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PRESENTAZIONE LIBRO EDILI 2004

Presso la Biblioteca del   Dipartimento di Innovazione Tecnologica nell’Architettura e Cultura dell’Ambiente, Via Flaminia 72  Roma, il 20 luglio 2004 alle ore 10.00 verrà presentato il libro “EDILI 2004”, una indagine su condizioni, aspettative e diritti nelle costruzioni.

Alla presentazione della pubblicazione, affidata al Segretario Generale della Fillea Cgil , Franco Martini, seguirà un confronto di esperienze dei Segretari Generali della Fillea di Genova, Venanzio Maurici, di Roma e Lazio, Sandro Grugnetti, e di Napoli, Giovanni Sannino.

Ferdinando Terranova, responsabile del Centro Studi Architettura Valle Giulia 2003 – Lavoro e Impresa in Edilizia, interverrà su “ Il ruolo sociale del lavoro edile nell’era della globalizzazione.

Previsto l’intervento di Gian Paolo Patta, Segretario CGIL Nazionale.

 

EDILI 2004

“Condizioni, Aspettative e diritti nelle costruzioni- Una indagine”

Roma, 20 luglio 2004 - Facoltà di Architettura Valle Giulia

 

Esperienze a confronto. Roma, Genova, Napoli.

 

 

 

 

Intervento di Sandro Grugnetti

Segretario Generale Fillea CGIL di Roma e Lazio

 

Questa è una circostanza importante, che ci consente di riflettere, in maniera appropriata, sullo stato dell’arte del nostro settore ed affinare interventi e strategie per il prossimo futuro.

Certo, si tratta di una riflessione nostra, con il mondo universitario, che sicuramente rafforzerà le nostre convinzioni su ciò che è più giusto per l’edilizia e per i lavoratori che vi operano. Non potrà essere esaustiva per l’assenza di coloro che fanno impresa e nel fare impresa dovrebbero comprendere quei valori che a noi stanno a cuore: quelli della solidarietà innanzi tutto e dei diritti e delle tutele, proprio in tempi difficili come questi, in cui diritti consolidati vengono rimessi in discussione.  Importante sarebbe stato il punto di vista dell’impresa per capire come riuscire a conciliare le ragioni del lavoro con le esigenze di competitività dell’impresa.

Si tratterebbe sicuramente di una crescita anche culturale per gli imprenditori, una crescita a cui noi dobbiamo spingerli e che arricchirebbe la nostra società.

Il nostro settore e i nostri lavoratori hanno sempre subìto il fenomeno della precarizzazione che era ed è insito nella vita del cantiere.

E proprio ora che il fenomeno della precarizzazione pervade anche settori tradizionalmente garantiti che noi ci dobbiamo preoccupare, proprio partendo dall’edilizia, settore storicamente più svantaggiato di altri, di costruire quegli strumenti di garanzie e di ricomposizione delle regole che nell’individuare la stabilità occupazionale come obiettivo guardino alla sicurezza, allo sviluppo professionale, attraverso la formazione continua.

Il terreno da cui noi partiamo sempre è quello della sicurezza sul lavoro, strettamente legato al lavoro nero. Fenomeni che negano diritti imprescindibili ed entrate regolari al sistema paese.

Su questi due fenomeni ben poco è stato fatto a livello nazionale ma anche locale nonostante le nostre sollecitazioni costanti, soprattutto nei momenti drammatici di infortuni mortali.

Roma e il Lazio , con la sue Province ed in particolare Roma, è tra le Regioni in cui il tasso di infortuni è aumentato, rispecchiando perfettamente il dato l’INAIL sul trend nazionale. 

Per quanto ci riguarda Roma è  anche una delle città in cui il tasso di immigrazione è più consistente. Solo nel lavoro regolare, il dato relativo ai lavoratori iscritti in cassa edile si è triplicato negli ultimi tre anni, e ad oggi un terzo degli iscritti a Roma sono immigrati.

