamo e verrà costruita sul vecchio tracciato della ferrovia delle Valli. Il piano della TEB prevede 15 fermate e 14 navette elettriche climatizzate ed ecologiche progettate dalla società Metropolitana Milanese SpA.

Nel 1998 la Provincia di Bergamo nel Piano direttore della Mobilità inserisce fra gli interventi prioritari la “realizzazione di una rete di trasporto pubblico in sede propria, lungo le direttrici primarie…”.

Nel 1993, la Provincia affida alla società “Metropolitana Milanese Spa” l’incarico per la progettazione della “Metropolitana Leggera della Valli Seriana e Brembana”.

Nel 1999, il Ministero approva il progetto definitivo.

Nel Luglio 2000 viene costituita la TEB Spa.

Nel dicembre 2001 TEB SpA, dopo l’indizione e l’espletamento di una gara per l’affidamento di un appalto integrato (progettazione esecutiva e costruzione) con il criterio dell’offerta al massimo ribasso, aggiudica il contratto per la progettazione ed esecuzione della prima tratta funzionale Bergamo-Alzano. L’importo a base d’asta era di € 50.896.827,41; l’offerta vincitrice presenta un ribasso del 24,491% offerto dal C.C.C. (Consorzio Cooperative Costruzioni) di Bologna. Il Consorzio affida l’esecuzione dei lavori alla propria cooperativa socia Coopcostruttori di Argenta (FE).

Nell’ aprile 2003 la TEB SpA aggiudica la progettazione ed esecuzione della seconda tratta funzionale Alzano sopra – Albino. L’importo a base di gara era di € 34.916.490,60; l’appalto integrato è affidato sempre al C.C.C. di Bologna con un ribasso del 24,423%. Il C.C.C. affida l’esecuzione dei lavori alla sua consociata Coopcostruttori di Argenta (FE).

Fra il 2003 ed il 2004 l’impresa esecutrice registra una situazione di grave crisi finanziaria che determina una rallentamento dei lavori fino al loro blocco a causa dell’attivazione della procedura di “liquidazione coatta” della stessa cooperativa.

Il 25 gennaio 2005 i due contratti di cui sopra vengono consensualmente risolti ( 17 mil. di euro per i lavori eseguiti) con la firma dell’accordo fra la TEB SpA ed il C.C.C. di Bologna.

Il 15 luglio 2005 viene inviato all’ufficio delle Pubblicazioni Ufficiali della Comunità Europea il nuovo bando per la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. La procedura scelta è l’asta pubblica, il criterio di aggiudicazione è quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa. L’importo complessivo dei lavori oggetto dell’appalto è fissato in 63.729.000,00 euro al netto delle forniture già approvvigionate a piè d’opera.

L’offerta economicamente più vantaggiosa sarà valutata in base agli elementi fissati nel bando dove comunque il prezzo inciderà per il 60%.

Il 2 ottobre 2005 è il termine ultimo per la consegna delle offerte. E’ in atto il percorso per la valutazione e l’assegnazione.

Il termine previsto per i lavori dal bando di gara e fissato in 730 giorni naturali e consecutivi.

Stante i tempi ancora necessari per la valutazione delle offerte e dunque per la consegna dei lavori occorre anche ipotizzare le inevitabili sospensioni e slittamenti connessi con la realizzazione di un’opera con molte interferenze. E’ dunque realistico ipotizzare la effettiva conclusione dei lavori non prima della fine del 2008, inizi del 2009. Ovviamente la stima deve necessariamente dare per scontata la non ripetizione dell’esperienza realizzata precedentemente.

Con l’attuale bando si sono sicuramente determinate condizioni di maggiore garanzia rispetto alla situazione precedente. Il sistema di affidamento con l’offerta economicamente più vantaggiosa è certamente più selettivo imponendo alle imprese partecipanti la definizione di una offerta complessa che richieda anche particolari competenze tecniche.

Stante comunque il peso attribuito al prezzo (60%) sarà comunque importante la valutazione di merito nel caso che proprio il ribasso proposto fosse l’elemento determinante dell’offerta vincitrice.

Essendo una gara sopra la soglia europea permane comunque il potere (diritto-dovere) della stazione appaltante di escludere l’offerta economica valutata anomala.

Nella precedente gara, infatti, l’osservazione critica che può essere mossa alla società appaltante è appunto quella di non avere esercitato tale potere discrezionale a fronte di una offerta che presentava un ribasso di ben il 25,4%. Il rifiuto dell’offerta anomala deve essere motivato, ma è difficile pensare che l’impresa offerente abbia potuto giustificare in modo documentato e convincente un ribasso di quella entità.

