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INTERVENTO MAURO MACCHIESI VICE PRESIDENTE CNCE

30° CNCE

 

Il settore dell’edilizia è generalmente considerato il motore dell’economia e dovrebbe avere un ruolo anticiclico alle fasi di crisi, in europa rappresenta circa il 10,7% del PIL dell’ Unione Europea e conta circa 16,5 milioni di lavoratori, l’attività edile in se genera in maniera più proficua di altri, nuova occupazione con un fattore di moltiplicazione pari a 1,5 esso, oltre ad avere una importanza a livello economico, riveste anche un ruolo sociale di ampio respiro, in quanto da impulso all’edilizia abitativa e alle infrastrutture, il settore può contribuire, attraverso l’edilizia sostenibile, a raggiungere l’obiettivo, come sistema paese attraverso il risparmio energetico della riduzione, in Europa, del 20% dei gas ad effetto serra entro il 2020.

Un territorio da conservare ha la necessità di essere manutentato, un ambiente ha la necessità di essere rinnovato così il patrimonio immobiliare, la qualità della vita in un centro urbano dipende dalla compatibilità fra mobilità e spazio libero.

Quindi è una attività che a in sé ha i “germi” del rinnovamento, anche per questo motivo ha mantenuto nel tempo una dimensione nell’attività produttiva particolarmente consistente. Come tutte le attività spesso l’uomo l’ha utilizzata per manomettere l’ambiente e minare la qualità del vivere.

E’ nella fase di crisi che si possono fare scelte di selezione, ma anche ricerca e innovazione da spendere nel sistema di imprese e nella professionalità dei lavoratori, è in questo ambito che le Associazioni Imprenditoriali e sindacali del settore dovrebbero proporre proposte di interesse generale, per cacciare dal settore l’intermediazione parassitaria e le cattive pratiche. I contratti e gli Accordi fra parti possono essere strumenti importanti, aiutati dall’esperienze di decenni di attività degli Enti Bilaterali che ci consentono di leggere i fenomeni interni al settore ma anche esterni e definire regole autoproposte che dentro un rapporto con lo stato contribuiscono a creare un sistema virtuale di qualità.

La domanda che oggi ci poniamo è se il settore delle costruzioni in questa crisi finanziaria mondiale e non solo, può svolgere la funzione anticiclica. Questo perché, se è vero che il settore edile ha un effetto moltiplicatore sull’occupazione, è necessario che i governi europei, e quello italiano in particolare, impegnino risorse molto superiori quelli ordinari, per rilanciare i consumi e gli stessi investimenti privati nel settore.

Crediamo che il settore delle costruzioni possa contribuire a far uscire il ns. Paese dalla crisi se si interviene su due livelli :

 

a)                Reperimento delle risorse aggiuntive da investire;

b)                Si attui una vera politica industriale per il sistema delle imprese e per gli investimenti.

 

Usciamo da un decennio di crescita delle costruzioni nei suoi numeri macroeconomici, ma questo ciclo espansivo, il secondo per durata dal dopoguerra ad oggi, la ricchezza prodotta non è equivalente alla crescita qualitativa complessiva.

Le cause di ciò sono molteplici, quelle più importanti sono la scarsa programmazione dei lavori, un mercato che non seleziona le imprese e una legislazione sociale che incentiva la loro destrutturazione invece che incentivarle.

Permettetemi di segnalare un aspetto che non mi convince nella discussione politica e sugli organi di informazione.

E’ vero il ritardo storico nel ns. paese rispetto all’Europa sulle infrastrutture, divario questo che è andato aumentando in questi ultimi anni, oggi però il problema non è più quello delle procedure, certo esiste un problema Valico Val di Susa, ma il paese ha ormai un parco progetti pronto a partire, forse questo è l’unico risultato positivo delle Legge Obiettivo, quelle che mancano sono le risorse finanziarie. Per ridare ossigeno al settore invece di ricercare le alchimie basterebbe “ riaprire i rubinetti della Cassa Depositi e Prestiti” e quindi consentire agli Enti Territoriali di tornare a contrarre mutui. Queste sono le opere che possono diventare cantieri in tempi più brevi.