A questi dati vanno naturalmente aggiunti i lavoratori irregolari, e se il lavoro nero in edilizia a Roma e nel Lazio raggiunge e forse supera la soglia del 40%, noi tutti capiamo quanto l’immigrazione non solo è una realtà alla quale non ci possiamo sottrarre, ma l’immigrazione in edilizia deve rappresentare per noi il terreno di coltura e di sperimentazioni da cui partire per contribuire a riparare i guasti di un paese allo sbando, a cominciare dalla finanza pubblica.

Noi siamo convinti che questi lavoratori che cercano riparo e una vita dignitosa nel nostro paese non solo non sono un peso ma rappresentano un arricchimento e un’opportunità per tutti noi. Dobbiamo essere in grado di governarli con azioni politiche e sindacali che li rendano protagonisti, assieme a noi, di una nuova stagione rivendicativa per i diritti e per la cittadinanza.

Questo in particolare a Roma, non solo perché è la capitale d’Italia, ma soprattutto perché il fenomeno, essendo molto consistente, se non governato potrebbe spingersi a degenerazioni non controllabili.

Ma torniamo a noi, alla ricerca e all’iniziativa per cui siamo qui oggi.

L’indagine evidenzia alcuni guasti del settore, l’aumento considerevole di profitto da parte di imprenditori senza scrupoli che fa da contraltare alla perdita di diritti da parte dei lavoratori. Questo dato oggi, visto che l’indagine si è svolta due anni fa, presenta caratteri ancora più drammatici, perché i lavoratori coinvolti sono molto più spesso immigrati che lavorano irregolarmente, sottostando a qualsiasi forma di sfruttamento pur di continuare a lavorare nel nostro paese per riuscire a sostenere la famiglia nel paese d’origine.

E’ chiaro che questa modalità di sfruttamento, come sostiene l’indagine, non solo permette un accumulo sconsiderato di ricchezza da parte dei soggetti che ne fanno uso, ma droga il mercato a danno del settore e delle imprese in regola.

Interessanti e preoccupanti ci paiono due dati. Il primo riguarda l’appropriazione indebita da parte dell’impresa del plusvalore prodotto dal lavoro, proprio perché il lavoratore edile non è in grado di avere conoscenza e coscienza della propria condizione umana e lavorativa.

L’altro dato riguarda il Sindacato, che per la gran parte dei lavoratori rappresenta oggi l’unico presidio a tutela del lavoro e non solo. Ad esso si chiede infatti di svolgere non solo un ruolo contrattuale ma di tutela più complessiva persino sulla tenuta democratica.

Ma quello che a noi interessa di più è il dato riguardante la carenza di giovani, perché è su questo dato, oltre a quello degli immigrati, che va posta la nostra attenzione e la nostra riflessione perché vengano individuate strategie affinché l’edilizia diventi un’opportunità per i giovani che vogliono entrarci e non un ripiego.

E un’opportunità lo può diventare il nostro settore proprio partendo dai percorsi formativi.

Si fa un gran parlare di formazione, a tutti i livelli e in tutti i luoghi in cui si dibatte, salvo poi non riuscire mai a capire come i progetti formativi si calino nella realtà e incidano concretamente nella vita lavorativa degli operatori dell’edilizia nelle situazioni di crisi occupazionali o di fine cantiere.

Ed il sistema bilaterale, se pur ben strutturato, non è ancora in grado di risposte esaustive.

Il contratto appena sottoscritto su questo fronte ci fa ben sperare ma le modalità sono ancora tutte da definire.

Pongo il problema proprio in questo ambito universitario perché credo che proprio attraverso il sistema formativo paritetico e l’Università si debba stringere un patto per rispondere a queste necessità.

Necessità che riguardano un settore che ha bisogno di innovazione tecnologica per essere competitivo, ma anche per rispondere alle esigenze di maggiore sicurezza di chi vi opera, necessità che riguardano i lavoratori giovani e meno giovani, immigrati e non che devono essere aiutati a crescere professionalmente, tutelati anche sul fronte della sicurezza e prevenzione ed occupati quanto più stabilmente possibile.

La città di Roma e la nostra Regione possono rappresentare per tutti questi lavoratori un opportunità e loro per noi essere una risorsa.

