“LA STAGIONE
CONTRATTUALE FRA RISULTATI E PROSPETTIVE”
Relazione di Massimo TRINCI
Premessa
La stagione contrattuale sta arrivando all’epilogo.
Lunedì 12 luglio anche le trattative per il contratto legno industria
hanno probabilmente avuto una svolta decisiva, prefigurando una rapida
conclusione del negoziato con FEDERLEGNO.
Ad una svolta sembra oramai anche il CCNL Legno CONFAPI.
Rimane quindi aperto il solo CCNL edile artigianato e tutto, al momento,
prefigura un cammino lungo e difficile, ma su questo mi soffermerò più
avanti.
Per dare un giudizio complessivo su questa tornata di rinnovi
contrattuali dovremo definire i criteri attraverso i quali è possibile
articolarlo.
La questione può sembrare ai più alquanto banale, eppure, nella
delegazione sindacale del settore legno riunita lunedì molti interventi
si sono confrontati nel merito
Il metodo generalmente utilizzato nel giudicare un contratto consiste
nel valutare il rapporto fra risultati ottenuti ed obiettivi che posti
nella piattaforma.
Seguendo questo criterio i risultati sono ampiamente positivi,
soprattutto sotto l’aspetto economico, ma questa rischia di essere la
valutazione riduttiva di una stagione contrattuale dalla quale sono
emersi segnali politici di rilievo sui quali occorrerà fare una
riflessione.
In tutti tavoli le organizzazioni imprenditoriali hanno sferrato un
attacco al sindacato mettendone in discussione la natura stessa
attraverso vere e proprie contro-piattaforme.
E’ vero che negli ultimi rinnovi contrattuali spesso l’Ance aveva
utilizzato questa tattica.
Mai era capitato che vi fosse un utilizzo di un’unica strategia
contrattuale da parte di tutte le controparti … in tutti i tavoli
negoziali … in tutti i settori!
Ipotizzare che sia stata una mera coincidenza sarebbe una valutazione
miope e preoccupante.
Si è trattato, invece, di un vero e proprio attacco al sindacato, al
suo ruolo politico e contrattuale
E mai l’attacco era stato così mirato al cuore del sindacato!
Al tavolo dell’edilizia le direttrici di questa offensiva erano dirette
a:
-
privare il sindacato della possibilità di controllare gli orari
attraverso una loro liberalizzazione selvaggia;
-
privare il sindacato del controllo delle condizioni di lavoro nel
subappalto attraverso l’abolizione dell’art 15;
-
Introdurre una normativa nazionale sulla trasferta finalizzata ad una
concorrenzialità fra le imprese attraverso un improprio abbattimento
dei costi;
- Una
forte limitazione della contrattazione di secondo livello.
Analogamente, nei tavoli contrattuali degli impianti fissi veniva messo
in discussione il potere del sindacato a controllare e contrattare gli
orari e, di conseguenza, le condizioni e l’organizzazione del lavoro.
Una contrapposizione frontale che si è protratta fino agli ultimi giorni
delle trattative.
Solo la compattezza del gruppo dirigente del sindacato - unito nel
respingere l’attacco - ha consentito di vincere questa che è stata la
più importante battaglia!
Uno scontro che ha segnato la sconfitta di quella parte dello
schieramento imprenditoriale che puntava ad un pesante ridimensionamento
del ruolo del sindacato e che ha aperto la strada all’acquisizione
d’importantissime conquiste sindacali.
IL CONTESTO
POLITICO SINDACALE ITALIANO
Le notizie che man mano trapelano dallo scontro convulso e confuso che
attanaglia la maggioranza di governo - non ultime le ammissioni
gravissime di un Sottosegretario alle Finanze che l’Italia per il
prossimo anno sfiorerà la soglia del 5% nel rapporto debito PIL -
disegnano uno scenario drammatico per il nostro paese.
La grande industria manifatturiera da qualche tempo si sta fortemente
ridimensionando.
La battaglia per la presenza italiana nei settori chiave dello
scacchiere mondiale - alta-tecnologia e nano-tecnologia - sembra al
momento fortemente compromessa.
