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Intervento XVI° Congresso Fillea Segr. Gen. Bologna Minarelli Valentino
Cari compagni e care compagne, ci stiamo avviando alla conclusione di un lungo percorso democratico iniziato in fillea con le assemblee di cantiere e d’azienda iniziate il 10 ottobre scorso, a Bologna, abbiamo organizzato 249 incontri e assemblee, vi hanno partecipato 4.401 lavoratori e lavoratrici, in quella discussione è entrata di prepotenza la discussione sulla condizione di lavoro e la nostra iniziativa per migliorarla, dove spazio rilevante lo ha la fase per i rinnovi contrattuali, quelli nazionali, quelli territoriali per l’edilizia, quelli aziendali e nazionali per gli impianti fissi, quelli di cantiere per le grandi opere.
Veniamo da un’esperienza positiva e in questi giorni stiamo, assieme con i compagni di Firenze, lavorando per l’accordo sulla galleria di base della variante di valico con la Todini; nei mesi scorsi abbiamo fatto accordi con tutte le imprese e consorzi che sono passati e sono sul territorio: Ghella Carena, Baldassini Tognozzi, Toto, Ferrari, Mattarese, CMC, Condotte ecc..
Questa esperienza contrattuale si è consolidata anche grazie alle innovazioni introdotte con gli ultimi contratti, quindi è importante che questa discussione congressuale si riversi in forma adeguata nella nuova contrattazione e nelle nuove politiche organizzative della Fillea.
Bene ha fatto la Fillea a preparare un documento di categoria con l'obiettivo di tradurre in azioni da realizzare i documenti unitari di base della confederazione e da discutere ai vari livelli. La Fillea di Bologna ha dato un contributo a quella discussione anche con emendamenti ai documenti di base confederali che rafforzano la nostra idea, (quella della FILLEA) di enti Bilaterali, di democrazia, li abbiamo fatti approvare anche al congresso della camera del lavoro di Bologna, li consegniamo al congresso perché diventino patrimonio comune.
Questo mi consente di approfondire solo alcuni degli aspetti che sono contenuti nel documento e nella relazione di Franco.
La fase contrattuale: abbiamo la contrattazione degli edili bloccata a livello territoriale e a livello nazionale, va sgomberata dal campo la questione della trasferta per sempre: se si tratta di semplificare la burocrazia, bene, se si tratta di mettere in discussione la contrattazione collettiva di secondo livello non c’è spazio neanche per equivoci. Carla Cantone tre settimane fa mi ha ricordato che si gioca la linea della confederazione sui due livelli contrattuali su quella partita, io le ho risposto che la Fillea tutta si gioca la natura stessa del sindacato, del diritto del lavoratore a contrattare sul posto di lavoro la sua condizione; quindi non c’è spazio per equivoci: un conto è la sperimentazione in ambito regionale di parziali deroghe, per alcuni lavoratori che sconfinano nel territorio vicino per qualche settimana, il tutto però senza mettere in discussione la rappresentanza politica e sindacale e il diritto di contrattare da parte del territorio dove ha sede il cantiere, diversa cosa è il superamento dell’applicazione della contrattazione territoriale in tutti i suoi aspetti e la rappresentanza sindacale. Su questo punto non ci sono dubbi: per la fillea non c’è spazio per la trasferta nazionale, bene ha fatto Franco a chiarirlo nella sua relazione, la stessa delega regionale proposta alla discussione manda un messaggio equivoco sulla materia della rappresentanza e della contrattazione; quindi ritengo vada approfondita in ragione del confronto sul sistema contrattuale e sulla rappresentanza e democrazia sindacale la materia della delega sindacale, io propongo una sessione seminariale per tutti i settori del nuovo direttivo nazionale su questi temi in preparazione di una conferenza di organizzazione nazionale che si deve occupare anche del ruolo delle commissioni nazionali di settore.
Le vecchie commissioni sono state prevalentemente delle commissioni consuntive, salvo rare occasioni. Ora abbiamo importanti punti da realizzare: un nuovo inquadramento nel settore del legno, una nuova politica per l’estensione e la qualificazione della contrattazione di secondo livello che tenga conto anche della differenza di genere rivendicata giustamente dalle compagne, della presenza di tanti lavoratori stranieri con le loro esigenze che devono trovare spazi nella nostra azione rivendicativa.