Il Piano Regolatore del comune di Roma, con l’ampliamento della città storica, pone il problema della riqualificazione del recupero e del restauro di un ingente patrimonio sottoposto a tutela, oltre a quello già esistente. Anche le altre province sono ricche dal punto di vista storico, artistico ed architettonico. A questo possiamo aggiungere anche la necessità non minore di verificare l’attivazione del piano di sviluppo rurale, di cui alla legge 378 del dicembre 2003, che potrebbe consentire il recupero e la valorizzazione di molti territori della nostra regione. C’è inoltre il problema dell’edilizia economica e popolare che dovrebbe poter risolvere anche questioni connesse agli alloggi dei lavoratori immigrati e non.  Non dimentichiamo, poi, le grandi opere, rimaste nel cassetto e che bisogna assolutamente sbloccare.

Per rispondere a queste ed altre esigenze abbiamo bisogno però non solo di strumenti ma di alleanze.

Il problema dell’immigrazione per essere affrontato seriamente ha bisogno di un maggiore coinvolgimento delle istituzioni e del sistema delle imprese, per risolvere il problema del lavoro, delle tutele, dell’alfabetizzazione, ma anche della cittadinanza e quindi anche della casa. Questo si deve fare se si vuole parlare realmente di politiche di inclusione.

Il settore, anche attraverso il sistema paritetico, può e deve fare di più, su sicurezza, formazione e occupazione. Come pure la Pubblica amministrazione può e deve fare di più dal punto di vista dell’accoglienza.

Del resto sappiamo che oramai il fenomeno sarà sempre in crescita, la globalizzazione in atto ci porterà da qui a meno di due anni ad una libera circolazione  di uomini e mezzi dei dieci nuovi paesi entrati a maggio nell’UE, e successivamente nel 2007 di altri, che dobbiamo imparare a governare.

L’indagine comprende anche una parte che riguarda le imprese, molte delle quali fatte nascere da lavoratori edili. Oggi dobbiamo dire che il fenomeno coinvolge, anche in quest’ambito, molto di più i lavoratori immigrati.

Ecco, in questi casi il nostro compito è di guardare con più attenzione alle tante imprese di immigrati che stanno nascendo, in particolare rumene, perché se le osserviamo attentamente ci accorgiamo che a volte nascondono situazioni poco trasparenti, di sfruttamento, che in alcuni casi rasentano il traffico illecito di manodopera.

Di questo ci dobbiamo preoccupare prioritariamente da domani, visto che l’indagine e questa iniziativa ci confermano questi dati preoccupanti per il settore.

Ma ce ne dobbiamo preoccupare anche perché siamo portatori di valori, e la nostra organizzazione ha una doppia responsabilità, una che riguarda il lavoro e una vita più dignitosa per coloro che rappresentiamo, l’altra che riguarda il nostro paese. E la nostra società sarà tanto più umana quanto più saranno decenti e dignitose le condizioni di vita delle persone più umili e meno autorevoli.

 

 

 

 

Intervento di  Venanzio  Maurici

Segretario Generale Fillea Cgil Genova

 

 

Discutere delle condizioni e delle problematicità dei lavoratori edili nei cantieri genovesi, potrebbe apparire singolare, dal momento in cui questa città sta cercando di assolvere al meglio al compito di città della cultura europea assegntagli.

Anche in tema di innovazioni tecnologiche purtroppo, dobbiamo dire che per quanto riguarda questi aspetti; resta sempre una città come tante in Italia, con le medesime difficoltà. E’ anche vero che questo evento ci ha aiutato ad avviare un dialogo nuovo con le istituzioni , le associazioni imprenditoriali e gli enti, per esercitare la contrattazione di anticipo per i cantieri avviati, per dare lustro alla città e renderla più vivibile al cittadino e al turista. In tempi rapidi. Se da una parte c’è stata una marcata crescita nel settore, anche in termini produttivi il settore edilizio a Genova ha risentito della forte destrutturazione in atto.