Gli stessi settori tradizionali - quelli che hanno reso famoso nel mondo
il “made in Italy” e sui quali sembra avere puntato la propria strategia
il nuovo Presidente di Confindustria - ABBIGLIAMENTO E MOBILE - stanno
subendo gli effetti della globalizzazione, attraverso la
delocalizzazione delle attività produttive e la concorrenza di nuovi
paesi emergenti.
Solo il grande ed impetuoso sviluppo delle costruzioni, in crescita da
quasi un decennio, dopo il buio di Tangentopoli, ha permesso di
rendere meno drammatici gli effetti della crisi.
Vi è ormai la consapevolezza nel nostro paese che occorrono interventi
drastici e radicali!
Le cure pseudo-neoliberistiche che hanno già sortito risultati negativi
in altri paesi, in Italia avrebbero effetti drammatici.
Caro Presidente del Consiglio pensare che una riduzione delle tasse per
i ricchi indurrebbe questi ceti ad investimenti produttivi in Italia è
pura follia!
I profitti maturati negli anni passati in settori come il Mobile
prevalentemente sono stati dirottati in attività speculative e solo in
minima parte in investimenti.
Politicamente è da registrare una convergenza nelle strategie per uscire
dalla crisi fra il sindacato e la nuova Confindustria di Montezemolo ma
il confronto non sembra essere partito con il piede giusto, le buone
intenzioni sono difficili tradursi in convergenze su proposte concrete,
in presenza di deficit così elevati, quando qualsiasi manovra abbisogna
di enormi risorse economiche. Si parla di una prossima finanziaria da 30
miliardi di euro. Sul come reperire le risorse, sui ceti che
prevalentemente ne dovranno sopportare il maggior carico si faranno e
disfaranno alleanze e schieramenti politici e sociali, una cosa è certa
per noi: non DOVRANNO ESSERE ANCORA E SEMPRE I LAVORATORI A PAGARE!
Le divisioni che hanno connotato la vita del sindacato confederale non
sembrano attenuarsi e una vera elaborazione unitaria stenta a prendere
corpo, mentre l’incalzare degli avvenimenti richiederebbe scelte chiare
e coraggiose sulle quali chiamare i lavoratori alla mobilitazione.
Il terreno della contestazione sulle sole scelte governative in materia
previdenziale non è più sufficiente!
La bilateralità, una scelta che sembrava dovesse coinvolgere l’intero
sindacato non ha avuto una concreta attuazione.
L’esperienza del nostro settore è e rimane un’esperienza isolata che
continua ad evolversi positivamente.
In questo quadro l’accordo sul DURC con l’AVVISO COMUNE firmato
a dicembre e il relativo protocollo attuativo di Aprile sono due pietre
miliari verso il rafforzamento della bilateralità, ma soprattutto le
attribuiscono un nuovo significato.
Sono state vinte enormi resistenze che si annidavano in Inps, Inail e
nella stessa Ance, ma sopratutto nelle altri parti imprenditoriali
che hanno tentato di utilizzare il momento dell’accordo per una resa
finale sui loro rapporti di forza.
SOTTOLINEO il DURC rappresenta un fatto di importanza
fondamentale nell’orizzonte del sindacalismo italiano!
L’ente bilaterale in prima persona con la collaborazione di Inps e
Inail assicura la regolarità del sistema imprese.
Un passaggio epocale dal controllo che il sindacato ha cercato di
ottenere nel passato con le sue strutture di base e territoriali, un
patrimonio che continuerà ad essere sempre la sua vera forza propulsiva!
Ma se guardiamo i dati sull’economia irregolare constatiamo scarsi
risultati.
Occorre quindi intraprendere una nuova linea direttrice: Unire il
nostro controllo dal basso che rimane e va rafforzato con il
controllo offerto dalla bilateralità.
Quando definimmo la piattaforma del contratto degli edili fra le
priorità indicammo l’emersione, la trasparenza, la regolarità delle
imprese quali condizioni per un lavoro più qualificato, più sicuro, più
stabile.
