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Valutazione conclusiva sui risultati ottenuti nella stagione contrattuale.

Intervista di Rassegna Sindacale  a  Franco Martini

 

Con il rinnovo del legno–arredamento, siglato nei giorni scorsi, si è conclusa la stagione contrattuale del settore delle costruzioni, che ha interessato un milione 800.000 lavoratori (suddivisi in 5 comparti, edilizia, legno, cemento, laterizi e manufatti, lapidei). Tracciamo un primo bilancio con il segretario generale della Fillea Cgil, Franco Martini.  

 

Rassegna: Partiamo dalla fine, ovvero dall’ultima firma che avete apposto per il nuovo contratto del legno. Una vertenza travagliata, costata uno sciopero generale di 8 ore il 6 maggio, e l’annuncio di un secondo, poi disdetto, per il 14 luglio.

 

Martini: Grazie alla lotta dei lavoratori, siamo riusciti a superare un luogo comune diffuso nella categoria, che considera da sempre tale comparto il più debole, dove è più difficile rinnovare il contratto. In tal senso, l’esito negoziale rappresenta un’inversione di tendenza, visto che si è concluso positivamente e con risultati addirittura superiori alle previsioni in due punti qualificanti.

 

Rassegna: Quali?

 

Martini: La riforma dell’inquadramento e il superamento della carenza malattia, conquista storica per il comparto. Viceversa, non ci siamo riusciti in edilizia, dove invece è stata colmata la carenza infortunio. Non meno importanti gli aumenti salariali ottenuti in tutti i rinnovi, che si avvicinano, e in qualche caso, come gli edili addirittura corrispondono, alle richieste delle piattaforme, arrivando sempre a centrare l’obiettivo della difesa reale del potere d’acquisto dei lavoratori. Nel contratto del legno gli incrementi andranno a regime entro un solo anno, e anche questo è un ottimo risultato.

 

Rassegna: Un altro dato significativo, comune a tutti i contratti, l’essere riusciti a contenere, se non a respingere del tutto, l’assimilazione della legge 30 e della nuova normativa sull’orario, arrivando a una migliore regolamentazione degli istituti della flessibilità.

 

Martini: Sì. Il legno era il settore più esposto ai rischi derivanti dall’attuazione delle nuove leggi: sarebbe stato un autentico colpo di grazia, visto il ricorso strutturale ai regimi di flessibilità, talvolta esasperato, nel settore. La linea adottata ci ha consentito di difenderci bene da questo attacco. Nel caso dell’orario, la richiesta avanzata da tutte le nostre controparti di allargare a 12 mesi il periodo di calcolo per la media oraria, l’abbiamo contrattata in modo vantaggioso: in edilizia lo scambio è avvenuto con il tetto giornaliero di 10 ore, determinante per la sicurezza e le condizioni di lavoro, dato che vi sono ancora imprese che pensano che in un cantiere si possa lavorare ininterrottamente dall’alba al tramonto. Per quanto riguarda il legno, l’obiettivo era impedire lo sfondamento del tetto delle 250 ore di straordinario, già utilizzato impropriamente come orario flessibile, vincolandolo all’intesa da raggiungere previo accordo sindacale con le Rsu aziendali sulle 80 ore di flessibilità previste dal contratto. Negli altri tre contratti, cemento, lapidei e laterizi, abbiamo mantenuto il cosiddetto multiperiodale (4 mesi come periodo di calcolo per la media oraria), previsto dal decreto 66.

 

Rassegna: Anche in merito alle flessibilità d’impiego i risultati raggiunti sono buoni, legno compreso.

 

Martini: A fronte della totale liberalizzazione introdotta dal decreto 276, inizialmente obiettivo irrinunciabile per Federlegno, abbiamo difeso i tetti definiti dal precedente contratto (15% per le tipologie del tempo determinato e a somministrazione e 20% cumulativo), irrigidendo le relative causali, a cominciare dall’andamento del mercato, motivo principale per cui le imprese ricorrono alla flessibilità.     

 

Rassegna: Qual è stato il filo conduttore della vostra stagione contrattuale?

 

Martini: Il nostro filo conduttore è stato mettere in pratica, prima nelle piattaforme, poi nei contratti, la filosofia che ci guida da anni, quella del  “ cantiere qualità “, dall’edilizia a tutto il settore. Da un lato, tale obiettivo lo abbiamo coniugato in un forte investimento sul capitale umano. Dall’altro, soprattutto in edilizia, abbiamo puntato a rafforzare e intensificare il processo di regolarità e trasparenza delle imprese e del mercato. Nel primo caso, abbiamo puntato sulla formazione delle risorse umane, rafforzando nei vari contratti  tutti gli interventi in tale direzione, che si sono tradotti in un aumento delle ore per l’intero sistema formativo, a partire dalla sicurezza. Questo, per garantire a tutti i lavoratori, in particolare a donne e stranieri, che costituiscono, soprattutto questi ultimi, il nuovo che avanza, il diritto alla salute e all’integrità fisica all’interno dei cantieri, sottoposti di continuo al rischio di infortuni. In particolare per gli immigrati, che in varie realtà corrispondono quasi alla metà della forza lavoro, i contratti riservano importanti novità: nell’ambito del governo degli orari, abbiamo puntato a ottenere per loro maggiori flessibilità per consentire possibilità di cumulo favorendo i rientri per ferie nei paesi d’origine.  

 

Rassegna: Più formazione e sicurezza si coniugano con un nuovo inquadramento, una  riforma che avete portato a termine in tutti e 5 i contratti. 

 

Martini: Sì. Quello che c’interessava era creare un nuovo sistema di riconoscimento e di  valorizzazione delle professionalità. Per questo, c’era bisogno di superare la vecchia classificazione, ferma da decenni e ormai obsoleta, non rispondente più ai nuovi ruoli e funzioni presenti, soprattutto ai livelli più bassi. Per non parlare delle figure di restauratori e archeologi, finora scarsamente valorizzate,  le cui declaratorie dovranno essere definite entro settembre.

 

Rassegna: In edilizia è stata riconosciuta la tipologia dell’operaio polivalente, che potrà salire fino al 4° livello. Soddisfatti?