Il decentramento produttivo avviato tempo fa, ha fatto si che l’impresa strutturata non esista più.

A Genova è quindi estinta, le imprese presenti sul mercato risentono di questo influsso, se si pensa che l’impresa media genovese è costituita da 3 -4 unità.

Gli addetti complessivi sono 20.000, di cui 8.500 iscritti alla Cassa Edile, altri 8.000 sono lavoratori autonomi e circa 4 mila si ipotizza lavorino in nero o con posizioni sospette. Negli iscritti alla Cassa Edile il 30% sono lavoratori immigrati, con le loro peculiarità e problematicità per introdursi nella società ospitante.

Questo dato ci induce a riflettere sul fatto che scomparendo l’impresa grande, quella maggiormente strutturata per intenderci; i problemi si sono moltiplicati e ricercarne soluzioni non è semplice.

Il ruolo delle imprese, con più solidità anche economica si riduce sempre più a organizzatori di imprese medio piccole che operano all’interno di cantieri in condizioni di subappalto, molte volte selvaggio, senza diritti e operano spesso con la logica del vecchio e sorpassato cottimo.

Un universo di imprese che imperversano nei cantieri, rendendo il loro controllo difficoltoso e a volte impossibile per la rete di convivenze che tutto ciò produce. All’interno di questo modo, vi si trova terreno fertile: l’illegalità con l’utilizzo di lavoratori in nero.

Indubbiamente la forte flessibilità nel mercato del alvoro, introdotta dal Decreto Biagi, ha aumentato maggiormente questo fenomeno.

Dietro la possibilità di assumere in molteplici maniere ha fatto si che molti lavoratori vengano legalizzati solo per brevi periodi restando per altri con rapporto in nero in cantiere.

Una recente indagine dell’intendenza di Finanza ha evidenziato come sia aumentato il numero di reait per evasione ed erosione contributiva nel settore edilizio, dopo l’introduzione della legge Biagi. Anche gli uffici vertenze sindacali ci dicono che la vertenzialità è aumentata soprattutto per effetto di assunzioni atipiche e licenziamenti illegittimi.

Questo aumento della precarietà fa si che anche nei cantieri, nella loro organizzazione, segna aspetti che rasentano la recessione in termini di diritti e sviluppo.

Sempre più vi sono cantieri dove mancano le normali condizioni igienico sanitarie previste e si rivedono i lavoratori edili consumare i pasti sui sacchi di cemento come avveniva in passato.

Un crescendo di condizioni di inciviltà che rende questo settore alle soglie del 3° millenio, trai settori più poveri e meno tutelati nell’industria manufatturiera.

Cosa fare dunque?

A Genova stiamo tentando un dialogo con le Istituzioni e con le Associazioni datoriali per costruire azioni che mirino ad ostacolare e a debellare il proliferare di questi fenomeni negativi.

Stiamo raggiungendo Accordi per la sicurezza del lavoro e trasparenza dei cantieri con il concorso di tutti i soggetti interessati.

Certamente il Durc nei lavori pubblici, ma soprattutto nei cantieri privati.

Stiamo faticando non poco per far capire al Comune, come maggiore stazione appaltante pubblica, che il Durc deve essere prodotto dalle imprese, prima dell’inizio die lavori, durante e alla fine di ogni pagamento di S.A.L., previa la revoca dell’appalto stesso.

Stimo cercando di introdurre nella prossima Legge regionale sugli appalti norme che limitano l’utilkizzo del subappalto, o che almeno stiano dentro i requisiti e percentuali contemplati dallaa Lege 55 del 1990. Con strumenti di esclusione dalle gare di appalto per le imprese recidive ed inadempienti . Pensiamo all’introduzione della figura dell’Ispettore di cantiere, non come una figura nuova da assommare alle altre già previste, ma con responsabilità ben identificata alle attuali figure proposte al controllo in cantiere.

Molte volte parliamo di soggetti, liberi professionisti nella veste di direttori die lavori o responsabili aziendali della sicurezza, o responsabili del procedimento indicati dalla committente, che tutto fanno meno che controllare.