Per quanto riguarda la fase esecutiva sono da segnalare diverse criticità che richiederanno una particolare attenzione.

Un aspetto critico riguarda il tema delle interferenze dei lavori da realizzare con l’esercizio delle infrastrutture e attività che interferiscono; sicuramente saranno da governare (e programmare) gli impatti sul sistema logistico e di vita dell’area interessata.

L’altro aspetto critico è quello della tutela dei lavoratori e della regolarità del loro trattamento. I lavori, e le stesse categorie richieste, implicano attività con specializzazioni anche diverse da quelle strettamente edili.

Più che in altri casi dunque, assume una importanza decisiva la definizione preventiva (se non contrattualizzata nel capitolato) dei contratti collettivi applicati in relazione alle specifiche attività realizzate da imprese subappaltatrici o comunque subaffidatarie. In tal senso sarebbe indispensabile che la TEB Spa imponesse e proceduralizzasse il rispetto puntuale, da parte dell’appaltatore, di quanto previsto dal comma 12 dell’art. 18 della legge 55/90 in merito alla trasmissione delle informazioni su “tutti i subcontratti” che l’appaltatore affiderà a terzi, richiedendo oltre a quanto previsto dalla legge (nome del sub-contraente, oggetto e importo del sub-contratto) la specificazione del contratto collettivo applicato. Riteniamo necessario con TEB un confronto su queste problematiche.

 

LA TANGENZIALE EST DI BERGAMO

 

L’intervento è previsto in due lotti. Il primo lotto  del progetto prevedeva due interventi (stralci): il nodo di Largo Decorati con la realizzazione del sottopasso “Rondò delle Valli” ed il collegamento dell’asse interurbano alla S.P. 35.

Nel gennaio 2002 il Comune di Bergamo pubblica il bando di gara per la realizzazione del sottopasso Rondò delle Valli. La procedura scelta è un’“asta pubblica al massimo ribasso” (€4.391.203).

La migliore offerta con formula “matematica-automatica” è di meno 11,84%. Il tempo contrattuale è stabilito in 350 giorni. I lavori si concludono regolarmente.

Nel marzo del 2003 viene pubblicato l’avviso per il secondo stralcio del primo lotto (€36.102.000 - appalto integrato).

Nel febbraio 2004, ha luogo la seconda seduta dell’asta nella quale si prende atto delle giustificazioni e si assegna l’”appalto integrato”. Nel corso del 2004, dopo l’affidamento dell’appalto, il contratto prevedeva la consegna da parte dell’appaltatore del progetto esecutivo dell’opera entro 75 giorni, mentre la durata dei lavori era stabilita in 710 giorni naturali e consecutivi si registrano ritardi nella consegna del progetto esecutivo nonché una valutazione di merito negativa degli elaborati predisposti dall’appaltatore, insieme ad altri motivi derivanti dalla esigenza di revisione del progetto, conducono l’Amministrazione a rescindere il contratto.

Nel Febbraio 2005 il Consiglio comunale dopo diversi mesi di polemiche, approva un ordine del giorno che fissa gli orientamenti per la realizzazione dell’opera sostanzialmente su tre direttrici: <<1) la volontà di questa Amministrazione di realizzare immediatamente, dando attuazione all’accordo di programma sulla fiera, il collegamento tra l’asse interurbano e Borgo Palazzo a servizio della fiera; 2) la questione del reperimento di ulteriori risorse finanziarie rispetto a quelle della Regione ( € 17.250.000) e della  Camera di Commercio (€ 4.500.000) ; 3) la riprogettazione esecutiva di tutti quanti gli altri lotti, dei lotti successivi al primo. Questo nell’ambito di una definizione complessiva  del comparto in relazione al collegamento con la Valle Seriana, alla previsione della penetrazione da est contenuta nel piano territoriale di coordinamento, nell’assetto del casello autostradale e alla Nembro-Seriate>>.

Pur nella impossibilità di prevedere puntualmente tempi e modalità di attuazione  di questi impegni appare comunque sufficientemente attendibile la previsione a breve: dell’affidamento di uno stralcio del primo lotto per la realizzazione del collegamento con la fiera (dunque uno stralcio dello stesso stralcio  per il quale è stato rescisso il contratto).

