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Tavolo negoziale per il rinnovo del CCNL Edilizia.

Comunicazione della delegazione sindacale di presentazione della piattaforma.

Roma 26.11.2003
Relazione di Franco Martini

 

Premessa: un buon contratto in tempi brevi

Lo scopo di questo intervento è evidenziare il significato generale e gli obiettivi che ci poniamo con questo negoziato, dando per scontato che la piattaforma presentata da diverse settimana sia già nota e sia già stata oggetto di prime valutazioni da parte dell’ANCE.

Il nostro primo obiettivo è di fare un buon contratto in tempi brevi.

Crediamo che questo sia nell’interesse del settore e soprattutto pensiamo vi siano tutte le condizioni per poterlo fare.

La prima condizione è rappresentata dal fatto che su tante materie oggetto della piattaforma e del contesto nella quale essa si inserisce non partiamo da zero. Abbiamo alle spalle mesi nei quali il confronto tra le nostre organizzazioni non si è mai fermato e questo sicuramente può favorire oltrechè il clima anche la maturazione delle rispettive posizioni.

Anche il quadro dei rapporti sindacali unitari che in questo settore è autenticamente solido consente di tenere il negoziato al riparo da tensioni che purtroppo si sono conosciute in altre categorie.

La piattaforma che vi abbiamo presentato è il risultato di una sintesi unitaria che dalla prima all’ultima parola rappresenta la posizione condivisa da tutte le organizzazioni sindacali che sono sedute a questo tavolo.

Per queste ragioni la prima innovazione che vorremmo introdurre in apertura della trattativa è scegliere la via del confronto diretto sulle questioni poste al centro della piattaforma, evitando eccessi di tatticismo che spesso appartengono più ad un rituale da consumare che alla reale espressione delle posizioni in campo.

Naturalmente è un appello che rivolgiamo a tutti, quindi anche a noi e che speriamo venga colto come l’espressione della volontà di non smarrire il senso pratico con il quale abbiano sempre cercato di caratterizzare il nostro approccio alle materie oggetto delle relazioni sindacali.

Cosa intendiamo per un buon contratto?

Certamente un contratto che risponda positivamente alle aspettative dei lavoratori, ma al tempo stesso che sia utile al settore e quindi anche alle imprese.

Abbiamo avuto modo di ripetere in tutte le occasioni di confronto che ci sono state date in questi ultimi anni che la condizione dei lavoratori in questo settore non è scindibile da quella dell’impresa.

Per questo un progetto di qualificazione del lavoro non può che essere parte di un processo di qualificazione dell’impresa stessa.

Questo binomio, che esprime la tipicità del settore delle costruzioni, appare ancora più stretto oggi, nel momento in cui il nostro settore è alla ribalta della cronaca molto più per le sue ombre che per le luci che può esprimere.

Questo confronto, infatti, si apre a poco più di quindici giorni dalla tragedia di Genova che ha suscitato molta emozione nel Paese e che ha riproposto il volto più negativo del settore: quello dei gravi infortuni, del massiccio ricorso al lavoro nero e illegale, quello del crescente esercito di immigrati costretti spesso in condizioni ai margini della tolleranza civile, quello della criminalità organizzata e della sua capacità di condizionare l’attività del settore in vaste aree del Paese.

Purtroppo per noi fatti come quello di Genova rappresentano tutt’altro che una condizione straordinaria e se la fotografia che ne esce fuori descrive autenticamente lo stato di una parte del settore, sarebbe sbagliato tradurla in un giudizio sommario che coinvolga tutti e tutto.

Noi non condividiamo l’idea che sia la rassegnazione a dover prevalere di fronte alle oggettive difficoltà che spesso vengono denunciate anche dalla cronaca.

Crediamo che esista un altro volto dell’impresa e del lavoro che pur tra mille difficoltà e contraddizioni possa e debba affermare le proprie positive potenzialità.

Crediamo, quindi, sia interesse reciproco, obiettivo comune mettere in campo tutte le iniziative possibili, tutte le azioni necessarie per contrastare i processi degenerativi in atto e affermare una politica di trasparenza e di qualificazione del settore.