La prova più evidente si è avuta nella tragedia del crollo al Museo del Mare, dove le persone preposte al controllo non conoscevano il numero die presenti nel cantiere in quel momento.

Come Organizzazioni sindacali abbiamo recepito le lamentele quotidiane degli organismi preposti al controlllo ASL ed Ispettorato del Lavoro che ci segnalano come le ridotte forze ispettive non riescono a controllare la moltitudine di imprese presenti in altrettanti canteri. 

A questo proposito c’è da dire che i tagli della scorsa Finanziaria hanno ridotto ulteriormente l’organico di questi enti.

A Genova stiamo sperimentando l’utilizzo die Vigili urbani formati dalla scuola Edile e dai formatori del CTPA, per monitorare il territorio e segnalare i cantieri anomali che riscontriamo nell’attività quotidiana.

Infine, nella discuussione sul tavolo della legalità costituito in Prefettura a Genova, stiamo cercando di aiutare a far emergere quei lavoratori autonomi che notiamo sempre più spesso nei cantieri, molte volte con rapporti irregolari.

 

 

 

  

 

 

Intervento di  Giovanni Sannino

Segretario Generale Fillea Cgil Napoli

 

La compilazione dei questionari di quest’Indagine è stata un’esperienza molto interessante e coinvolgente.

Un leggero scetticismo ha lasciato il posto ad un entusiasmo dei lavoratori intervistati nel 2003 e ad un interesse sui risultati dell’iniziativa, che apprezziamo e nei quali ci rivediamo.

Nella provincia di Napoli è riscontrabile nella realtà lo scontro tra crescita quantitativa e depauperamento della qualità nel settore delle costruzioni.

Alcuni dati della Cassa Edile danno il senso della difficoltà ad affermare nel settore una cultura della qualità, della sicurezza e della formazione.

Della platea dei lavoratori denunciati in Cassa, 18.000 circa, il 53% è bloccato da tempo al 1° livello di inquadramento, il 22% al 2° livello, il 24% al 3° e solo il 2% è in possesso del 4° livello contrattuale.

Questo ultimo dato testimonia quanto sia importante la conquista nell’ultimo rinnovo contrattuale di un 4° livello oggi disponibile.

Un quadro dunque di dequalificazione  che si scontra con una realtà per certi aspetti diversa che vede professionalità vere al servizio della subcontrattazione, molto spesso fuori regola e fuori controllo.

Questo fa il paio con una fotografia del sistema d’impresa che, sempre fonte Cassa Edile, su 3100 imprese denunciate  ben  2450 hanno un organico che va da 0 a 5 dipendenti e solo 9 aziende vantano un organico superiore a 50 dipendenti.

La difficoltà allora è fare formazione e affermare standard di sicurezza adeguati.

Riguardo a questo è importante ed incoraggiante l’esperienza che si sta maturando su alcuni interventi significativi: Centro storico e Restauro, attraverso i Protocolli d’intesa per individuare percorsi che aiutino a raggiungere obiettivi di qualità.

Così come è importante dare sempre più vigore al Protocollo d’intesa stipulato con l’Amministrazione comunale per affrontare preventivamente le problematiche riguardanti le opere di particolare rilevanza sociale e di pubblica utilità sul tema degli orari e delle azioni a contrasto al lavoro nero e irregolare.

Fenomeno, questo, che si presenta sotto vari aspetti diversi, che possono sembrare regolari: busta paga, versamento Cassa Edile, ecc…, ma che invece rappresentano il più bieco dei raggiri nei confronti dei lavoratori che vengono pagati fuori sacco dal caporale mascherato.

Va rilanciata dunque e valorizzata la grande funzione sociale del settore delle costruzioni e di questo il fattore lavoro e umano. Una nuova fase di attacco alle organizzazioni malavitose, che nei giorni scorsi hanno dimostrato un’attenzione nei confronti di un imprenditore non di poco conto, riproponendo il problema dell’ affermazione dei diritti dei lavoratori e del lavoro, come condizione indispensabile, in un territorio complicato e difficile come la provincia di Napoli.

 

 

 

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