Nella stessa dichiarazione del Sindaco pare anche sia contenuta una scelta di carattere procedurale con la esclusione del cosiddetto appalto integrato, nel punto in cui indica la riprogettazione  “esecutiva”  di altri lotti.

Dalle dichiarazione e dalle discussioni che si sono succedute  è ipotizzabile una revisione del progetto con una maggiore attenzione al collegamento con la Valle Seriana ed una maggiore attenzione e coinvolgimento dei comuni limitrofi.

Appare dunque di importanza fondamentale ai fini della tempistica il coordinamento fra Comune e Provincia con la definizione di una prima ipotesi di piano  a scala urbanistica di massima.

 

 

IL NUOVO OSPEDALE DI BERGAMO

 

L’opera riguarda la “realizzazione del nuovo ospedale, completo di opere edili, impiantistiche e varie; sono comprese attività di manutenzione e attività di conduzione di impianti relative all’opera da realizzare per una durata di dieci anni”. Nell’ottobre 2003 viene presentato ufficialmente il progetto che prevede oltre 900 posti letto, 230 ambulatori e 30 fra sale operatorie e per il day surgery. All’atto della presentazione le tempistiche prospettate erano, l’approvazione del progetto esecutivo entro il dicembre 2003; l’indizione della gara nel febbraio 2004; l’aggiudicazione e inizio dei lavori nell’ottobre 2004; la fine dei lavori nel febbraio 2008.

Nel  luglio 2004 è stato emanato il bando di gara. Importo complessivo dell’appalto di € 237.480.241,92.

A settembre 2004 ha luogo la prima seduta pubblica per l’apertura delle offerte; in tale occasione non viene ammessa l’offerta presentata dall’ATI costituita dalle imprese DEC SpA (mandataria), Termigas Bergamo SpA (mandante), Busi Impianti SpA (mandante), S.A.C.A.I.M. SpA (mandante)  in quanto la Commissione di Gara rileva che le schede di giustificazione delle voci di prezzo più significative, seppure compilate, non risultano debitamente sottoscritte come espressamente richiesto, a pena di esclusione, dal disciplinare di gara.

Nell’ ottobre del 2004 il Tar della Lombardia – sezione di Brescia – annulla il provvedimento di esclusione e riammette la DEC SpA, alla procedura di gara.

Il 10 marzo 2005 i lavori vengono aggiudicati con un ribasso del 23,21% sull’importo a base di gara.

A luglio 2005 è avvenuta la posa della prima pietra che ha sancito l’apertura del cantiere. La durata dei lavori è prevista in 1095 giorni e la durata del servizio di conduzione e manutenzione impianti in 10 anni a partire dalla data di emissione del certificato di collaudo provvisorio.

Una prima considerazione critica può essere rivolta alla procedura scelta per l’aggiudicazione. Occorre infatti evidenziare che il committente ha scelto, giustamente, la strada di un appalto misto nel quale l’oggetto dell’affidamento era relativo ai “lavori”, ma anche ai “servizi” di manutenzione e gestione degli impianti per una durata di 10 anni.

L’osservazione critica si riferisce alla scelta del metodo di aggiudicazione: il massimo ribasso con offerta di solo prezzo. L’oggetto di gara infatti si sarebbe prestato alla richiesta di una offerta contenente anche elementi di carattere qualitativo con la scelta della “offerta economicamente più vantaggiosa”.

La eventuale proposizione, infatti, da parte degli offerenti di soluzioni tecniche e/o tecnologiche (integrazioni e/o varianti) era infatti coerente con la previsione dell’affidamento della gestione e manutenzione decennale, anzi questa poteva essere più responsabilizzante  se fosse scaturita da una specifica offerta dell’offerente, soprattutto se migliorativa di quella ipotizzata nel progetto posto in gara.

Ovviamente tale scelta avrebbe comportato dei tempi maggiori (probabilmente sarebbe stata una licitazione privata) rispetto a quelli dell’asta pubblica con offerta di solo prezzo adottata.

E’ altrettanto evidente, ma questo solo con il senno del poi, che i tempi sarebbero stati inferiori rispetto a quelli effettivamente registrati a causa dei ritardi determinati dai ricorsi e dalle decisioni del TAR.

Sulle prospettive relative alla gestione del cantiere è da evidenziare positivamente la disponibilità e l’impegno dell’Azienda Ospedaliera ad un effettivo controllo in tema di sicurezza e diritti dei lavoratori nella gestione del cantiere.