E’ quello che abbiamo fatto e stiamo facendo ai tavoli dove ci hanno convocati e a quelli che entrambi abbiamo sollecitato.

E’ quello che possiamo fare anche attraverso un buon contratto perché un buon contratto può contribuire ad una politica di qualificazione del lavoro e dell’impresa.

Certo, non da solo. Anche per questo nel corso di questi anni e ancora oggi ci siamo resi disponibili a sostenere tutte le iniziative volte a promuovere e sostenere un processo di emersione, di trasparenza e di regolarità delle imprese e del settore.

La possibilità che ci è data di concludere nel giro di pochi giorni la stesura di un avviso comune su queste materie è la prova di una volontà ad essere concretamente disponibili.

Ci auguriamo che altrettanta disponibilità e concretezza vi sia da parte di chi aveva promesso molto per questo settore ma ad oggi poco ha dato.

E’ indubbio che per il contributo dato alla crescita economica del Paese in questi anni e per quella che ancora potrebbe dare a fronte di una ripresa lenta da venire il nostro settore avrebbe meritato maggiore attenzione.

Così non ci pare sia stato fino ad oggi. Sappiamo che anche la vostra Associazione non ha tenuto nascosti malesseri e dissensi per provvedimenti insufficienti –come le risorse destinate al settore- o addirittura sbagliati, come quello sul condono.

Sono critiche che in buona parte condividiamo ma le cui conseguenze non vorremmo venissero impropriamente addebitate all’esito del confronto che si apre oggi sul rinnovo del contratto.

Noi dobbiamo rinnovare un buon contratto per mettere il settore nella condizione di cogliere pienamente le opportunità che il mercato offre

 

Rafforzare il sistema di relazioni sindacali

Anche per questo abbiamo individuato quale primo ingrediente per fare un buon contratto il rafforzamento del sistema di concertazione e di informazione.

L’esperienza del nostro settore può dimostrare, nel panorama sindacale, che la pratica del confronto e del dialogo non solo non ha mai rappresentato un intralcio, ma al contrario è sempre stato il terreno più utile alla ricerca delle soluzioni.

Chi crede veramente nella pratica della concertazione –e noi siamo tra questi- per renderne efficace l’esercizio deve sintonizzarla con le evoluzioni indotte anche dal cambiamento delle norme e dei contesti.

Per questo nella piattaforma abbiamo proposto di arricchire il sistema di relazioni sindacali cogliendo due novità importanti di questi anni: l’introduzione della figura del contraente generale, la cui funzione deve trarre giovamento da un corretto ed efficace sistema di relazioni; e la diffusione della pratica della “concertazione preventiva” con le stazioni appaltanti e i concessionari delle grandi opere pubbliche, esperienza già adottata in questi anni in alcune importanti realizzazioni, come l’Alta Velocità.

Sono esperienze che dimostrano che l’esame preventivo e la ricerca di intese che precedano l’apertura dei cantieri sui temi importanti dell’organizzazione di un cantiere complesso hanno sempre aiutato la ricerca delle soluzioni e la gestione migliore dei problemi, a partire da quello della sicurezza.

 

Investire sul capitale umano

Naturalmente, per quanto ci riguarda, un buon contratto è quello che realizza il miglior investimento sul capitale dell’impresa che noi rappresentiamo: il lavoro.

E qui vorremmo davvero che l’obiettivo fosse colto al di là del valore parziale della nostra rappresentanza.

La verità la conosciamo tutti: se non restituiamo al lavoro in edilizia quella necessaria dignità e valorizzazione che lo renda appetibile soprattutto alle giovani generazioni saranno soprattutto le imprese a pagare il prezzo più alto di un mercato del lavoro nel quale la regola diventa l’eccezione ed il resto è giungla.

In questo senso la piattaforma individua alcune direttrici per noi fondamentali lungo le quali può essere perseguito l’obiettivo della qualificazione del lavoro.

 

La sicurezza

Il primo riguarda il tema della sicurezza, poiché il capitale umano è un bene che va protetto e tutelato.

