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·        Piena attuazione della legge sugli appalti in Sicilia,

·        Nuovi protocolli di legalità,

·        Efficienza della P. A. per la legalità e lo sviluppo nel settore delle costruzioni.

 

Relazione di:

Enzo Campo – Segretario generale FILLEA-CGIL Sicilia

Bozza non corretta

 

 

 

                            Mercoledì 5 Novembre 2003, ore 9,30

                            Hotel Sileno, via Venezia – Gela (CL)

 

 

 

In Italia il settore delle costruzioni è stato fino al 2002 e per i cinque anni precedenti, il comparto che ha avuto i risultati più significativi di crescita economica ed occupazionale.

Già il 2002, era stato meno brillante rispetto all’anno precedente.

Nel 2003 avremo una crescita intorno all’1%, mentre per i prossimi anni se non interverranno elementi di novità in termini di investimenti, per la verità cosa alquanto improbabile, vista l’ultima finanziaria nazionale che dimezza le risorse destinate al mezzogiorno comprese quelle alle infrastrutture, avremo una crescita ancora più bassa e addirittura  con segno negativo.

Per queste motivazioni la Fillea siciliana parteciperà numerosa all’iniziativa proposta da CGIL CISL e UIL che si terrà a Reggio Calabria il 15 novembre per lo sviluppo e per il Mezzogiorno.

Legge finanziaria, che oltre a dimezzare le risorse destinate al Sudo, attua una controriforma previdenziale pesante per i lavoratori italiani, assolutamente non sopportabile per i nostri  edili.

Cancellare dall’oggi al domani, non in termini figurati, ma proprio dal 31 dicembre 2007 all’1 gennaio 2008, la possibilità delle pensioni di anzianità, già difficili da raggiungere per un muratore, ma soprattutto la possibilità di andare in pensione  da 57 a 65 anni con almeno 5 anni di contributi è un fatto  intollerabile, in un contesto di scarse tutele per i lavoratori ultracinquantenni.

Il lavoro edile,  è lavoro fisico, esposto alle intemperie e alla fatica non può essere assimilato ad altre forme di lavoro meno stressanti fisicamente, per cui è impensabile andare in pensione con 40 anni di contributi o 65 anni, quasi nessuno arriva a questi livelli contributivi e dopo i  50 anni per la nostra gente è difficile trovare lavoro.

Per queste motivazioni siamo stati in prima fila nelle iniziative di lotta e  continueremo ad esserci nelle prossime manifestazioni.

Un altro aspetto negativo  della finanziaria, forse il più devastante, è quello dei condoni ed in particolare il condono edilizio.

Devastante non solo perché si potranno sanare tutti gli scempi urbanistici presenti e futuri  dato che la prima rata dell’oblazione si dovrà pagare a partire dal 31 marzo del 2004, ma soprattutto in quanto mina alla base il comune senso dell’onestà della società italiana proponendo come valori il proprio tornaconto personale a discapito del bene pubblico, una società che premia i furbi e penalizza i cittadini onesti.  Infine i ricavi dell’oblazione andranno allo stato, i costi delle urbanizzazioni primarie e secondarie saranno a carico degli enti locali, e dato che questi non hanno risorse da destinare a questi interventi, avremo una situazione nella quale saranno sanati legalmente tutti gli abusi e resterà inalterata la situazione di degrado delle nostre città e delle coste.

La situazione Siciliana è abbastanza delicata, nel quinquennio precedente siamo cresciuti, ma molto meno e con ritardo rispetto alla consistente crescita del resto d’Italia.

L’Edilizia in Sicilia è un settore diffuso, ma sostanzialmente povero e fragile, sia dal punto di vista imprenditoriale che per quantità e qualità di appalti, di conseguenza il settore cresce meno rispetto agli altri, nei momenti di espansione e anticipa le fasi di ciclo economico negativo.

Un esempio evidente di questo fenomeno lo riscontriamo da alcuni dati ISTAT riferiti all’occupazione del settore.

Nel 2001 sono stati impegnati nel comparto 148.610 addetti, nel 2002, 146.548, quindi – 1.4% rispetto all’anno precedente e infine comparando i due periodi gennaio luglio 2002 con 146.346 addetti, con lo stesso periodo del 2003 gli addetti sono 146.053 con un – 0,2%. Dati che cominciano a farci preoccupare sulla tenuta occupazionale del settore.

