![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
Relazione introduttiva
Giuseppe Valentino (Segretario Generale Fillea Cgil Catanzaro)
L’iniziativa di questa sera si propone di affrontare alcune importanti tematiche che rappresentano per certi versi la cartina di tornasole della modernizzazione della Calabria. Aldilà delle specifiche opere pubbliche delle quali avrò modo di parlare nel corso della mia relazione, le Infrastrutture, lo Sviluppo e la Legalità sono le fondamenta per la costruzione di un processo di crescita dell’intera Regione. La Legalità, prima di tutto, rappresenta per questa terra, e in maniera a noi tutti più palese dopo l’omicidio dell’on. Francesco Fortugno, la base sulla quale poggiano e si intrecciano tutti gli altri elementi fondamentali per la crescita della Calabria.
La nostra economia regionale è fortemente condizionata dall’inquinamento malavitoso in tutti i settori economici e produttivi, negli apparati pubblici e soprattutto nel settore edile. La ‘ndrangheta non si accontenta più di lucrare sulle opere pubbliche attraverso l’estorsione ma vuole gestire essa stessa il mercato degli appalti attraverso diverse forme di intervento che vanno dal controllo delle assunzioni sui cantieri, delle forniture e dei servizi, all’aggiudicazione dell’appalto stesso attraverso imprese “prestanome”.
Se consideriamo che l’economia calabrese non vive di grandi filiere industriali ma è fortemente condizionata, e i dati economici di questi anni lo dimostrano, dall’andamento del settore delle costruzioni, ci rendiamo conto di come la “legalizzazione” del settore edile può rappresentare un passo significativo verso la lotta alla criminalità organizzata.
Legalizzare il settore significa esercitare l’azione di controllo della Pubblica Amministrazione rispetto alla gestione dell’appalto. Significa dotarsi di strumenti di contrattazione preventiva sulle grandi opere pubbliche che rendano il mercato degli appalti più trasparente possibile e limitino il più possibile i fenomeni meno controllabili come i sub-contratti (sub-appalto, nolo, la posa in opera, forniture e servizi) o che li normino in maniera efficace ed esigibile.
Com’è facile dedurre, gli interessi della ‘ndrangheta sono diversi da quelli della Pubblica Amministrazione. All’una interessano i profitti e il controllo del territorio all’altra che le opere si realizzino.
Le due infrastrutture delle quali ci occupiamo questa sera rappresentano per questo pezzo di territorio e per la Calabria intera un’occasione di Sviluppo e di rilancio economico straordinario.
La SS 106 è un’opera di interesse strategico fondamentale per questa Regione. I limiti e la pericolosità di questa arteria sono a tutti noti, non a caso viene definita la strada della morte. È attualmente caratterizzata dalla sua scarsa transitabilità e insicurezza per il fatto che attraversa diversi centri abitati a forte vocazione turistica. La mancanza di percorsi alternativi, soprattutto nella stagione estiva, la fa diventare intransitabile perché si concentrano su di essa diverse tipologie di veicoli, da quelli pesanti per il trasporto delle merci e delle persone, alle macchine nonché ai ciclomotori. L’intervento di modernizzazione di questa strategica infrastruttura ci vede come Fillea e come Cgil fortemente interessati. Da anni chiediamo che la SS 106 assieme alla Sa-Rc e alle Trasversali siano inserite nell’elenco delle priorità del Governo nazionale e della Regione. Il tratto che interessa la provincia di Catanzaro è quello compreso tra Squillace e Simeri Crichi per il quale è stato previsto un finanziamento di 740 mil € ed è stata appaltata alla società Astaldi s.p.a. in funzione di Contraente Generale.
