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Editoriale Corriere della Sera 2 novembre 2004

Scelte prioritarie o pubblicitarie?

LE OPERE PUBBLICHE E L’ITALIA DISTRATTA

 

di ALBERTO RONCHEY

L'episodio meritava certo più attenzione di quella che ha suscitato, almeno finora. Di recente la Cgil ha denunciato che i lavori sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria, tratta calamitosa, da sette anni avanzano alla media velocità di 7 chilometri e 105 metri l'anno. Solo 49 chilometri di lavori risultano infatti compiuti. Continuando così, per finire l'opera sarebbero necessari altri 36 anni. L'Anas promette invece che i lavori finiranno entro il 2008, se ci si può credere avendo visto già troppe albe bugiarde. Rimane la gravosa lievitazione dei costi, oltre al danno per i trasporti nel Mezzogiorno. Guglielmo Epifani ha osservato che simili vicende contribuiscono a spiegare perché la competitività dell'Italia è tanto indietro nella classifica mondiale, al quarantottesimo posto. Eppure, in sede politica, s'è forse levato qualcuno a discutere sulla faccenda? Nessun commento, né sgomento. E nessuno ha ricordato che per il traforo del Fréjus, ai tempi di Cavour, furono sufficienti nove anni di lavori.
Il caso Salerno-Reggio non è che un esempio. Le dispute correnti, partitiche o parlamentari, trascurano ancora le questioni sostanziali della moderna vita organizzata. L'interesse primario, per l'opinione comune, si rivolge alla necessità di servizi efficienti, dalle scuole agli ospedali, e anche di aggiornate infrastrutture, linee ferroviarie, porti, tutela del territorio superpopolato benché di vulnerabile costituzione geologica. Prevalgono, invece, le schermaglie politiche abituali e ripetitive.
Chi discute sulle ferrovie? Secondo uno studio della Società geografica italiana, le nostre linee su binari spesso usurati coprono 15.983 chilometri, dinanzi ai 44.730 della Germania e 31.740 della Francia. In Italia poi ancora prevalgono le linee a binario unico, 61,8 per cento. Si legge in quello studio persino che un treno merci procede, tutto sommato, a non più di 18 chilometri l'ora, «la velocità d'un rompighiaccio nel Baltico». E i giornali ricevono incessanti proteste di viaggiatori esasperati dai ritardi, dalle condizioni delle carrozze, dalle tariffe ingiustificate rispetto alle prestazioni così come ingiustificate sembrano «le spese pubblicitarie d'un servizio pubblico in regime di monopolio».
La questione dei trasporti, che include il dissesto dell'Alitalia, è vitale non solo per la penisola lunga e stretta o per le isole. Malgrado la congestione dei traffici nelle città, non abbiamo metropolitane paragonabili neanche a quelle di Barcellona o Bucarest. Viene almeno valorizzata la posizione dell’Italia nei trasporti marittimi? Il porto di Genova rimane l'ottavo in Europa, mentre Gioia Tauro come primo porto-container nel Mediterraneo secondo gli esperti non ha infrastrutture di smistamento adeguate alle sue potenziali capacità.
Sulla tutela del territorio, basta ricordare che negli ultimi dodici anni le piene alluvionali e le costruzioni abusive hanno provocato 12 mila frane. Quando poi si tratta delle siccità meridionali, malgrado le promesse d'una legge del '94 ogni anno ritorna in discussione la rete idrica bucata. Forse, con la prossima estate, scopriremo che ancora è bucata. E magari ancora l'attenzione degli elettori contribuenti verrà dirottata su qualche «grande opera», non prioritaria ma pubblicitaria.

 

 

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