L’Azienda infatti già il 9 luglio 2004 ha firmato un Protocollo d’Intesa con le organizzazioni sindacali di settore (Fillea, Filca, Feneal) e confederali (Cgil, Cisl,  Uil) della provincia di Bergamo. con il quale fra l’altro si conviene che:

la trasparenza e la regolarità della manodopera e delle imprese sono condizioni essenziali per la qualità del lavoro e dell’opera stessa oltre che garanzia per i lavoratori, le imprese e la committenza;

è essenziale ottenere da parte dei subappaltatori, o delle imprese i cui dipendenti operano nell’area del cantiere, il massimo rispetto delle norme di legge e di quelle stabilite dai CCNL e CCPL a beneficio di tutti i lavoratori impegnati nell’opera. Pertanto è indispensabile che la direzione di cantiere verifichi prima di avvallare ogni pagamento pattuito il DURC e se ancora non definito i certificati liberatori, compresa la relativa congruità, rilasciati dagli Enti previdenziali, assistenziali e dalla Cassa Edile o Edilcassa di Bergamo;

la costruzione dell’opera deve avvenire nel rispetto delle norme sulla sicurezza e nella predisposizione di tutte le misure indicate nel Piano della sicurezza, nonché nelle norme di igiene per i lavoratori.

È ritenuta fondamentale l’applicazione di tutte le norme contenute nei decreti legislativi 626/1994 e 494/1996. In tal senso l’aggiudicatario dovrà essere impegnato in un programma di formazione e informazione dei lavoratori come stabilito nel piano di sicurezza ed ai sensi dell’art. 22 del d.lgs. 626/94:

È istituito un sistema di relazioni per la verifica delle situazioni inerenti la sicurezza, igiene e ambiente di lavoro;

La stazione appaltante consegnerà alle OO.SS. Territoriali e di cantiere un quadro riepilogativo di tutta la forza lavoro presente nei siti lavorativi, suddiviso per impresa appaltatrice  ed altre imprese operanti in qualsivoglia forma di sub-affidamento.

 

Il protocollo d’intesa pone certamente le basi per una conduzione trasparente di un cantiere di particolare importanza e che vedrà la presenza di un consistente numero di imprese subcontraenti oltre a quelle costituenti l’ATI aggiudicataria.

Nei primi incontri effettuati nelle scorse settimane, tra Fillea-Filca-Feneal e la committenza, siamo giunti ad un’intesa su un protocollo di informazione che la stessa ci fornirà, che ci permetterà, in anticipo, un monitoraggio della situazione relativa alle imprese, (compresi subaffidamenti e subcontratti), ai lavoratori, agli importi ed alla relativa incidenza del costo della manodopera, oltre alla verifica dell’ applicazione della legislazione sulla sicurezza. Facciamo notare come i rapporti sindacali con la committenza siano unici nel loro genere a Bergamo. Crediamo sia necessario estenderli anche ad altri appalti.

 

L’OSPEDALE DI PIARIO – CLUSONE

 

Il progetto prevede l’accorpamento degli ospedali di Piario e Clusone nel nuovo ospedale per pazienti acuti di Piario. La nuova struttura sta sorgendo nell’area dell’ex ospedale di Groppino ed una volta pronta offrirà alla popolazione 132 posti letto. A lavori conclusi il pronto soccorso sarà nel piano rialzato unitamente alle sale operatorie. Al primo piano ci saranno i reparti di chirurgia e di ortopedia. Al secondo piano troveranno posto l’ostetricia e la ginecologia con le sale parto e il day hospital pediatrico. Sarà il terzo piano ad ospitare la medicina. Verrà anche realizzata la piazzola per gli elicotteri.

Il cantiere è stato aperto nel luglio del 2002 ed avrebbe dovuto essere terminato nel luglio 2005.

Ad aprile 2002 l’Azienda Ospedaliera Bolognini Seriate approva la delibera, immediatamente esecutiva, per la indizione della gara per l’affidamento dei lavori di realizzazione. I termini fissati per la gara sono i seguenti:

sistema di gara: pubblico incanto

criterio di aggiudicazione: offerte di solo prezzo al massimo ribasso

importo a base d’asta: € 13.942.270,45 oltre IVA al 10%.

Nel giugno 2002, ha luogo la prima seduta dell’asta pubblica nella quale si registra la presenza di sette offerte con relativi ribassi.