Ma la politica degli annunci e delle “prime pietre” non è quella che serve alla Calabria. L’allarme lanciato dai costruttori nella scorsa settimana sul taglio ai fondi Anas coincide con le preoccupazioni che noi abbiamo più volte espresso. L’Anas, dice l’Ance in un comunicato del 10 novembre scorso, non è in grado di rispettare il pagamento delle commesse già in essere. Non è in grado, con i tagli della precedente finanziaria e maggiormente con quelli previsti nel 2006, di pagare le imprese che hanno già maturato i Sal sulle opere già cantierizzate e per le quali si sta continuando per ora a lavorare. Non sarà in grado di cantierizzare nuove opere già previste nel programma lavori dell’Ente e farà slittare l’inizio dei lavori di quelle già appaltate. Noi chiediamo all’Anas chiarezza sui fondi. È vero o non è vero che i problemi di cassa sono in questo momento seri e preoccupanti? Sono legittime le preoccupazioni dell’Ance, che sono anche le nostre, su questo fronte? Vogliamo sapere insomma se i lavori per la modernizzazione della SS 106 partiranno a inizio 2006 come previsto o se non esistono le coperture finanziarie atte a dare sicurezza all’impresa Astaldi per l’avvio dei lavori. La SS 106 rappresenta per questo territorio e per la Calabria, la continuazione del corridoio adriatico, il collegamento con l’Italia e con il resto d’Europa. La fascia jonica è una zona ad alta depressione economica anche a causa della mancanza di infrastrutture moderne e di qualità. L’attuale SS 106 ha una velocità commerciale di 35 km orari e per un’azienda che vuole insediarsi su questo territorio, e che fa quindi uno studio di fattibilità elementare sui costi da sostenere, tutto ciò rappresenta un gap di non poco conto, un disincentivo vero e proprio alla sua localizzazione in tale contesto. Non a caso, infatti, le aziende regionali e nazionali preferiscono collocarsi lungo l’asse tirrenico che se non offre strade e ferrovie straordinariamente avanzate e qualitative rispetto al resto d’Italia in confronto alla zona jonica diventano un differenziale importante, per l’alta concentrazione di infrastrutture intermodali presenti, ferrovie, autostrada, porto di Gioia Tauro, aeroporto di Lamezia T. che determinano una situazione di vantaggi non indifferenti nella celerità degli scambi commerciali e nell’abbattimento dei costi di trasporto. Tutto questo è causa di povertà per l’intera fascia costiera jonica e non è un caso se proprio qui si addensano fenomeni di disoccupazione elevata, abbandono dei centri storici, emigrazione giovanile, modestissimi redditi pro-capite. Bisogna modificare questo stato di cose, la statale 106, non il Ponte, deve diventare un’opera da realizzare prioritariamente, deve essere determinata, dunque, in via definitiva la progettazione generale e quella esecutiva per lotti funzionali successivi, reperendo le risorse finanziarie necessarie. La giunta regionale, le amministrazioni provinciali e locali, le forze sociali e politiche, devono spingere con più determinazione in questa direzione, chiedendo, in questo momento chiarezza sulle opere appaltate ma che ancora non hanno iniziato i lavori, come appunto la tratta di cui parlavo prima. Questo appalto, rientra nella fattispecie previsto dalla legge obiettivo. L’analisi che la Fillea e la Cgil fanno della Legge Obiettivo è del tutto fallimentare. Questa legge, infatti, non ha prodotto nessuna accelerazione nella realizzazione delle grandi infrastrutture e presenta dei caratteri di profonda criticità: - il finanziamento delle opere stesse: le risorse annunciate non sono mai state effettivamente disponibili; - la creazione di due mercati separati delle costruzioni: quello delle grandi opere caratterizzato dalla figura del Contraente Generale e il mercato delle costruzioni ordinario regolato dalle norme delle “Merloni”; - ha indebolito, o a contribuito a farlo, il sistema della grande impresa edile italiana poiché l’obbligo delle imprese di pre-finanziare le opere espone le stesse a crisi finanziarie; - ha moltiplicato l’utilizzo dei subappalti perché l’impresa aggiudicataria si sostituisce all’Ente Appaltante e non realizza l’opera incidendo perciò in negativo sulla qualità dell’opera stessa.