Credo che ha fatto bene il Presidente a proporre e il Consiglio di Amministrazione della CNCE ad approvare l’idea di festeggiare il 30° della CNCE con un’approfondimento sui temi dell’oggi e del domani. Perché la struttura contrattuale del settore e gli Enti Bilaterali che ne derivano  possono costituire il cemento di una speranza di attività per il futuro con una coscienza civile e più evoluta.

I contratti, le relazioni sindacali non sono certo da intralcio allo sviluppo del settore, ma nella fase in cui ci sono forti spinte localistiche, in un settore fortemente frazionato, costituiscono una straordinaria opportunità per dare al settore una dimensione nazionale e regolare un mercato che di fronte a indirizzi contradditori e di continuo aggiornamento delle regole, costringerebbe gli attori del processo produttivo alla marginalità nella vita economica del paese.

Il sistema delle Casse Edili mette insieme 160.000 imprese e 850.000 lavoratori operai. Dall’entrata in vigore del DURC hanno emesso 4 milioni di certificati. L’unica esperienze sullo scenario nazionale di codeterminazione di strumenti nella lotta contro il lavoro nero ed irregolare.

In questi ultimi mesi, degli ultimi rinnovi contrattuali ad oggi la CNCE è diventata la sede di gestione di tutti i contratti firmati dalle Federazioni Sindacali con ANCE, ARTIGIANI, COOP, ANIEM CONFAPI.

Un altro “Piccolo Miracolo” dunque, di organizzazioni e di Associazioni che attraverso Contratti Nazionali e territoriali, Accordi Sindacali, Avvisi Comuni ecc., ha costituito nel tempo una ragnatela di relazioni e di esiti che ci costringe, lo dico in termini positivi, visto anche il momento, a ricercare sempre una sintesi comune.

Questo “Patrimonio Comune” và difeso, e questo sarà possibile se ogni soggetto farà prevalere gli interessi generali rispetto a quelli della propria organizzazione, mantenendo ferma quella linea del confronto e del dialogo che è alla base, lo ripeto, del successo della nostra esperienza.

Questo appello all’unitarietà di intenti delle parti sociali è tanto più opportuno quando si prospetta un quadro di grandi difficoltà per l’edilizia e l’ intera economia del paese.

Sarebbe sbagliato pensare di affrontare questa fase allentando, l’efficacia delle Regole e degli strumenti che ci siamo dati, la presenza del Ministro del lavoro ci consente di richiamare le sollecitazioni che le parti hanno più volte avanzato per riprendere un confronto su alcuni problemi che ha il settore  e la carenza nell’applicazione del DURC.

Il DURC perde di efficacia se si pensa che chiunque forma una “Cassa Edile” e questa può rilasciare il DURC, la “ Competizione sui contratti e sugli strumenti” è una filosofia “pericolosa” e non difende quelle imprese e quei lavoratori che tramite le loro rappresentanze più rappresentative si dettano delle regole per stare nella regolarità essendo portatori di un interesse più generale nel mercato.

Alcune interpretazione attuativi emersi negli ultimi mesi dagli uffici del Ministero senza il coinvolgimento del sistema delle parti sociali, ritengo che aiutino i tentativi “ elusivi” invece di rafforzare il sistema.

Come è nella tradizione della CNCE, anche questa volta la Presidenza e il Consiglio di Amministrazione, hanno ritenuto di non fare un  convegno Auto – celebrativo.  Ma una occasione di confronto a più voci, utile al lavoro futuro.  E quindi anche in una occasione celebrativa non poteva mancare una riflessione, per questo motivo ringraziamo il Prof. Bagella per aver accettato l’invito a tenere una comunicazione in apertura nel ns. Convegno.

 

 

 

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