>dove siamo  >chi siamo  >Contrattazione  >Documenti  >Dipartimenti  >Agenda  >News  >Uff.Stampa >Mappa sito >Le nostre foto >Valle Giulia >Disclaimer

 

Stampa questo documento

Relazione Martini     Comunicato stampa

 

Apertura del negoziato per il rinnovo del Ccnl Edili 2004

Roma, 14 novembre 2007 – Presentazione della piattaforma

 

(Prima parte Relazione introduttiva di Franco Martini,

 il testo integrale sarà disponibile sul sito nei prossimi giorni)

 

Premessa

 

Vorrei innanzitutto ringraziare, a nome delle tre segreterie nazionali di Filca-Feneal-Fillea, la Presidenza dell’Ance per aver accolto la richiesta di incontro, che riteniamo utile inaugurare con il medesimo appello rivolto in occasione del precedente rinnovo: siamo il settore che più di tanti altri ama le cose concrete e costruttive; per questo dovremmo assumere l’impegno a ridurre al minimo indispensabile il tempo dedicato alle liturgie negoziali, che generalmente è tempo perso, proponendoci di mantenere centrale l’obiettivo di realizzare nel più breve tempo possibile il rinnovo contrattuale, questo sia nell’interesse dei lavoratori, che delle imprese del settore.

 

Questo obiettivo è per noi possibile oggi più che nelle altre occasioni che ci hanno visti impegnati, perché gli anni ed i mesi che abbiamo alle spalle descrivono un periodo nel quale entrambe le parti si sono adoperate per realizzare iniziative utili al settore. L’Ance, con i sindacati e le altre associazioni dei costruttori hanno fatto si che i problemi del settore fossero tenuti al centro dell’iniziativa politica e legislativa e qualche risultato lo si è visto, soprattutto nel campo della lotta la trasparenza del lavoro e delle imprese, soprattutto nelle aree più difficili del Paese, dove l’irregolarità si intreccia con i fenomeni illegali e criminosi. Credo importante dare atto e riconoscere lo sforzo che alcuni imprenditori del Sud e non solo hanno fatto in questi mesi, per spezzare la catena dei ricatti che le organizzazioni illegali esercitano da anni sull’economia del settore, mettendo anche a rischio la propria sicurezza. E’ un segnale di quanto il terreno della trasparenza, della legalità, della regolarità sia l’unico in grado di restituire forza e capacità competitiva all’impresa e al tempo stesso per tutelare le condizioni e i diritti dei lavoratori.

 

Da questo punto di vista, il contesto normativo nel quale si inserisce il rinnovo contrattuale offre indubbiamente maggiori riferimenti all’azione per la qualificazione del settore:

 

-                innanzitutto, il consolidamento del DURC

-                in secondo luogo, le misure contenute nel Decreto Bersani dell’agosto scorso, il tesseramento di riconoscimento, la comunicazione dell’assunzione il giorno precedente l’inizio del lavoro, il nuovo sistema sanzionatorio per la sicurezza.

 

Lo stesso Protocollo siglato il 23 luglio contiene alcune misure che denotano una maggiore attenzione alle problematiche del settore, come quella relativa alla stabilizzazione degli sgravi fiscali per le ristrutturazioni (11,50%) e le opere di risparmio energetico, frutto di quella azione di pressione e di sensibilizzazione che congiuntamente le parti hanno esercitato, della quale una ulteriore prova è stato anche il recente decreto sulle Casse Edili “anomale”, fortemente voluto sia dalle imprese che dai sindacati.

 

Naturalmente, il contesto offre anche contraddizioni che vanno colte con attenzione, per capire quanto faticoso sia il cammino verso una completa regolarizzazione del settore.