Per quanto concerne la Trasversale delle Serre dobbiamo purtroppo evidenziare, che è diventata una vera e propria telenovela che dura almeno da trentacinque anni, si sta procedendo a rilento e nel modo peggiore, voglio a me ricordare che quando si decise di costruire la tratta pedemontana di collegamento tra Seste Calende e Domodossola, d’aggiramento del lago maggiore, anche li tramite, gallerie, ponti e trincee, l’opera per una lunghezza d’ottanta chilometri venne realizzata in 7 anni.
Per quanto concerne, invece, la Trasversale delle Serre, questo necessario collegamento tra area ionica e tirrenica, tutto procede con una lentezza estenuante.
E’ necessario ricordare che l’intero percorso è lungo 52 km, di questi, solo 3,5 km sono stati realizzati, sulla parte tirrenica qualche decennio fa, mentre per quanto riguarda la parte ionica i lavori di costruzione di 6 km di strada, iniziati nel 1997 non sono stati ancora completati
Se per assurdo il tempo di avanzamento dei lavori dovesse coincidere con quello di questi lotti, cioè 700 metri all’anno, i tempi di realizzazione dell’intero percorso che rimane da completare sarebbero biblici. Diventerebbe un’opera inservibile e irrealizzabile perchè prevedrebbe tempi di realizzazione superiore ai 65 anni.
Noi valutiamo positivamente l’appaltato dei lavori relativi al tronco IV, la bretella di collegamento Chiaravalle-Serra S. Bruno e il lotto IV bis, Chiaravalle- Montecucco; complessivamente 22 Km di strada per un importo complessivo di 166 milioni di euro. Ma quanto accaduto, e sta ancora accadendo ai lavori in corso, appaltati all’impresa Mazzitelli, devono costituire l’esperienza affinché gli identici errori non siano ripetuti.
La storia di questi lavori è nota ormai a tutti, e li riassumo brevemente e a grandi line. L’esperienza accumulata in questi anni è fortemente negativa nella gestione dei cantieri, dei rapporti sindacali, del rispetto dei diritti dei lavoratori e della prosecuzione dei lavori.
Un’opera partita male dall’inizio, che venne aggiudicata con circa il 45% di ribasso ad un ATI con a capofila l’impresa Mazzitelli.
Dobbiamo evidenziare, sperando che tutto ciò sia alle nostre spalle, che per queste prime opere in corso di realizzazione, l’Anas si è dimostrata poco disponibile ad un confronto stringente con il sindacato e rispetto ai problemi che di volta in volta venivano segnalati. La stessa impresa ha tentato in modo strategico di marginalizzare il sindacato, visto come elemento di fastidio, tanto è che i tre lotti in costruzione sono stati suddivisi ad altrettante società consortili, tutte con alle dipendenze meno di 15 lavoratori, proprio per non permettere l’attività di rappresentanza sindacale.
La gestione del cantiere è stata, e rimane caratterizzata dal mancato rispetto dei diritti dei lavoratori a partire da quelli contrattuali: stipendi che vengono erogati in ritardo e saldati in diversi acconti, mancato versamento della Cassa Edile e degli oneri assicurativi e previdenziali (Inps e Inail), continue sospensioni dei lavori causati dai numerosi scioperi mirati alla richiesta del salario e un blocco delle lavorazioni di circa due anni causato da un’azione arbitraria dell’impresa realizzatasi nel 2002 con il licenziamento in tronco di tutte le maestranze per chiusura cantiere. Tutto questo, unito al fatto che è mancato un sistema di relazioni tra Anas, sindacato e impresa, ha causato una dilatazione dei tempi di consegna dell’opera ormai arrivata al capolinea con qualche accento critico. Se, infatti, il lotto 1 e 2, rispettivamente Chiaravalle ed Argusto, nei calcoli fatti dall’Anas verrà ultimato entro la primavera del 2006, le lavorazioni del lotto 3, quello di Gagliato, sono ancora in uno stato di avanzamento al di sotto del 50%. Su questo lotto c’è il sospetto, o la quasi certezza, che l’Anas andrà verso la rescissione del contratto all’Impresa.