A luglio 2002 viene assegnata (ribasso di -21,526%) all’ ATI costituita da CO.GI. Spa di Firenze e Satrel Spa di Prato. Nella gestione dei cantieri si manifestano diversi problemi di affidabilità dell’appaltatore anche in relazione a questioni di regolarità e trattamento dei lavoratori. Si registrano proroghe e fermi e comunque un rallentamento complessivo delle attività. Nel dicembre 2004, a causa delle difficoltà della impresa mandataria, il cantiere di fatto si ferma. L’11 febbraio 2005 il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera incontra i sindaci componenti della commissione di controllo comunicando l’impegno alla riapertura del cantiere “nel giro di 15 giorni”. Il 13 aprile 2005 il Tribunale di Firenze dichiara il fallimento della Impresa C.O.G.I. Spa. mettendo di fatto nelle condizioni l’Azienda Ospedaliera di fronte alle alternative possibili per il proseguo dei lavori.Il 5 maggio 2005 viene formalizzato il subentro della impresa mandante SATREL Spa; i lavori riprendono. A settembre 2005 la Satrel spa comunica alle OO.ss., secondo quando previsto dalla legge, il trasferimento d’ azienda per incorporazione, con Energin srl. Occorre comunque rilevare che la scelta del committente di operare attraverso l’“asta pubblica” e l’“offerta di solo prezzo” al “massimo ribasso” ha sicuramente accentuato i limiti del sistema normativo riducendo i margini di discrezionalità (di scelta consapevole e responsabile). Nel caso, vi fossero stati  margini per la scelta della procedura di “licitazione privata” e richiesta di offerta con il sistema dell’“offerta economicamente più vantaggiosa”, sarebbe stata probabilmente più opportuna. Anche se con margini ristretti, stante l’attuale sistema di qualificazione delle imprese fondato sulle SOA, la licitazione e la richiesta di offerta non di solo prezzo avrebbe consentito di verificare con più elementi la affidabilità delle imprese.

L’affidamento infatti dell’appalto con un ribasso di oltre il 20% non poteva non porre un’ipoteca quanto meno sulla corretta esecuzione, come puntualmente si è verificato anche prima del fallimento dell’impresa mandataria. L’offerta di solo prezzo presuppone e dà per scontata la partecipazione di imprese “qualificate” e dunque per definizione affidabili. A garantire tale affidabilità dovrebbe essere il sistema di qualificazione fondato sulle SOA. E’ noto come tale sistema stia manifestando tutti i suoi limiti. La colpa ovviamente non può essere attribuita ai committenti, ma è bene che questi comunque ne siano consapevoli. Molto spesso infatti non lo sono o preferiscono ignorarlo. Proprio nel caso specifico dell’ Ospedale di Groppino infatti entrambe le imprese dell’ATI vincitrice sono state attestate da una SOA che il 15 di settembre 2005 è stata sospesa (PRIMO ED UNICO CASO) dall’Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici.

Il riaffidamento con il subentro della SATREL pur consentendo l’auspicato e sollecitato riavvio dei lavori richiederà comunque un lavoro attento ed impegnativo del RUP e della D.L. Il contenzioso infatti con l’impresa fallita avrà inevitabilmente delle code, mentre la affidabilità della subentrante sarà  da monitorare stante la facilità con la quale operava, secondo l’Autorità, la SOA attestante. Si noti come in questo cantiere, abbiano lavorato, da giugno 2004 a gennaio 2005 circa 20 operai ( in regola?) su un totale di circa 25 presenti da un’impresa (non iscritta a nessuna Cassa Edile) con contratto di subappalto con Co.GI spa, mai autorizzato dal committente. Oggi, ancora, questi lavoratori, oltre a quelli di Co.Gi. Spa non hanno percepito gli stipendi di alcuni mesi. Tutto questo in un appalto pubblico, dove peraltro, il committente ha responsabilità diretta e in solido nei confronti dei lavoratori oltre che ad una responsabilità di vigilanza e controllo.

 

Concludiamo brevemente questa introduzione con un’attenzione al settore, all’impresa ed al lavoro partendo da un’ osservatorio particolare ma straordinariamente “reale” ; il nostro vissuto quotidiano.

L’impressione condivisa, supportata anche da fatti recenti,  è che la situazione sotto l’aspetto della regolarità, del diritto, della qualità in senso lato non stia affatto migliorando. Anzi siamo portati a credere che degenerazioni storiche che abbiamo conosciuto in questi anni si stiano gradualmente trasformando. Bene ha fatto la Prefettura ad istituire una “cabina di regia” su sicurezza e legalità. La situazione, di contesto e reale che vivono i lavoratori migranti, che rappresentano ormai circa il 30% del settore, impone a tutti noi una riflessione ed un intervento deciso. Non c’è solo il vecchio caporalato “ricco”, ma forme di caporalato quasi sconosciute alla tradizione bergamasca, denunciate nelle grandi città, iniziano ad evidenziarsi. Non vorremmo che l’eccezione diventasse la regola. Non raramente nei cantieri, non solo privati, come abbiamo visto, la catena dei subappalti a cascata mostra i suoi effetti.