 

Innanzitutto, quelle delle quali la stessa sede Governativa si rende responsabile. Clamorose appaiono in questo senso le due circolari che su due temi diversi hanno rischiato e rischiano di smentire e vanificare buona parte del lavoro che il Ministero del Lavoro ha messo in piedi in tutti questi mesi: la prima, emessa dallo stesso Ministero, in materia di sicurezza, che vedeva l’edilizia esclusa dalla sanzione prevista in caso di lavoro irregolare superiore al 20% e relativa sospensione dell’appalto, definito in “incidente burocratico” da parte dello stesso Ministero, ma del quale si attendono ancora le necessarie precisazioni promesse; l’altra, altrettanto grave, con la quale si negava l’obbligo dell’iscrizione alle casse Edili da parte delle imprese edili, legittimando il comportamento di quelle imprese che si limitano a richiedere il Durc esclusivamente agli Istituti previdenziali. Su questo ultimo punto, dopo il positivo incontro di ieri presso il Ministero del Lavoro, si tratta di vigilare sulla corretta e tempestiva attuazione di quanto concordato nel verbale conclusivo.

 

Si tratta di “infortuni” pericolosi, perché rischiano di offrire sponda a quella parte del nostro mondo che cerca ancora di aggirare il processo di regolarità faticosamente avviato. Come non denunciare, infatti, a questo proposito i costanti tentativi di falsificazione di tali strumenti, come il Durc e più recentemente i tesserini di riconoscimento. Ma lo stesso processo di emersione del lavoro irregolare ha evidenziato un fenomeno, abbastanza inedito per il nostro settore, che dimostra quanto forte sia questa resistenza: l’esplosione di lavoratori iscritti presso le Casse Edili con contratti a part-time è forse la dimostrazione più eclatante, poiché poco e nulla quella tipologia di contratto di lavoro ha a che spartire con le caratteristiche dell’attività lavorativa del cantiere. Il fenomeno ha assunto dimensioni veramente rilevanti, come nel caso della Provincia di Roma, ove compaiono imprese iscritte presso la Cassa con lavoratori dipendenti esclusivamente a Part-Time ed ciò impone indubbiamente un intervento atto a porre freno all’uso palesemente strumentale di questa tipologia di rapporto di lavoro.

 

Tutto ciò non può che indurci a sostenere con ancora più determinazione l’azione comune per rendere sempre più stringente la produzione di atti chiari e tempestivi da parte delle istituzioni, superando ritardi ed incertezze, come quelle relative ai decreti attuativi delle norme previste, a partire da quello importantissimo della congruità, per il quale le stesse parti sociali, in sede di “tavolo di settore”, hanno offerto un loro contributo, attraverso un nuovo Avviso Comune, dallo stesso Ministro fortemente sollecitato.

 

Ma nel complesso, tra luci ed ombre, dobbiamo oggettivamente riconoscere che il contesto normativo di riferimento è a noi più favorevole rispetto al 2004 e questo impone alle parti sedute a questo tavolo, prova di coerenza nel rispondere anche sul terreno della contrattazione, in questo caso per il rinnovo del Ccnl, con comportamenti ed azioni che evitino inutili dilazioni o conflitti difficilmente motivabili con lo spirito del lavoro comune svolto in questi mesi. Da qui, l’appello iniziale che abbiamo voluto riproporre, per il buon esito del quale siamo ovviamente per primi noi ad essere disponibili.

 

Del resto, lo stesso contesto congiunturale ci consente di guardare a questo nostro appuntamento, forti di un ciclo di crescita ininterrotta che dura ormai da 9 anni, il più lungo dal 1970 ad oggi, come ha detto giustamente qualche giorno fa il Presidente della vostra Associazione.

Indubbiamente, non ci sfuggono le difficoltà legate ad una politica di sviluppo delle infrastrutture che nel corso di questi anni ha subito forti penalizzazioni ed il cui rilancio, assolutamente necessario per la competitività del Paese, deve fare oggi i conti con uno stato della finanza pubblica in fase di risanamento. Ma anche per questo, l’azione dei sindacati, confederali e di categoria, è tesa a rivendicare al Governo un uso della leva fiscale e una distribuzione delle risorse derivanti dal maggior gettito tributario, a sostegno dei principali motori dello sviluppo, che per il nostro settore sono indubbiamente le opere che il Ministro Di Pietro intende realizzare, ma sono anche il sostegno al mercato che in questi anni ha trainato il settore, la produzione di nuove abitazioni, a fronte di un diffuso invecchiamento dell’edilizia residenziale, ma anche quello del recupero, delle ristrutturazioni e della manutenzione, come quello della produzione delle infrastrutture legate alle reti ed ai servizi, per la riorganizzazione e riqualificazione urbana, delle grandi città e delle periferie.