 

Martini: Si tratta di un’autentica svolta, visto che rappresenta oltre la metà degli addetti. Nel contratto del legno abbiamo fatto ancora meglio: non solo s’introduce il nuovo modello, ma già durante la vigenza avverrà una prima modifica dei valori parametrali, con la relativa attribuzione economica.  

 

Rassegna: La ricerca della qualità nel settore si è sviluppata non solo sul versante lavoro, ma anche su quello dell’impresa.

 

Martini: È l’altro filone su cui abbiamo puntato. Soprattutto in edilizia ciò ha significato mettere in pratica il Durc (documento unico di regolarità contributiva), dopo il riconoscimento da parte del governo dell’importanza di questo strumento di selezione delle imprese. Il dispositivo legislativo coinvolge il sistema delle Casse edili. Ragion per cui nel contratto  abbiamo fatto una duplice operazione: da una parte abbiamo rafforzato la validità del Durc per fare selezione, creando un “cordone sanitario” attorno alla parte più sana delle imprese, combattendo nel sistema degli appalti pubblici e privati gli imprenditori che scelgono il terreno della competizione bassa, ricorrendo al lavoro nero e clandestino. Dall’altra, abbiamo attrezzato il sistema degli enti bilaterali, per metterlo in condizione di stare dentro una sfida difficile come questa.   

 

Rassegna: Anche qui, dunque,  si può parlare di riforma… 

 

Martini: Certo. E correvamo grossi rischi, perché alla vigilia del rinnovo dei contratti, il tema della bilateralità era rischioso, poiché poteva essere letto dalle controparti, nell’ambito di applicazione della legge 30, come il tentativo di attribuire ai vari enti, dalle Casse edili alle scuole di formazione e ai comitati paritetici sulla sicurezza, compiti diretti di gestione dei rapporti di lavoro. Nei nuovi contratti  abbiamo scongiurato tutto questo, puntando alla qualificazione degli enti, al fine di rappresentare al meglio i bisogni presenti nel settore, governando in maniera attiva il mercato del lavoro, mettendo a disposizione le risorse disponibili in termini di conoscenza, banche dati e funzioni che le scuole svolgono. L’unica certificazione prevista riguarda la formazione, dove è stato generalizzato il libretto formativo personale, strumento che richiedevamo da tempo, per collegare la formazione al riconoscimento professionale. Nel contempo, attraverso un apposito protocollo, che fa parte integrante del contratto  edile, abbiamo rinnovato le regole del sistema, rafforzando le funzioni delle autonomie degli enti provinciali e  creando delle norme valide su tutto il territorio.     

 

Rassegna: In edilizia c’è anche un’altra novità, e cioè  la contrattazione d’anticipo nei grandi cantieri.  

 

Martini: Un livello di negoziazione che, al di là dei risultati sul piano delle garanzie contrattuali e del controllo del ciclo produttivo, ci ha permesso di definire preventivamente in alcune realtà anche le condizioni di vita connesse al cantiere, occupandoci dei processi d’integrazione di migliaia di lavoratori, spesso stranieri, o comunque provenienti da altre regioni, evitando che accanto alle grandi opere sorgano baraccopoli o peggio ancora dei ghetti. I risultati sono tangibili: siamo arrivati alla fabbricazione di monoappartamenti rispetto alle camerate di un tempo. Questa scelta rafforza un modello contrattuale che si è dimostrato valido nel settore, a partire dal primo livello, come strumento di unificazione nazionale, sia per quanto riguarda le aree dei processi distributivi sia per quanto attiene all’allineamento dei livelli delle tutele, in particolare quelle erogate attraverso il sistema degli enti bilaterali. Un modello efficace sia sul piano qualitativo che quantitativo. Ad esempio, in edilizia ha permesso un risultato davvero eccezionale sul piano economico: ai 90 euro ottenuti ne vanno aggiunti più o meno altrettanti, derivanti dalla contrattazione di secondo livello, sotto forma di salario di produttività. Sempre nel quadro della nostra filosofia del “cantiere qualità”,  abbiamo scelto di destinare una quota parte di tale produttività al nuovo inquadramento e all’allargamento dei diritti.

 

Rassegna: In questa tornata contrattuale puntavate anche a consolidare il welfare complementare, messo a punto nei precedenti rinnovi…

 

Martini: Sì, soprattutto sul versante della previdenza integrativa, che sta incontrando varie difficoltà. Le imprese hanno risposto positivamente, fuorché in edilizia, incrementando la contribuzione ai vari fondi con un aumento delle percentuali o una modifica della base di calcolo.     

 

Rassegna: In tutti i  nuovi contratti si parla di nuove e moderne relazioni industriali. È proprio così, o si tratta di mere enunciazioni di principio?

 

Martini: È la conclusione di un cammino negoziale che ha dovuto superare non poche contraddizioni. A livello generale, qualcosa è cambiato: nell’arco di appena sette mesi abbiamo rinnovato tutti i contratti, mentre in passato occorrevano quasi sempre anni per chiudere negoziati interminabili. Naturalmente, va premesso che ciò è stato possibile perché il mondo delle costruzioni gode da tempo di buona salute, non perché qualcuno ha trovato improvvisamente la bacchetta magica! Ma si poteva fare ancora meglio, se non ci fossero state ai tavoli posizioni datoriali in contrasto tra di loro, anche all’interno delle stesse organizzazioni. Questo, a fronte di una tenuta sindacale unitaria eccezionale, che ha finito con il disorientare gli stessi datori di lavoro.

 

Rassegna: La cosa riguarda un’organizzazione imprenditoriale in particolare?

 

Martini: Non basta certo un Montezemolo a modificare un orientamento diffuso, che vede radicata nell’imprenditoria la convinzione che l’importante è sopravvivere, senza guardare al di là del proprio naso. Ad esempio, nella trattativa degli edili abbiamo perso un paio di mesi, perché, mentre da un lato l’Ance cercava assieme a noi di rafforzare gli strumenti di verifica del Durc, dall’altro molti costruttori lanciavano una vera e propria crociata per abolire gli articoli 15 e 22 del precedente contratto, riguardanti il primo la responsabilità in solido delle imprese aggiudicatrici dei lavori nei confronti di quelle in subappalto, per portare alle estreme conseguenze il processo di deresponsabilizzazione dell’impresa, che, purtroppo, anche le modifiche alla legge Merloni sugli appalti, volute dal governo Berlusconi, hanno contribuito a determinare. Al tempo stesso, si chiedevano variazioni alla normativa nazionale sulla trasferta, che portava con sé il rischio di allontanare l’intervento e, quindi, il controllo sindacale, nel luogo dove si svolgono i lavori. La norma stabilisce che dev’essere la cassa edile territoriale a esercitare la funzione di verifica sulla regolarità del cantiere. Alla fine, siamo riusciti a respingere entrambi i tentativi di quella che sarebbe stata una deregulation portata alle estreme conseguenze.        

