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Nota della Fillea sui provvedimenti del Governo e del Ministro Lunardi sui lavori pubblici

Con i recenti provvedimenti del Governo e del Ministro Lunardi sui lavori pubblici, il  settore rischia di andare in crisi da stress da confusione. Ci sono voluti ben cinque anni per approvare la legge Merloni che con i primi provvedimenti di norme attuativi aveva iniziato a creare condizioni di mercato certi, con uno sforzo non senza difficoltà delle imprese e delle stazioni appaltanti pubbliche.

 

Per comprendere bene quello che sta avvenendo occorre fare una operazione di sovrapposizione dei provvedimenti adottati o in fase di adozione: Legge Obbiettivo sulle grandi opere, collegato alla finanziaria, modifiche alla legge Merloni.

 

Il concetto di grandi opere che era stato definito con il precedente Governo era il frutto di un lavoro svolto su parametri definiti, velocizzando l’iter autorizzativo senza modificare o surrogare le competenze dei vari enti, questo lavoro aveva portato all’individuazione di 19 grandi opere di interesse strategico.

 

La Legge Obbiettivo, in contrasto con la riforma del titolo V della costituzione, compie, una operazione che potremmo definirla orizzontale, portando le Opere di interesse strategico a 90 e più complessivamente con una ripartizione Regionale a più di 300, definendo un tempo programmatorio di 10 anni poco credibile perché coincide con più legislature e soprattutto la non sufficiente copertura finanziaria. La svolta di reintrodurre il General Contrattor e accantonando il Progetto di Finanza, si creano due problemi, il primo è il drenaggio di finanziamenti pubblici a scapito dei lavori minori, il secondo si forma un doppio mercato, con quattro o cinque imprese che si spartiscono la torta dei finanziamenti disponibili e per gli altri rimane il lavoro deregolamentato con un elevato utilizzo del lavoro nero e la mancanza di sicurezza a queste logiche rispondono l’aumento della percentuale subappaltabile e l’esonero per la buona parte dei lavori della certificazione antimafia. Se a questo “Gioco di incastro” di sovrapposizione, si aggiunge l’allentamento della legislazione sociale a sostegno del rispetto delle regole sulla previdenza, sicurezza. E contrattuale è chiara una operazione di deindustrializzazione del Sistema Produttivo del settore. Noi non sosteniamo che la Merloni non aveva la necessità di Modifiche, ma sicuramente di altra natura, per alcuni grandi lavori di particolari complessità il massimo ribasso era una soluzione non idonea, era mancante di una politica di incentivazione che favorisse il Consorziamento quindi la crescita del Sistema di impresa, cosa che il Collegato in fase di approvazione oggi prevede, anche se  manca la copertura finanziaria, tale provvedimento però rischia di vendere annullati gli effetti, per un mercato  a due velocità, dove, quello delle imprese medio piccole venendo meno,  regole e finanziamenti l’impresa strutturata fatica a rimanere sul mercato. Lo strumento del General Contrattor è uno strumento su cui esprimiamo un giudizio positivo se applicato a grandi e complesse opere, perché ci consente di svolgere una contrattazione preventiva sulle condizioni di lavoro dei lavoratori interessati. Ma l’utilizzo di questo strumento in un regime di trattativa privata più o meno ufficiale, produce un non trasparente aumento dei costi e se utilizzato in modo diffuso anche sugli appalti Medio Piccoli falsa un corretto rapporto di concorrenza nel mercato.

 

Noi dobbiamo mettere in campo una iniziativa in grado di stimolare il mondo imprenditoriale, in particolare l’ANCE non può continuare a pensare che gli interessi delle imprese del Settore si difendono con un rapporto fiduciario diretto con il Governo “Errare è umano, perseverare è diabolico”.

 

L’altra direzione è una iniziativa diffusa sul territorio in grado di interloquire con le Regioni, gli Enti locali e le comunità locali costruendo piattaforme che contengono le specificità territoriali ma abbiamo alcune caratteristiche generali per tenere insieme una visione nazionale, le norme sociali a difesa dei diritti dei lavoratori, escludiamo normative di protezione dell’impresa locale e contrapponiamo politiche formative e sistemi di servizio alle imprese  nell’individuazione delle opere da realizzare occorre utilizzare criteri di priorità e di interrelazione territoriale, tutto questo per affermare una politica di Sistema del Settore. E’ vero che il nostro paese ha la necessità di infrastrutture ma se questo non avviene nell’interno dei Programmi Organici di Sviluppo o riqualificazione territoriale si rischia di ripercorrere la strada delle Cattedrali nel Deserto. Deve esserci un equilibrio fra gli investimenti per le infrastrutture e gli investimenti per la manutenzione urbana e il recupero ambientale.

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