COSTRUZIONI E LEGNO
FILLEA-CGIL
RAGUSA
Vico
Cairoli 14 - 97100 Ragusa
CONGRESSO PROVINCIALE
DELLA FILLEA-CGIL
in
preparazione del XIV° Congresso Nazionale CGIL
Relazione
introduttiva di
SALVATORE
FASCIOTTI
Segretario Generale FILLEA-CGIL Ragusa
Infrastrutture e occupazione
nella qualità e sicurezza;
Per uno
sviluppo adeguato
alle
sfide della modernità.
RAGUSA, Sabato 1 dicembre 2001
Cari compagni delegati e amici
invitati al 6° Congresso Provinciale della FILLEA-CGIL di Ragusa, innanzitutto
un affettuoso ringraziamento per avere voluto essere presenti e per avere
accolto l’invito a questo appuntamento importante per la nostra organizzazione.
Questo Congresso giunge al
termine di una serie
di assemblee di base in tutti i
Comuni e nei posti di lavoro nel tentativo di coinvolgere i lavoratori iscritti
nel dibattito sui temi congressuali e di poter creare uno scambio salutare di
idee e di proposte.
Compagni e amici il 14°
Congresso Nazionale della CGIL si colloca in un passaggio storico segnato da
grandi sconvolgimenti sia sul piano internazionale, sia sul territorio
nazionale.
La discussione stessa sulle
mozioni congressuali, su cui abbiamo dibattuto con passione e vigore, va
sicuramente aggiornata alla luce dei mutamenti intervenuti rispetto al periodo
di stesura delle stesse.
Infatti il terrificante
attentato terroristico dell’undici Settembre negli Stati Uniti e ciò che ne è
conseguito hanno segnato e stanno
segnando profondamente lo stato d’animo e la consapevolezza degli italiani e
dei cittadini del mondo oltre che condizionare le scelte di vita future.
L’attentato dell’undici
settembre scopre un mondo meno sicuro di quanto potesse apparire prima, un
mondo con grandi squilibri tra Nord e Sud, che reclamano atteggiamenti
responsabili e impegnativi da parte dei Paesi più sviluppati e che mettono in
grande risalto i temi del movimento antiglobalizzazione.
L’attentato contro New York e
Washington ha evidenziato il grado di pericolosità del terrorismo
internazionale come pure il livello di complicità e appoggio di cui i
terroristi hanno goduto.
La CGIL è fermamente impegnata
a contrastare e combattere il terrorismo ovunque nel mondo, per le conseguenze
devastanti che esso produce comunque e innanzitutto per i popoli per cui i
terroristi dicono di combattere.
Sappiamo però che la guerra fa
vittime innocenti, allarga la spirale dei conflitti, esaspera gli animi e
produce nuove vendette e reazioni.
La guerra scatenata a seguito
dell’attentato è apparsa inizialmente alla stragrande maggioranza come la
conseguenza inevitabile di un atto e di una strategia terroristica senza
precedenti, ma oggi sempre più si va affermando l’opinione che oltre la guerra,
la politica dovrà risolvere i problemi che sono causa di conflitti ed
instabilità tra le genti.
E’ necessario, in particolare
porre fine ai conflitti a partire da quello mediorientale, riconoscere il
diritto di palestinesi ed israeliani ad avere una patria ed un territorio,
affrontare i problemi connessi al sottosviluppo in tanta parte del mondo, anche
a causa della pratica coloniale del mondo più avanzato che spesso è anche
quello che imbottisce di armi i Paesi del terzo e Quarto mondo.
Non ci sarà vera sicurezza e
serenità nel mondo, anche nei Paesi sviluppati, se non si determineranno
condizioni di pace, di cooperazione, di solidarietà internazionale.
Questo è anche un grande merito
che ha riproposto con evidenza, pur nelle contraddizioni insorte, il movimento antiglobalizzazione anche nel nostro
Paese.
Questi problemi non sono fatti
esterni al nostro congresso.
Non v’è dubbio che essi
interessano e riguardano tutti noi e anche i lavoratori che la FILLEA
rappresenta.
Il rischio di una recessione
economica internazionale, peraltro già prevista, può subire una accentuazione
ulteriore alla luce di questi fatti e può ripercuotersi anche nei confronti
della nostra attività e dei lavoratori.
Sul piano nazionale e regionale
sono inoltre evidenti i mutamenti intervenuti anche a seguito della roboante
affermazione elettorale del Polo di centrodestra nelle elezioni del 13 maggio prima e poi nelle regionali
siciliane e in quelle di domenica passata alla Provincia e in diversi
capoluoghi siciliani.
La vittoria alle elezioni del
“Cavaliere d’Italia” giunge al termine di un lungo periodo di transizione che
ha visto l’Italia trasformarsi.
Sono scomparsi i vecchi
tradizionali partiti politici.
Non ci sono più, o sono
presenti sotto altre spoglie, esponenti di quel personale politico responsabile
del dissesto economico del Paese e
della appannata immagine politica internazionale dell’Italia. Comunque sono
rimasti o sono addirittura aggravati i problemi, sotto nuove forme, per i
lavoratori e per il Sindacato.
