Cari compagni/e

         Quello di oggi è il V° Congresso Provinciale della FILLEA CGIL di Potenza che pone al centro del suo dibattito come richiamo “Costruire un futuro di qualità” e i “diritti” sempre più in discussione.

         La platea congressuale si compone di n. 68 delegati eletti nelle 28 assemblee territoriali così come deliberato dal Comitato Direttivo del 14 settembre 2001, con un rapporto iscritti delegati di uno ogni 70 lavoratori.

         I partecipanti al voto sono stati 1.059 con una partecipazione del 22,51% e tutti hanno votato per il documento di maggioranza “Diritti e Lavoro in Italia ed in Europa”.

         La partecipazione, nel complesso buona anche se disomogenea, certamente poteva essere migliore se gli avvenimenti dell’11 settembre non avessero creato, in ognuno di noi un’attenzione per i problemi che hanno già segnato e condizioneranno pesantemente gli avvenimenti nel prossimo decennio.

         Ogni lavoratore ha ricevuto la lettere di invito congressuale dove gli veniva comunicato data e ora nonché luogo dove si sarebbe svolta l’assemblea con accorpamento tra comuni per aree territoriali omogenee per dare la possibilità a tutti di partecipare e votare nell’assemblea di base.

         Si è evidenziato, comunque, che dove la presenza della categoria è più diretta il livello di partecipazione è stato più elevato .

         Come accennavo prima, alcuni eventi hanno caratterizzato l’ultimo anno tra cui l’attentato terroristico dell’11 settembre e la risposta armata a questo atto con l’attacco all’Afghanistan contro il regime dei Talebani reo di sostenere il terrorismo ed in modo particolare l’organizzazione Al QuaiDa di Osama Bin Laden.

         Sappiamo tutti che quando si parla di guerra si tocca la parte più profonda di ognuno di noi e fermo restando la condanna totale del terrorismo è necessario che la spirale di guerra provocata dall’attacco alle due torri sia circoscritta per scongiurare il rischio di uno scontro fra civiltà.

         L’altro evento, per noi rilevante, sono le ultime elezioni politiche con un cambio di fatto della “Costituzione” in quanto le coalizioni hanno presentato i candidati “Premier” e sancito il passaggio con l’esito del voto al sistema bipolare con la vittoria del Polo della Libertà e la sconfitta dell’Ulivo. Con la vittoria della Casa della Libertà la scelta degli elettori è stata di centro destra con forti connotati di liberalismo  sfrenato mirante ad aumentare gli squilibri nazionali a favore  di ceti  più forti a danno delle fasce più deboli connotati da alcuni atteggiamenti peronistici del Presidente Berlusconi sostenuto in questo da pezzi consistenti di Confindustria.

L’aumento delle pensioni, di fatto riguarda un numero circoscritto di pensionati e con un’età non inferiore ai 70 anni, i 15000 miliardi promessi per le opere pubbliche concentrate al sud non sappiamo  dove sono, nel contempo assistiamo ad un attacco senza precedenti sia al modello di contrattazione inteso a destrutturare l’attuale per passare ad un a contrattazione “ad personam”, sia allo statuto dei lavoratori con l’abolizione dell’art. 18 che prevede la reintegra nelle imprese con più di 15 dipendenti a coloro che vengono licenziati senza giusta causa.

         Si mira a superare l’accordo del 23 luglio 93 sulla concertazione con un ritorno alle tanto deprecate gabbie salariali. Diventa singolare che il II biennio di contrattazione con il recupero dell’inflazione viene rinnovato con le controparti meno forti economicamente e non con l’Assindustria e all’interno della stessa con i settori più deboli economicamente , E’ chiaro ed evidente che non è un problema economico ma politico.

