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Caro Piero,

è toccato a me, che tra tutti noi sono uno degli ultimi che hai incontrato, rivolgerti questo saluto e non puoi immaginarti quanto sia l’intervento più difficile della mia vita.

Ci siamo conosciuti tre anni fa, quando anche per tua scelta, sono venuto a dirigere la nostra categoria.

Eppure è come se avessimo percorso una lunga strada insieme, come se da sempre le nostre strade si fossero incrociate.

Mi sono chiesto in queste ore tragiche che cosa rendesse possibile questa sensazione, che è di tutti quelli che ti sono stati a fianco nel corso della tua militanza.

La risposta è una sola: sei stato un dirigente che prima della testa e prima delle braccia hai sempre messo il cuore avanti a tutto.

Questo è stato il tuo primo merito: fare le cose che hai fatto nel sindacato e prima ancora nell’impegno politico e sociale degli anni giovanili, fino a questi ultimi giorni portando dentro la tua inconfondibile passione e carica umana.

Come tanti di noi, cosiddetti “sessantottini” hai conosciuto il fascino della militanza politica combattendo per un mondo migliore, là dove l’imperialismo negava la libertà dei popoli o il neo fascismo soffocava la voglia di democrazia dei giovani studenti e dei lavoratori.

Come tanti di noi hai sognato un mondo migliore e non ti sei mai rassegnato all’idea che tutto ciò potesse essere solo una utopia. Tant’è che non ti sei perso d’animo e dopo le lotte studentesche, dopo quel grande bagno di idealità hai iniziato la tua marcia nella concretezza dei problemi sociali quotidiani, come il problema della casa, che hai affrontato nella responsabilità di segretario del Sunia Provinciale agli inizi degli anni ’80 e poi quelli del lavoro.

E qui hai incontrato il sindacato, la Cgil, quella che sarebbe stata la tua vita, la tua scuola di vita, quella parte della vita sottratta alle aspirazioni e ai desideri personali che accompagnano gran parte delle persone che non amano le complicazioni.

Chi ti ascoltava, chi ti vedeva all’opera capiva subito che eri uno che ci credeva, che dava l’anima per quella causa alla quale hai sempre creduto.

Per questa tua dote ti abbiamo subito voluto bene e ci siamo affezionati così tanto a te, da rendere incolmabile il vuoto che lascia la tua scomparsa, tanto improvvisa quanto crudele.

Certo, non sei mai stato un compagno comodo per noi, perché nonostante la tua riservatezza hai sempre detto quello che pensavi, con la schiettezza di chi non ha nulla da perdere perché non ha nulla da chiedere per sé, con l’onesta morale ed intellettuale di chi ha messo al primo posto sempre e solamente il bene dell’organizzazione nella quale militavi e della quale eri dirigente.

E per questo hai anche conosciuto momenti difficili, non privi di amarezza, ma hai sempre guardato avanti senza rinunciare a quello spirito costruttivo che ha sempre caratterizzato il tuo modo di stare dentro l’organizzazione e che ti ha permesso di guadagnare la stima, la fiducia, il rispetto dei compagni e degli avversari.

E Piero aveva la stima anche di coloro con i quali ha combattuto battaglie epiche nel sindacato di categoria, proprio perché non erano battaglie contro le persone ma per affermare dei principi e dei valori

In un mondo dove il sentimento di rivalsa sembra spesso prevalere sulla tolleranza e sul dialogo hai dimostrato che la forza degli uomini e delle donne sta nella capacità di ascolto e nella disponibilità verso una missione che è al servizio di un bene collettivo e non individuale.

La tua è stata una bella lezione di vita per noi, una lezione importante con la quale siamo cresciuti ancora di più, perché ci hai fatto capire che si possono avere idee alte, obiettivi ambiziosi, si può sempre continuare a sognare un mondo migliore, nel lavoro, nei cantieri, nella società senza perdere di vista la concretezza dell’agire quotidiano, senza rinunciare al contatto con le persone in carne ed ossa che sono la vera essenza di chi ha scelto il sindacato come impegno di vita.

Anche grazie a te abbiamo imparato che l’umiltà non è avere idee modeste.

Tu eri un compagno umile, ma non avevi affatto idee modeste. Anzi, nella discussione tra noi portavi sempre degli stimoli nuovi, delle sollecitazioni, delle idee forti, come in questi ultimi mesi quando hai spronato la nostra categoria ad avanzare delle proposte concrete sui problemi dello sviluppo delle aree del Centro-Sud in occasione della Conferenza Nazionale sul Mezzogiorno.

Anche grazie a te abbiamo imparato che l’umiltà non è arrendevolezza.

E tu eri tutt’altro che arrendevole, non hai mai rinunciato a nessuna delle battaglie contro quelle che consideravi le ingiustizie, innanzitutto ai danni dei lavoratori. Hai sempre pensato che le battaglie per affermare i principi e gli obiettivi per i quali lavoriamo non sono cose che si dichiarano solamente ma sono cose alle quali bisogna mettere le gambe.

Come quando, un anno fa proprio in questi giorni, di fronte all’ennesima tragedia sul lavoro che causò la morte di due operai in un cantiere lungo l’autostrada all’altezza di S.Vito Chetino, assieme alla Cgil regionale hai imbracciato nuovamente la bandiera della sicurezza nei luoghi di lavoro, forse quella alla quale tenevi di più, per rilanciare una vasta campagna sul tema degli infortuni nei luoghi di lavoro, che resta la prima delle ingiustizie contro la quale ti sei battuto.

Ancora grazie a te abbiamo imparato che umiltà è dignità.

