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LA DENUNCIA DELLA FILLEA CGIL

 

EMERGENZA IDRICA: IN ITALIA IL 27% DELLE CONDUTTURE

È COLABRODO. NEL MEZZOGIORNO BEN  IL 58%

 

 

La siccità che ha attanagliato l' Italia ha riportato l' attenzione sul problema delle risorse idriche nel nostro paese.   La Fillea ha ripetutamente denunciato la pessima gestione del sistema idrico nazionale.

Il 27% di acqua presente nelle condutture idriche in Italia viene perduta: nel Sud questa percentuale sale al 58%. Lo afferma la Fillea, il sindacato degli edili della  Cgil, che denuncia: “il ministro delle Infrastrutture Lunardi non ha aggiunto una lira per recuperare questo handicap”.

L’età media degli impianti di distribuzione nel nostro Paese è di 30 anni, quella dei servizi di fognatura è di 27 anni e quella dei servizi di depurazione è di 16 anni. Ma nel Sud si toccano punte anche molto più alte.

E sono i pugliesi quelli che pagano le tariffe più care d’Italia.  Il costo complessivo per gli interventi di manutenzione è di 40 miliardi di euro. E a fronte di 279 miliardi di mutui in vecchie lire erogati nel 2000, soltanto 63 sono stati attivate dalle regioni del Mezzogiorno.

Un settore quello idrico che se sviluppato potrebbe dare lavoro a 30 mila lavoratori (molti dei

quali nel Mezzogiorno), il triplo rispetto a quelli attuali che superano di poco le 10 mila unità. Ma per raggiungere tale obiettivo è utile – sottolinea la Fillea Cgil - un accelerazione del

processo che dovrebbe portare ad una riorganizzazione del sistema attuale.

Se in generale il settore dei servizi idrici mostra serie carenze, queste risultano particolarmente gravi in alcune aree del Paese: le regioni del Sud e le due Isole maggiori soffrono di gravi deficit infrastrutturali, di una rete acquedottistica e fognaria in pessime condizioni, nonché di una strutturale sottodotazione di impianti di depurazione. Tuttavia l’attenzione rivolta a queste regioni  negli ultimi anni, è risultata particolarmente scarsa.

Nel complesso al Sud si è speso meno che al Nord in opere infrastrutturali per il settore idrico: l’investimento pro capite ammonta a soli 350 euro contro una media nazionale di 429 euro. Particolarmente forte è il divario negli investimenti nella rete

fognaria per la quale nel Mezzogiorno si sono spese quasi il 20% delle risorse in meno rispetto al Nord.

Gli investimenti maggiori per quanto riguarda i lavori pubblici eseguiti nel settore idrico del Mezzogiorno spettano alla Campania, ma se si considera l’investimento medio per abitante a guidare la classifica è la Sardegna seguita dalla Basilicata e dal Molise.

Serve la piena attuazione della legge Galli del 94, legge purtroppo disattesa che prevedeva la costituzione di ambiti territoriali con gestori unici. Purtroppo dal ’94 ad oggi soltanto in pochi casi si è provveduto a definire questi gli ambiti territoriali (ATO).

La Fillea Cgil chiede che  soggetti imprenditoriali qualificati siano messi nelle condizioni di realizzare le opere e gestirle: per gestione si intende il servizio e la manutenzione. Per questi motivi si richiede che la fase di assegnazione dei lavori e del servizio ricada sotto la legge 109. Il Paese ha la necessità di una mappatura idrica accompagnata da una ricerca delle perdite.

 

Ufficio Stampa Fillea Cgil