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Ciao Carlo

 

Per la profonda amicizia che mi lega a Carlo, la segreteria della Camera del Lavoro di Rimini mi ha chiesto di ricordare a nome di tutta la CGIL la sua persona e la sua vita di dirigente sindacale.

Svolgo con commozione questo compito.

E’ per me un onore ricordare Carlo e, con il cuore ricolmo di dolore, ringrazio, per conto della CGIL, tutti voi che numerosi siete venuti a dargli l’estremo saluto.

Vorrei ricordalo rivolgendomi direttamente a lui come se fosse qui, in questa sala, ad una delle tantissime riunioni, alle quali partecipava dando il suo contributo di dirigente di questa organizzazione alla quale, con il suo impegno, la sua intelligenza, la sua  modestia e con la sua umanità, in tutti questi anni che è stato dirigente, ha contribuito a farla diventare ancora più grande.

Caro compagno Carlo, quando in questi giorni della tua lunga degenza in ospedale venivo a trovarti e tu, combattuto dal male che ti ha portato via, avevi poca voglia di parlare, io ripercorrevo gli anni che hanno visto, nel piacere mio e di tanti altri che ti hanno conosciuto, il crescere della amicizia sincera e duratura che sapevi apprezzare e coltivare.

Con l’aiuto di altri compagni sono risalito al 1967 quando per la prima volta ti conobbi all’SCM.

Anche tu, apprendista come me e come tante centinaia di giovani assunti in quegli anni, entrasti in fabbrica giovanissimo.

Oltre che nei rumorosi spogliatoi ti vedevo passare con il tuo grembiule blu (noi avevamo la tuta) nei reparti del montaggio, sopra il ROBUSTUS, mentre trasportavi pezzi di ricambio e attrezzature varie per il magazzino, reparto nel quali lavoravi.

Eri stato destinato in un reparto ritenuto fortunato; poco lavoro ripetitivo, opportunità di muoversi all’interno di una fabbrica grande, dove vigeva una rigorosa disciplina, a noi ostica per come allora eravamo: giovani e quindi impetuosi.

In pratica un raccomandato tra i raccomandati, visto che allora all’SCM si entrava solo per raccomandazione politica o clericale.

Ma ben presto dimostrasti quale spirito libero eri e quali valori avevano già formato la tua adolescenza.

 

Nelle discussioni negli spogliatoi, sugli eventi dei fine anni 60, dimostravi, a differenza di tanti, la chiarezza delle tue idee, la convinzione delle tue opinioni.

Già allora la tua caparbietà e la tua determinazione, ma anche la tua comprensione rispetto ai dubbi degli altri, manifestavano quelle che sarebbero state le tue capacità di essere un futuro dirigente sindacale.

Era visibile in tanta determinazione la formazione politica che maturavi giorno dopo giorno nel tuo quartiere, nelle discussioni con gli amici del mitico circolo “CHE GUEVARA”, o dell’ARCI , “OLGA BIONDI”, dove per tutti eri “il gemello”.

Amici coi quali oltre alla passione della politica hai condiviso il piacere della musica, del bere buona birra, delle grandi abbuffate.

Per te la fabbrica fu un laboratorio nel quale coniugare la teoria della politica, con la pratica militante. Un luogo dove perfezionare la tua cultura con l’ impegno politico.

Cosa che facesti nel 1971  quando, “delegato” dai tuoi compagni di lavoro, entrasti a far parte del Consiglio di Fabbrica della SCM.

Una fabbrica che ben presto diventò punto di riferimento nello scenario delle lotte sindacali nel riminese.

Le tue capacità si dimostrarono subito per quelle che erano, e pertanto fosti subito notato e chiamato a far parte della segreteria della F.L.M. (la neo federazione lavoratori metalmeccanici) per conto della FIOM.

Sempre sotto la super visione del compianto Adriano Polverelli, che istigava noi, i suoi “burdel” (tra i quali tu eri il prediletto) a essere sempre forti e coerenti con le nostre convinzioni, ma razionali.

Erano gli anni della forte motivazione politica; dell’unità sindacale; del pensiero della lotta del movimento dei lavoratori che usciva dalla fabbrica per fondersi nella società.

Erano gli anni delle piattaforme sindacali aziendali che si arricchivano di rivendicazioni sociali, quali l’occupazione, la casa, la salute.

Erano gli anni in cui si affacciava sulla scena politica il terrorismo.