Non è un caso che sei stato uno dei dirigenti più sensibili ed autorevoli della Fillea, il sindacato delle persone forse più umili che esistano nel mondo del lavoro, ma al tempo stesso con un alto senso della dignità umana e dell’orgoglio di appartenenza.

Lavorando per loro hai presto imparato che il dire e il fare appartengono ad una sola dimensione e non conoscono gerarchie o status. Dirigere è indicare una strategia e tu non ti sei mai tirato indietro nel farlo, ma dirigere è anche rimboccarsi le maniche quando c’è da correre di qua e di là per cercare le risposte alle domande anche più banali di chi cerca nel sindacato e nel suo rappresentante un punto di riferimento, una certezza, un faro nella foschia pericolosa della società individualista.

Ci siamo incontrati l’ultima volta a casa tua qualche settimana fa, nonostante il male e appesi all’illusione di una sua sconfitta .

Hai trovato lo spirito e la forza di appassionarti alla battaglia elettorale in corso ed al suo esito che non hai potuto gustare e che avrebbe premiato anche il tuo impegno tenace ed appassionato.

Ma come sempre dalla politica, anche da quella grande, siamo poi andati a finire in una riflessione sullo sforzo organizzativo che il sindacato deve fare, anche con le moderne tecnologie, per essere sempre più vicino alle esigenze dei lavoratori.

Mi hai spiegato con entusiasmo i successi del nuovo programma informatico che anche grazie ai tuoi suggerimenti la Fillea ha messo a punto per essere all’altezza delle richieste di quei lavoratori che instancabilmente cercavi tutti i giorni di iscrivere al sindacato.

Ecco, eri un segretario regionale e un membro della Direzione Nazionale della Fillea, quindi, un pezzo grosso, come si dice in gergo, che però non disdegnava occuparsi della trincea.

Per questo non ci siamo meravigliati quando ti abbiamo proposto di tenere il nostro penultimo congresso nazionale di categoria a Montesilvano e tu, prima ancora di preoccuparti del discorso che come di consueto tocca al segretario ospitante ti sei sobbarcato, assieme ai compagni della tua struttura, l’intero sforzo organizzativo, regalandoci uno dei più bei congressi che la Fillea abbia organizzato.

E tutti ricorderanno i tuoi pannelli dipinti, perché..si, ci hai regalato, anche in quella circostanza, un po’ della tua anima, molto della tua anima e del tuo sentimento, senza dei quali non riuscivi neanche ad aprire bocca, ed eri uno che parlava molto…perché avevi molto sentimento!

E’ difficile –Piero- immaginare che dovremo fare a meno di te. E’ difficile perché è come fare a meno di un primo violino in una orchestra sinfonica affiatata. E’ difficile soprattutto perché la Fillea e la Cgil avevano ancora bisogno di te, delle tue idee e del tuo lavoro.

Abbiamo combattuto per anni contro tutte le ingiustizie ed oggi dobbiamo separarci ingiustamente, perché è difficile, è veramente difficile accettare che il nostro percorso finisca qui.

L’impegno che ci prendiamo, l’impegno che la tua categoria, la Fillea, il tuo sindacato, la Cgil, si prende è quello di farti vivere facendo vivere le idee e le azioni che ti hanno mosso fino a qualche giorno fa, portando avanti quel cantiere sindacale che insieme abbiamo aperto.

 Dobbiamo farlo per quel sindacato al quale hai creduto e per quei lavoratori che hanno creduto in te e come noi vivono questa prematura separazione come una insostenibile ingiustizia.

 Dobbiamo farlo soprattutto per la tua famiglia alla quale quel sindacato ti ha sottratto per tante ore e per tanto tempo e senza la disponibilità della quale tu stesso non avresti forse potuto dedicarti con tanta abnegazione all’impegno militante.

 Io so che non esistono parole per esprimere alla moglie Paola e alle figlie Serena, Gaia e letizia quello che ognuno di noi prova in questo momento. Sono parole che non potranno mai essere inventate e per le quali valgono l’affetto, la commozione, la solidarietà che in queste ore e in questi giorni sono stati espressi come un fiume in piena e comunque mai sufficientemente.

Non è possibile inventare il modo di comunicare un dolore così straziante, perché lo si può solo provare e noi tutti lo condividiamo con voi.

 Voglio solo dire che saremo con voi, non vi lasceremo sole, non lo farà la Cgil, non lo farà la Fillea.

Non è solo un dovere morale verso chi non c’è più. Per noi è qualcosa di più. E’ amore per ciò che è stato il mondo di Pietro ed è un modo per continuare a farlo vivere tra noi.

 E’ un piccolo, forse unico conforto in questo grande dolore. E’ il nostro impegno a far vivere l’essenza di Piero nella vita delle persone che oggi sono chiamate a conoscere lo smarrimento e la disperazione.

 Per te Paola e per le tue figlie che dovendo ancora crescere possano nutrirsi di questa essenza attraverso il nostro abbraccio, l’abbraccio di quel mondo e di quegli insegnamenti di vita che sono stati e rimangono anche di Piero.

 Le nostre strade –caro Piero- si separano qui, purtroppo.

Mi pesano le parole che non ho fatto in tempo a dirti, più di queste che ti ho detto, con il cuore di tutti noi.

 E quando oggi ti accompagneremo per il tuo ultimo viaggio penseremo a tutte le volte che abbiamo camminato insieme con le bandiere dei nostri sogni e le scarpe delle nostre battaglie quotidiane.

Sarà dura non averti più al nostro fianco, ma come ci hai insegnato, andremo avanti con il tuo cuore che batterà nelle nostre speranze.

 

Grazie Piero, per sempre.

 

Pescara, 18 giugno 2003

 

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