Roma 29 luglio 2004

 

ORGANISMI DIRIGENTI NAZIONALI

FeNEAL FILCA FILLEA

 

Gli organismi dirigenti nazionali di Feneal-Filca-Fillea convocati a Roma il 16 luglio 2004 per fare un bilancio della stagione contrattuale del settore costruzioni approvano la relazione di Massimo Trinci e le conclusioni di Franco Martini, svolte a nome delle segreterie nazionali.

 

Gli organismi auspicano una positiva conclusione nei prossimi giorni delle ultime vertenze ancora aperte nel settore edile-artigiani e in quello legno-arredo.

Per quanto riguarda il settore edile-artigiani non è accettabile che il rinnovo del Ccnl risulti ancora bloccato dalle vicende che prescindono dal merito della piattaforma.

L’attuazione degli accordi del ’98 sul sistema unitario della bilateralità è obiettivo che lo stesso sindacato rivendica, in particolare dopo la firma dell’Avviso Comune e la Convenzione per il rilascio del DURC e il necessario decollo della previdenza complementare, che assegnano al sistema delle casse un ruolo fondamentale.

 

Per questo, mentre da un lato le organizzazioni sindacali nei prossimi giorni eserciteranno tutta la loro pressione verso le parti imprenditoriali a partire dall’Ance affinché sia data attuazione a quanto sottoscritto dagli accordi del ’98, dall’altro pretendono dagli artigiani risposte concrete alla piattaforma, mantenendo con ciò l’autonomia del tavolo contrattuale.

 

Il tavolo legno-arredo è già avviato verso uno sbocco positivo. Gli organizzativi valutano utili a questo fine le mediazioni raggiunte sui punti più importanti del confronto e che hanno consentito lo sblocco della trattativa ed esprimono il sostegno della delegazione trattante, affinché con il prossimo incontro del 21 luglio si raggiunga la firma del rinnovo del contratto.

 

Per quanto riguarda i contratti già rinnovati gli organismi condividono il giudizio positivo espresso nella relazione e confermato nella consultazione dei lavoratori.

In particolare, tale giudizio deriva in primo luogo dalla centralità che i nuovi contratti assegnano al tema della QUALITA’ del lavoro, cogliendo pienamente l’asse delle piattaforme unitarie.

La qualità sta in primo luogo nella formazione del capitale umano e nella valorizzazione della professionalità. I risultati ottenuti in materia di formazione professionale e di riforma degli inquadramenti rappresentano la risposta alternativa ad una strategia ricercata nella riduzione dei costi e nella precarietà.

 

Conseguentemente le soluzioni individuate in materia di orari e di mercato del lavoro a fronte delle nuove norme legislative hanno mantenuto al centro il rispetto dei diritti e la loro armonizzazione e quello della contrattazione delle RSU.

 

Il tema delle tutele ha portato a nuovi avanzamenti sul terreno normativo, anche per rappresentare i bisogni dei nuovi soggetti sempre più presenti nei settori delle costruzioni, come i lavoratori stranieri, e per migliorare le tutele delle donne.

 

I contratti realizzano un positivo risultato nella difesa del potere d’acquisto reale delle retribuzioni, realizzando in parte l’obiettivo della redistribuzione della crescita realizzata nei settori.

 

Il tema della bilateralità esce rafforzato. In particolare nel settore edile il sistema degli enti paritetici viene rilanciato nella qualificazione delle sue funzioni di sostegno della contrattazione e nella sua capacità di essere soggetto attivo nel governo dei nuovi processi del mercato del lavoro e dell’impresa.

Con il rinnovo dei contratti e in edilizia innanzitutto esce inoltre rafforzata l’iniziativa del sindacato per la regolarità, la trasparenza, l’innovazione del sistema delle imprese e del mercato degli appalti.

Viene respinto il tentativo di aggravare il processo di deresponsabilizzazione delle imprese attraverso l’abolizione della responsabilità in solido.

 

Su queste basi può essere rilanciata l’iniziativa unitaria dei sindacati di categoria per la gestione dei risultati contrattuali e in questo quadro va avviato il lavoro per la predisposizione delle piattaforme per il secondo livello di contrattazio0ne, sia nei settori industriali, sia da subito in quello dell’artigianato-legno.

 

Su questo terreno va intensificato l’impegno unitario sulle problematiche principali che caratterizzano il settore. Tra queste al primo posto quer4llo della sicurezza nei luoghi di lavoro, per consolidare strutturalmente la positiva tendenza al calo degli infortuni ed evitare che ciò determini la tendenza ad allentare l’impegno di tutte le parti sociali.

 

L’importanza della previdenza complementare come elemento di tutela previdenziale, oltre la necessità di garantire ai lavoratori il pieno rispetto dei diritti contrattuali ed economici impegna tutto il gruppo dirigente ad una forte iniziativa di coinvolgimento per l’adesione dei lavoratori ai fondi pensione contrattuali dei vari settori ed in particolare l’impegno a realizzare gli obiettivi di iscritti a Prevedi per il suo definitivo avvio.

 

Gli organismi esprimono, infine, un giudizio positivo sull’impegno unitario che ha caratterizzato che ha caratterizzato tutta la fase contrattuale e considerano tale esperienza patrimonio comune per arricchire il confronto sindacale generale sulla riforma dei modelli contrattuali e per sostenere l’iniziativa per un nuovo sviluppo che combatta il rischio di una pericolosa crisi economica, che avrebbe effetti gravi anche nel settore costruzioni, che più degli altri ha sostenuto in questi anni l’economia.

 

Roma, 16 luglio 2004

“LA STAGIONE CONTRATTUALE FRA RISULTATI E PROSPETTIVE”

 

Relazione di Massimo TRINCI

 

Premessa

 

La stagione contrattuale sta arrivando all’epilogo.