Per quanto sulla materia della sicurezza il problema resti essenzialmente quello dell’applicazione delle norme esistenti noi dobbiamo dare un segnale chiaro, soprattutto a fronte delle attenzioni suscitate dai fatti di Genova, che tutto quanto è nelle nostre possibilità, tutto quanto dipenda dal rapporto diretto tra le parti non viene minimamente risparmiato per favorire l’applicazione delle norme.

A partire dagli strumenti e dagli spazi che il contratto può mettere a disposizione per favorire la diffusione di una cultura sulla sicurezza e l’esercizio delle funzioni attribuite dalla legge alle figure dei rappresentanti alla sicurezza.

Per questo crediamo che il potenziamento della formazione, delle assemblee mirate sulla materia, l’agibilità degli RLS e RLST rientrino coerentemente in quella campagna di mobilitazione per la sicurezza nei cantieri che lo stesso tavolo ministeriale ha qualche giorno fa rilanciato e rispetto al quale noi dobbiamo e possiamo dimostrare la volontà di rafforzare quanto dipenda direttamente da noi.

La valorizzazione del capitale umano passa anche attraverso la rivisitazione di un impianto normativo che sul tema dei diritti sia in grado di cogliere le novità emergenti nel mercato del lavoro, a partire dalla presenza sempre più massiccia di lavoratori stranieri e da un incremento della manodopera femminile, soprattutto in alcuni settori particolari.

Si tratta dell’adeguamento di norme specifiche e del potenziamento di altre in funzione di nuovi bisogni espressione di culture diverse tra loro, per le quali potrà risultare utile una maggiore flessibilità  di alcune normative contrattuali,soprattutto per quanto riguarda il tempo di lavoro.

Da tempo non ci spaventa il concetto di flessibilità, soprattutto quando essa è il terreno che meglio riesce a coniugare le esigenze produttive con l’esercizio dei diritti sul lavoro.

Noi siamo forse una delle categorie del lavoro più flessibili ed è per questa capacità di coniugare flessibilità e diritti che la nostra piattaforma si propone di intervenire su vari aspetti legati alla condizione dei nostri lavoratori, comprese le condizioni sociali che vogliamo siano migliorate per chi lavora in un settore che vive situazioni di disagio maggiori e ci proponiamo di farlo rafforzando e qualificando le prestazioni integrative dello stato sociale, secondo una via già tracciata dalla contrattazione collettiva e che deve essere implementata.

 

L’autonomia delle parti sulle materie della contrattazione

La flessibilità è concetto che richiama l’autonomia contrattuale delle parti poiché per eccellenza è il terreno sul quale possono essere gestite le specificità settoriali e aziendali.

Per questa ragione, scegliendo di stare pienamente sul terreno del governo delle flessibilità riteniamo che su tutto quanto sia stato e sia oggetto di intervento legislativo, a maggior ragione là dove si preveda un rimando alla contrattazione, la contrattazione debba restare lo strumento regolatore primario.

E’ il caso –ad esempio- della materia dell’orario di lavoro per la quale proponiamo la conferma dell’attuale impianto contenuto nell’art. 5 del contratto vigente nel contesto del quale estendere le sperimentazioni sull’uso flessibile dell’orario soprattutto in alcune lavorazioni complesse.

 

La formazione, bussola nel governo del mercato del lavoro

Sicuramente, il terreno dove più di ogni altro si misura la volontà e la consistenza di un investimento vero sul capitale umano delle imprese di costruzione è quello della formazione e del governo trasparente del mercato del lavoro.

Su questo capitolo che per noi rappresenta uno dei pilastri sul quale procedere al rinnovo del contratto vi sarebbe ben poco da aggiungere a quello che abbiamo detto reciprocamente in tutte le iniziative, in tutti i convegni lungo i quali ci siamo inseguiti in questi mesi.

La priorità della formazione e della trasparenza del mercato del lavoro, se potessimo sbobinare gli interventi che ognuno di noi ha fatto in questi mesi, è materia affrontata direi quasi a senso unico, sia da parte imprenditoriale che da parte sindacale.