Quindi poche risorse, meno trasferimenti agli enti locali, e qui abbiamo un altro dato che può essere interessante, in Sicilia mettendo a confronto i primi nove mesi del 2002 con i corrispettivi del 2003, si evince chiaramente che sono crollati i bandi gara passando dai 1073 ai 668 del 2003 siamo in presenza di –35% ed in questo crollo  hanno un ruolo rilevante gli enti locali.

Risorse  limitate, non sempre utilizzate al meglio, debolezza imprenditoriale, scarso utilizzo  di capitale privato e infine una proliferazione legislativa, in particolare negli ultimi due anni  evidentemente non hanno dato al settore le certezze necessarie per continuare a crescere.

Ed è proprio  sul versante legislativo che oggi con questa iniziativa vogliamo approfondire la discussione, perché riteniamo che una corretta e completa applicazione della legge è condizione primaria per la crescita e lo sviluppo del nostro settore.

Si è più volte modificata la legge 109/94 (cosiddetta Merloni), c’erano voluti dieci anni per arrivare ad un sistema legislativo compiuto che aveva importanti novità, nella direzione della trasparenza e dell’efficienza, poi è arrivato il Governo Berlusconi e con il pretesto dello snellamento e accelerazione delle procedure ha smantellato tutto, una legge ad Hoc per le grandi infrastrutture  strategiche, legge obiettivo,ha provocato un conflitto istituzionale con le regioni, conflitto che in parte si è chiuso  con la sentenza della corte costituzionale dell’ 1 ottobre 2003.

Conflitto anche con le associazioni dei costruttori in quanto la politica delle grandi opere, seppur necessarie in questa fase congiunturale, toglie risorse alle opere tradizionali  colpendo la piccola e media impresa edile.

La nostra regione è stata una delle prime regioni a modificare ed aggiornare la propria legislazione, allineandola alla normativa nazionale pur mantenendo alcune peculiarità regionali, in parte proposte dal movimento sindacale unitario, modifiche realizzate con una  legge, quella del 2 agosto 2002 n° 7 è riferita alla merloni Ter e la legge del 19 maggio 2003 n°7  che recepisce nella legislazione  regionale la cosiddetta Merloni quater.

La legislazione siciliana  precedente in particolare la n°10 del ’93, sostanzialmente all’origine una buona legge, in quanto anticipatrice della L.109, aveva in più una parte innovativa, l’istituzione della stazione unica appaltante, parte innovativa mai applicata e vera novità nel panorama legislativo nazionale.

Tra le tante modifiche, nel 1998  fu inserita una norma riguardante il sistema di calcolo utile per l’aggiudicazione della gara, considerato che il sistema precedente si prestava fra l’altro ad avere ribassi oltre la soglia dell’anomalia, talvolta oltre il 40%.

Con il nuovo metodo introdotto si passò ad aggiudicazioni in cui gli abbattimenti degli importi a base d’asta erano nell’ordine dell’1% o giù di li, praticamente introducendo la proposta economicamente più svantaggiosa per la pubblica amministrazione.

Questo fenomeno è stato denunciato da noi, da alcuni imprenditori e associazioni datoriali, le forze politiche e soprattutto le forze dell’ordine e la magistratura.

Quindi la non attuazione della prima parte della legge n.10, e lo scandaloso nuovo sistema di calcolo per l’aggiudicazione degli appalti, ha spinto il governo ed il legislatore regionale a modificare la legge precedente.

Oggi il riallineamento alla legge nazionale, come anche noi sollecitato, ha riportato i ribassi d’asta che ancora nel 2002 erano di poco superiori all’1%, secondo i dati più aggiornati che sono riferiti a settembre 2003, i ribassi si attestano a poco più dl 13% in linea con la media nazionale.

Sulla legge regionale n°7 del 2002 e n° 7 del 2003, abbiamo  dato un giudizio sostanzialmente positivo, anche se alcune critiche e riserve le abbiamo mantenute e continuiamo a denunciarle.