Lunedì 12 luglio anche le trattative per il contratto legno industria hanno probabilmente avuto una svolta decisiva, prefigurando una rapida conclusione del negoziato con FEDERLEGNO.

Ad una svolta sembra oramai anche il CCNL Legno CONFAPI.

Rimane quindi aperto il solo CCNL edile artigianato e tutto, al momento, prefigura un cammino lungo e difficile, ma su questo mi soffermerò più avanti.

Per dare un giudizio complessivo su questa tornata di rinnovi contrattuali dovremo definire i criteri attraverso i quali è possibile articolarlo.

La questione può sembrare ai più alquanto banale, eppure, nella delegazione sindacale del settore legno riunita lunedì molti interventi si sono confrontati nel merito

Il metodo generalmente utilizzato nel giudicare un contratto consiste nel valutare il rapporto fra risultati ottenuti ed obiettivi che  posti nella piattaforma.

Seguendo questo criterio i risultati sono ampiamente positivi, soprattutto  sotto l’aspetto economico, ma questa rischia di essere la valutazione riduttiva di una stagione contrattuale dalla quale sono emersi segnali politici di rilievo sui quali occorrerà fare una riflessione.

In tutti tavoli le organizzazioni imprenditoriali hanno sferrato un attacco al sindacato mettendone in discussione la natura stessa attraverso vere e proprie contro-piattaforme.

E’ vero che negli ultimi rinnovi contrattuali spesso l’Ance aveva utilizzato questa tattica.

Mai era capitato che vi fosse un utilizzo di un’unica strategia contrattuale da parte di tutte le controparti … in tutti i tavoli negoziali … in tutti i settori!

Ipotizzare che sia stata una mera coincidenza sarebbe una valutazione miope e preoccupante.

Si è trattato, invece, di un vero e proprio attacco al sindacato, al suo ruolo  politico e contrattuale

E mai l’attacco era stato così mirato al cuore del sindacato!

Al tavolo dell’edilizia le direttrici di questa offensiva erano dirette a:

-         privare il sindacato della possibilità di controllare gli orari  attraverso una loro liberalizzazione selvaggia;

-         privare il sindacato del controllo delle condizioni di lavoro nel subappalto attraverso l’abolizione dell’art 15;

-         Introdurre una normativa nazionale sulla trasferta finalizzata ad una concorrenzialità fra  le imprese attraverso un improprio abbattimento dei costi;

-         Una forte limitazione della contrattazione di secondo livello.

Analogamente, nei tavoli contrattuali degli impianti fissi veniva messo in discussione il potere del sindacato a controllare e contrattare gli orari  e, di conseguenza, le condizioni e l’organizzazione del lavoro.

Una contrapposizione frontale che si è protratta fino agli ultimi giorni delle trattative.

Solo la compattezza del gruppo dirigente del sindacato - unito nel respingere l’attacco - ha consentito di vincere questa che è stata la più importante battaglia!

Uno scontro che ha segnato la sconfitta di quella parte dello schieramento imprenditoriale che puntava ad un pesante ridimensionamento del ruolo del sindacato e che ha aperto la strada all’acquisizione d’importantissime conquiste sindacali.

 

IL CONTESTO POLITICO SINDACALE ITALIANO

Le notizie che man mano trapelano dallo scontro convulso e confuso che attanaglia la maggioranza di governo - non ultime le ammissioni gravissime di un Sottosegretario alle Finanze che l’Italia per il prossimo anno sfiorerà la soglia del 5% nel rapporto debito PIL - disegnano uno scenario drammatico per il nostro paese.

La grande industria manifatturiera da qualche tempo si sta fortemente ridimensionando.

La battaglia per la presenza  italiana nei settori chiave dello scacchiere mondiale - alta-tecnologia e nano-tecnologia - sembra al momento fortemente compromessa.

Gli stessi settori tradizionali - quelli che hanno reso famoso nel mondo il “made in Italy” e sui quali sembra avere puntato la propria strategia il nuovo Presidente di Confindustria - ABBIGLIAMENTO E MOBILE  - stanno subendo gli effetti della globalizzazione, attraverso la delocalizzazione delle attività produttive e la concorrenza di nuovi paesi emergenti.

Solo il grande ed impetuoso sviluppo delle costruzioni, in crescita da quasi un decennio, dopo il buio di Tangentopoli, ha permesso di rendere meno drammatici gli effetti della crisi.

Vi è ormai la consapevolezza nel nostro paese che occorrono interventi drastici e radicali!

Le cure pseudo-neoliberistiche che hanno già sortito risultati negativi in altri paesi, in Italia avrebbero effetti drammatici.

Caro Presidente del Consiglio pensare che una riduzione delle tasse per i ricchi indurrebbe questi ceti ad investimenti produttivi in Italia è pura follia!

I profitti maturati negli anni passati in settori come il Mobile prevalentemente sono stati dirottati in attività speculative e solo in minima parte in investimenti.

Politicamente è da registrare una convergenza nelle strategie per uscire dalla crisi fra il sindacato e la nuova Confindustria di Montezemolo ma il confronto non sembra essere partito con il piede giusto, le buone intenzioni sono difficili tradursi in convergenze su proposte concrete, in presenza di deficit così elevati, quando qualsiasi manovra abbisogna di enormi risorse economiche. Si parla di una prossima finanziaria da 30 miliardi di euro. Sul come reperire le risorse, sui ceti che prevalentemente ne dovranno sopportare il maggior carico si faranno e disfaranno alleanze e schieramenti politici e sociali, una cosa è certa per noi: non DOVRANNO ESSERE ANCORA E SEMPRE I LAVORATORI A PAGARE!

Le divisioni che hanno connotato la vita del sindacato confederale non sembrano attenuarsi e una vera elaborazione unitaria stenta a prendere corpo, mentre l’incalzare degli avvenimenti richiederebbe scelte chiare e coraggiose sulle quali chiamare i lavoratori alla mobilitazione.

Il terreno della contestazione sulle sole scelte governative in materia previdenziale non è più sufficiente!

La bilateralità, una scelta che sembrava dovesse coinvolgere l’intero sindacato  non ha avuto una concreta attuazione.

L’esperienza del nostro settore è e rimane un’esperienza isolata che  continua ad evolversi positivamente.

