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Pesaro 08.febbraio 2006-02-09     

 

Intervento delegato al congresso Gerin Francesco Seg. FILLEA CGIL Alto Friuli, scritto ore 5.00.

 

 

Cari compagni, vorrei raccontarvi per quanto possibile nei pochi minuti a disposizione la storia di un libro, intenso, a momenti tragico e profondo che mi ha particolarmente colpito. Potrebbe essere la storia, le storie di molti di voi qui presenti da tanto reale  e allo stesso tempo surreale, sconvolgente. Il racconto parte agli inizi degli anni 70, il 72 per la precisione e racconta di un bambino operaio di 11 anni. Le sue origini semplici umili, carniche , per chi non lo sapesse la Carnia è quel lembo di terra posto a Nord Est immersa nelle montagne del  Friuli . Lo scrittore descrive con dovizia quanto difficile sia vivere in quella terra, la semplicità delle genti ed il grande fenomeno dello spopolamento dovuto alla mancanza di lavoro. Il bambino operaio parte con i suoi piccoli fagotti verso terre migliori in questo caso l’ Alto Adige.   E’ proprio in questa terra di confine prosperosa ed in forte crescita che inizia il suo lavoro di  aiutante piastrellista, ( a nero visto la sua giovane età ) . La vita di cantiere a Vipiteno “ Sterzig “ è dura pensa il bambino di 11 anni , guarda le montagne li vicino  cerca le sue  ma non le trova . Qualche conterraneo gli dà coraggio , altri gli chiedono come mai così piccolo in cantiere , altri ancora gli danno una pacca sulle spalle dicendo , sai anche io ho iniziato presto, proprio come te, in cuor suo pensa ad altro , ai giochi ai suoi amici , alla speranza di riprendere scuola , anche se un groppo alla gola lo prende e a fatica trattiene le lacrime. Correva la tarda estate del 72 e suo padre seduto a pranzo assieme ai  suoi compagni di lavoro commentava i risultati delle gare olimpiche di Monaco di Baviera , altri conterranei raccontano delle loro grandi opere sui viadotti  dell’autostrada per il Brennero, piloni altissimi per quei tempi, gesta eroiche per quegli uomini , friulani, veneti, calabresi, pugliesi. Con lui erano sempre così gentili quasi lo coccolavano, da quanta tenerezza faceva quel bambino operaio. Il bambino cresce e dopo qualche anno , con la sua famiglia fa ritorno nelle sue terre. Il terremoto del 76 la ricostruzione , l’ autostrada Alpe Adria in costruzione. Segno del destino pensa, è ormai un giovanotto di 19 anni  ed entra nelle gallerie in costruzione. Li ritrova gli stessi uomini curvi e gli stessi sentimenti di bambino operaio , mani grandi carpentieri e minatori. La gelatina , le volate , gli spari , il veleno bianco che dall’ avanzamento scende lentamente verso loro. La morte dei suoi compagni, due di frontale in Valtellina, sventrati dallo scoppio della dinamite in avanzamento. Altri due poco più che ragazzi calabresi , 21 e 22 anni, schiacciati come topi tra le centine da un camino di roccia di 30 metri cubi. Quanta rabbia dentro   di lui , quante lacrime, la rabbia gli sale e vorrebbe gridare al mondo perché, perché…….

Basta pensa voglio cambiare vita, ed è così che a 25 anni inizia nelle cave di marmo in Carnia vicino casa sua , mia. Sai che cambiamento pensa, ma almeno qui respiro ossigeno e silicio.

Cresce si forgia matura e come tutti i cristiani ama una donna e nasce un bambino. A questo bambino gli spiega che la sua vita sarà migliore che forse potrà studiare, ma gli fa capire anche quando e quanto la società sia ingiusta e come e quando dovrà aiutare gli ultimi, le ruote del carro per capirci. Gli fa capire quanto il sindacato sia importante , indispensabile e quanti bravi e onesti compagni lo sostengono. Questo libro è il mio libro è il vostro libro e vorrei finirlo con il cuore assieme a voi.

 

Grazie a tutti.          

 

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