         Venendo al nostro settore, nell’edilizia è già scaduto il rinnovo dell’integrativo provinciale alla data del 30 settembre, già puntualmente disdettato, ma ancora non è stato definito il tetto dell’E.E.T. a livello nazionale con scadenza a giugno e sono state proclamate di 10 ore di sciopero articolate a livello regionale. Eppure abbiamo rinnovato bene l’integrativo del 98 in condizioni economiche oggettive veramente difficili, mentre oggi diventa complicato sedersi al tavolo con un settore in forte crescita con un più 5,5 nel 2000, in crescita anche nell’anno corrente e fatto importante e che la crescita ha riguardato tutto  il paese anche se in modo differenziato.

         D’altronde la crescita c’è stata anche da noi con un più 26% nel 2000 e intorno all’8% nel 2001 dai dati cassa edili intesi come monte ore dichiarate di massa salariale. E’ chiaro che per quanto riguarda la nostra provincia i dati post-terremoto non possono essere l’indice di riferimento.

         L’attuale schema contrattuale è vitale per una categoria come la nostra dove il numero medio di addetti è del 3,1% contro il 4,2% dell’unione Europea, con il 65% nella fascia  1-9 addetti contro il 45,6 dell’Unione Europea, con solo il 10% di imprese che superano le 50 unità a fronte del 26% della media europea. Se questo è il quadro in Italia, la frammentazione è ancora più evidente da noi dove le imprese che attualmente lavorano con più di 15  unità si contano nel numero di poche unità   eppure registriamo  nel sistema casse edili la cifra non disprezzabile di circa 8.000 attivi.

         Il modello di sindacato confederale insieme alla concertazione è essenziale per noi dove la visibilità politica è concentrata in alcune grandi opere e il resto è fatto di tanto lavoro quotidiano per far sì che il salario, i diritti, la sicurezza diventino fattori non opinabili. Nella passata legislatura  qualche novità si era vista come l’allungamento di tre mesi del periodo di disoccupazione per i lavoratori con più di 50 anni e con il riconoscimento del lavoro usurante con abbuono contributivo per i minatori in considerazione  della particolarità del settore.

         L’altro aspetto è l’art. 18 legato alla flessibilità intesa come aumento occupazionale .

         Ritengo, che c’è in Italia oggi, un parlare di argomenti di cui molte volte non si ha la conoscenza, semplificando alcune equazioni tipo: flessibilità uguale più lavoro.

Chi mi conosce sa, che, all’approccio ideologico, preferisco argomentare con dati le mie convinzioni, è un falso che l’art. 18 ha frenato la flessibilità in uscita impedendo alle imprese di espellere manodopera nei momenti di crisi o di ristrutturazione. Infatti, l’art. 18, dello Statuto dei lavoratori, impedisce solo i licenziamenti individuali e limitatamente alle imprese con più di 15 dipendenti e che le stesse  rappresentano il 15% delle imprese totali. Da quando è in vigore la legge 223 del 91 e che prevede la mobilità, cioè un sussidio di disoccupazione limitato nel tempo che lo stato riconosce ai lavoratori licenziati delle imprese con più di 15 dipendenti, ne sono stati interessati circa 2,5 milioni di lavoratori. Altro dato in Italia interrompono  il rapporto di lavoro ogni anno 34 persone su 100 mentre nel decantato  modello  americano il rapporto è del 38%.

Domanda vi sembra un modello rigido? Per quanto mi riguarda rispondo NO.

Venendo a noi nell’ultimo decennio nella provincia di Potenza su circa 400 addetti nei posti fissi sono stati espulsi dai processi produttivi circa 300 lavoratori che hanno interessato tutte le aziende dei settori: cemento - laterizi- manufatti - legno e precisamente le aziende: Italnova, Edielle, Inpes, Iprem, CPE, Pizzarotti, ex Fornace Ierace, ex Fornace Gallitello, Cotto Coperture, IPE.

         Senza dimenticare che il mercato del lavoro in edilizia è già flessibile, infatti in edilizia una volta completata l’opera o addirittura una fase lavorativa c’è la possibilità di licenziare, d’altronde il libretto di lavoro dei nostri lavoratori edili in media prevede non meno di 20 rapporti di lavoro quando hanno la fortuna di lavorare anche se con una certa discontinuità. Infine il problema pensioni, ad ogni piè sospinto se ne ritorna a parlare . Ritengo che la riforma attuale sia valida, anche perché le pensioni di anzianità le nuove generazioni non la prenderanno mai perché si è innalzata l’età media del primo rapporto di lavoro.

