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Fusione Impregilo- Astaldi
Fillea Cgil: “Siamo interessati a processi di aggregazione di imprese ma tramite operazioni chiare, che non costino al settore licenziamenti e perdita di capacità professionale”
Negli ultimi giorni sugli organi di informazione si è aperta una discussione su una eventuale fusione tra Impregilo e Astaldi. Come sindacato di settore la Fillea Cgil è interessata ad un processo di aggregazione delle imprese italiane ma attraverso operazioni chiare e serie. Oggi Impregilo si colloca al 24° posto della classifica europea e Astaldi al 47°, la nuova società si piazzerebbe al 18° posto, dopo la spagnola Acciona e prima della olandese KVWS. Una eventuale fusione potrebbe portare ad una impresa con una cifra di affari in lavori consolidati di 4.000.000 euro circa, la terza impresa italiana ha una consistenza di 1/6 di questa cifra, la forza lavoro verrebbe costituita da 200 dirigenti, 2.100 impiegati e 5.814 operai. “La soluzione che si sta profilando – commenta in una nota la Fillea Cgil - ci sembra alquanto semplicistica e non basta che le azioni in borsa volino alto, manca un piano industriale che dica come una impresa di queste dimensioni possa avere una missione che gli consenta di stare sul mercato. Una impresa di queste dimensioni deve avere un portafoglio lavori che per oltre il 50% viene dal mercato delle grandi opere all’estero e contemporaneamente occorre una diversificazione produttiva e finanziaria, che consenta di far fronte ad un mercato che presenta sistemi produttivi molto diversificati. Nell’attuale discussione non abbiamo notato questo tipo di analisi, ci si è soffermati soltanto su un’operazione finanziaria di basso profilo, tipo supermercato dove le quote entrano ed escono, senza porsi minimamente il problema di alcuni nodi di contraddizione che presenta la composizione societaria di Impregilo. Il 29% del nucleo base che controlla la società è costituito da un eccessivo numero di soci e quindi è difficile definire la missione dell’azionista di riferimento Sicuramente noi preferiremmo la crescita di un’impresa per aggregazioni con imprese minori, anche perché così si potrebbe creare sul mercato più aggregazioni in grado di competere tra loro”. “Non vorremmo – conclude Mauro Macchiesi, Segretario nazionale della Fillea Cgil - che l’obiettivo delle operazioni di questi giorni fosse semplicemente la creazione di un contenitore imprenditoriale/politico per costituire una lobby, al fine di arraffare tutti i lavori in un regime di monopolio. Un’altra considerazione che ci sentiamo di fare è che stiamo assistendo con qualche preoccupazione ad un’operazione industriale di dimensioni tali da modificare uno dei mercati più attivi utile a rilanciare il sistema paese, un paese il cui l’esecutivo è a fine legislatura e quindi non è in grado di esercitare la necessaria iniziativa di indirizzo. Come sindacato non staremo a guardare ma cercheremo di aprire un tavolo concertativo non solo con le imprese ma anche con il Governo, perché non potremmo accettare che, sull’altare di un’operazione finanziaria confusa, si paghi un prezzo sociale in termini di licenziamenti e di perdita di capacità professionale del settore”.
Roma 17 marzo 2006 |
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©Grafica web michele Di lucchio