 

Il settore, dunque, produce ancora con segno algebrico positivo, anche se i valori non sono più quelli degli inizi di questo decennio. Diciamo –quindi- che occorre attrezzarsi di responsabile prudenza, ma al tempo stesso mettere al bando eccessivi allarmismi. Siamo, cioè, nelle condizioni di fare “presto e bene”, se questo confronto sceglie fin dalla sua prima ora di nutrirsi di volontà positiva, perché una vicenda contrattuale che si chiuda rapidamente e positivamente, oltre ad essere di esempio per gli altri, è proprio quello di cui ha maggiormente bisogno il settore, per rispondere prontamente alle sfide che nelle prossime settimane si troverà a dover affrontare.

 

 

*  *  *  *  *

 

Per queste ragioni la piattaforma che vi abbiamo inviato sceglie di collocarsi decisamente nel solco del lavoro svolto in tutti questi anni sulla qualità del settore, con l’obiettivo di rafforzare quegli strumenti capaci di renderlo più strutturato ed i lavoratori meno precari e titolari di maggiori diritti esigibili, perché è anche per questa via che a nostro avviso l’impresa può rafforzarsi ed essere maggiormente competitiva.

 

Naturalmente, non è quella di oggi la sede per scendere nei particolari estremi del suo contenuto, ma, anche con la collaborazione dei miei colleghi che potranno approfondire alcuni punti più significativi, vorremmo trasmettervi il senso e parte della sostanza di ciò che chiediamo.

 

Vi sono alcuni capitoli che guardano direttamente all’esigenza di rendere più strutturati e qualificati l’impresa ed il lavoro. La nostra lettura dei processi intervenuti in questi quattro anni dentro il nostro settore ci offre una fotografia dove i contrasti si sono forse accentuati. Da un lato, una diminuzione statistica degli infortuni, dentro la quale permangono situazioni preoccupanti, che hanno mosso in questo ultimo anno le stesse più autorevoli istituzioni a chiedere di imprimere una svolta nella legislazione per la sicurezza. Ma anche la stessa crescita dell’occupazione nel settore, che ha raggiunto quest’anno la quota record di 1.940 mila, poco si è sposata con la valorizzazione professionale degli operai, che sono andati ad ingrossare le fila dei livelli più bassi del nostro inquadramento. Si tratta di spinte contraddittorie, che ci hanno indotto ad agire, anche attraverso la ridefinizione degli strumenti contrattuali, per rendere più robusto ed efficace l’impianto normativo utile a favorire i processi di ricomposizione e di qualificazione del lavoro.

Si tratta della:

 

1.                centralità del sistema formativo a salvaguardia del livello professionale e dell’occupazione;

 

2.                ricomposizione dell’organizzazione del cantiere, ai fini della sicurezza, della rappresentanza e dell’applicazione delle norme contrattuali;

3.                rafforzamento della bilateralità di settore

4.                innalzamento del livello di qualità del sistema di sicurezza.

5.                riaffermazione della dignità del lavoro edile come incentivo alla permanenza nel settore.

 

 

Alcuni di questi obiettivi sono già risultati contrattuali del contratto in essere, ma devono meglio essere precisati e dotati di strumenti per renderli immediatamente esigibili, soprattutto in tema di formazione e sicurezza.

 

 

 

 

Via G.B. Morgagni 27 - 00161 Roma - Tel: ++39 06 44.11.41  fax: ++39 06 44.23.58.49  Home page

©Grafica web michele Di lucchio