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Introduzione di Mauro Macchiesi

 

Il nostro sistema contrattuale è basato su due livelli, nazionale e territoriale entrambi esigibili da tutti i lavoratori. La contrattazione territoriale discende dal contratto nazionale, infatti l’aumento salariale è definito nel suo tetto massimo con un accordo fra le parti nazionali, le materie normative di competenza del livello territoriale sono demandate dall’art. 39 del CCNL. Questo sistema ha consentito di far assumere al livello territoriale la stessa dignità di quello nazionale,  senza correre il rischio di creare le “ gabbie salariali” e senza mortificare uno dei due livelli; forse questo è stato facilitato anche dal fatto che esiste in modo diffuso l’esercizio del terzo livello,  non riconosciuto ma praticato nei cantieri o in alcuni casi a livello di gruppo o di sede.  Spesso è da questo livello informale della contrattazione che è stato possibile costruire un percorso di arricchimento della contrattazione integrativa territoriale e nazionale.

 

Questo sistema così virtuoso è oggi messo in discussione dai processi di esternalizzazione e  dalla rincorsa del costo minore con l’applicazione del contratto meno costoso. E’ su questo punto che riteniamo che la discussione confederale sulla riforma del Sistema Contrattuale debba  fare attenzione, per evitare di minare alle sua fondamenta l’esigibilità del diritto alla contrattazione e per ricercare anche la ricostruzione del ciclo produttivo,  oggi sempre più disperso in mille rivoli, aggravato dalle forme di precarietà introdotte dalla legge 30.

A sostegno di queste enunciazioni di principio possiamo analizzare cosa è accaduto per quanto riguarda il  salario nella vigenza del Contratto Nazionale 2000 – 2004:

3° livello

 

CCNL               37,18

E.E.T.                54,00

Biennio             65,26

Recupero         32,00

Totale             188.44

 

A questo aumento salariale va aggiunto l’aumento del salario indiretto dovuto alle indennità di trasporto e mensa che in media è di circa 29 euro.

 

Questo Sistema Contrattuale per il settore è un valore aggiunto perché tiene unite su scala nazionale le politiche settoriali,  non è vero  che il “ Sistema del tetto” schiaccia verso il basso gli aumenti salariali nelle realtà territoriali che hanno una maggiore forza contrattuale e delle condizioni di compatibilità produttiva migliori, perchè il salario accessorio può essere contrattato liberamente e così la distribuzione del carico salariale nel quadriennio.

 

Mentre ci apprestiamo a definire i contenuti della richiesta di aumento dell’Elemento Economico Territoriale e linee guida per le piattaforme Territoriali,  occorre analizzare il contesto in cui il settore si è sviluppato nei quattro anni precedenti e le prospettive che si presentano nel quadriennio che avremo davanti a noi.

 

Se analizziamo i dati legati in senso stretto alla produttività, abbiamo sostanzialmente una crescita zero, questo non è un dato di per sé anomalo, poiché la produttività di settore è sempre stata di difficile rilevazione statistica e,  essendo questo un settore a modesta innovazione tecnologia, è soprattutto nella parte più consistente della produzione che è il comparto immobiliare incide negativamente,  anche una scarsa innovazione di processo. Il valore produttività è un valore di scarsa indicazione per capire se si è prodotta  ricchezza ed in quale misura.

 

Cosa diversa sono i valori macroeconomici che ormai, con poche eccezioni sul territorio nazionale, sono positivi da 8 anni a questa parte. In particolare negli ultimi anni a fronte della crisi che attraversa il paese, la Produzione del Settore è aumentata del 21% contro l’8,5% del prodotto interno lordo,  è soprattutto l’edilizia privata a trainare la crescita degli investimenti nel comparto, il 22% contro il 78% del privato.

Per quanto riguarda l’occupazione, negli ultimi quattro anni l’aumento dei lavoratori dipendenti  è stato del 22%, con una forte presenza di lavoratori extracomunitari.

