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Comunicato stampa

 

Pensioni: Martini, Fillea Cgil: lo scalone non è la sola questione.

L’aspettativa di vita di un edile è al 12° posto sotto la media;

raggiunge 28 di contributi a 60 anni di età e dovrebbe lavorare

sulle impalcature oltre i 57.

 

Nella settimana forse decisiva per l’accordo sulle pensioni la situazione degli edili viene riproposta con forza dalla Fillea Cgil, che si riunirà in questi giorni alla presenza del Segretario Generale della Cgil, Guglielmo Epifani.

“Fare del superamento dello scalone la questione centrale del negoziato non rende giustizia dei tanti problemi che ancora la riforma non ha risolto”. E’ quanto afferma Franco Martini, Segretario Generale della Fillea Cgil, intervenendo sul tema delle pensioni.

“E’ indubbio che lo scalone rappresenti un problema da risolvere – continua Martini - ma esso ci parla prevalentemente del lavoro continuativo, mentre esistono altre tipologie lavorative dove a prevalere è il dato della discontinuità, come nel caso dell’edilizia. Questo fa sì che a 60 anni di età un lavoratore edile abbia conseguito mediamente 28 anni di contributi. Occorrono, quindi, misure atte a favorire la costruzione di un valore della pensione che sia dignitosa e per fare questo serve una buona riforma degli ammortizzatori sociali, per contribuire ad innalzare quantità e valore dei contributi aumentando la copertura contributiva valida ai fini del calcolo della pensione.”

“Anche l’annoso problema dell’innalzamento dell’età pensionabile – conclude il Segretario Generale del sindacato degli edili - va affrontato guardando ad un mondo del lavoro tutt’altro che omogeneo. Dopo aver denunciato con parole anche autorevoli del Presidente della Repubblica le condizioni di lavoro che in edilizia causano gravissimi infortuni e troppi morti sul lavoro, c’è da chiedersi come si possa immaginare che oltre 57 anni si possa ancora agevolmente e con necessaria sicurezza muoversi tra le impalcature di un cantiere. Ecco allora che l’innalzamento dell’età deve misurarsi in relazione alle aspettative di vita, diverse tra categorie e categorie; quella di un edile è al 12° posto sotto la media. La normativa sui lavori usuranti è una prima risposta, ma da sola non risolve la questione, anche perché prende a riferimento una tabella ministeriale che, per quanto riguarda il settore delle costruzioni, considera soltanto i lavori dei minatori e gruisti, escludendo le figure classiche dell’edilizia, come muratori e carpentieri. Occorre difendere l’accesso flessibile al pensionamento in età più elevata di quella attuale, attraverso un sistema di incentivi, che salvaguardi il diritto del lavoratore a cessare una attività ritenuta fisicamente non più sostenibile”.

 

 

 

Roma 16 luglio 2007

 

 

 

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