         Sull’innalzamento dell’età pensionabile (oggi nella proposta solo volontaria e incentivata) siamo contrari soprattutto in una categoria come la nostra dove le imprese i cinquantenni li ritengono già vecchi.

Ed è per queste motivazioni che CGIL-CISL e UIL hanno proclamato 2 ore di sciopero unitario da tenersi  il 5-6-7 dicembre con assemblee su tutti i posti di lavoro. E’ importante l’unitarietà di questa risposta perché lo scontro si preannuncia lungo ed aspro e continua con lo sciopero del Pubblico Impiego e con la grande assemblea dei delegati del mezzogiorno che CGIL CISL e UIL terranno in una città del Sud proprio perché nella finanziaria vi è assenza di impegni e di risorse per l’occupazione e lo sviluppo nelle aree meridionali.

Passando alle vicende di più stretta pertinenza locale, condividiamo nell’impostazione l’intesa istituzionale  di programma definita dall’art. 2 comma 203 delle L. n. 662 del 23.12.1999 e della delibera CIPE del 21.03.97 dove è indispensabile un’azione concreta delle Amministrazioni centrali dello Stato coerente con le altre azioni intraprese dalla Regione Basilicata (PRS e POR) e del Governo (Programma di Sviluppo del Mezzogiorno), il 19.01.2000 sono stati sottoscritti dalla Regione e dai Ministeri competenti tre accordo quadri che sono in fase  attuativa.

La finalità di carattere generale dell’intesa è il perseguimento delle azioni di aggiustamento strutturale per consentire  la graduale riduzione del divario nella dotazione infrastrutturale  nel quadro di un processo di sviluppo armonico ed equilibrato. L’intesa prevede più di 2.000 miliardi nei prossimi anni di cui più di 1000 miliardi di sola viabilità. Le opere considerate strategiche sono il completamente delle S.S. 106 Jonica, completamento della S.S. 655 Bradanica, III lotto della S.S. 99 Matera Altamura, collegamento S.S. 585 Fondovalle del Noce autostrada SA RC, studi ed interventi sulla S.S. 695  Potenza Melfi, rettifica ed ammodernamento strada S.P. IV Fridica,  adeguamento della strada Sarmentana, S.S. di Brienza variante del  6 lotto, S.S. “Fondo Valle del Sauro tronco Corleto Perticara -  S.P. Camastra.

         Altri interventi per circa 500 miliardi sono nel settore ferroviario e degli scambi intermodali, cito per tutti la Ferrandina Matera Bari e l’interporto di Tito.

         Dobbiamo registrare purtroppo una sostanziale inerzia e per quanto riguarda il versante potentino le due opere più significative che sono la Tito Brienza e la Saurina ritardi notevoli, da qui la richiesta  nell’incontro tenuto nei giorni scorsi da CGIL , CISL, UIL con la Regione Basilicata di un’accelerata delle procedure.

         Positivo anche il giudizio sull’intesa istituzionale tra il Comune di Potenza, la Regione Basilicata e la Provincia di Potenza che punta ad un rafforzamento delle dotazioni infrastrutturali ma mira anche ad  una valorizzazione del territorio ed al rafforzamento di azioni miranti alla salvaguardia ambientale e, finalmente, si parla anche di riqualificazione urbana.

         Ritardo non giustificabile è la realizzazione dell’autostrada Salerno RC attualmente l’unica arteria di scorrimento veloce che attraversa il territorio lucano, calabrese e campano, è in corso l’ammodernamento dell’arteria lunga 443 Km di cui 32 nel nostro tratto mediante la costruzione di una III corsia di marcia tra Salerno e Sicignano, nonché di una corsia di emergenza per il rimanente tracciato.

         La realizzazione dell’opera registra nel complesso ritardi notevolissimi pur essendo un’opera viaria di interesse strategico nazionale e il nostro tratto fa parte di quei 163 KM ancora in fase di progettazione definitiva.