 

A fronte di questa crescita tumultuosa emerge ancora di più la contraddizione di un settore che non cresce “ qualitativamente “.

 

Continua il decremento degli addetti per impresa, nelle prime cinquanta imprese della classifica di Costruire, “ aumenta il portafoglio ordini, ma aumenta anche l’indebitamento” e diminuisce l’occupazione operaia diretta.

 

Diminuisce la dimensione dell’azienda e le imprese rimangono sottocapitalizzate. Alla luce di  questo quadro riteniamo di aver fatto bene in questi mesi a porre il quesito di “dove sia finita la ricchezza prodotta”. In un contesto istituzione e sociale difficile,  siamo riusciti con la nostra iniziativa a raggiungere dei risultati qualificanti, quali:

 

a)  difesa ed implemento dell’impianto contrattuale

b) istituzione del DURC e regime sanzionatorio

c)  deroga per il settore edile dell’assunzione anticipata

 

In questa forte contraddizione che investe il settore i punti di criticità sono:

 

a) mancanza di  politiche industriali per il Sistema delle imprese;

b) un sistema di certificazione inefficiente che insieme al sistema dell’appalto pubblico non fa selezione, stiamo ritornando allo stesso valore delle imprese iscritte all’Albo Nazionale dei Costruttori, quando si stimava una ripulitura con il sistema SOA di 20.000 imprese.

c) la legge obiettivo che ha annullato qualsiasi tentativo di programmazione e l’introduzione del “General Contractor” che si è mostrato vero strumento di accentuazione di destrutturazione; con l’offerta economicamente più vantaggiosa, infatti, si è premiato il massimo dell’affidamento e subaffidamento, in molti casi fino ad arrivare al 100%. Di fatto la grande impresa stà trasformando in un contenuto organizzativo controllato dalle banche.

 

Le nostre proposte sull’ Elemento Economico Territoriale e sulla parte normativa delle piattaforme territoriali debbono guardare ai dati economici positivi del settore e non caricare sui lavoratori i suoi fenomeni degenerativi, perché non ne hanno responsabilità,  anzi ne subiscono i riflessi negativi sulle condizioni di lavoro. Quindi va rivendicato il rispetto puntuale delle scadenze contrattuali.

Il Contratto Nazionale recita che entro il 30/6/05 le parti a livello nazionale devono definire l’aumento massimo dell’Elemento Economico Territoriale, il cui valore potrà decorrere dal 1/1/06 e quindi, nel prossimo semestre, devono essere presentate le piattaforme territoriali ed ottenere l’apertura dei tavoli di trattativa. E’ da questa capacità che si verificherà la nostra capacità di contrastare un atteggiamento della nostra controparte,  che tenterà di portarci a ridosso del rinnovo del 2° Biennio per chiudere un aumento salariale complessivo dell’Elemento Economico Salariale e del riallineamento del 2° biennio.

Per un approccio metodologico per la definizione della richiesta di aumento dell’E.E.T. simuliamo lo schema del quadriennio 2000 – 2004 riproducendolo per quello del 2004 – 2007;

 

CCNL                           58

E.E.T.                            55

1) Biennio                    60

1) CCNL                       30

Totale                            203 euro

 

1) Naturalmente su questi due punti occorre verificare a fine anno l’inflazione reale per il 2004 e 2005 e quella attesa per il 2006 e 2007, è una richiesta che non si può scostare dal risultato e quindi occorre valutare l’opportunità di riformularla con una proposta che tenga conto anche della dinamica della trattativa.

 

Riteniamo che sia utile proporre a Filca e Feneal la definizione di un DOCUMENTO NAZIONALE che indichi alcuni punti qualificanti che le piattaforme devono contenere:

 

PREVIDENZA COMPLEMENTARE – per le note difficoltà a far decollare il fondo, nel Contratto Nazionale non è stato possibile raggiungere il risultato di incrementare la parte del versamento a carico dell’impresa,  è opportuno tenere il problema sui tavoli cercando di ottenere dei risultati o tramite il salario o come quota di prestazione collaterali delle Casse Edili.  Per poi nei momenti successivi riproporla sui tavoli nazionali.