In questo quadro l’accordo sul DURC  con l’AVVISO COMUNE firmato a dicembre e il relativo protocollo attuativo di Aprile sono due pietre miliari verso il rafforzamento della bilateralità, ma soprattutto le attribuiscono un nuovo significato.

Sono state vinte enormi resistenze che si annidavano in Inps, Inail e nella stessa Ance, ma sopratutto nelle altri parti imprenditoriali  che hanno tentato di utilizzare il momento dell’accordo per una resa finale sui loro rapporti di forza.

SOTTOLINEO il DURC rappresenta un fatto di importanza fondamentale nell’orizzonte del sindacalismo italiano!

L’ente bilaterale in prima persona con la collaborazione di Inps e Inail assicura la regolarità del sistema imprese.

Un passaggio epocale dal controllo che il sindacato ha cercato di ottenere nel passato con le sue strutture di base e territoriali, un patrimonio che continuerà ad essere sempre la sua vera forza propulsiva!

Ma se guardiamo i dati sull’economia irregolare constatiamo scarsi risultati.

Occorre quindi intraprendere una nuova linea direttrice: Unire il nostro controllo dal basso che rimane e va rafforzato con il controllo offerto dalla bilateralità.

Quando definimmo la piattaforma del contratto degli edili fra le priorità indicammo l’emersione, la trasparenza, la regolarità delle imprese quali condizioni per un lavoro più qualificato, più sicuro, più stabile.

Possiamo con fierezza affermare che abbiamo finalmente conquistato gli strumenti per realizzarlo!

 

La definizione delle piattaforme

L’elemento determinante per una buona riuscita di una stagione contrattuale è stata la definizione delle piattaforme, i tempi, le modalità, l’approccio….

E’ stata quella una stagione politico-sindacale dove all’esterno prevalevano le divisioni, il contratto dei metalmeccanici firmato da solo due organizzazioni, con il rischio di un’estensione ad altre categorie.

Ricordiamo tutti le profonde divergenze che dividevano le Confederazioni rispetto all’approccio con il Governo e alla legislazione da esso prodotta che investiva anche il tema della bilateralità e quindi l’asse strategico delle relazioni industriali del settore delle costruzioni.

Di fronte a questo scenario avevamo di fronte due strade:

La prima: ridurre al minimo le piattaforme eliminando tutti i punti che potevano essere frutto di dissenso.

La seconda e certamente la più difficile: scegliere una nostra autonoma elaborazione e difenderla nei confronti di qualsiasi pressione esterna.

Con determinazione  abbiamo scelto di percorrere questa seconda via.

Questo ha comportato un confronto interno alla categoria fra le tre organizzazioni che ha permesso di effettuare scelte rivendicative che hanno segnato ulteriori punti di avanzamento rispetto ad una strategia portata avanti unitariamente negli anni.

Questa scelta ha pagato!

-         Ha pagato perché ci ha permesso di essere impermeabili alle divisioni esterne alla categoria.

-         Ha pagato perché il fronte unitario ha respinto il pesante attacco delle controparti vanificando i tentativi di introdurre divisioni.

-         Ha pagato perché nei momenti delle scelte difficili all’interno delle delegazioni è prevalso il confronto franco, riconducendo sempre ad unità le scelte.

E’ con questo metodo che noi oggi possiamo affermare che la valutazione dei contratti fino ad oggi firmati è senz’altro positiva, con dei risultati alcune volte superiori alle aspettative.

Al tavolo dell’edilizia Franco il 26 novembre 2003 esponendo all’Ance Unitariamente la piattaforma affermava che volevamo un buon contratto in tempi brevi.

Per buon contratto indicava:

-         La Qualificazione degli enti bilaterali;

-         L’autonomia del CCNL rispetto alle leggi sull’orario di lavoro (D.Lgs. n° 66/2003);

-         La formazione professionale;

-         La valorizzazione della professionalità;

-         La sicurezza;

-         Il rafforzamento delle relazioni industriali.

Se questi erano i punti per un buon contratto, oggi possiamo affermare che è stato firmato un buon contratto.

Nel merito del CCNL Edilizia i nuovi compiti delle Casse rispetto al rilascio del Durc vengono definiti nello stesso attraverso:

Certificazione Regolarità Contributiva

Il contratto è stato riformato tenendo conto della Legge n. 276/2003, dell’Avviso Comune sottoscritto dalle parti sociali in data 16 dicembre 2003, nonché della Convenzione per il rilascio del D.U.R.C. firmata il 15 aprile 2004.

Si definiscono modalità e competenze delle casse rispetto al rilascio della certificazione.

Un ulteriore specificazione della materia è stata definita dal comitato delle parti, compresi Inps ed Inail  costituitosi in seguito alla convenzione del 15 aprile che ha stabilito una fase sperimentale in 10 province e sulla base della quale si procederà alla definizione di modalità uniche per tutto il territorio.

 

CONGRUITA’

Il concetto di congruità è ritenuto dal sindacato di fondamentale importanza per il completamento del percorso per il rilasciodel D.U.R.C..

Si tratta sostanzialmente di giungere all’obiettivo di stabilire un legame – tramite criteri/parametri trasparenti, predeterminati e certi – tra adempimenti contributivi, versamenti in Cassa Edile e caratteristiche tipologiche ed economiche dell’opera da eseguire.

Ovvero l’incidenza che ci deve essere in un determinata opera del costo del lavoro e il valore complessivo

Sarà quindi avviata una sperimentazionenella quale le Casse Edili saranno tenute a misurare l’incidenza della manodopera denunciata sul valore dell’opera – che dovrà portare le parti nazionali a concludere in merito un accordo entro fine 2004.

Il sindacato ritiene che tale percorso possa effettivamente costituire un vero ed effettivo deterrente.

Ma la congruità si riferisce ai soli versamenti alla casse e non all’intero rapporto di lavoro. L’Ance ha cercato di barattarla  con la responsabilità in solido dell’impresa principale, nei confronti dei dipendenti delle imprese subappaltatrici, oggi garantita dall’art.15 del CCNL. Tali erano gli interessi in gioco che  della questione  ne è stata fatta una pregiudiziale  dagli imprenditori e con pressioni dei massimi livelli istituzionali dell’associazione.

Altrettanto ferma e unita è stata la posizione dei sindacati, ma solo negli ultimi istanti ad un passo da una possibile rottura, si è definita la separazione delle due materie, con la conferma dell’art. 15.