Possiamo con fierezza affermare che abbiamo finalmente conquistato
gli strumenti per realizzarlo!
La definizione delle
piattaforme
L’elemento determinante per una buona riuscita di una stagione
contrattuale è stata la definizione delle piattaforme, i tempi, le
modalità, l’approccio….
E’ stata quella una stagione politico-sindacale dove all’esterno
prevalevano le divisioni, il contratto dei metalmeccanici firmato da
solo due organizzazioni, con il rischio di un’estensione ad altre
categorie.
Ricordiamo tutti le profonde divergenze che dividevano le Confederazioni
rispetto all’approccio con il Governo e alla legislazione da esso
prodotta che investiva anche il tema della bilateralità e quindi l’asse
strategico delle relazioni industriali del settore delle costruzioni.
Di fronte a questo scenario avevamo di fronte due strade:
La prima: ridurre al minimo le piattaforme eliminando tutti i punti che
potevano essere frutto di dissenso.
La seconda e certamente la più difficile: scegliere una nostra autonoma
elaborazione e difenderla nei confronti di qualsiasi pressione esterna.
Con determinazione abbiamo scelto di percorrere questa seconda via.
Questo ha comportato un confronto interno alla categoria fra le tre
organizzazioni che ha permesso di effettuare scelte rivendicative che
hanno segnato ulteriori punti di avanzamento rispetto ad una strategia
portata avanti unitariamente negli anni.
Questa scelta ha pagato!
- Ha
pagato perché ci ha permesso di essere impermeabili alle divisioni
esterne alla categoria.
- Ha
pagato perché il fronte unitario ha respinto il pesante attacco delle
controparti vanificando i tentativi di introdurre divisioni.
- Ha
pagato perché nei momenti delle scelte difficili all’interno delle
delegazioni è prevalso il confronto franco, riconducendo sempre ad unità
le scelte.
E’ con questo metodo che noi oggi possiamo affermare che la valutazione
dei contratti fino ad oggi firmati è senz’altro positiva, con dei
risultati alcune volte superiori alle aspettative.
Al tavolo dell’edilizia Franco il 26 novembre 2003 esponendo
all’Ance Unitariamente la piattaforma affermava che volevamo un buon
contratto in tempi brevi.
Per buon contratto indicava:
- La
Qualificazione degli enti bilaterali;
-
L’autonomia del CCNL rispetto alle leggi sull’orario di lavoro (D.Lgs.
n° 66/2003);
- La
formazione professionale;
- La
valorizzazione della professionalità;
- La
sicurezza;
- Il
rafforzamento delle relazioni industriali.
Se questi erano i punti per un buon contratto, oggi possiamo affermare
che è stato firmato un buon contratto.
Nel merito del CCNL Edilizia i nuovi compiti delle Casse rispetto
al rilascio del Durc vengono definiti nello stesso attraverso:
Certificazione
Regolarità Contributiva
Il contratto è stato riformato
tenendo conto della Legge n. 276/2003, dell’Avviso Comune
sottoscritto dalle parti sociali in data 16 dicembre 2003, nonché della
Convenzione per il rilascio del D.U.R.C. firmata il 15 aprile
2004.
Si definiscono modalità e competenze delle
casse rispetto al rilascio della certificazione.
Un ulteriore specificazione della materia è
stata definita dal comitato delle parti, compresi Inps ed Inail
costituitosi in seguito alla convenzione del 15 aprile che ha
stabilito una fase sperimentale in 10 province e sulla base della quale
si procederà alla definizione di modalità uniche per tutto il
territorio.
CONGRUITA’
Il concetto di congruità è ritenuto
dal sindacato di fondamentale importanza per il completamento del
percorso per il rilasciodel D.U.R.C..
Si tratta sostanzialmente di giungere
all’obiettivo di stabilire un legame – tramite criteri/parametri
trasparenti, predeterminati e certi – tra adempimenti contributivi,
versamenti in Cassa Edile e caratteristiche tipologiche ed economiche
dell’opera da eseguire.