1)      Giudizio positivo riferito innanzitutto al Documento Unico di Regolarità Contributiva che attesta l’avvenuto versamento dei contributi previdenziali e contrattuali a INPS, INAIL, CASSE EDILI. Riteniamo questo strumento di fondamentale importanza nella lotta contro il lavoro nero, di cui il settore edile è uno di quelli con il più alto tasso di irregolarità 23.3% secondo i dati ISTAT a settembre 2003 terzi in questa non gradita classifica dopo Campania e Calabria.

2)    Apprezzamento va manifestato al legislatore di non avere abrogato, anche se le spinte erano notevoli da parte di ampi settori imprenditoriali, l’art. 21 della legge regionale n°20 del 1999. Quest’articolo contiene norme più stringenti per i sub appalti e le forniture, in particolare equipara quest’ultime ai sub appalti e quindi come i subappalti devono essere autorizzati dalla committenza.

Sempre l’art. 21 stabilisce che per i lavori cosiddetti privati, il comune prima di concedere autorizzazioni o concessioni  o al momento della dichiarazione di inizio lavori l’impresa debba fornire i certificati liberatori di INPS, INAIL, CASSE EDILI.

Si comprende bene come per noi l’istituzione del DURC  per via legislativa e il contenuto dell’ultimo comma dell’art. 21, li consideriamo strumenti fondamentali nella lotta contro il lavoro nero.

3)    Il principio accolto nel testo regionale della informazione preventiva alle parti sociali del piano triennale e gli aggiornamenti annuali delle opere pubbliche.

Abbiamo chiesto ed ottenuto questa interlocuzione con tutti i soggetti pubblici per avere la possibilità di conoscere e intervenire a monte del processo  decisionale del sistema degli appalti e dello sviluppo del territorio. E’ per il movimento sindacale una possibilità che va colta nella sua interezza, se vogliamo uscire dalla condizione di intervento solo nella fase di realizzazione dell’opera quando si apre il cantiere, fase per noi fondamentale perché vi si concentrano gli interessi che noi rappresentiamo, cioè il rapporto con i lavoratori, lavoro, diritti, salute, sicurezza, formazione, salario -

Riteniamo invece che il movimento sindacale può e deve assumere anche un ruolo di controllo e di stimolo, nei confronti delle stazioni appaltanti affinchè non si costruiscono più strade che non portano da nessuna parte, e dighe senza una goccia d’acqua.

1)      Il giudizio critico era riferito in primo luogo alla stazione unica appaltante, ritenendo alta la soglia di un milione 250 mila Euro.

2)    Un limite lo avevamo riscontrato nei compiti che il legislatore ha attribuito al direttore dei lavori, noi chiedevamo che quest’ultimi avessero compiti più precisi nelle funzioni di controllo per quel che riguarda la regolarità contributiva previdenziale e contrattuale dei lavoratori.

Proprio perché siamo convinti che tutti gli operatori del mercato degli appalti pubblici devono avere certezze legislative, non ci stancheremo mai di denunciare la lentezza del governo regionale ed emanare i decreti attuativi della legge.

A distanza di più di due anni sono pochi i decreti realizzati.

Tra quelli fatti:

1)      la convenzione con l’autorità di vigilanza nazionale;

2)    schema tipo per la realizzazione dei piani triennali delle opere pubbliche;

3)    schemi di Bandi-tipo.

Non sono stati ancora realizzati:

1) Il DURC, l’Assessore regionale ai lavori pubblici non ha promosso, come gli impone la legge, e malgrado le nostre richieste di incontro rimaste ripetutamente disattese, l’intesa con INPS, INAIL, CASSE EDILI  per il DURC. Se attivasse l’intesa si aiuterebbe concretamente tutte quelle realtà provinciali ed in particolare i prefetti che in alcune  province come a Messina, stanno tentando di realizzare il DURC quale strumento di lotta razionale contro il lavoro nero.

2)    Attività di studio, progettazione e direzione lavoro, affidamento di incarichi d’importo compreso tra 100 e 200 mila Euro.

3)    Fondo di rotazione per la progettazione definitiva

4)    Ufficio regionale per l’espletamento delle gare per l’appalto di lavori pubblici;

a)     Istituire le commissioni, nominare i componenti dell’amministrazione regionale.

b)    Approvare lo schema di regolamento per il funzionamento dell’ufficio regionale per l’espletamento delle gare di appalto.