 

Bilateralità

Nel nostro settore non sempre l’insieme di regole che ci siamo dati è stato applicato in modo coerente e omogeneo in tutte le province e le regioni.

Anzi, talvolta, nel passato si sono registrati esempi emblematici di mal funzionamento.

Non sempre il sindacato - parlo per noi - ha esercitato appieno le sue capacità di gestione e controllo.

Troppo spesso i DIRETTORI hanno esercitato prerogative che non competevano loro. Recenti casi confermano questa analisi.

Ma soprattutto sono mancati al centro le conoscenze e i mezzi contrattuali per intervenire.Abbiamo quindi ritenuto opportuno fissare regole più cogenti attraverso:

 

UN PROTOCOLLO, nel quale verranno definite aliquote di equilibrio in tutti gli Enti attraverso un rapporto fra patrimonio e imponibile salariale.

Qualora non vengano rispettati vi sarà da parte delle strutture nazionali la possibilità di surroga delle parti.

 

In Italia la situazione è molto complessa perché mai una riflessione completa è stata fatta. Per esempio per il  contributo alle casse le aliquote di equilibrio oscillano dall’1,49% al 6,50%. Occorre a questo punto avviare una riflessione unitaria per definire le linee strategiche sulle prestazioni da erogare ai lavoratori.

 

Occorre precisare che la riduzione delle giacenze  esistenti non può essere praticata con una semplice riduzione del contributo agli imprenditori, ma con una equa ripartizione.

 

NORMA PREMIALE

Dovrà essere assimilabile al contributo per far emergere il sommerso come art. 29 della 341, decontribuzione all’inps.

Il premio per l’imprese deve essere tale da essere un reale incentivo all’emersione. Nel frattempo la normativa deve essere sottoposta a verifiche annuali per costatarne l’efficacia e predisporne le modifiche o eventualmente l’abolizione qualora non sortisse i risultati  sperati e si rivelasse un ulteriore aggravio per le casse degli Enti.

 

ORARIO DI LAVORO

 

L’Ance si era presentata al tavolo negoziale con una vera e propria piattaforma così articolata:

  • Liberalizzazione degli orari settimanali;
  • Disponibilità ad usufruire di 350 ore di straordinario annuo di cui 100 ore non contrattabili;
  • Computo delle 48 ore su 12 mesi.

 

Condizioni queste che, se accettate, avrebbero in un solo colpo annullato qualsiasi possibilità da parte dei lavoratori di un controllo sugli orari, quindi sulle condizioni di lavoro.

Dopo quattro mesi di estenuanti trattative siamo riusciti a imporre il mantenimento dell’art. 5 del Contratto con il limite massimo delle 10 ore giornaliere, le 250 ore di straordinario concordate, limite questo previsto dalla legge e solo a queste condizioni abbiamo concordato la possibilità di poter conteggiare le 48 ore medie su 12 mesi.

Ma la pretesa dell’ANCE non si è limitata ai soli orari di lavoro, ma ha cercato di mettere in discussione le normative su riposi e ferie.

L’aver mantenuto in essere le vecchie normative rappresenta di per sé un grosso risultato!

 

CONTRATTI A TERMINE - SOMMINISTRAZIONE DEL LAVORO (Si tratta di una delle nuove tipologie contrattuali previste dalla Legge n. 276/2003 “Legge Biagi” in sostituzione del lavoro interinale).

 

La finalità che si era in primo luogo ripromessa l’ANCE era di cassare dal CCNL il contratto a termine, il cui utilizzo per le imprese sarebbe stato libero e privo di qualsiasi controllo. Mentre il limite del 20% avrebbe a questo punto riguardato solo la somministrazione del lavoro.

La soluzione contrattuale prevede che l’utilizzo cumulativo dei due istituti non possa superare il 25% dei   rapporti di lavoro a tempo indeterminato, con la possibilità di un impiego  di almeno sette rapporti di lavoro, qualora non superino la misura di un terzo del numero dei lavoratori a tempo indeterminato.

Il trattamento normativo e salariale è UGUALE a quello degli altri lavoratori.

Rimane quindi valido quanto già previsto per i lavoratori interinali: il versamento del 4% AL SISTEMA PARITETICO  NAZIONALE 0,3 PER CIG.

 

CONTRATTAZIONE D’ANTICIPO E CONCERTAZIONE NELLE GRADI OPERE.

La differenza fra i due titoli è puramente formale perché in realtà abbiamo normato in questo contratto la prassi già in atto nei grandi cantieri, ovvero gli accordi sindacali che precedono l’inizio dei lavori.

Una vera e propria contrattazione che stabilisce l’organizzazione del lavoro e le condizioni, anche economiche, dei lavoratori impiegati.

 

FORMAZIONE PROFESSIONALE E MERCATO DEL LAVORO

Abbiamo recepito adattandolo al nostro sistema quanto previsto dall’accordo interconfederale sulla formazione continua, nuovi corsi, rendendo sistema l’intero settore formativo con i rapporti fra scuole, formedil regionale e nazionale.

 

Ma è importante che in tutte le regioni si garantisca negli enti bilaterali confederali una nostra presenza, che ci sia un rientro nelle nostre scuole di quanto versato dalle imprese edili in termini di corsi.

Dobbiamo riuscire a gestire complessivamente con il sistema scuole le domande formative indirizzate in quattro fondi diversi.

All’interno delle scuole edili saranno istituite delle borse del lavoro dell’industria delle costruzioni che con convenzioni  con i centri per l’impiego faranno promozione e orientamento per facilitare l’incontro fra domanda ed offerta.

 

INQUADRAMENTO PROFESSIONALE

I risultati ottenuti su questo versante sono tra i più significativi di questo contratto in linea con le richieste della piattaforma.

L’apertura del 4° livello all’operaio specializzato è una conquista storica.

Finalmente si crea un percorso professionale per le figure operaie oltre lo sbarramento fino ad oggi imposto dall’Ance del 3° livello.

Inoltre la riforma completa del sistema classificatorio verrà affidata ad una specifica commissione avendo già definito ambiti e tempi dell’attività.

Sempre dalla commissione  saranno definite le declaratorie per le figure professionali dei settori restauro, archeologia e rocciatori.