         L’altro giorno si è tenuto un incontro con i sindaci dell’area del Lagonegrese e CGIL, CISL  e UIL Regionale  per fare il punto e sollecitare congiuntamente una accelerata e a tal proposito chiediamo al nostro Segretario Generale l’onere di un ulteriore richiesta di incontro con il Governo anche perché si vocifera che fra non molto si avvierà anche la costruzione del ponte sullo stretto quando ancora non c’è certezza sull’ammodernamento (già vecchio e absoleto) della SA-RC e l’unico vantaggio sarà non la fluidità del traffico ma solamente un po’ di sicurezza in più.

         Sul terremoto del Lagonegrese voglio ricordare che nel convegno “Ricostruire in sicurezza” tenuto dalla FILLEA ad Ottobre 2000  a Rivello la Regione aveva assicurato la ricostruzione già nella primavera scorsa mentre  allo stato attuale sono state finanziate solo le opere di restauro delle chiese, ci auguriamo che la prossima primavera si avviino veramente i lavori.

         Completamento, visto la carenza di acqua, dello schema Idrico Basento -  Ofanto ed in modo particolare gli adduttori “ Camastra - Trivigno e Genzano –Marascione.

         Dalle cose dette, scusandomi per tutte le altre opere tralasciate, nel  settore nei prossimi anni non dovrebbero mancare le occasioni di lavoro e l’opportunità per una buona ed efficace azione sindacale.

         Visto le prospettive occupazionali ritengo che la sfida di questa tornata congressuale sia la qualità del lavoro e i diritti da difendere e possibilmente da consolidare. Se la ricetta è quella della Confindustria che ha avanzato a Parma e cioè minori costi, maggiori flessibilità, minori regole significa che l’Ance individua solo all’esterno le cause della debolezza del sistema di imprese e di conseguenza l’assunto che se ne trae è che se non ci si ristruttura quando c’è la ripresa ci si avvita sempre di più su se stessi, e in questo scenario di competitività che diminuisce ne fanno le spese la sicurezza, il salario e la qualità delle opere.

         La FILLEA ha scelto come sfida il cantiere qualità/conferenze nazionale a Roma il 18-19 aprile 2001 dove considera fattore di sviluppo sia la dignità del lavoro sia la funzione sociale delle imprese, cantiere nel quale, la qualità dei  processi restituisce dignità al lavoro, dove crescita e diritti sono le facce di una stessa medaglia.

         Ogni giorno muoiono 4 lavoratori nei posti di lavoro e come dice il nostro Segretario Generale questo deve essere come impegno  il nostro assillo quotidiano e ciò è dovuto al fatto che nel 26% dei bandi di opera manca l’indicazione dei costi della sicurezza e nel rimanente 74% il fattore qualitativo è allarmante perché difetta  con il valore dell’opera e con la tipologia del lavoro (fonte commissione nazionale paritetica sulla sicurezza).

         La nostra azione in materia di sicurezza deve essere costante e a tal proposito chiedo agli Amministratori degli Enti pubblici appaltanti, che oltre alla gara che abbiamo ascoltato in questi giorni delle dichiarazioni di sdegno sugli infortuni sul lavoro  (ne vantiamo il triste primato)  deve essere quello di adoperarsi sia in fase di aggiudicazione sia in fase di esecuzione presso i soggetti interessati per il massimo rispetto e controllo della sicurezza e dei diritti contrattuali.

         Purtroppo, constatiamo un disinteresse nel migliore dei casi, addirittura connivenza in altri.

         In merito a quanto detto come C.P:T. ed EFMEA nell’ultimo triennio abbiamo realizzato corsi per coordinatori della sicurezza in collaborazione con gli ordini professionali che hanno coinvolto sia liberi professionisti che tecnici di amministrazioni pubbliche.