Ovvero l’incidenza che ci deve essere in un
determinata opera del costo del lavoro e il valore complessivo
Sarà quindi avviata una sperimentazione
– nella quale le Casse Edili saranno tenute a misurare l’incidenza
della manodopera denunciata sul valore dell’opera – che dovrà
portare le parti nazionali a concludere in merito un accordo entro
fine 2004.
Il sindacato ritiene che tale percorso
possa effettivamente costituire un vero ed effettivo deterrente.
Ma la congruità si riferisce ai soli
versamenti alla casse e non all’intero rapporto di lavoro. L’Ance
ha cercato di barattarla con la responsabilità in solido
dell’impresa principale, nei confronti dei dipendenti delle imprese
subappaltatrici, oggi garantita dall’art.15 del CCNL. Tali erano gli
interessi in gioco che della questione ne è stata fatta una
pregiudiziale dagli imprenditori e con pressioni dei massimi
livelli istituzionali dell’associazione.
Altrettanto ferma e unita è stata la
posizione dei sindacati, ma solo negli ultimi istanti ad un passo da una
possibile rottura, si è definita la separazione delle due materie, con
la conferma dell’art. 15.
Bilateralità
Nel nostro settore non sempre l’insieme di
regole che ci siamo dati è stato applicato in modo coerente e omogeneo
in tutte le province e le regioni.
Anzi, talvolta, nel passato si sono
registrati esempi emblematici di mal funzionamento.
Non sempre il sindacato - parlo per noi -
ha esercitato appieno le sue capacità di gestione e controllo.
Troppo spesso i DIRETTORI hanno esercitato
prerogative che non competevano loro. Recenti casi confermano questa
analisi.
Ma soprattutto sono mancati al centro le
conoscenze e i mezzi contrattuali per intervenire.Abbiamo quindi
ritenuto opportuno fissare regole più cogenti attraverso:
UN PROTOCOLLO, nel quale verranno definite
aliquote di
equilibrio in tutti gli Enti attraverso un rapporto fra patrimonio e
imponibile salariale.
Qualora non vengano rispettati vi sarà da
parte delle strutture nazionali la possibilità di surroga delle parti.
In Italia la situazione è molto
complessa perché mai una riflessione completa è stata fatta. Per esempio
per il contributo alle casse le
aliquote di equilibrio oscillano dall’1,49%
al 6,50%. Occorre a questo punto avviare una riflessione unitaria per
definire le linee strategiche sulle prestazioni da erogare ai
lavoratori.
Occorre precisare che la riduzione delle
giacenze esistenti non può essere praticata con una semplice riduzione
del contributo agli imprenditori, ma con una equa ripartizione.
NORMA PREMIALE
Dovrà essere assimilabile al contributo
per far emergere il sommerso come art. 29 della 341, decontribuzione
all’inps.
Il premio per l’imprese deve essere tale da
essere un reale incentivo all’emersione. Nel frattempo la normativa deve
essere sottoposta a verifiche annuali per costatarne l’efficacia e
predisporne le modifiche o eventualmente l’abolizione qualora non
sortisse i risultati sperati e si rivelasse un ulteriore aggravio per
le casse degli Enti.
ORARIO DI LAVORO
L’Ance si era presentata al tavolo negoziale con una vera e propria
piattaforma così articolata:
-
Liberalizzazione degli orari settimanali;
-
Disponibilità ad usufruire di 350 ore di straordinario annuo di cui
100 ore non contrattabili;
-
Computo delle 48 ore su 12 mesi.
Condizioni queste che, se accettate, avrebbero in un solo colpo
annullato qualsiasi possibilità da parte dei lavoratori di un controllo
sugli orari, quindi sulle condizioni di lavoro.
Dopo quattro mesi di estenuanti trattative siamo riusciti a imporre il
mantenimento dell’art. 5 del Contratto con il limite massimo delle 10
ore giornaliere, le 250 ore di straordinario concordate, limite questo
previsto dalla legge e solo a queste condizioni abbiamo concordato la
possibilità di poter conteggiare le 48 ore medie su 12 mesi.
Ma la pretesa dell’ANCE non si è limitata ai soli orari di lavoro, ma ha
cercato di mettere in discussione le normative su riposi e ferie.