Il problema è capire se gran parte di quelle affermazioni possono trovare nel nuovo contratto gambe per andare avanti il più concretamente possibile.

E siccome è nostra convinzione che in un settore come quello dell’edilizia gli obiettivi da perseguire su questo terreno possono avvalersi di uno strumento prezioso che è la bilateralità, patrimonio comune di imprese e lavoratori, abbiamo per questo avanzato una proposta completa e organica sulla formazione e il mercato del lavoro che rappresenta anche un terreno di ulteriore qualificazione degli enti bilaterali.

Forse qualcuno si chiederà –maliziosamente- come sia stato possibile che i sindacati abbiano potuto avanzare una proposta comune, cosi corposa, su un tema ove si registrano posizioni anche abbastanza diverse tra le Confederazioni.

La risposta è semplicissima: nel settore delle costruzioni la nostra convinzione che il sistema della bilateralità debba essere in grado di rinnovarsi in funzione di nuove sfide e di nuovi compiti nasce in tempi non sospetti ed esprime una convinzione comune radicata nel rapporto quotidiano con le problematiche che lavoratori ed imprese si trovano ad affrontare.

 

 

La qualificazione degli enti bilaterali

La bilateralità per noi è una pianta che va alimentata costantemente, pena il suo rinsecchimento. Sono anni che ce lo diciamo e forse dovremmo affrontare il tema con una dose di coraggio in più.

Le proposte contenute negli allegati alla piattaforma sono abbastanza note, anche perché sono il prodotto di tavoli già attivati in precedenza.

In estrema sintesi non proponiamo di modificare la natura degli enti, che restano strumenti di attuazione della contrattazione.

Vogliamo candidarli ad essere strumenti in grado di intervenire sul processo di qualificazione del lavoro e di trasparenza del mercato del lavoro.

Alcune di queste proposte sono già oggetto del confronto al tavolo sul sommerso e potrebbero entrare a far parte dell’avviso comune.

Altre sono relative alla riqualificazione del sistema paritetico della formazione professionale con l’obiettivo di creare un “sistema” che non annulli le autonomie territoriali naturalmente, ma che ricomponga in un progetto nazionale fatto di obiettivi comuni l’intero nostro patrimonio.

Un sistema moderno e competitivo della bilateralità, a partire dal campo della formazione, non è quello dato dalla sommatoria di orticelli, spesso di difficile incastro, ma è quello di una rete tenuta insieme da un disegno comune, quello che per noi deve essere il Sistema Nazionale Paritetico per la formazione.

Diversamente sarebbe difficile, soprattutto per un settore ad alta mobilità territoriale come il nostro, immaginare un ruolo attivo degli enti nel governo del mercato del lavoro come noi proponiamo nell’allegato 2 e per il quale ci candidiamo anche attraverso lo strumento concreto di una convenzione con i soggetti titolari del collocamento, per svolgere le funzioni descritte nella proposta.

Inutile dire che per parte nostra la possibilità di realizzare quanto proposto, ovviamente alla luce del confronto con le idee di parte imprenditoriale, rappresenta una delle principali cartine di tornasole di quanto affermato sul tema della formazione e della trasparenza.

Ed in coerenza con quanto affermato riteniamo opportuno mettere in campo la necessaria dose di coraggio per vincere anche resistenze al cambiamento che sappiamo essere presenti in tutte le parti, soprattutto quando si propone di intraprendere strade nuove.

Tutta la delegazione sindacale considera questa parte una quota importante del valore aggiunto del contratto che vogliamo rinnovare.

Così come, un’altra quota importante è data al riconoscimento ed alla valorizzazione delle capacità professionali.

 

Valorizzazione e riconoscimento della professionalità

Noi dobbiamo chiudere il cerchio che si apre con le politiche di accesso al lavoro.

Nessuno potrebbe capirci se a fronte di un massiccio investimento sul fronte della formazione e delle politiche di accesso trasparenti non vi fosse analoga coerenza sul terreno della valorizzazione e del riconoscimento delle capacità professionali.