 

PARTE ECONOMICA

L’aumento retributivo si commenta da solo: 90 euro - la somma che avevamo richiesto in piattaforma.

Non mi era mai capitato nella mia lunga carriera di portare a casa il 100% della richiesta!

Con il nostro sistema contrattuale, con un secondo livello di contrattazione esteso a tutte le province, non solo siamo riusciti a tutelare il potere di acquisto dei salari di tutti e sottolineo tutti i lavoratori, ma abbiamo anche recuperato una parte della produttività maturata nel settore, un risultato unico nel quadro sindacale del nostro paese, favorito certo anche da un positivo andamento congiunturale.

Altri istituti contrattuali hanno subito incrementi economici, per economia di tempo li cito succintamente:

-         La maternità con l’indennità per il periodo dell’astensione obbligatoria che viene portata al 100%

-         L’estensione della conservazione del posto a 12 mesi per i lavoratori con più di tre anni e mezzo di anzianità comporta l’estensione temporale del coefficiente per il calcolo dell’integrazione giornaliera erogata dall’azienda dal 181° giorno al 12° mese.

-         Aumento dell’1% dell’indennità dei turni regolari avvicendati e del lavoro notturno continuativo.

-         L’aumento di 16 ore retribuite del congedo matrimoniale per tutti gli operai.

-         Il superamento del periodo di carenza in caso di infortunio.

-         L’aumento dell’indennità di funzione per i quadri.

 

Un capitolo a parte è rappresentato dalla disciplina dell’apprendistato, per la quale l’Ance dopo aver forzato per la sua immediata introduzione, ora, giustificandosi dietro la mancanza di una legislazione regionale ne chiede il differimento dell’introduzione.

Noi riteniamo che la nuova disciplina sia entrata in vigore con la firma del contratto, ciò premesso, siamo non di meno disponibili ad un confronto in merito.

Due punti presentano aspetti controversi e conseguenze su cui occorre soffermarsi .

 

PREVEDI

Nel contratto non siamo riusciti ad aumentare la contribuzione, ma questo rischia di essere l’ultimo dei problemi.

Nonostante il parere unanime del Consiglio di amministrazione del Fondo, nel quali siedono esponenti autorevoli dell’Ance che ne esprime anche il Presidente, e della COVIP, favorevoli ad una partenza immediata con un abbassamento del numero dei soci agli attuali iscritti, l’esecutivo dell’Associazione Imprenditoriale ha per ben due volte bocciato la proposta. Di fatto, ha imposto lo slittamento di un anno condizionandolo al raggiungimento dei 20.000 iscritti.

Potrebbe sembrare una vendetta tardiva di quelle forze imprenditoriali che hanno mal digerito la firma del contratto, di coloro che puntavano ad una sconfitta del sindacato.

Di per se stesso l’obiettivo dei 20.000 sembra alla nostra portata, però necessita di un nuovo impegno e di un nuovo proselitismo.

Non è però ammissibile che vi siano realtà territoriali che ancora non abbiano iscritti al Fondo, non esiste alcuna giustificazione al fatto che i gruppi dirigenti dei nostri sindacati, il personale da noi designato all’interno degli Enti, boicottino nei fatti Prevedi non aderendo!

Se dovessimo  giungere ad un fallimento del Fondo, dovremmo registrare una sconfitta pesantissima che peserebbe a lungo nel rapporto con i nostri militanti che si sono iscritti e, soprattutto, verso quelle forze imprenditoriali che hanno da sempre boicottato il Fondo per mettere in discussione la stessa rappresentatività del sindacato.

La battaglia non è più soltanto per affermare l’importanza della previdenza integrativa contrattuale, fine di per se stesso nobile e assolutamente importante, ma in gioco vi la stessa credibilità del gruppo dirigente del sindacato!

 

TRASFERTA

La soluzione volutamente compromissoria e ambigua ha permesso una chiusura onorevole sul problema da ambo le parti.

Fin dall’inizio della trattativa è apparso chiaro che solo parte dell’ANCE aveva un interesse specifico al problema e tali e pesanti sono state le pressioni esercitate che non è stato possibile chiudere la trattativa senza che fosse ridefinito l’istituto.

Parlo di soluzione ambigua in quanto le parti dovrebbero definire entro un anno gli aspetti organizzativi e procedurali della nuova disciplina della trasferta.

In realtà la dizione maschera una profonda e marcata divergenza sulla materia, l’unica proposta di modifica dell’art.22  presentata al tavolo - cioè quella dell’Ance - vede un netto e marcato dissenso del sindacato.

Il problema della trasferta si trascina ormai da anni, vari contratti hanno offerto soluzioni di volta in volta tanto ambigue da costituire l’alibi dietro il quale trincerarsi per non affrontare il problema.

Oggi  Feneal, Filca e Fillea della Lombardia, partendo da un documento unitario delle segreterie di Milano. hanno aperto un dibattito un documento al loro interno che entro pochi giorni consentirà di definire una proposta per avviare una sperimentazione nella Regione.

Noi siamo pronti. Spetterà agli imprenditori uscire dalle loro ambiguità e dare risposte precise.

Quando l’ANCE ha avanzato - come nel Veneto ed in Emilia - delle proposte concrete, finalizzate a  tutelare le imprese serie e regolari, a lottare contro il lavoro nero, a favorire la concorrenza regolare, il sindacato ha accettato la sfida e ne sono scaturiti due accordi che hanno avviato la sperimentazione nelle due regioni.

 

Il giudizio positivo espresso sul contratto dalle segreterie nazionali feneal, filca e fillea, dalle delegazioni trattanti, dai rispettivi organismi dirigenti è stato successivamente supportato dal consenso espresso dai lavoratori nelle centinaia di assemblee tenute nei luoghi di lavoro e nei territori.

 

Affermavo introducendo la relazione che tre settori degli impianti fissi hanno firmato i loro rinnovi contrattuali: Cemento, Lapidei, Laterizi e Manufatti .

Sono contratti la cui scadenza era anteriore a quello dell’Edilizia e che storicamente lo hanno sempre preceduto.

E’ appunto su questi tavoli che ci siamo misurati per la prima volta con la forte determinazione, da parte delle controparti spinte dalla Confindustria, a utilizzare questi contratti per provocare una completa liberalizzazione degli orari di lavoro con la conseguente perdita di controllo da parte del sindacato sull’organizzazione e sulle condizioni di lavoro.