E’ scandaloso che nessuno sollevi questi problemi né le forze politiche né le amministrazioni pubbliche.

Sempre più spesso vengono scoperte storie di corruzione e di manipolazione delle aggiudicazioni di gare di appalti pubbliche, con l’ultima scoperta a Trapani che vede implicato l’ingegnere capo della provincia assieme ad alcuni suoi collaboratori.

Rispetto a questi fatti intanto, la Presidente della Provincia, polemizza con la FILLEA- CGIL di Trapani, in quanto la nostra organizzazione, con un documento pubblico denuncia questi fenomeni di corruzione, la Presidente invita la Fillea a rivolgersi al magistrato – Vorrei ricordare alla dottoressa Adamo che noi le denunce le abbiamo fatte, le continueremo a fare pubblicamente e la magistratura ne è a conoscenza – Proprio per questa cristallinità di comportamenti, i nostri dirigenti in quella Provincia hanno pagato un prezzo molto alto, noi non ci lasciamo intimidire né dai mafiosi né dalla cattiva politica.

Per combattere la corruzione e la mafia, non serve  la proposta bizzarra, fatta qualche tempo fa dalla Presidente Adamo, cioè fare gestire gli appalti della sua provincia, da quella di Trento. Sarebbe ,invece, molto più utile, chiedere con forza al governo regionale, che istituisca subito l’ufficio unico per gli appalti in Sicilia e nelle nove province.

Fino ad oggi siamo in presenza di un silenzio assordante -

Quindi oltre alle necessarie risorse economiche, è condizione indispensabile, per un corretto sviluppo del settore edile, avere buone leggi ed esigibili da tutti gli operatori nella loro interezza. Per queste motivazioni riteniamo importanti i decreti attuativi della L.R. n,7 del 2002.

Altra questione che vogliamo sollevare con forza è quella dell’applicazione dell’ultimo comma  dell’articolo 21 della L.R. n. 20 del 1999, quello per intenderci che si riferisce ai lavori privati, per i quali i comuni rilasciano autorizzazioni e concessioni o quando viene fatta la dichiarazione di inizio lavori, l’ente preventivamente dovrebbe richiedere l’iscrizione all’INPS, INAIL e Casse Edili e poi i certificati liberatori dei tre enti.

Sono pochi i comuni che applicano integralmente questa legge : se lo facessero tutti si darebbe un colpo mortale al lavoro nero, perché proprio in questi settori è più presente. Sempre più spesso amministratori e funzionari comunali hanno in questo senso un atteggiamento burocratico, si limitano a guardare le carte, chiudendo tutti e due gli occhi per quel che succede nei cantieri dove regna incontrastato il lavoro nero. I controlli sono molto limitati da parte delle AUSL,  ispettorato,  comune.

E’ in atto nel settore degli appalti pubblici un processo di deresponsabilizzazione della P.A. si tende ad esternalizzare  fasi importanti del ciclo dell’appalto, quali la progettazione e la direzione dei lavori, da un lato sono sempre meno le responsabilità che i funzionari pubblici sono portati ad assumere, dall’altro il sistema politico si garantisce l’appoggio di vasti settori degli ordini professionali.

Chiarisco, che non sia giusto affidarsi a dei professionisti esterni, ma questi affidamenti avvengono penalizzando gli uffici tecnici della P.A. e spesso non avvengono nella trasparenza. Per questa motivazione chiediamo con forza che l’assessore ai lavori pubblici emani il decreto attuativo delle modalità di conferimento di incarico di studio, progettazione e direzione lavoro, per l’affidamento di incarichi d’importo compreso tra 100 e 200 euro. E chi potrebbe impedire agli amministratori di ricorrere con le stese procedure per incarichi di importo inferiore?

Comunque la committenza pubblica ha sempre una responsabilità,sia riferita alla qualità dell’opera, o a quella dell’accessibilità per tutte le imprese a  concorrere  ad un appalto pubblico, o per quanto riguarda la sicurezza, il rispetto del contratto di lavoro e dei contributi previdenziali da assicurare ai lavoratori. Hanno un ruolo fondamentale in questo contesto il responsabile unico del procedimento, il direttore dei lavori e il coordinatore per l’esecuzione dei lavori.