L’aver mantenuto in essere le vecchie normative rappresenta di per
sé un grosso risultato!
CONTRATTI A TERMINE - SOMMINISTRAZIONE DEL LAVORO (Si
tratta di una delle nuove tipologie contrattuali previste dalla Legge n.
276/2003 “Legge Biagi” in sostituzione del lavoro interinale).
La finalità che si era in primo luogo ripromessa l’ANCE era di cassare
dal CCNL il contratto a termine, il cui utilizzo per le imprese
sarebbe stato libero e privo di qualsiasi controllo. Mentre il limite
del 20% avrebbe a questo punto riguardato solo la somministrazione del
lavoro.
La soluzione contrattuale prevede che l’utilizzo cumulativo dei
due istituti non possa superare il 25% dei rapporti di lavoro a tempo
indeterminato, con la possibilità di un impiego di almeno sette
rapporti di lavoro, qualora non superino la misura di un terzo del
numero dei lavoratori a tempo indeterminato.
Il trattamento normativo e salariale è UGUALE a quello degli
altri lavoratori.
Rimane quindi valido quanto già previsto per i lavoratori interinali: il
versamento del 4% AL SISTEMA PARITETICO NAZIONALE 0,3 PER CIG.
CONTRATTAZIONE D’ANTICIPO E CONCERTAZIONE NELLE GRADI OPERE.
La differenza fra i due titoli è puramente formale perché in realtà
abbiamo normato in questo contratto la prassi già in atto nei grandi
cantieri, ovvero gli accordi sindacali che precedono l’inizio dei
lavori.
Una vera e propria contrattazione che stabilisce l’organizzazione del
lavoro e le condizioni, anche economiche, dei lavoratori impiegati.
FORMAZIONE PROFESSIONALE E MERCATO DEL LAVORO
Abbiamo recepito adattandolo al nostro sistema quanto previsto
dall’accordo interconfederale sulla formazione continua, nuovi corsi,
rendendo sistema l’intero settore formativo con i rapporti fra scuole,
formedil regionale e nazionale.
Ma è importante che in tutte le regioni si garantisca negli enti
bilaterali confederali una nostra presenza, che ci sia un rientro nelle
nostre scuole di quanto versato dalle imprese edili in termini di corsi.
Dobbiamo riuscire a gestire complessivamente con il sistema scuole le
domande formative indirizzate in quattro fondi diversi.
All’interno delle scuole edili saranno istituite delle borse
del lavoro dell’industria delle costruzioni che con convenzioni con
i centri per l’impiego faranno promozione e orientamento per facilitare
l’incontro fra domanda ed offerta.
INQUADRAMENTO PROFESSIONALE
I risultati ottenuti su questo versante sono tra i più significativi di
questo contratto in linea con le richieste della piattaforma.
L’apertura del 4° livello all’operaio specializzato è una
conquista storica.
Finalmente si crea un percorso professionale per le figure operaie oltre
lo sbarramento fino ad oggi imposto dall’Ance del 3° livello.
Inoltre la riforma completa del sistema classificatorio verrà affidata
ad una specifica commissione avendo già definito ambiti e tempi
dell’attività.
Sempre dalla commissione saranno definite le declaratorie per le figure
professionali dei settori restauro, archeologia e rocciatori.
PARTE ECONOMICA
L’aumento retributivo si commenta da solo: 90 euro - la somma che
avevamo richiesto in piattaforma.
Non mi era mai capitato nella mia lunga carriera di portare a casa il
100% della richiesta!
Con il nostro sistema contrattuale, con un secondo livello di
contrattazione esteso a tutte le province, non solo siamo riusciti a
tutelare il potere di acquisto dei salari di tutti e sottolineo
tutti i lavoratori, ma abbiamo anche recuperato una parte della
produttività maturata nel settore, un risultato unico nel quadro
sindacale del nostro paese, favorito certo anche da un positivo
andamento congiunturale.
