Articolo Di Franco Martini su Testo Unico sicurezza
per
Rassegna Sindacale.
Un vero e
proprio cavallo di Troia, così può definirsi il nuovo Testo Unico,
soprattutto per i settori maggiormente esposti a rischio, come quello
delle costruzioni.
Il cavallo
è la neccessità di un riordino e di un coordinamento dell’intera
materia. Ma dentro il cavallo è pronto l’assalto al sistema della
sicurezza che, se confermato nelle proposte del Testo Unico, non potrà
che elevare rischi e danni nel lavoro in questo Paese.
Intanto,
per il messaggio sbagliato in esso contenuto. Il teorema è che
abbassando la soglia dell’obbligo (vincoli, procedure, sanzioni, ecc…)
si determina, attraverso una sorta di automatismo inspiegabile e non
dimostrato, una estensione dei comportamenti virtuosi delle imprese. La
filosofia è quella nota in quanto già perseguita da questo Governo in
molti campi: abbassando la soglia dei diritti si può allargarne
l’estensione a soggetti attualmente esclusi! In alcuni campi danni e
smentite sono all’ordine del giorno, a partire da quel mercato del
lavoro ridisegnato dalla L.30.
Il
messaggio è sbagliato anche perché viene ispirato da una lettura
eccessivamente ottimistica dei dati infortunistici. Anche in questo caso
si rischia una equazione pericolosa: è in atto una diminuzione degli
infortuni, dunque, si può abbassare la soglia del rigore! Una
interpretazione come minimo irresponsabile delle dinamiche in corso
perché oltre a mancare della necessaria prudenza nei confronti di una
statistica la cui conferma va ricercata nell’ambito di un ciclo di più
lungo termine, taglia di netto una lettura che deve essere
necessariamente contestualizzata alla crescita esponenziale del lavoro
nero e illegale, all’alto tasso infortunistico italiano rispetto alla
media europea e alla recrudescenza che nell’ultima fase hanno avuto
alcuni eventi infortunistici, dimostrando l’imbarbarimento in atto nei
rapporti di lavoro, dal quale può derivare l’inversione di tendenza in
ciò che di positivo comunque in questi ultimi anni era stato prodotto
nella lotta agli infortuni.
Il settore
delle costruzioni non ha di che gioire dalle novità in arrivo. Gli
episodi di cui si è occupata la cronaca in questi ultimi tempi dimostra
che l’edilizia in particolare continua ad essere un settore le cui
contraddizioni e degenerazioni (che non sono una condanna generalizzata
al sistema, ma rappresentano purtroppo una bella fetta della realtà
quotidiana) vivono a diretto contatto con la giustizia, basti pensare al
fenomeno dell’illegalità diffusa (caporalato in primis) o a
quello degli appalti truccati, per niente debellato dopo gli anni di
Tangentopoli.
Se
dovessimo applicare il teorema che ispira il Testo Unico sulla sicurezza
dovremmo poter affermare che depenalizzando il caporalato o la
corruzione potremmo avere maggiore legalità e trasparenza nel mercato
del lavoro o nel marcato degli appalti. E’ chiaro che non sarebbe mai
così ed anche se l’esempio contiene una forzatura (o forse no..!) serve
a dimostrare che la depenalizzazione in materia di sicurezza, perché di
questo si tratta nella sostanza nonostante il Sottosegretario Sacconi
continuerà a dimostrare il contrario, nei cantieri edili calerà come un
invito a non affannarsi più del necessario, tanto più che la sicurezza
potrà coincidere con “misure tecniche, organizzative, procedurali
concretamente attuabili” (Art. 6, comm.1, lett.a). E’ chiaro che
l’estensore di questa norma non può che essere un profondo conoscitore
dei cantieri italiani, poiché sa bene che tanti di essi senza questo
“allargamento della maglia normativa” non potrebbero nemmeno aprire.
E che dire
delle funzioni proposte agli enti bilaterali. I Comitati Territoriali
Paritetici svolgono oggi una funzione preziosa di supporto ai lavoratori
e alle imprese, in materia di formazione, informazione, consulenza,
quindi, indirettamente, sono un soggetto importante nel sistema
integrato che in ogni territorio dovrebbe veder coordinate le funzioni
di ognuno. Ma non possono certo sostituirsi a chi deve fare rispettare
la legge, tanto più che verrebbe a configurarsi una sorta di conflitto
di interesse, almeno nel caso dell’impresa, tra controllore e
controllato.
Com’è che
il Testo Unico dimentica che sarebbe sufficiente considerare gli
obblighi alla sicurezza quali criteri della regolarità di una impresa
che già può essere certificata dall’azione sinergica delle Casse Edili,
dell’Inps e dell’Inail in base alla quale viene rilasciato il famoso
Documento Unico di Regolarità Contributiva, o forse vi sono obblighi di
serie A ed altri di serie B?
Per non
parlare dei compiti che il datore di lavoro può svolgere direttamente
nelle imprese sotto la soglia di 30-50 dipendenti. Forse in questo caso
ci si è dimenticati che quelli seri hanno ben altre cose a cui pensare
in cantiere e quelli poco seri sono quelli che in molti casi non
disdegnano l’uso del ricatto e delle minacce quando qualche lavoratore
alza la testa. Qui prevenzione e sicurezza spesso coincidono con il
rischio della vita e non solo per l’infortunio da lavoro!
Roma 11
novembre 2004
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