Tutta questa parte sarà approfondita dall’ingegnere Ciccone  nel suo intervento.

Altra grande questione ancora attuale è quella dell’infiltrazione della mafia nell’economia ed in particolare nel settore delle costruzioni. La magistratura e le forze dell’ordine hanno svolto e continuano a volgere una efficace azione di contrasto. Quasi quotidianamente vengono assicurati alla giustizia imprenditori mafiosi o collusi, come pure vengono sequestrati ingenti patrimoni.

Nella nostra regione, in particolare nelle province di Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Catania, non si muove una pietra, se prima non si paga la tangente alla mafia. In altre realtà dove non arriva la mafia c’è il racket delle estorsioni.

La mafia in queste realtà esercita un controllo asfissiante del territorio. Si paga il 2-3% del importo dell’opera alla famiglia del luogo, per mettere a posto le carte come dicono i mafiosi.

La tangente si paga in vario modo acquisendo direttamene gli appalti, imponendo i subappalti, fornendo mezzi per il movimento terra, discariche abusive, imponendo dove compare il calcestruzzo o il ferro, fino ad arrivare ad imporre quote di assunzione di manodopera quale strumento di consenso sociale.

La sola azione di contrasto giudiziario è condizione necessaria ma non sufficiente.

Notiamo un calo di tensione, sono rare le voci che si levano a denunciare questi fenomeni. Uno dei pochi amministratori che hanno il coraggio di denunciare queste situazioni è il Sindaco di Gela, Rosario Crocetta, che con le sue iniziative e denunce sull’infiltrazione mafiosa nell’economica gelese in particolare negli appalti ha riproposto con forza questo grave fenomeno. Fare presenziare i Carabinieri nel momento di aggiudicazione dell’appalto non è solo un atto simbolico di legalità, ma deterrente per gli illeciti che si possono perpetrare all’apertura delle buste, dato che ancora non si è pienamente realizzato il metodo di iniziare e concludere la gare senza soluzione di continuità. Le gare si devono aprire e chiudere nella stessa giornata.

Le denunce del sindaco di Gela le sosteniamo con forza. Da anni sosteniamo le stesse posizione, le abbiamo fatto pubblicamente in iniziative e abbiamo contribuito a proporre soluzioni. Ma la semplice denuncia è condizione necessaria ma non sufficiente. L’appalto pubblico è un sistema complesso e deve essere affrontato non semplicisticamente.

Quindi non c’è una fase specifica, risolta la quale tutto si risolve, sono tante e tutte strategiche le fasi nelle quali si sviluppa l’appalto. Si comincia dalla fase programmatoria, piani triennali e aggiornamenti annuali:

la progettazione in tutte le sue fasi;

le modalità di affidamento dell’appalto;

la gara e l’aggiudicazione;

il cantiere, appaltatori, subappaltatori, fornitori lavoratori. Infine il collaudo.

L’appalto è una relazione di più soggetti, pubblici e privati- Tra il pubblico gli amministratori che programmano, e l’apparato amministrativo che esegue, in una divisione di ruoli certi dal punto di vista delle procedure,  con un ruolo di grande responsabilità del  comando politico, se questo è deciso e chiaro nella direzione della legalità, della correttezza, della qualità dell’opera del rispetto di chi lavora nella realizzazione del manufatto, allora anche l’apparato amministrativo avrà più forza ed autorevolezza nei confronti di tutti i soggetti che interloquiscono con la P.A. saranno più forti nel fare rispettare la legge in tutte le sue parti.

Quando non c’è questa chiarezza del comando politico, diventano troppo deboli gli apparati amministrativi preposti alla gestione esecutiva dell’appalto, sia in direzione dei controlli di qualità dell’opera che di regolarità dei soggetti che operano nel cantiere, in particolare i nostri lavoratori.