Altri istituti contrattuali hanno subito incrementi economici, per
economia di tempo li cito succintamente:
- La
maternità con l’indennità per il periodo dell’astensione obbligatoria
che viene portata al 100%
-
L’estensione della conservazione del posto
a 12 mesi per i lavoratori con più di tre anni e mezzo di anzianità
comporta l’estensione temporale del
coefficiente per il calcolo dell’integrazione giornaliera erogata
dall’azienda dal 181° giorno al 12° mese.
-
Aumento dell’1% dell’indennità dei
turni regolari avvicendati e del lavoro notturno continuativo.
-
L’aumento di 16 ore retribuite del
congedo matrimoniale per tutti gli operai.
-
Il superamento del periodo di
carenza in caso di infortunio.
-
L’aumento dell’indennità di funzione
per i quadri.
Un capitolo a parte è rappresentato dalla
disciplina dell’apprendistato, per la quale l’Ance dopo aver forzato per
la sua immediata introduzione, ora, giustificandosi dietro la mancanza
di una legislazione regionale ne chiede il differimento
dell’introduzione.
Noi riteniamo che la nuova disciplina sia
entrata in vigore con la firma del contratto, ciò premesso, siamo non di
meno disponibili ad un confronto in merito.
Due punti presentano aspetti controversi e
conseguenze su cui occorre soffermarsi .
PREVEDI
Nel contratto non siamo riusciti ad
aumentare la contribuzione, ma questo rischia di essere l’ultimo dei
problemi.
Nonostante il parere unanime del Consiglio
di amministrazione del Fondo, nel quali siedono esponenti autorevoli
dell’Ance che ne esprime anche il Presidente, e della COVIP, favorevoli
ad una partenza immediata con un abbassamento del numero dei soci agli
attuali iscritti, l’esecutivo dell’Associazione Imprenditoriale ha per
ben due volte bocciato la proposta. Di fatto, ha imposto lo slittamento
di un anno condizionandolo al raggiungimento dei 20.000 iscritti.
Potrebbe sembrare una vendetta tardiva di
quelle forze imprenditoriali che hanno mal digerito la firma del
contratto, di coloro che puntavano ad una sconfitta del sindacato.
Di per se stesso l’obiettivo dei 20.000
sembra alla nostra portata, però necessita di un nuovo impegno e di un
nuovo proselitismo.
Non è però ammissibile che vi siano
realtà territoriali che ancora non abbiano iscritti al Fondo, non esiste
alcuna giustificazione al fatto che i gruppi dirigenti dei nostri
sindacati, il personale da noi designato all’interno degli Enti,
boicottino nei fatti Prevedi non aderendo!
Se dovessimo giungere ad un fallimento del
Fondo, dovremmo registrare una sconfitta pesantissima che peserebbe a
lungo nel rapporto con i nostri militanti che si sono iscritti e,
soprattutto, verso quelle forze imprenditoriali che hanno da sempre
boicottato il Fondo per mettere in discussione la stessa
rappresentatività del sindacato.
La battaglia non è più soltanto per
affermare l’importanza della previdenza integrativa contrattuale, fine
di per se stesso nobile e assolutamente importante, ma in gioco vi la
stessa credibilità del gruppo dirigente del sindacato!
TRASFERTA
La soluzione volutamente compromissoria e ambigua ha permesso una
chiusura onorevole sul problema da ambo le parti.
Fin dall’inizio della trattativa è apparso chiaro che solo parte
dell’ANCE aveva un interesse specifico al problema e tali e pesanti sono
state le pressioni esercitate che non è stato possibile chiudere la
trattativa senza che fosse ridefinito l’istituto.
Parlo di soluzione ambigua in quanto le parti dovrebbero definire entro
un anno gli aspetti organizzativi e procedurali della nuova
disciplina della trasferta.
In realtà la dizione maschera una profonda e marcata divergenza sulla
materia, l’unica proposta di modifica dell’art.22 presentata al tavolo
- cioè quella dell’Ance - vede un netto e marcato dissenso del
sindacato.
Il problema della trasferta si trascina ormai da anni, vari contratti
hanno offerto soluzioni di volta in volta tanto ambigue da costituire
l’alibi dietro il quale trincerarsi per non affrontare il problema.