         Corsi di formazione sulla sicurezza in edilizia rivolti ai lavoratori occupati della durata di 16 e 32 ore, diverse campagne pubblicitarie sulla sicurezza con manifesti, opuscoli etcc., iniziative  che completeranno un primo ciclo con  un convegno sulla sicurezza nei cantieri di concerto con l’INAIL e la Regione Basilicata e dove si parlerà anche della bozza di legge regionale su “lavori pubblici e sicurezza”.

         A proposito di enti bilaterali il nostro giudizio è positivo sul loro funzionamento negativo per la proliferazione nonostante le sollecitazioni nostre e gli incontri fatti tra le parti datoriali, non si riesce ad arrivare ad un accordo per avere un’unica cassa a livello provinciale (su Matera registriamo addirittura  3 casse edili).

E’ infatti sul versante materano che si registrano le maggiori difficoltà e  in un incontro tenuto a Giugno con l’ANCE c’eravamo dati come scadenza il mese di  dicembre per verificare la possibilità di un sistema unico, dalle notizie che abbiamo la discussione se è iniziata non è mai entrata  nel merito.

A questo punto ritengo, che non sia più rinviabile la Costituzione dell’Ente Scuola e CPT con il cartello  dell’Edilcassa (Api. Lega, CNA ecc) e per quanto riguarda l’eventuale unificazione non la vedo  realizzabile  in tempi brevi se non intervengono fattori nazionali neanche questi all’orizzonte. Per la Cassa Edile – Edilcassa la sfida è la gestione della previdenza; la carenza  una maggiore attenzione al recupero salariale sollecitando i legali ad essere più solerti, ed individuando, inoltre, un responsabile all’interno degli enti che segua l’andamento di ogni recupero salariale.

         Auspico che il documento unico di regolarità contributiva, tra INPS, INAIL e Cassa Edile possa essere strumento efficace in quelle azioni miranti a diminuire le sacche di evasione totale o parziali.

         Ritengo, però, che anche l’imprenditoria più sana è più impegnata al versamento dei contributi INPS, INAIL (sicuramente per gli interessi maggiorati in caso di ritardo) e molto meno nella tempistica al versamento delle quote di cassa edile. Pur ritenendo  il DURC uno strumento efficace sul versante elusione  lo ritengo inefficace nel lavoro nero inteso come evasione totale.

         I rapporti unitari sono, fino ad oggi, abbastanza saldi dovuti anche alle particolari condizioni di lavoro della categoria, infatti   un lavoro unitario è di sicuro più efficace nella difesa e tutela dei diritti. C’è una sana sfida sulla rappresentanza, sfida che vede nella nostra provincia una sindacalizzazione intorno all’80% sia negli edili sia nei posti fissi con più di 15 dipendenti.

         Rapporti unitari che la contrattazione sul II livello e il II biennio sia a livello nazionale che locale saranno messi a dura prova.

         Rapporti unitari in una categoria difficile con le sue flessibilità, precarizzazione possono essere terreno di confronto per una ripresa comune del dialogo a livello confederale per una difesa e tutela nonché migliore qualità della vita proprio di quelle fasce di lavoratori più esposti.

         Punti di intesa comune non solo con Filca e Feneal ma anche con l’Ance sono di certo la lotta al lavoro nero, irregolare, sommerso nonché la sicurezza nel posto di lavoro.

         I rapporti con l’Ance fino ad oggi sono stati buoni, si esplicitano soprattutto negli enti bilaterali. Nel 1998 in una fase economica difficile abbiamo rinnovato un buon integrativo, mi auguro che avvenga lo stesso adesso, visto anche, la fase congiunturale positiva.

         La fase attuale è positiva se è vero che  incominciano a mancare alcune figure professionali con l’aggravante di un invecchiamento dell’età media.

         Se fotografiamo la realtà alla data di oggi e dei lavoratori occupati presso la Cassa Edile di Potenza registriamo circa 5000 addetti (più di 7000 nell’arco dell’intero anno a cui si aggiungono altri 1000 lavoratori dell’Edilcassa) di cui più della metà nella fascia 40-60 anni, più di un migliaio tra i 30 e i 40, intorno ai 1000 tra i 20 e i 30, pochi addetti al disotto dei 20 e con la presenza di soli 92 apprendisti.