Questa parte salariale può essere la soluzione in quei territori dove ci sono le condizioni per raggiungere un risultato salariale superiore al tetto concordato.

 

PRESTAZIONI CASSA EDILE – occorre, anche a seguito di quanto contenuto nel quinto comma dell’ allegato trentuno del CCNL, migliorare la quantità ma soprattutto abbassare le soglie di accesso considerando l’aumento della mobilità e la precarietà del rapporto di lavoro.

 

INDENNITA’ TURNI e DISAGIO – su questi aspetti è opportuno che in quelle realtà dove ci sono accordi di cantieri migliorativi vengono trasferiti negli integrativi.

 

CARENZA MALATTIA – con il CCNL abbiamo raggiunto il risultato dell’abolizione della carenza infortunio, l’obiettivo per i prossimi anni è quello di andare verso il superamento della carenza malattia e  quindi qualsiasi risultato negli integrativi che va in questa direzione è un risultato positivo, che servirà anche per il futuro CCNL.

 

FORMAZIONE – l’allegato trentatrè del CCNL ha ridefinito le strategie  delle politiche formative per il settore quindi è opportuno lavorare più sulla fase applicativa che sulla ricerca di ulteriori e fortunosi percorsi nei programmi formativi.  Va data priorità alla formazione – alfabetizzazione sulle norme contrattuali e norme sulla sicurezza per gli extracomunitari,  come per la sicurezza sui nuovi profili professionali che riguardano i restauratori e gli archeologi.

 

EXTRACOMUNITARI – oltre agli aspetti normativi che possiamo cercare di adeguare alle condizioni sociali e culturali di questi lavoratori, occorre provare a sperimentare soluzioni che vanno incontro al problema prioritario che incontrano questi lavoratori,  che è quello dell’abitazione.  Dobbiamo evitare dei paradossi come quello secondo il quale,   con le risorse della Cassa Edile si costruiscono gli alloggi,  perché non si risolvono i problemi, e si entra in un labirinto pericoloso.

 

Si possono,  invece,  ipotizzare dei fondi mutualizzati  per dare dei ristorni a quelle imprese che organizzano delle foresterie, inoltre è utile pensare a dei protocolli triangolari,  Associazioni Imprenditoriali – Sindacati – Regioni e/o Comuni.

 

In alcune situazioni con un coordinamento con le strutture nazionali si possono provare a sperimentare delle forme di formazione nei paesi di provenienza,  a condizioni di avere accordi per la loro collocazione nel nostro paese.

Negli ultimi anni notiamo che aumentano gli addensamenti sull’inquadramento al 1° livello e ciò corrisponde all’aumento dell’ingresso degli extracomunitari nel settore è opportuno cercare di costruire dei percorsi di Formazione che accompagni questi lavoratori sul percorso di sviluppo di carriere.

 

RAPPRESENTANZA – Possiamo affermare che questo punto è il lato debole della nostra organizzazione, per un dato oggettivo legato alla struttura di impresa, gli RLST trovano molte difficoltà per la loro diffusione sul territorio nazionale e non sempre la loro missione risponde alla loro rappresentanza.

 

Dovremo riprendere la discussione unitaria su questo punto e più in generale sulla rappresentanza sindacale. Il punto su cui lavorare può essere quello dell’art. 88 del CCNL, che stabilisce che l’unità produttiva corrisponde al cantiere e quindi è possibile per gli RLST esercitare le loro funzioni su tutti i lavoratori di tutte le imprese presenti. Il meccanismo individuato nel suddetto articolo va ampliato ed esteso alle RSU.

 

E’, infine,  opportuno ricordare ed anche per questo coordinarci, è importante che con la legge 30 è stata superata la gerarchia contrattuale e quindi potrebbero essere riposti sui tavoli di trattativa territoriale le normative sull’orario ed il ruolo degli Enti Bilaterali, metodo questo assolutamente da respingere.

 

  

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