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Intervento di Spano Mauro Segreteria Fillea Oristano
Cari compagni e compagne, per me sarà un intervento breve, spero abbastanza sintetico, anche perché in sostanza tutti i punti: diritti senza frontiere, qualità del lavoro e riprogettazione del sindacato, come deterrente primo per riprogettare il paese, rinnovamento generazionale nelle strutture dei nostri territori, sono stati i punti nella relazione di franco martini ampiamente illustrati in maniera estremamente sintetica e completa: Ritengo personalmente non si sia fatto sfuggire niente di tutto quello che è oggi la situazione del nostro paese. Devo anche dire sinceramente che nulla ha tralasciato sulla situazione in cui si trova e gode la nostra categoria, questo in riferimento ai dati sempre in crescita avuti negli ultimi tempi. Su un punto però mi vorrei soffermare un punto che sta tanto a cuore a me come sicuramente a tutti voi: la sicurezza. Credo che tanto la Fillea abbia fatto, faccia ora e farà in futuro per tenere alto il livello di attenzione su questo delicato problema. È vero, che i dati in nostro possesso, addirittura da fonti ufficiali, lo diceva Franco nella sua relazione, ci dicono che gli infortuni sono in calo, bene! Ma non dobbiamo adagiarci sugli allori, sarebbe estremamente sbagliato! Nella relazione della compagna Mara Nardini, fatta a luglio 2005 in occasione della quarta conferenza nazionale CNCPT, al punto sesto, si illustrava il significato di obbiettivo. Cioè il risultato del confrontarsi, relazionare tra i soggetti della sicurezza, che con ruoli diversi e con diversi livelli di responsabilità intervengono nei cantieri. I soggetti a cui lei si riferisce sono: RLS; RLST coordinatori tecnici del CPT. Una cosa però mi duole sottolineare, dal momento che la relazione tra tutti questi soggetti esiste, in maniera anche omogenea, che fare, se lo scopo finale non viene raggiunto? Mi spiego meglio: Oltre ad essere un RSU, io sono anche un RLS. Ultimamente nel mio territorio abbiamo avuto, un caso eclatante, di comportamento antisindacale da parte di un’azienda nei confronti degli operai, sia nel versante contrattuale sia in quello che riguarda la sicurezza. Un comportamento che ha offeso la dignità del lavoratore prima e dell’uomo poi. Questa azienda, come tante del resto, e lo sottolineava Franco ieri, ha preteso, essendo il cantiere per la tipologia del lavoro stesso, ( costruzione del lotto di super strada , strutturato in circa 10 km), che i lavoratori effettuassero la pausa pranzo, non nella “mensa”, anche se esistente, ma all’aperto, utilizzando, per sedersi blocchetti di cemento o pietre o, in caso di intemperie in baracche di metallo “ container”. Non esagero dicendo che tali baracche sono sprovviste dei più elementari dispositivi che garantiscano gli operai un minimo di sicurezza, e igiene ( nello specifico acqua, sapone, tavoli ecc..) Mi chiedo, se questo è possibile alle porte del terzo millennio? Ritengo, che per questo motivo da parte nostra ci debba essere un maggior coinvolgimento, un incessante pressione, su quelle istituzione preposte sia a vigilare, che sanzionare tali inadempienze. Istituzioni quali sono ASL e ispettorato del lavoro. Ma loro cosa fanno nel nostro territorio? Niente! O quasi niente! Chi deve farci da spalla non fa niente, questa è la verità! Dobbiamo avere il coraggio di dirlo! Anzi una cosa la fanno! È frequente che prima di un’ ispezione, in un’azienda, quest’ ultima venga preventivamente avvertita della visita da queste stesse istituzioni. In questa maniera l’azienda si organizza in merito. E queste istituzioni preposte al controllo vanno avanti così per soli avvertimenti verbali. E noi? A noi poveri RSU e RLS, che con la passione e l’entusiasmo che ci accomuna nel ricoprire questi ruoli, non resta altro che raccogliere la derisione e tal volta gli atteggiamenti pregiudiziali che l’azienda ci rivolge. Tornando all’episodio prima citato, non avendo avuto riscontro positivo da parte dell’azienda per risolvere la situazione ci siamo rivolti all’ispettorato del lavoro chiedendo in modo anche informale un loro intervento. Compagni e compagne, volete sapere la loro risposta? Queste sono le testuali parole: “Noi non vogliamo essere il braccio armato della CGIL” Assurdo! Vergognosamente assurdo! Questa è la risposta di chi in primis deve tutelare gli operai sulla sicurezza, l’igiene e la dignità. Ma come operaio prima, RSU e RLS poi, io dico che mai, e poi mai abbiamo preteso, pretendiamo ora e pretenderemo in futuro che queste istituzioni diventino il nostro braccio armato. Pretendiamo a gran voce che semplicemente ci tutelino come è loro dovere. La cosa che ci sta più a cuore, è di poter di contare nei nostri cantieri, meno infortuni e nella peggiore delle ipotesi di piangere meno colleghi morti. Ed è a loro che dedico l’applauso che di consueto chiude un intervento. |
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©Grafica web michele Di lucchio