         E’ un dato preoccupante che necessità di riqualificazione da un versante e formazione professionale che possa attivare manodopera giovane ma ciò diventa possibile se migliorano le condizioni di lavoro, di sicurezza e di rispetto dei diritti contrattuali.

         E’ necessario, inoltre, garantire uno scenario evolutivo di garanzia, di continuità occupazionale. L’Efmea è attrezzata per la formazione, si sta già muovendo in questa direzione, ma l’Ance deve assumere come obiettivo l’assorbimento dei giovani formati,  da intendere come investimento di capitale umano come prima risorsa dell’impresa. Se questo accade possiamo sicuramente affermare che la nostra imprenditoria guarda al futuro e che la formazione non è un guscio vuoto e il nostro settore può essere di nuovo motivo di attrazione per i giovani.

         In un congresso oltre ad indicare le linee direttrici entro le quali l’organizzazione si muoverà è necessario fare il punto delle cose accadute e se gli obiettivi precedenti sono stati raggiunti. Cinque anni fa erano due gli obiettivi prioritari: risanamento economico e primato organizzativo. Il risanamento economico lo abbiamo completato nel 2000 intervenendo sui costi fissi  con riduzione del personale, oggi la Fillea ha quattro funzionari a tempo pieno, e con l’aumento delle entrate grazie sia al momento economico favorevole sia all’aumento di 700 iscritti negli ultimi due anni.

         Il primato organizzativo l’abbiamo raggiunto nel 1998 con la Fillea che è tornata ad essere il I° sindacato in Cassa Edile con 2480 paganti nell’anno 2000.

         Oggi la Fillea conta 4700 iscritti totali e l’obiettivo è quello nel prossimo triennio  di superare la soglia dei 5000 se la crescita occupazionale sarà confermata.

         Un altro obiettivo è quello di cercare di  estendere la tutela dei diritti anche nelle aziende non edili  con meno di 15 dipendenti.

         Nei settori diversi dall’edilizia la presenza del sindacato non esiste. E’ un dato questo comune a Filca e Feneal . Diversa, invece, la presenza del sindacato nelle aziende con più di 15 dipendenti dove registriamo un’alta adesione sia al sindacato sia ai fondi di previdenza integrativa (Arco e Concreto ) frutto di un lavoro costante e di credibilità del gruppo dirigente del sindacato nel suo complesso . Questi settori hanno beneficiato anche loro della ripresa economica.

         La Cementi della Lucania, dopo la crisi che negli anni 90 ha colpito drasticamente il settore con riduzione di produzione e conseguente calo occupazionale, con l’utilizzo dei vari strumenti di sostegno al reddito, ha ripreso da tempo la piena attività anche se permangono notevoli difficoltà su orari di lavoro reperibilità e professionalità. Si è avviata la discussione sul premio di risultato  ed è stato accolto con soddisfazione il rinnovo del II° biennio.

         Praticamente chiusa la Cementeria di Rionero del gruppo UNCEM che funziona solo come ufficio vendita.

         Situazione variegata nel settore laterizi -  manufatti. Abbiamo assistito alla chiusura delle ex Fornace del Gallitello (Cotto Coperture) per una scelta rispetto all’approvvigionamento della materia prima di delocalizzare l’azienda in Val Basento usufruendo anche di cospicui finanziamenti.

         Ha riaperto e si sta consolidando (nonostante la difficoltà del gruppo) l’ex Fornace Ierace oggi Fornace Lucana. In forte espansione il gruppo Martorano – Inpes che conta circa 140 addetti compresi i lavoratori licenziati dall’ex Iprem di Baragiano dove sta utilizzando in locazione concessa dal tribunale fallimentare lo stabilimento. Abbiamo avviato  la contrattazione per tutto il gruppo del premio di risultato.

         In forte ripresa occupazionale anche la CPE del gruppo Sorrentino anche se ancora non c’è la dovuta puntualità nel pagamento delle retribuzioni.

