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“ Cantiere Italia”, dove si continua ad appaltare senza copertura finanziaria. Relazione di Franco Martini e Mauro Macchiesi su situazione Grandi Opere. |
RELAZIONE DI FRANCO MARTINI SU IL “CANTIERE ITALIA”
Del contratto stipulato con gli italiani il capitolo grandi opere è sicuramente quello più ostico per il Presidente del Consiglio. Le cifre impietose che il rapporto del Cnel evidenzia non lasciano spazi a mimetismi e camuffamenti ricercati un po’ goffamente sotto i riflettori della propaganda. Il Cantiere Italia tanto promesso ad oggi non è partito e difficilmente partirà a breve. Le ragioni sono ampiamente argomentate da Falasca. Si può solo aggiungere che ai danni assolutamente visibili prodotti dal disincanto (le grandi opere non si vedono) ve ne sono altrettanto meno visibili ai cittadini ma che sono altrettanto seri e riguardano il mercato e l’apparato produttivo del settore. La legge obiettivo aveva scommesso sul massiccio ingresso dei finanziatori privati Ma se in altri paesi sono occorsi alcuni decenni perché ciò desse frutti interessanti non si capiva e non si capisce come nel nostro Paese avrebbe potuto funzionare da subito. Sta di fatto che gran parte della grande impresa si è ristrutturata puntando su questa novità e abbandonando progressivamente la propria vocazione produttiva. Il risultato è che le grandi opere non vi sono, ma la struttura produttiva del settore si è ulteriormente organizzata nella direzione della frammentazione esasperata, frutto di una scelta che individua nel contraente generale il titolare dell’appalto, che successivamente verrà affidato alla galassia del subappalto incontrollato. Ecco il vero miracolo del Governo: senza fare nulla di ciò che aveva promesso è riuscito a fare quello di cui veramente non vi era bisogno per irrobustire il settore dell’edilizia. Tutto ciò non potrà che istigare ulteriori comportamenti irregolari, dato che il motto sempre più sarà sopravvivere, che notoriamente non è sinonimo di qualità.
DICHIARAZIONE DI MAURO MACCHIESI SU GRANDI OPERE
Berlusconi ha ritenuto di inondare l’Italia di manifesti con i risultati virtuali e inattendibili sull’impegno finanziario profuso dal Suo governo per la realizzazione delle Grandi Opere. Se raffrontiamo i primi 4 mesi del 2004 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, depurandolo del bando sul Ponte dello Stretto, che non è ancora un bando di gara ma un avviso per la manifestazione d’interesse da parte delle imprese interessate a partecipare alla gara, da gennaio ad aprile sono state indette 10.045 gare pari al – 16,6% , per a 500 milioni di euro in meno per lo stesso periodo del 2003. Scomponendo i dati emerge che le stazioni appaltanti in diminuzione sono i comuni - - 2%, le ferrovie – 13%, le province – 12%, le aziende speciali – 62%, questo è il frutto della riduzione dei trasferimenti dello stato e quindi a fronte di investimenti per le grandi infrastrutture si sta producendo un forte calo delle risorse disponibili ai normali investimenti, che in un mercato come quello italiano fatto di piccole e medie imprese produce una crisi del sistema di non poco conto. Alla luce di questa strategia del Governo ritengo che sia sbagliato contrapporsi con una opposizione pregiudiziale contro le infrastrutture. Noi abbiamo la necessità di creare consenso intorno alle nostre risposte. Il punto stà nel fatto che il Governo richiamandosi ad una virtuale, per la verità non inventata da Berlusconi, “ Finanza Creativa” sta procedendo con i bandi di gara: SA – RC, Passante di Mestre, SS. 106 IONICA, Ponte sullo Stretto, AV, MOSE e altri valichi alpini, il problema è che si sta appaltando senza copertura finanziaria, cercando di utilizzare il prefinanziamento previsto con il General Contractor, Bond e qualche briciolo di finanziamento. Questa procedura porterà a due fatti gravi per il Paese:
a) avremmo tante opere incompiute; b) visto che le opere comunque dovranno essere finanziate con risorse pubbliche e anche quelle previste in forme concessorie sono garantite dal Ministero del Tesoro, si produrrà uno sbilancio che peserà pubblico.
Occorre costruire attorno ad ogni singola opera in ogni territorio delle piattaforme che mettono insieme l’opera e la sua interconnessione con lo sviluppo territoriale, le condizioni con cui si realizzano i lavori e l’esigibilità dei finanziamenti per la conclusione dell’opera, con un forte coordinamento fra categorie e strutture confederali.
Roma 10 maggio 2004 |
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©Grafica web michele Di lucchio |