La determinazione del sindacato al tavolo delle trattative e la compatta mobilitazione dei lavoratori hanno costretto gli imprenditori ad accantonare i loro progetti.

Le soluzioni individuate sono importanti perché rafforzano il ruolo delle RSU nella contrattazione degli orari.

Particolarmente positive invece risultano le soluzioni individuate per quanto concerne l’inquadramento dei lavoratori, dove non solo sono state già individuate le soluzioni future ma si sono già definiti  nuovi livelli professionali attraverso anche un aumento dei valori parametrali.

Particolarmente interessanti i risultati raggiunti in materia di ambiente e sicurezza sul luogo di lavoro.

Apprezzabili i risultati per la parte economica: agli aumenti retributivi si sommano gli effetti della riparametrazioni degli inquadramenti.

 

Il Legno merita una citazione a parte.

Innanzitutto il contratto è scaduto posteriormente agli altri (31 Dicembre 2003). In secondo luogo perché le trattative nel settore hanno storicamente avuto una loro autonoma gestione.

Nell’ultima settimana le trattative hanno probabilmente avuto una svolta, è stata concordata un intesa di massima, sulla base della quale la delegazione ha dato mandato alle segreterie nazionale a fare l’affondo finale per la firma del contratto.

In linea di massima non si discosta dagli altri contratti degli impianti fissi:

-         le deroghe allo straordinario devono essere concordate con le Rsu (questo punto forse ha un valore politico maggiore del resto degli impianti fissi, non perché sia qualitativamente superiore, anzi, ma perché nel frattempo si erano siglati i ccnl dei tessili e di altri settori, che in materia di orario avevano trovato soluzioni infelici).

-         Una riforma globale degli inquadramenti attraverso la creazione di nuovi livelli e l’innalzamento parametrale del 1° abolendo la penalizzazione del 10% per i neoassunti , del 2° e 3°. Fino a poco tempo fa FEDERLEGNO chiedeva che tutto fosse fatto a costo zero.

Ma uno degli aspetti, forse, più qualificante dell’accordo che ci si accinge a firmare è costituito dal superamento della carenza malattia ed infortunio per la stragrande maggioranza dei lavoratori, ovvero quelli che non supereranno in un anno i tre eventi morbosi.

A completamento delle vicende contrattuali del settore va evidenziato che pochi giorni or sono è stato siglato l’accordo per il riallineamento economico per il comparto Legno Artigiano. Anche in questo caso la nostra categoria è stata una delle poche ad aver raggiunto questo risultato.

 

Ma veniamo alla nota più dolente la situazione al tavolo delle trattative del CCNL Edilizia Artigiani, dove i ritardi accumulati sono enormi e dove speriamo Lunedì  19 - ad oltre  sei mesi dalla scadenza - di entrare finalmente nel merito della piattaforma, anche se ci hanno già premesso una serie di  obiezioni e controproposte nel merito.

Un gioco infinito di rimandi di scaricamento delle responsabilità ha fino ad oggi caratterizzato gli incontri.

La CGIA ha aspettato che fosse definito il protocollo interconfederale - all’anima dell’autonomia contrattuale della categoria.

Poi è stata la volta della  CNA  che ha scatenato una bagarre nei confronti del tavolo ANCE giungendo perfino a chiedere al sindacato di ritirare la firma da tutti gli articoli riguardanti il tema della bilateralità.

Da quello che fino adesso è emerso da quel tavolo si colgono i malesseri delle singole organizzazioni più che dell’intero mondo dell’artigianato. Strategie e approcci spesso divergenti  perché tesi alla creazione di propri spazi, anche se alla base vi  è la storica intesa del 1998 e  la sua mai concretizzata applicazione.

L’atteggiamento inaccettabile da parte delle Associazioni Artigiane, non è il loro sacrosanto diritto all’applicazione dell’accordo, ma anche in questo caso occorrerebbe individuare anche delle responsabilità al loro interno, ma soprattutto il tentativo costante di utilizzare altre vicende - dall’Avviso Comune, a Prevedi al rinnovo del CCNL  - per ridefinire gli equilibri di forza all’interno del mondo imprenditoriale delle costruzioni.

Noi non abbiamo nemmeno per un momento pensato a rivedere quanto già sottoscritto con l’Ance.

Gli articoli che costituiscono l’ossatura di un contratto rappresentano un elaborazione importante e significativa per l’evoluzione della Bilateralità.

Non vi è antagonismo fra quanto sottoscritto e l’evoluzione del sistema bilaterale artigiano.

L’unica strada percorribile da noi individuata è di esercitare, come OO.SS., una pressione su tutte le parti imprenditoriali a partire dall’Ance affinché sia data attuazione a quanto sottoscritto negli accordi del 98 con la sottoscrizione di Nuovi statuti degli organismi paritetici nazionale a partire dalla CNCE e del Formedil, con l’applicazione dello statuto tipo in tutte le Casse a partire proprio da quelle delle 10 province individuate dal Comitato Tecnico in cui sarà avviata la sperimentazione del Durc.

La settimana prossima, a seguito anche delle nostre pressioni, si aprirà un tavolo con la presenza nostra, dell’Ance e dell’organizzazioni Artigiane, per affrontare sia la vicenda Prevedi sia quella dell’attuazione dei protocolli del 98 e successivi.

Noi ci aspettiamo molto dall’incontro e faremo tutto il possibile affinché siano trovate soluzioni soddisfacenti per tutti.

Ciò detto, però, noi vogliamo che lunedì prossimo gli artigiani presentino risposte concrete alla nostra piattaforma, dimostrando la reale autonomia di quel tavolo da altre vicende le cui soluzioni vanno trovate coinvolgendo tutti i soggetti.

Concludendo, la stagione contrattuale che sta volgendo al termine ha conseguito importanti risultati da un punto normativo e contrattuale.

Lo conferma il generale consenso registrato nelle assemblee dei lavoratori.

Ci attende il confronto sulle “code” contrattuali importanti e decisive, i nuovi inquadramenti, le regole di funzionamento degli Enti Bilaterali.

Se sapremo conservare l’unità che ha contraddistinto le tre organizzazioni nella fase di elaborazione delle piattaforme, ai tavoli di trattativa i risultati non si faranno attendere.

 

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