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XVI Congresso Fillea Cgil - Intervento di Vanna Difonzo –
Compagne e compagni,sono RSA in uno stabilimento produttivo della Natuzzi nei pressi di Altamura in provincia di Bari. Il mio, più che un intervento, è una testimonianza della difficile situazione di libertà che vivono i lavoratori in azienda. Personalmente ho deciso di entrare attivamente nella FILLEA CGIL spinta dalla voglia di cambiare quella mentalità che il “padrone” può sottomettere e cancellare l’identità e la dignità degli operai. Purtroppo il mio compito è sempre stato pieno di ostacoli poiché in quanto donna, si è oggetto di pregiudizio da parte dei superiori ed anche dei colleghi. Regna sovrana la mentalità inculcata per anni ai lavoratori, e cioè che il sindacato è pericoloso per la crescita ed il benessere dell’azienda. Per noi,la vita lavorativa è andata avanti tra minacce e imposizioni,molte volte al limite della sopportazione: una vera politica di mobbing! Solo coloro i quali si trovano in questi ambienti possono realmente capire lo stato d’animo di chi la mattina si alza per raggiungere il posto di lavoro cercando di fare bene il proprio dovere e invece spesso si ritrova davanti al muro della violenza psicologica da una parte e della paura e l’omertà, da parte di molti lavoratori, dall’altra. In questo clima è difficile fare sindacato; chi si avvicina a ciò viene additato ed emarginato,questa tecnica è adottata dall’azienda per scoraggiare il tesseramento. Cose semplici come l’elezione democratica dell’ RSU e dell’ RLS diventano di fatto obiettivi irraggiungibili. Le donne lavoratrici,in quanto mogli e madri,avrebbero bisogno di orari più flessibili,molte hanno chiesto al sindacato come ottenere il part-time;quando gli viene spiegato che tutto si può ottenere ma bisogna lottare per i propri diritti mettendosi in prima linea, gettano subito la spugna,intimorite da eventuali ritorsioni nei loro confronti. Qualcosa sembrava cambiato tra il 2004/2005 quando il settore del mobile imbottito ha subito una forte crisi economica. Anche la Natuzzi ne ha risentito nonostante la sua leadership nel settore;gli operai si erano sentiti persi quando il gruppo aveva dichiarato un esubero di 1320 posti chiedendo la cassa integrazione ad ore zero, senza mezzi termini ciò significava perdere il proprio posto di lavoro. Per la prima volta gli operai avevano risvegliato la loro coscienza e si erano uniti partecipando in massa nelle assemblee e agli scioperi promossi. Si riuscì ad ottenere un numero rilevante di iscritti.Grazie alle segreterie provinciali,regionali e nazionali ottenemmo un accordo che ribaltava la situazione iniziale e cioè i 1320 lavoratori non erano più esuberi ma rientravano nel piano di riqualificazione professionale guadagnando 1 anno di cassa integrazione straordinaria anche se il futuro e comunque incerto. Oggi purtroppo nelle assemblee che si effettuano siamo ritornati in pochi,i lavoratori forse hanno dimenticato quello che hanno ottenuto,gli iscritti di quel particolare periodo riusciamo a mantenerli a stento,anche perché molti di loro sono stati invitati a presentare disdetta se non vogliono avere la cassa integrazione. Mi fa sorridere un punto dell’accordo del 09/06 in cui c’è un impegno a creare quelle condizioni che consentano un salto di qualità nelle relazioni sindacali. Sappiamo per esperienza che questo non c’è stato o c’è stato solo in apparenza e che difficilmente ci sarà. In questo ambiente debbo dire con rammarico che siamo in pochi e incapaci di difenderci con determinazione. Anche se la mia testimonianza è una nota stonata in questo giorno importante per la FILLEA CGIL credo che potrà aiutare a capire le difficoltà che i delegati e le segreterie provinciali affrontano quotidianamente nei rapporti con l’azienda.
SENTO DI CHIEDERVI DI NON LASCIARCI SOLI. VI RINGRAZIO PER L’ATTENZIONE.
Vanna Difonzo
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©Grafica web michele Di lucchio