Sul mancato accantonamento degli oneri assicurativi e previdenziali e della Cassa Edile abbiamo intrapreso come Fillea l’ennesima azione di denuncia alle autorità preposte nei confronti della Ditta e abbiamo sollecito l’Anas al pagamento diretto delle spettanze contrattuali ai lavoratori. La procedura è ormai volta al termine con un solo punto interrogativo che è però centrale. L’Anas ha la disponibilità economica per potersi sostituire all’impresa nei versamento o i problemi di cassa che prima accennavo provocheranno scompensi anche su questo fronte?
È interessante capire come si intende agire, inoltre, per contrastare fenomeni di criminalità ed illegalità che su questo cantiere si sono purtroppo verificati. È del luglio scorso un vile attentato che ha colpito direttamente la dignità e la sicurezza dei lavoratori che operano in questo cantiere. Un’azione dai contorni pericolosi per il segnale che ha voluto lanciare. Sono entrati in cantiere armati di pistola intimando ad alcuni lavoratori di sospendere la propria attività lavorativa e hanno dato fuoco ad un mezzo dell’impresa. Il segnale è chiaro: questo è il nostro territorio e qui vogliamo continuare a comandare noi.
E allora si rende necessaria, per evitare che il cantiere diventi la frontiera dell’illegalità e del mancato rispetto dei diritti e della dignità dei lavoratori, una responsabile azione di regolamentazione preventiva dello stesso.
Occorre cioè contrattare preventivamente le regole e i paletti entro i quali il cantiere deve gravitare.
Occorre regolamentare e limitare la diffusione dei sub-contratti (subappalto, forniture, posa in opera, nolo, ect), chiedere che l’opera venga eseguita in qualità e nei tempi previsti, chiedere l’assunzione di manodopera locale e che la stessa venga formata in ingresso e durante la realizzazione dei lavori, porre le condizioni per limitare i fenomeni di illegalità diffusa come il lavoro nero, pretendere misure di sicurezza adeguate.
Per fare questo oltre al ruolo contrattuale precipuo del sindacato bisogna che gli enti locali, l’impresa e l’Anas si adoperino su un fronte comune che abbia come risultato l’elaborazione di un protocollo su legalità, sicurezza e sviluppo di questa area della Calabria partendo proprio dal cantiere della Trasversale delle Serre.
Le Amministrazioni Provinciali di Catanzaro e Vibo Valentia e gli Assessorati Regionali preposti si devono adoperare per chiedere fin da subito il completamento e la progettazione esecutiva dei Tronchi mancanti alla completa realizzazione dell’intera Trasversale e a reperire le risorse necessarie per finanziarla. Bisogna chiedere, come noi facciamo oggi con forza, fondi certi che garantiscano l’apertura dei cantieri ma soprattutto il completamento dei lavori.
In generale bisogna, assessore Incarnato, concretizzare seriamente le proposte normative avanzate dalle confederazioni sindacali unitarie e dalla confindustria rispetto al mercato degli appalti ed approvare al più presto la Legge Regionale sui Lavori Pubblici. Strumento utile per combattere il lavoro nero e l’illegalità diffusa nel settore, attraverso criteri di esclusione delle imprese irregolari dalle gare di appalto e di selezione delle imprese sane, limitare e regolamentare la sub-contrattazione, i servizi e le forniture ed incentivare la formazione professionale dei lavoratori.
Nel frattempo, visto l’iter burocratico relativamente lungo che necessita l’approvazione della Legge, ci appare interessante la proposta lanciata dall’assessore Incarnato sulla costituzione di una Centrale degli appalti che limiti le stazioni appaltanti. Perché è spesso nel proliferarsi delle stesse che trovano humus fertile i fenomeni di distorsione del mercato e di illegalità di cui parlavo prima: la stazione appaltante unica può essere uno strumento utile per contrastarli. Ma si crei subito e la si verifichi sul campo, perché è di queste scelte, di questi atti pratici, del ruolo responsabile delle pubbliche amministrazione e delle istituzioni, della concertazione tra le parti sociali che hanno bisogno i lavoratori e la Calabria per crescere, svilupparsi e liberarsi dalla morsa soffocante della criminalità.
Chiaravalle Centrale, 18/11/2005
|
|
©Grafica web michele Di lucchio