Ritengo quindi che la FILLEA abbia bisogno di costruire dei veri dipartimenti nei quali coinvolgere permanentemente i compagni delle strutture regionali e territoriali per l’elaborazione collettiva delle proposte da discutere negli organismi prima di proporle a FILCA e FeNEAL, superando situazioni che definisco imbarazzanti per un gruppo dirigente: io ho partecipato al direttivo della Fillea che aveva indicato l’esigenza per gli impianti fissi di presentare una richiesta economica superiore rispetto a quella degli edili nel secondo biennio, conosciamo le richieste unitariamente avanzate e con il consenso delle commissioni. In particolare però segnalo che dobbiamo qualificare la nostra contrattazione sul tema della qualità dello sviluppo delle imprese, della qualificazione del mercato del lavoro. Nei prossimi giorni siamo chiamati a discutere dei progetti formativi per l’apprendistato professionalizzante del legno, quella discussione in avvio registra già una condizione di mancanze strutturali, non ci sono centri di formazione qualificata per l’industria del legno salvo poche eccezioni territoriali, quindi chi si occuperà della qualificazione degli apprendisti e della formazione continua per tutti i lavoratori già occupati o in cerca d’occupazione perché interessati da processi di ristrutturazione? Quante piattaforme si sono occupate di questi temi?
Per la prossima contrattazione nazionale dobbiamo poi approfondire il sistema di relazioni sindacali alla luce delle modifiche organizzative del sistema produttivo, non possiamo continuare a lavorare con un sistema costruito 20 anni fa e aggiornato marginalmente di volta in volta, anche per questo vanno confermati e costruiti i coordinamenti Fillea in tutti i gruppi industriali significativi.
Affronto ora i temi della democrazia e della partecipazione ai quali collego la necessità, qualora nei prossimi incontri già calendarizzati non si sblocchino le trattative per i rinnovi dei secondi bienni e la definizione del tetto, di avviare una fase di mobilitazione della categoria. A tal proposito a Bologna abbiamo organizzato un attivo unitario degli edili per il 10 febbraio.
Ai vari livelli congressuali abbiamo partecipato alla costruzione di proposte unitarie sui temi della democrazia e rappresentanza sindacale; se vogliamo essere coerenti con quegli impegni dobbiamo sintonizzare la nostra azione quotidiana con la nostra proposta politica, se parliamo di coinvolgimento dei lavoratori secondo le prassi in atto dobbiamo sapere che questo non è più sufficiente, perché? Perché non garantisce come abbiamo constatato nei fatti alcuna verifica del rapporto democratico, sia riguardo al mandato sia in relazione alla validazione delle intese. La consultazione democratica prevede che da tutt’Italia si sappia come hanno votato i lavoratori della Mascagni di Bologna o del CAVET. Ovviamente un regolamento se è unitario ha un valore aggiunto, affronta anche il tema della rappresentanza, evita in attesa di una legge, spiacevoli accordi al ribasso fatti da sindacati di comodo, un regolamento unitario deve essere il nostro obiettivo. Di questo bisogna subito parlare con FILCA e FeNEAL, perché anche nelle ultime occasioni siamo arrivati alla confezione delle piattaforme e alla presentazione delle richieste senza che i lavoratori le conoscessero, e adesso dobbiamo andare da loro a chiedere di mobilitarsi per quelle richieste. Ci sono problemi unitari su questo percorso? Noi questo percorso lo dobbiamo fare, e quindi le piattaforme, prima di presentarle, e gli accordi, quando riusciamo a farli, devono essere validati da un voto certificato. Certificato significa che c’è un regolamento sulla partecipazione al voto e un soggetto che certifica la sua regolarità. Sulla democrazia quindi dico cose precise, la consultazione è un diritto dovere, prevede delle regole precise: un regolamento da applicare, delle certificazioni obbligatorie, un calendario degli eventi, va fatta per ogni mandato e conclusione negoziale. La democrazia rafforza il sindacato che contratta il miglioramento delle condizioni del lavoro e i diritti, il sindacato confederale, contro quel padronato e la destra che vuole ridurre il ruolo del sindacato a pura lobby di servizio subalterno, magari anche corporativo e diviso, C’è un nesso strettissimo tra democrazia sindacale e condizioni di lavoro.
Per questo bisogna rapidamente arrivare ad elaborare e praticare regole democratiche di democrazia delegata e diretta.
Siamo la seconda categoria dell’industria, con le denunce che facciamo sul lavoro irregolare siamo primi, abbiamo delle responsabilità, la democrazia non è affare dei metalmeccanici.
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©Grafica web michele Di lucchio