Agenda Contrattazione News

Dipartimenti

Documenti

Uff.Stampa

Dove siamo

Chi siamo

Mappa sito

   

Stampa questo documento

 

Commissione Parlamentare d’inchiesta a Napoli

Confermate le valutazioni e le proposte del sindacato

“La sicurezza sui cantieri: il nostro assillo quotidiano”

 

Ad un decennio dall’entrata in vigore del Dlgs 626 e successive normative 494 e 251, la situazione presenta un quadro ancora estremamente preoccupante sul piano della sicurezza sui cantieri confermando il settore delle costruzioni uno tra i più esposti.

Nel 2005 si è confermato il trend drammatico, e lungo è l’elenco delle morti bianche sui cantieri e grave è la sovraesposizione al rischio dei lavoratori immigrati nel 2005 più 31 morti.

Le fasce più colpite sono tra i 26 e i 35 anni e tra i 45 e 55 anni, il rischio maggiore si corre nelle ore immediatamente prima della sosta per il pranzo.

Il tasso di mortalità in Italia è di gran lunga superiore al dato medio europeo e ciò è stato possibile grazie all’azione di smantellamento delle regole avviata dal governo Berlusconi.

Napoli ha dato un tributo insopportabile di vite umane, 9, e 2 sono i morti nel 2006, una a Caivano e l’altra nel pomiglianese.

Il lavoro nero e grigio sono concause della mancanza di sicurezza sui cantieri e questi fenomeni inquinano molto i dati ufficiali che ogni tanto vengono forniti ottimisticamente dagli enti.

Nella provincia di Napoli quest’area d’irregolarità si aggira intorno al 30-35%.

Prova n’è stato il riscontro della Commissione parlamentare su alcuni cantieri edili nel corso della loro indagine territoriale, con persone in fuga sparpagliata.

E sempre nella provincia di Napoli, ma il dato è comune ad altri territori, al Sud e al Nord, vi è un’esasperata ed eccessiva frammentazione produttiva del sistema impresa, infatti, l’85% delle aziende regolari ed associate iscritte alla Cassa Edile ha un organico che non supera le 4 unità.

E questo molto spesso rappresenta un alibi o un motivo per dire che tutto sommato si deve convivere con il pericolo e che non è possibile fare molto.

Sono, infatti, soprattutto i lavoratori delle piccole imprese a morire sul lavoro.

Questa frammentazione è il frutto di una logica iper liberista, del meccanismo d’affidamento dei lavori in sub appalto e fornitura e noli, in particolare nelle infrastrutture come ad esempio le opere di trasporto su ferro e nell’infrastrutturazione sociale, distorsioni che sono presenti sull’intero territorio nazionale e sull’intero settore.

Le morti sono riferite a cantieri abusivi certo, ma anche a cantieri pubblici dove i controlli di prevenzione e repressione dovrebbero essere per così dire automatici, penso all’incidente di Caivano del giovane Leonardo Ciro, dove gravi sono le responsabilità dell’Istituzione.

E non si può tutto addebitare al massimo ribasso che pure rappresenta un problema da risolvere.

Tendenzialmente la causa principale di questo vero e proprio stillicidio rimane la caduta dall’alto (ponteggi non in regola, mancanza di cintura di sicurezza, tempi e ritmi esasperati) con un percentuale intorno al 45%.

Un aumento rispetto agli anni precedenti e questo è un segnale serio d’arretramento culturale. Si moriva così anche 50 o 100 anni fa.

E senza considerare un altro dato altrettanto drammatico dei tanti infortuni non mortali che lasciano segni indelebili sulle persone.

Un dato a conferma: a parità d’incidenti la spesa dell’Inail è aumentata. Ciò vuol dire che la “qualità” dell’infortunio è molto, ma molto alta, e gravi sono le conseguenze sulle persone.

Danni risalenti all’uso di materiali e sostanze nocive. Circa 300 sono le morti per malattie professionali.

Dermatiti, riduzione e perdita dell’udito, broncopatie e riduzioni delle articolazioni degli arti inferiori e superiori, fenomeni molto estesi nel settore del restauro.

I dati diramati indicano un abbassamento degli infortuni. Essi non possono e non devono autorizzare ad abbassare la guardia.

Intanto non sono dati statisticamente consolidati, avrebbero bisogno di più tempo di comparazione e di essere messi in relazione all’andamento produttivo del settore e devono tenere conto della vasta area dell’abusivismo.

Nessuna polemica però, e nessuna voglia di fare i “bastian contrari”, ad ogni costo, ma occorre sfidare il dato per fare di più e meglio.

Ed è chiaro che quello che occorre fare lo si deve realizzare con un forte e irrinunciabile ruolo delle Istituzioni senza le quali nessun ragionamento sarà possibile realmente mettere in piedi.