         Ripresa occupazionale anche alla Pizzarotti di S. Nicola di Melfi dove abbiamo già rinnovato il premio di risultato e stiamo verificando la possibilità di un coordinamento per arrivare ad una contrattazione di gruppo visto che l’azienda conta tre stabilimenti in giro per l’Italia. Discorso diverso nel settore legno con l’Edielle che ha attivato la mobilità, con la Bea Salotti azienda che, dopo due mesi di attività, ha chiuso i battenti. Messa in mobilità anche per i lavoratori dell’Italnova anche se riassorbiti da un’altra azienda del gruppo, la  Tecnocomponent che è in fase di stabilizzazione e speriamo di rilancio anche se la verifica va fatta alla scadenza degli sgravi contributivi ottenuti per aver assunto tutto il personale in mobilità.

         Crisi di commesse anche per l’Arquati se è vero che alla scadenza del contratto di formazione e lavoro per 9 lavoratori ne ha confermato solo due.

         Il gruppo Arquati nel rilevare la Serritalia di Ginestra parlava di un’occupazione a regime di circa 80 unità, oggi intanto è scesa da 30 unità a 24, di cui solo poche unità con contratto indeterminato. Su questo abbiamo chiesto un intervento della Regione Basilicata Assessorato Attività Produttive per una verifica del progetto industriale.

         E veniamo all’aspetto organizzativo . Il modello deve essere efficiente e rispondente ai cambiamenti avvenuti. In una categoria come la nostra con una forte frammentazione i lavoratori sono più legati alla camera del lavoro dove risiedono ed è per questo che puntiamo ad un forte rafforzamento delle leghe comunali con decentramento di uomini e risorse nel territorio . Queste scelte che confermiamo e vogliamo rafforzare ci ha consentito di essere più vicini alle esigenze degli iscritti e più presenti nella difesa dei diritti.

         Scelta che diventa più forte se condivisa dalla CGIL e dalle altre categorie diffuse nel territorio. Ed è per questo che in  coerenza con le decisioni assunte nei deliberati della Fillea Nazionale di avere una struttura di II livello che possa rispondere in modo efficace, tenendo conto anche del federalismo, e di concerto con il nostro centro regolatore, la CGIL Regionale, che accettiamo di costituire il coordinamento regionale con l’elezione del Segretario Regionale Coordinatore che può coincidere con il Segretario della città Capoluogo. Di conseguenza il comitato direttivo eletto dal congresso eleggerà al suo interno la quota parte di rappresentanza in base agli iscritti del Comitato Direttivo Regionale della FILLEA CGIL di Basilicata.

         Il C.D. su proposta dei centri regolatori eleggerà il Segretario coordinatore Regionale con  compiti e ruoli che possono sintetizzarsi nel coordinare i rapporti politici organizzativi e istituzionali, la politica negli enti bilaterali e l’indirizzo delle politiche contrattuali nazionali e regionali e per alcune vertenze significative nei singoli territori provinciali, nonché iniziative del  tesseramento specifiche a cavallo dei due territori.

Dicevo che condividiamo la scelta, prevista dalla Statuto Regionale precedente della CGIL di Basilicata, che prevede un solo livello congressuale nel capoluogo di Regione, ma necessità di armonizzazione perché se il ragionamento è valido per la categoria inteso nel senso di snellire l’organizzazione, stesso  ragionamento deve essere fatto per i livelli confederali. Ritengo necessaria  una conferenza di organizzazione al massimo fra due anni proprio per discutere nonchè decidere con più calma il modello organizzativo più addetto alla nostra realtà.

         E’ indispensabile che quanto più la CGIL nel suo complesso decentra uomini e risorse tanto più saremo capaci di allargare la nostra rappresentanza .

         La CGIL e il mondo sindacale hanno sempre trovato al proprio interno le forze necessarie per autoriformarsi e rinnovarsi, riteniamo che queste forze ci sono e che bisogna solo liberale consapevoli che solo in questo modo troveremo le energie necessarie, pur con tutte le diversità, per affrontare con più forza e maggiore serenità il futuro .