OPERE PUBBLICHE: CHE FINE HANNO FATTO I PROGRAMMI FARAONICI PROMESSI DAL
GOVERNO? SI RISCHIA DI FAR TORNARE INDIETRO DI DECENNI IL SETTORE
La Fillea
Cgil: “Occorre un’operazione verità che tenti di sbloccare i pochi
investimenti possibili.”
“Il Mercato
dei Lavori Pubblici sta vivendo una stagione contraddittoria e vengono al
pettine alcuni nodi, che il governo ha sottovalutato.” E’ quanto afferma
Franco Martini, Segretario Generale della Fillea Cgil, il sindacato degli
edili.
“La
creazione di due mercati, quello per le grandi infrastrutture e quello
per le opere minori , sta producendo una contrapposizione fra sistemi
d’impresa che , invece di attivare politiche per qualificare e far
crescere le stesse, sta correndo il rischio, dentro un processo di
deregolamentazione, di calare il sistema delle imprese in un mercato
fortemente destrutturato. La Legge obiettivo - continua Martini - nel
tentativo di cancellare la legislazione precedente nel nome
dell’accelerazione delle procedure, ha prodotto un fermo dell’attività di
due anni nei quali non si sono aperti nuovi cantieri. Riguardo alle
21 opere approvate dal CIPE, per 19 sono già slittati i tempi di
ultimazione dei lavori prima ancora di aprire i cantieri. Per l’ultimo
quadrimestre del 2003 i finanziamenti da investire sono soltanto 164
milioni di Euro. Mentre il Ministro Lunardi chiede 7,5 miliardi di Euro
nella Finanziaria 2004, se ne ipotizza l’inserimento di soli 1,5
miliardi. Verrebbe da chiedersi che fine hanno fatto i programmi faraonici
della Legge obiettivo che prevedeva un investimento di 10 miliardi di euro
all’anno per 10 anni. Occorre fare un’operazione verità che tenti
di sbloccare quei pochi investimenti possibili, occorre inoltre riaprire
una stagione di concertazione sulle regole, per dare una prospettiva
industriale al settore dei lavori pubblici. La finanza creativa è
solo propaganda. Strumenti come Infrastrutture Spa e Patrimonio Spa hanno
fallito gli obiettivi ancor prima di nascere. Le regole sono nel più
completo stato confusionale, assistiamo ad un contenzioso istituzionale e
sociale che sta riportando indietro il settore di decenni. Inoltre,
se nella prossima Finanziaria non saranno confermati gli spazi fiscali del
36% per le ristrutturazioni e l’abbattimento dell’IVA dal 20 al 10%,
entrerà in crisi anche l’edilizia privata. Negli ultimi cinque anni
l’edilizia è l’unico settore in cui l’occupazione è cresciuta ad un ritmo
del 4-5% annuo, mentre nei primi nove mesi del 2003 il tasso di crescita è
calato all’1%. Questo significa che se non cambierà la politica del
governo, anche in questo settore si rischia una inversione di tendenza.
Invece di una capitalizzazione del trend positivo avremo una situazione di
ulteriore degrado a scapito della salvaguardia dei diritti dei lavoratori.
Altro che carte geografiche su cui tracciare ponti e ferrovie da parte di
Berlusconi! Come organizzazioni sindacali – conclude il Segretario
Generale della Fillea - siamo chiamati a combattere sempre di più i
fenomeni degenerativi che interessano il settore, come il caporalato.
Occorre che anche le associazioni imprenditoriali del settore si assumano
le proprie responsabilità perché la strada intrapresa dal governo sta
buttando fuori dal mercato le imprese sane.”
Roma 23 settembre 2003 |