Io credo che fino ad oggi sia mancato una sorta di “comando politico” delle Istituzioni sul tema della sicurezza e del contrasto al lavoro nero, temi non assunti come priorità.

Oggi la legge regionale sugli appalti, di prossima approvazione e sulla quale va fatta un’attenta puntualizzazione delle luci e delle ombre, può far recuperare questo ritardo così come la necessaria rivisitazione di tanti importanti protocolli condivisi ma non attivati.

 

Sommariamente cosa fare:

Più controlli. Cosa fanno i Direttori dei lavori e i Coordinatori della Sicurezza che sono nominati e remunerati per controllare soprattutto l’applicazione dei Piani della Sicurezza?

Per intensificare i controlli, con particolare riferimento ai cantieri abusivi, si può pensare all’utilizzo di Corpi Speciali di Polizia Municipale, di concerto con gli Enti preposti e con la Bilateralità del settore, Cassa Edile e CPT, attraverso appositi moduli formativi.

Obbligo del cartellino d’identificazione dei lavoratori nei cantieri con particolare riferimento alle opere complesse come Linea 6, Metropolitana, Alifana, Alta Velocità ed altre.

Più mezzi e strutture per gli organici dell’Inail, Ispettorati, Asl, (è inaccettabile il non aver assegnato nessun ispettore alla Campania nell’ultimo concorso bandito dal governo nazionale) della Guardia di Finanza e soprattutto un coordinamento operativo tra questi enti che molto spesso non dialogano e non interagiscono tra di loro al fine di garantire l’univocità d’approccio e la massima copertura del territorio.

Meno blitz e più sistematicità negli interventi.

Più formazione e prevenzione utilizzando le competenze della bilateralità del settore, Casse Edili, CPT e Scuole Edili, così come si sta cercando di fare sul Progetto Sirena, dove, però preoccupante è la persistenza di lavoro nero ed irregolare.

Rendere immediatamente operativo il Piano di formazione ed informazione previsto dall’apposito Bando della Regione.

Più repressione, politiche sanzionatorie fino all’esclusione dalle gare delle imprese che si sono macchiate di reati connessi alla sicurezza e al lavoro nero.

Sospensione dei cantieri con le condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza al di sotto della soglia minima finalizzata al rapido ripristino delle condizioni e alla riapertura del cantiere.

Politiche di sostegno e premiali e agevolazioni per le imprese virtuose, di pari impatto a quelle repressive.

Revisione profonda del meccanismo del massimo ribasso.

Attivare il DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) e la congruità contributiva, per il controllo della regolarità dei rapporti di lavoro e della contribuzione sociale inserendolo come vincolo nei capitolati d’appalto.

Diffusione degli RLS  e rilancio del modello partecipativo della legge.

Intervenire sulla filiera del sub appalto, della sub fornitura e dei noli, per modificare profondamente il modo di produrre non conciliabile con la qualità del lavoro e le condizioni di vita dei lavoratori e troppo spesso permeabile alle infiltrazioni criminose.

In questo senso appare oltremodo inaccettabile il fatto che su opere complesse e importanti come quella dell’Alta Velocità di Caivano, dove forte è stata la nostra denuncia sullo stato pietoso dell’ambiente e della sicurezza in una recente audizione al Senato, o la Linea 6 e la stessa Alifana o Metropolitana collinare, ma anche infrastrutturazione sociale come il Vulcano Buono di Nola, non si riesca a determinare, fermo restando le valutazioni politico-sindacale sull’utilità della Legge Obiettivo e del Contraente Generale che hanno penalizzato il settore, le condizioni minime d’ambiente di lavoro e di sicurezza.

Ciò anche perché sovente prevale la logica della rapida consegna o del recupero dei ritardi scaricandoli sul lavoro e la qualità.

Ci sono casi, in queste opere infrastrutturali c.d. complesse, di sovraffollamento d’imprese piccole e medie che si sovrappongono senza alcun coordinamento aumentando il tasso d’esposizione al rischio d’infortuni degli operai impegnati.

Su queste questioni abbiamo indicato una strada che è quella della contrattazione d’anticipo tra le parti sociali e le istituzioni per determinare prima che apra il cantiere le condizioni minime di qualità e di sicurezza.

Insisteremo su questo con le istituzioni e con gli imprenditori durante il rinnovo del contratto collettivo di lavoro.

 

                                                                                                    Gianni Sannino

                                                                               Segretario Generale Fillea Cgil Napoli

 

 

Napoli 18 gennaio 2006

Lavoro & Sicurezza

Via G.B. Morgagni 27 - 00161 ROMA - Tel: ++39 06 44.11.41  fax: ++39 06 44.23.58.49

©Grafica web michele Di lucchio