Quante discussioni facemmo sulla insufficienza della sola azione sindacale e con quanta convinzione tu, già iscritto alla sezione del PCI “SOZZI”, dell’INA CASA, sostenevi la necessità di agire nel sistema politico per dare risposte all’affermazione dei nostri ideali, dei nostri valori sociali.

 

Anche in questo caso dimostrasti la tua preparazione politica impegnandoti subito a dar vita  nel 1975 alla Cellula aziendale del P.C.I. “Agostino Novella”.

E poi nella realizzazione del giornalino di sezione che chiamammo “E’ Ora”. Tanta era la voglia di cambiare.

Poi venne l’anno del tuo impegno nel sindacato a tempo pieno.

Ritornato da un paio di anni, più carico che mai, dal servizio di leva prestato nella Marina Militare, alla fine del 1976 sei stato chiamato, in distacco sindacale, alla FIOM.

Iniziasti la tua attività come funzionario a tempo pieno nelle fabbriche metalmeccaniche della Val Conca.

Noi abbiamo continuato a confrontarci nelle segreterie della FIOM e nelle riunioni della CGIL.

In quella tua nuova veste hai affinato le tue capacità, sei ulteriormente cresciuto.

Hai fatto nuove esperienze.

E come sempre hai fatto, il tuo nuovo sapere lo condividevi con noi, dall’alto del tuo saper essere, per quanto preparato, anche umile.

E’ nel 1979 che, distaccato anche io a svolgere funzioni a tempo pieno nella FIOM, ho riavuto il piacere di lavorare al tuo fianco.

Nel 1980, sei stato chiamato ad assumere l’incarico di segretario generale della FIOM. Incarico che hai ricoperto fino al 1983.

Sono stati anni molto impegnativi.

Erano gli anni della crisi di molte delle aziende presenti nel nostro territorio.

La più impegnativa: quella della SCM dalla quale, centinaia di lavoratori, tuoi ex compagni di lavoro, dopo la cassa integrazione vennero licenziati.

Vertenza che hai continuato a seguire anche quando, nei primi mesi del 1983, il Direttivo della CGIL ti ha nominato fra i segretari confederali della Camera del lavoro di Rimini.

 I numerosi impegni conseguenti al nuovo incarico ricoperto non ti hanno mai distolto dal lavoro sindacale che più ti piaceva, la contrattazione.

Promuovere tra i lavoratori le rivendicazioni più avanzate portate avanti dalla Confederazione era per te la principale missione e lo hai fatto fino a pochi giorni prima che la malattia ti obbligasse a fermarti.

Per quanto meticoloso nel tuo lavoro, attento alle parole, al loro significato, altrettanto disordinato lo eri nella gestione dei tuoi uffici.

 

Eri sempre attorniato da montagne di giornali, documenti, comunicati.

Chi, dei tuoi compagni di lavoro, non ricorda di aver trovato, sul tavolo della sala riunioni, della saletta della fotocopiatrice o del fax, il mucchietto delle tue penne e la tua agenda tascabile, traboccante di impegni, fogliettini e numeri telefonici, o il tuo pesante mazzo di chiavi?

Pesante mazzo di chiavi………., eppure avevi solo un motorino, Neanche le chiavi di una macchina………, mai avuta,  Tu unico sindacalista senza patente!

Anche in quella tua esperienza di segretario confederale, incarico che hai ricoperto fino al maggio del 1985, hai dimostrato la consueta  coerenza e serietà per l’impegno prodotto verso il tuo lavoro.

Coerenza e serietà che ti hanno portato da giugno dello stesso anno a ricoprire incarichi di responsabilità a livello regionale

Assieme ad Adriano Polverelli hai condiviso i primi anni della tua trasferta bolognese occupandoti delle politiche per i lavoratori dell’artigianato.

Sei stato tra coloro che hanno dato vita all’Ente Bilaterale Regionale, curandone la delicata fase di avvio, garantendo il rigoroso rispetto degli indirizzi e delle funzioni previsti dalla contrattazione collettiva.

I compagni del regionale di allora, ancora si ricordano del lavoro che hai fatto in quegli anni con Gianni Alleva su una proposta di legge per estendere gli ammortizzatori sociali anche ai lavoratori del comparto artigiano, anticipando già allora un tema ancora molto attuale e irrisolto.

E’ circa due anni dopo che accetti l’offerta di un incarico nella Segreteria Regionale della Filcams. Incarico che hai ricoperto fino al 1993 quando entri a far parte del Dipartimento del mercato del lavoro della CGIL Regionale.

Di quella tua esperienza conservo un libro che tu, assieme ai compagni e alle compagne del Dipartimento, avete prodotto e nel quale richiamate le leggi, le circolari e gli accordi sindacali in essere che trattavano l’argomento.

