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Edilizia       Osservatorio “Grandi Imprese e Lavoro          Invito stampa

Comunicato stampa

 

 

Costruzioni. La Fillea Cgil presenta

l'Osservatorio “Grandi Imprese e Lavoro” 2007

Rallenta la crescita della produzione, continua la crescita interna e di aggregazione. Peggiora la solidità finanziaria, ancora insufficiente il grado di internazionalizzazione.

 

 

Per il secondo anno la Fillea Cgil presenta i dati dell’Osservatorio “Grandi Imprese e Lavoro”, uno studio che analizza l’andamento economico, produttivo e occupazionale delle prime 50 imprese di costruzione italiane, con l’obiettivo di approfondire alcune caratteristiche del sistema imprese del settore.

L’Osservatorio, realizzato dall’architetto Alessandra Graziani, Dottore di Ricerca del Dipartimento ITACA, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, è un nuovo  strumento di analisi, dinamico, rapido e di facile accesso,  basato sui dati di bilancio, che  si pone l’obiettivo di costruire una banca dati strutturata per le analisi di settore.

Gli argomenti dello studio hanno riguardato il valore della produzione; gli utili e la redditività; la solidità finanziaria; il grado di internazionalizzazione; la produzione, innovazione e competitività; l’occupazione, produttività e la qualità del lavoro.

Il quadro che emerge dall’analisi dei dati dei bilanci delle 50 imprese è una fotografia del settore che evidenzia molti punti critici.

Lo stato di salute finanziaria delle imprese è debole ed è chiara l’assenza di una base solida, derivante anche da una diversificazione produttiva sostanzialmente inesistente. 

Di queste 50 imprese, il 44% ha una classe di rischio o vulnerabilità molto alta, con una accentuazione negli ultimi anni di quella di rischio di solvibilità. Ciò è dovuto essenzialmente ad un azionariato di riferimento che è rimasto quello familiare, o  troppo spezzettato; il sistema bancario, inoltre, non ha una presenza attiva ma di semplice custodia.

Il confronto con realtà di altri paesi è sconfortante, nelle prime 50 imprese europee troviamo nel 2005 soltanto Impregilo, intorno al 25° posto.

Non esistono nella strutture delle imprese italiane meccanismi di autocrescita, la percentuale di investimento per ricerca e innovazione è meno dell’ 1%, la formazione professionale è limitata ad una  informazione sulla sicurezza e sulla “fidelizzazione”.

E’ naturale chiedersi se questo quadro, così sommariamente descritto, è il risultato della cattiva gestione delle imprese o ci sono anche altri elementi da considerare.

Il dato sull’occupazione vede crescere la componente impiegatizia rispetto a quella operaia, registrando un cambiamento strutturale nella composizione degli addetti delle grandi imprese.

Il rapporto impiegati/operai  è di 1 a 2 quando in Europa è di 1 a 7,  le stesse imprese italiane quando lavorano in Italia hanno un rapporto 1 a 2, quando lavorano all’estero mutano questo rapporto facendolo diventare di 1 a 5. Questo parametro  impiegati/operai è un valore basso se consideriamo che stiamo parlando di imprese che producono, il che significa che la fase realizzativa dell'opera è delegata ad imprese minori.

 

“Le responsabilità del decadimento del sistema imprese nel settore delle costruzioni – afferma Franco Martini, Segretario Generale della Fillea Cgil -  non sono imputabili all’attuale Governo, giacché si tratta di una situazione che possiamo definire strutturale, che ha riguardato tanto le grandi quanto le medie e piccole imprese italiane del settore.

E’ ormai chiaro nel nostro Paese manca una politica industriale per il comparto delle costruzioni e, quello che è peggio, che non ci sono le condizioni per farla esistere. Negli ultimi dieci anni ci sono state cinque modifiche di legge sui criteri degli Appalti Pubblici e  manca una programmazione rigorosa dei lavori pubblici, dei relativi finanziamenti pubblici e degli strumenti di impiego di finanziamenti privati.”

“Anche le opere elencate nella Legge Obiettivo – continua Martini - rientrano nella logica dei grandi annunci e della povertà nelle realizzazioni, così come le proposte per attirare i soggetti privati ad investire nei programmi da realizzare con la finanza di progetto.

I dati parlano chiaro: abbiamo 178 miliardi di opere programmate; 36 miliardi di investimenti impegnati in 5 anni e solo l’ 1,2% di lavori ultimati.”

“Siamo ben coscienti che l’attuale Governo ha trovato per quanto riguarda questo settore una situazione pesante, proprio per questo riteniamo urgente la definizione di un rigoroso programma di priorità, frutto anche di una concertazione con le parti sociali, che renda trasparente le modalità di gara, sia si tratti dei lavori pubblici  che  di progetti di finanza.

La mole di contenzioso che si è aperta fra Stato e imprese  costituisce un pregiudizio per la situazione finanziaria del Paese, il rischio che si corre è quello di non tener  conto  del fattore LAVORO.

 

Alla presentazione dell’Osservatorio è seguita una Tavola rotonda, moderata da Rita Fatiguso, Giornalista de Il Sole 24 Ore, a cui hanno partecipato l’Amministrazione Delegato di Impregilo, Dott. Alberto Lina, il Presidente della CMC, Massimo Matteucci, Alfredo Martini, Ricercatore CRESME, il Prof. Norsa della IUAV di Venezia, Franco Martini, Segretario Generale della Fillea Cgil e l’On. Tino Iannuzzi, Camera dei Deputati, Gruppo Ulivo.

 

 

 

 

Milano 16 febbraio 2007

 

 


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