La destrutturazione del settore e dell’impresa, a cui va dato una risposta in termini di regole, non si ferma ai confini territoriali degli altri, comincia a fare capolino anche da noi. Piccole scatole vuote che progettano, comprano, vendono, manodopera compresa, cantieri dove si assiste ad un turn-over impressionante di “squadre”, dove talvolta è complicato distinguere il lavoro indipendente da quello dipendente, dove le misure minime di sicurezza vengono puntualmente disattese, ecc. Và invece difesa la nostra capacità e la qualità del costruire a partire dalla capacità imprenditoriale di entrare nel contesto di sviluppo qui prospettato per i prossimi anni. La nostra convinzione è che Bergamo, territorio di grande vocazione manifatturiera, ha la necessità di un grande salto nella mentalità dell’ impresa, a partire dal settore delle costruzioni, che ha garantito in questi anni, con la sua funzione anticiclica, il non peggioramento di una situazione delicata. Lo vorremmo chiamare “il cantiere qualità bergamasco”. Questa capacità è però necessaria anche ai grandi committenti, soprattutto pubblici. Le politiche di deresponsabilizzazione delle pubbliche amministrazioni ha effetti fortemente negativi. Il decentramento di funzioni prettamente pubbliche hanno portato l’amministrazione nella condizione di avere sempre meno capacità di valutazione e di controllo. La qualità di un’opera, i tempi di cantierizzazione e realizzazione è determinata soprattutto dalla committenza e dal suo livello qualitativo, questa è l’area del nostro intervento: la struttura e la qualità della committenza. E’ su questo che stiamo lavorando anche con le proposte che faremo presentando il rapporto sul settore a Bergamo. Ma già da oggi, proponiamo, innanzitutto ai committenti pubblici un metodo di confronto che noi chiamiamo “contrattazione d’anticipo”. Nei mesi scorsi, il sindacato edili ha avuto contatti con le grandi stazioni appaltanti, nelle prossime settimane ci attiveremo anche sul territorio con i comuni. Abbiamo messo a punto un protocollo tipo da proporre alle stazioni appaltanti. Gli obiettivi sono quelli sopradescritti, e cioè un’ accordo dove trasparenza, lotta alla criminalità organizzata, diritti dei lavoratori, garanzia del committente, concorrenza leale, qualità dell’opera, tempi di realizzazione, sono i “progetti preliminari” e la gestione di efficaci e concrete relazioni sindacali diventano il progetto esecutivo, “fattore di successo” per cogliere quell’obiettivo. In assenza di tutto ciò, noi siamo convinti, che lotta per la trasparenza, qualità del progetto, dell’opera, dell’impresa, infrastrutturazione di qualità, competizione di qualità, sono parole vuote.

E lo diciamo qui, in questo luogo, la Scuola Edile di Bergamo. Nei ragionamenti che facciamo, lo sviluppo qualitativo, alla base di tutto ciò, c’è la persona, la sua sicurezza, il lavoro, la sua dignità, la formazione professionale come volano dello stesso. C’è la necessità concreta di accelerare la maturazione culturale del “pensiero dominante”. E’ questo, a nostro avviso, il valore aggiunto che si rende necessario, a partire da noi stessi, dal settore. Come riteniamo auspicabile, nel prossimo rinnovo dell’integrativo territoriale, una nuova qualità della contrattazione partendo dai contesti e dai ragionamenti qui delineati. Dobbiamo modificare la fotografia dell’edilizia che l’immaginario popolare ha disegnato negli anni. A Bergamo, dove la straordinaria incidenza del settore non ha paragoni neanche con altri territori. Il centro del ragionamento è la qualità, a partire dai committenti, dal lavoro, è investire sul capitale umano, sulle persone, sui lavoratori e sulle imprese. Il percorso del lavoro edile deve avere un’autostrada formativa anche professionale. La formazione è un investimento prioritario se vogliamo qualificare le imprese, i lavoratori, cioè il lavoro, riconsegnando al settore la dignità che merita.

 

Bergamo 14 ottobre 2005

 

 

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