Erano gli anni della discussione sulle riforme del mercato del lavoro, quali contenuti, quali strumenti.

Per me, che nel frattempo avevo iniziato ad occuparmi di politiche del lavoro, quel libro fu un prezioso aiuto.

Dopo circa 10 anni hai comprensibilmente manifestato la voglia di rientrare nella tua città e lo hai fatto, ancora una volta, nel segno del tuo carattere forte e determinato.

 

All’inizio del 1995 hai interrotto la tua esperienza sindacale, ritornando a lavorare alla SCM.

La tua passione per l’impegno politico non è venuta a meno.

Ti sei impegnato nella segreteria del PDS e con il tuo capiente bagaglio di esperienza sindacale ti occupavi delle politiche del lavoro.

Candidato per il Consiglio Comunale alle amministrative del 1995 sei stato consigliere comunale per un mese.

E cioè fino a quando, proprio io, in accordo con i compagni della segreteria di quel tempo, ti proposi di tornare a lavorare con noi.

La CGIL di Rimini aveva bisogno della tua esperienza, delle tue qualità, delle tue capacità.

Il tuo mondo era il sindacato…… e non ti facesti pregare.

Nel luglio del 1995 eri Segretario Generale della FILLEA di Rimini.

Ruolo e responsabilità che hai ricoperto con la tua instancabile passione e tenacia fino all’aprile del 2004.

Anno in cui, sempre con umiltà e con il senso del dovere del militante sindacale, sei entrato nella segreteria della FILCAMS con l’incarico di formare e aiutare a crescere un gruppo dirigente giovane.

Un gruppo al quale trasmettere le tue capacità, le tue conoscenze, la tua passione politica.

Caro Carlo, dovunque sei stato hai lasciato di te, in quanti ti hanno conosciuto e con quanti hai lavorato, un ricordo indelebile delle tue capacità politiche, delle tue qualità come persona, di quanto sei di animo buono, dolce.

Sei stato un fervido sostenitore del dialogo e della pace tra i popoli, quali unici strumenti della  politica, capaci di far convivere le diverse culture ed etnie.

In questi ultimi anni il tuo impegno, ancora più forte per gli eventi bellici in corso, si è unito a quello di altri milioni di persone che hanno manifestato i tuoi stessi principi.

In occasione della manifestazione per la pace di MILANO, del 15 novembre 2003, oltre al viaggio, abbiamo fatto assieme anche tutto il percorso ( mi ricordo che sei stato anche intervistato dall’Unità )

Abbiamo parlato della nostra imminente pensione, delle cose che avremmo potuto ancora fare.

 

Dal ritagliare un po più di tempo per noi  e al continuare a far qualcosa che riteniamo ancora oggi utile fare per affermare quei valori che hai sempre ritenuto irrinunciabili.

Caro Compagno Carlo, purtroppo la tua vita si è conclusa in quel letto d’ ospedale, prematuramente, senza che tu abbia potuto realizzare tutti i tuoi pensieri, i tuoi sogni, i tuoi progetti.

Hai affrontato con il tuo forte temperamento e carattere anche il trauma dell’amputazione della gamba.

Deciso a contrastare il male che ti assaliva hai consumato le tue ultime energie fiducioso di rimetterti in piedi in fretta.

So di certo che mi sgriderai…….., ma lasciatelo dire, ancora una volta, da chi come me ha visto in questi mesi scivolarti via la vita:

uno dei tuoi difetti è aver trascurato la tua salute.

Non ti sei voluto bene come invece lo volevi agli altri.

Caro Carlo, il male ti ha portato via e non sei più con noi.

Perdiamo un caro amico e i lavoratori un bravo sindacalista.

Ma la tua immagine vivrà nelle sembianze di tuo fratello Cesare, che ti è stato sempre accanto nella  lunga malattia.

In tua madre e nei tuoi cari riporremo l’affetto e la stima che abbiamo provato per te.

Da parte nostra, assumiamo come esempio la volontà e l’impegno che hai sempre dimostrato nel voler affermare i tuoi valori.

Sarà questo un modo perché tu possa continuare  a vivere nei nostri cuori.

Caro Carlo ci fa coraggio e ci consola, pensare che il dolore che oggi ci distrugge, presto lascerà il posto al ricordo che abbiamo della tua grande umanità.

 

Ciao Compagno Canini. Ciao amico. E, permettetemi, ciao grande amico mio.

 

Enzo Paolini

 

Rimini 5 gennaio 2005

 

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