Oggi Feneal, Filca e Fillea della Lombardia, partendo da un documento
unitario delle segreterie di Milano. hanno aperto un dibattito un
documento al loro interno che entro pochi giorni consentirà di definire
una proposta per avviare una sperimentazione nella Regione.
Noi siamo pronti. Spetterà agli imprenditori uscire dalle loro ambiguità
e dare risposte precise.
Quando l’ANCE ha avanzato - come nel Veneto ed in Emilia - delle
proposte concrete, finalizzate a tutelare le imprese serie e regolari,
a lottare contro il lavoro nero, a favorire la concorrenza regolare, il
sindacato ha accettato la sfida e ne sono scaturiti due accordi che
hanno avviato la sperimentazione nelle due regioni.
Il giudizio positivo espresso sul contratto dalle segreterie nazionali
feneal, filca e fillea, dalle delegazioni trattanti, dai rispettivi
organismi dirigenti è stato successivamente supportato dal consenso
espresso dai lavoratori nelle centinaia di assemblee tenute nei luoghi
di lavoro e nei territori.
Affermavo introducendo la relazione che tre settori degli impianti fissi
hanno firmato i loro rinnovi contrattuali: Cemento, Lapidei, Laterizi e
Manufatti .
Sono contratti la cui scadenza era anteriore a quello dell’Edilizia e
che storicamente lo hanno sempre preceduto.
E’ appunto su questi tavoli che ci siamo misurati per la prima volta con
la forte determinazione, da parte delle controparti spinte dalla
Confindustria, a utilizzare questi contratti per provocare una completa
liberalizzazione degli orari di lavoro con la conseguente perdita di
controllo da parte del sindacato sull’organizzazione e sulle condizioni
di lavoro.
La determinazione del sindacato al tavolo delle trattative e la compatta
mobilitazione dei lavoratori hanno costretto gli imprenditori ad
accantonare i loro progetti.
Le soluzioni individuate sono importanti perché rafforzano il ruolo
delle RSU nella contrattazione degli orari.
Particolarmente positive invece risultano le soluzioni individuate per
quanto concerne l’inquadramento dei lavoratori, dove non solo sono state
già individuate le soluzioni future ma si sono già definiti nuovi
livelli professionali attraverso anche un aumento dei valori
parametrali.
Particolarmente interessanti i risultati raggiunti in materia di
ambiente e sicurezza sul luogo di lavoro.
Apprezzabili i risultati per la parte economica: agli aumenti
retributivi si sommano gli effetti della riparametrazioni degli
inquadramenti.
Il Legno merita una citazione a parte.
Innanzitutto il contratto è scaduto posteriormente agli altri (31
Dicembre 2003). In secondo luogo perché le trattative nel settore hanno
storicamente avuto una loro autonoma gestione.
Nell’ultima settimana le trattative hanno probabilmente avuto una
svolta, è stata concordata un intesa di massima, sulla base della quale
la delegazione ha dato mandato alle segreterie nazionale a fare
l’affondo finale per la firma del contratto.
In linea di massima non si discosta dagli altri contratti degli impianti
fissi:
- le
deroghe allo straordinario devono essere concordate con le Rsu (questo
punto forse ha un valore politico maggiore del resto degli impianti
fissi, non perché sia qualitativamente superiore, anzi, ma perché nel
frattempo si erano siglati i ccnl dei tessili e di altri settori, che in
materia di orario avevano trovato soluzioni infelici).
- Una
riforma globale degli inquadramenti attraverso la creazione di nuovi
livelli e l’innalzamento parametrale del 1° abolendo la penalizzazione
del 10% per i neoassunti , del 2° e 3°. Fino a poco tempo fa FEDERLEGNO
chiedeva che tutto fosse fatto a costo zero.
Ma uno degli aspetti, forse, più qualificante dell’accordo che ci si
accinge a firmare è costituito dal superamento della carenza
malattia ed infortunio per la stragrande maggioranza dei lavoratori,
ovvero quelli che non supereranno in un anno i tre eventi morbosi.