L’obsolescenza dell’inquadramento vigente è cosa risaputa. A rendere inadeguato l’attuale impianto concorrono vari fattori, altrettanto noti. Oltre a quello descritto in precedenza, cioè, l’assenza di un rapporto tra processi formativi e valorizzazione della professionalità, concorrono anche le evoluzioni che nel corso degli anni hanno in parte modificato l’organizzazione del lavoro e i modelli di impresa e lo stesso sviluppo di professioni legate ad attività non solo di costruzione ma anche di recupero e valorizzazione.

Non si può continuare a dire che l’inquadramento è inadeguato e lasciare le cose come stanno. Non è certamente nostra intenzione proporre delle rigidità là dove i meccanismi di valutazione della professionalità debbono misurarsi con l’uso flessibile delle diverse competenze professionali.

Ma è altrettanto inaccettabile che l’unica rigidità in campo resti quella di un impianto di classificazione e di valorizzazione dentro il quale vengano mortificate le potenzialità espresse dal lavoratore, negando a molti di loro la possibilità di un giusto sviluppo professionale, spesso fonte di fuga e di scarsa capacità attrattiva dell’edilizia.

E’ ovvio che noi consideriamo questa materia parte integrante del processo di trasparenza del lavoro in edilizia, dato che la contrattazione individuale, che per noi non rappresenta la soluzione delle contraddizioni esistenti, non offrirebbe un quadro di opportunità universali e trasparenti.

Una piattaforma equilibrata

La strada di un nuovo inquadramento in edilizia può essere intrapresa, nelle forme e nei modi che dovranno essere oggetto del confronto a questo tavolo, perché abbiamo la presunzione di non aver smarrito il senso dell’equilibrio nel presentarvi la piattaforma.

Non siamo una delegazione “all’arrembaggio” di un vascello che ha navigato in questi anni nei mari di una crescita che difficilmente può essere nascosta, dato che giustamente siete sempre stati i primi ad esibire i dati positivi che hanno caratterizzato l’andamento del settore.

Così come non vogliamo fare dell’inutile demagogia nel dire che in un Paese nel quale la modernità viene spesso coniugata –e non sempre a torto- con la realizzazione di importanti opere infrastrutturali, è segno di analoga modernità e civiltà occuparsi delle condizioni di chi poi concretamente realizza quelle opere.

Ogni volta che L’Ance ha posto il tema del costo del lavoro in edilizia non ha certo trovato in noi interlocutori sordi, senza naturalmente smarrire le peculiarità del settore che concorrono a determinare tale struttura dei costi.

Ma sarebbe poco comprensibile a fronte della volontà di mettere le mani su problemi che tutti riconosciamo essere reali dentro il settore, almeno a parole, agitare difficoltà a volte anche oggettive, che non possono tuttavia arrestare i necessari processi di riforma anche della contrattazione.

A noi equilibrio e buon senso non manca. Crediamo che la stessa rivendicazione avanzata per l’adeguamento della parte salariale del contratto faccia professione di queste doti. E’ una richiesta assolutamente realistica essendo il frutto di un ragionamento obiettivo sul ruolo che lo strumento del contratto nazionale svolge in materia di recupero del potere di contrattazione (del resto è lo stesso ragionamento sul quale si sono già definite più di una intesa contrattuale anche negli altri settori) ed è una richiesta che esprime la consapevolezza che la ricchezza disponibile oggi nel settore deve essere investita in più direzioni per innalzare la qualità del lavoro.

Per tutte queste ragioni pensiamo che il confronto negoziale che dovrà portare al rinnovo del contratto possa andare presto al cuore dei problemi.

Proponiamo quindi di individuare quelle modalità di svolgimento del negoziato che rendano il più produttivo possibile questo tavolo e consentano avanzamenti costanti.

E’ un augurio che rivolgiamo a tutti i partecipanti dichiarando la nostra disponibilità ad individuare fin da ora tappe più immediate di questo confronto.

 

Roma, 26 novembre 2003

 

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