Il peggio comunque avviene quando si percepisce che il comando politico, per il proprio tornaconto di consenso economico ed elettorale, si è messo d’accordo con il sistema delle imprese o con il sistema mafioso o con tutte e due, a quel punto la corruzione e il malaffare diventano molto più pregnanti e chi ne paga le conseguenze sono i lavoratori, le imprese sane, ed i cittadini onesti che con le loro tasse si realizzeranno opere inutili e di scarsa qualità.

La mafia non è eterna nè invincibile, si può e si deve sconfiggere. Per riuscire è necessaria una coralità di interventi che, partendo dal basso, coinvolga enti locali e le diverse stazioni appaltanti, le OO.SS. e le associazioni dei costruttori, il mondo della cooperazione, le piccole imprese e gli artigiani.

E’ necessario che le forze sociali e le istituzioni che hanno compiti distinti, trovino un luogo di incontro, di monitoraggio e di riflessione per facilitare le azioni comuni di contrasto.

In questi anni abbiamo portato avanti come strumenti di controllo dal basso i protocolli di legalità contro le infiltrazioni mafiose ed il lavoro nero.

Spesso i protocolli sono stati vissuti da parte delle stazioni appaltanti come pedaggio da pagare alle richieste delle OO.SS. ed all’opinione pubblica o vissuti come un fastidioso passaggio burocratico.

Noi non vogliamo fare protocolli dovunque, e con chiunque li vogliamo realizzare dove se ne sente la necessità,  possono essere di vario tipo, e rispondere a diverse esigenze.

In certe realtà dove esiste una forte disoccupazione, si possono proporre alle stazioni appaltanti protocolli che senza andare contro le leggi del mercato del lavoro spossano sensibilizzare le imprese, a parità professionale, ad assumere maestranze locali; oppure dove siamo in presenza di forte incidenza di lavoro nero, si può concordare con la stazione appaltante, che come abbiamo visto è sempre responsabile di quello che succede nel cantiere, attraverso il responsabile del procedimento e del direttore dei lavori sul controllo del rispetto delle norme contrattuali e previdenziale dei lavoratori. La legge tra i compiti del direttore dei lavori, stabilisce che deve controllare , non dice ogni quanto tempo. Il protocollo tra le parti può stabilire che i controlli devo essere effettuati ogni mese   o ogni due mesi.

Oppure protocolli per lo snellimento delle procedure autorizzative. La legge n. 20 del 99 all’articolo 21 stabilisce che in Sicilia la fornitura il nolo e la fornitura e posa in opera devono essere autorizzate, non dice in quanto tempo devono avvenire queste autorizzazione, porre un tempo certo e congruo aiuterebbe certamente le imprese.

Infine per quanto riguarda i protocolli di legalità, anche qui non dovunque, ma dove sono necessari.

Su questi aspetti dobbiamo prima fare alcune considerazioni, il fenomeno della illegalità fondamentalmente in edilizia è concentrato sempre meno nelle imprese che vincono gli appalti e nei subappalti, in quanto controllati e per i subappalti autorizzati. Invece i noli, le cave, le forniture di calcestruzzo sono quelli, a detta delle forze dell’ordine e della magistratura, più inquinati della criminalità.

Rispetto alle forniture la stazione appaltante deve conoscere le modalità di affidamento delle forniture, a partire dalle imprese invitate e dalle valutazioni economiche che stanno alla base delle aggiudicazioni. Sarebbe necessario fissare un numero minimo di imprese da invitare proprio per tentare di rompere quelle situazioni diffuse di monopolio tipiche della programmazione  mafiosa dell’economia.

Avviandoci velocemente alle conclusioni, ritengo che per quanto riguarda i protocolli di legalità, l’attenzione deve essere concentrata sulle forniture. E’ questo il nervo scoperto del sistema. Noi oggi facciamo alcune proposte, siamo aperti a confrontarci con tutti, Amministratori, associazioni imprenditoriali, ordini professionali al fine di trovare soluzioni ai nostri problemi.

Abbiamo scelto di fare questa iniziativa a GELA, perché questa città è emblematica di tutte le questioni che oggi discutiamo, ma anche perché a Gela ci sono risorse umane e politiche ricche di tradizioni di lotta e di iniziative, ed è proprio da questa città vogliamo rilanciare le nostre proposte per combattere e sconfiggere chi sfrutta i lavoratori, i corrotti ed i mafiosi.

 

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