A completamento delle vicende contrattuali del settore va evidenziato
che pochi giorni or sono è stato siglato l’accordo per il riallineamento
economico per il comparto Legno Artigiano. Anche in questo caso la
nostra categoria è stata una delle poche ad aver raggiunto questo
risultato.
Ma veniamo alla nota più dolente la situazione al tavolo delle
trattative del CCNL Edilizia Artigiani, dove i ritardi accumulati sono
enormi e dove speriamo Lunedì 19 - ad oltre sei mesi dalla scadenza -
di entrare finalmente nel merito della piattaforma, anche se ci hanno
già premesso una serie di obiezioni e controproposte nel merito.
Un gioco infinito di rimandi di scaricamento delle responsabilità ha
fino ad oggi caratterizzato gli incontri.
La CGIA ha aspettato che fosse definito il protocollo interconfederale -
all’anima dell’autonomia contrattuale della categoria.
Poi è stata la volta della CNA che ha scatenato una bagarre nei
confronti del tavolo ANCE giungendo perfino a chiedere al
sindacato di ritirare la firma da tutti gli articoli riguardanti il tema
della bilateralità.
Da quello che fino adesso è emerso da quel tavolo si colgono i malesseri
delle singole organizzazioni più che dell’intero mondo dell’artigianato.
Strategie e approcci spesso divergenti perché tesi alla creazione di
propri spazi, anche se alla base vi è la storica intesa del 1998 e la
sua mai concretizzata applicazione.
L’atteggiamento inaccettabile da parte delle Associazioni Artigiane, non
è il loro sacrosanto diritto all’applicazione dell’accordo, ma anche in
questo caso occorrerebbe individuare anche delle responsabilità al loro
interno, ma soprattutto il tentativo costante di utilizzare altre
vicende - dall’Avviso Comune, a Prevedi al rinnovo del CCNL - per
ridefinire gli equilibri di forza all’interno del mondo imprenditoriale
delle costruzioni.
Noi non abbiamo nemmeno per un momento pensato a rivedere quanto già
sottoscritto con l’Ance.
Gli articoli che costituiscono l’ossatura di un contratto rappresentano
un elaborazione importante e significativa per l’evoluzione della
Bilateralità.
Non vi è antagonismo fra quanto sottoscritto e l’evoluzione del sistema
bilaterale artigiano.
L’unica strada percorribile da noi individuata è di esercitare,
come OO.SS., una pressione su tutte le parti imprenditoriali a partire
dall’Ance affinché sia data attuazione a quanto sottoscritto negli
accordi del 98 con la sottoscrizione di Nuovi statuti degli organismi
paritetici nazionale a partire dalla CNCE e del Formedil, con
l’applicazione dello statuto tipo in tutte le Casse a partire proprio da
quelle delle 10 province individuate dal Comitato Tecnico in cui sarà
avviata la sperimentazione del Durc.
La settimana prossima, a seguito anche delle nostre pressioni, si aprirà
un tavolo con la presenza nostra, dell’Ance e dell’organizzazioni
Artigiane, per affrontare sia la vicenda Prevedi sia quella
dell’attuazione dei protocolli del 98 e successivi.
Noi ci aspettiamo molto dall’incontro e faremo tutto il possibile
affinché siano trovate soluzioni soddisfacenti per tutti.
Ciò detto, però, noi vogliamo che lunedì prossimo gli artigiani
presentino risposte concrete alla nostra piattaforma, dimostrando la
reale autonomia di quel tavolo da altre vicende le cui soluzioni vanno
trovate coinvolgendo tutti i soggetti.
Concludendo, la stagione contrattuale che sta volgendo al termine ha
conseguito importanti risultati da un punto normativo e contrattuale.
Lo conferma il generale consenso registrato nelle assemblee dei
lavoratori.
Ci attende il confronto sulle “code” contrattuali importanti e decisive,
i nuovi inquadramenti, le regole di funzionamento degli Enti Bilaterali.
Se sapremo conservare l’unità che ha contraddistinto le tre
organizzazioni nella fase di elaborazione delle piattaforme, ai tavoli
di trattativa i risultati non si faranno attendere.
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