Gli italiani col voto del 13
maggio, nel quadro di un sistema bipolare di governo, hanno fatto una scelta:
concentrare attorno ad un solo personaggio l’attenzione, l’interesse, la
speranza, la fiducia, l’illusione di molti cittadini e lavoratori; fare vincere
il disegno politico del Polo delle libertà, apparentemente carico di fascino e
di volontà di concretizzare i sogni e le illusioni degli italiani, nei fatti
messo in piedi per realizzare una politica liberista e demagogica molto
pericolosa per i lavoratori e le persone che il Sindacato rappresenta e
organizza.
Questa politica, già con i
provvedimenti dei primi 100 giorni di governo delle destre, mostra chiaramente
la volontà di cancellare, a colpi di maggioranza, alcune delle conquiste
fondamentali dei cittadini italiani con un attacco frontale allo Statuto dei
lavoratori, alla legge sulla prevenzione dall’aborto clandestino,al diritto
allo studio, al diritto alla salute, al diritto ad una informazione plurale, al
diritto alla giustizia e alla legalità, al diritto alla pensione.
E’ chiaro a tutti, come era
stato paventato durante la campagna elettorale del Cavaliere, che l’interesse
principale del Governo delle destre è quello di concentrare la sua azione, a
favore delle imprese secondo gli interessi e le sollecitazioni della
Confindustria sostenendo una linea di attacco frontale al mondo del lavoro e al
Sindacato.
Un tale disegno si contrappone
ai principi fondanti del sindacato e rappresenta un chiaro pericolo involutivo
anche dal punto di vista istituzionale.
La CGIL con in testa il
Segretario generale Sergio Cofferati lo sta contrastando e lo contrasterà con
tutte le sue forze anche lanciando un forte appello all’unità e alla
mobilitazione alle altre forze sindacali, sociali e politiche e ai lavoratori e
ai cittadini dell’intero Paese.
Il Governo del “Cavaliere” ha
deciso, in linea con gli impegni presi con quei poteri forti che lo hanno
sostenuto e sponsorizzato - Confindustria, Banca d’Italia, lobbies finanziarie,
ecc. - di cancellare la concertazione sociale e le strategie scaturite dall’accordo
del 23 luglio ‘93.
Esse avevano consentito
all’Italia e agli italiani di:
- venire fuori da tangentopoli
e dall‘intreccio perverso di politica, affari e corruzione che hanno
caratterizzato tanta parte della storia del nostro Paese;
- risanare il deficit pubblico
ed entrare in Europa a pieno titolo, non come parente povero o mal sopportati;
- realizzare politiche
occupazionali importanti: oggi la disoccupazione è sotto il 9% all’interno del
permanere dello squilibrio tra Nord e Sud, tutelare gli strati sociali più
esposti alle difficoltà;
- definire una riforma delle
pensioni che ha consentito a molti lavoratori di potere continuare a
mantenere un diritto conquistato con
grandi lotte ed all’INPS di risanare un
bilancio dissestato dalle scellerate scelte politiche degli anni ‘80.
Questi alcuni dei risultati
prodotti da quella strategia. Oggi l’Italia è un Paese forte, credibile nel
contesto internazionale. Di ciò possiamo e dobbiamo andare fieri perché questi
risultati sono stati ottenuti anche con grandi sacrifici dei lavoratori. Rimane certo aperto il problema del governo
politico e sociale dell’Europa, questione centrale del dibattito congressuale.
Il disegno controriformatore
del governo si configura invece come un vero attacco nei confronti dei
lavoratori e del Sindacato, soggetti individuati come i maggiori avversari del
“Cavaliere”. Evidentemente Berlusconi e
i suoi alleati, oltre ad attaccare lo stato sociale e le conquiste dei
lavoratori, non dimenticano la grandiosa manifestazione del dicembre 1994 che
contribuì alla sconfitta del Governo di centrodestra.
L’azione del Ministro Maroni, a
nome del governo, è infatti finalizzata a:
- modificare e colpire il
sistema pensionistico;
- smantellare i contenuti dello
Statuto dei lavoratori attraverso la modifica dell’articolo 18 che impedisce il
licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo;
- liberalizzare totalmente il mercato del lavoro, dando mano libera
alle imprese;
- eliminare la contrattazione
nazionale a favore di una sorta di contrattazione individuale;
Questo disegno dimostra - se ce
ne fosse bisogno - la concezione della maggioranza di Governo sulle relazioni con le parti sociali. Non
una posizione equilibrata e di sostegno e raccordo con le diverse componenti dell’attività
produttiva, bensì un fiancheggiamento unilaterale alle forze più retrive delle
imprese contro i lavoratori.
Il Ministro Maroni ha più volte
espresso la filosofia del Governo: dialogo con le parti sociali,espressione
libera delle posizioni, accordo con chi condivide, quindi cancellazione della
concertazione, attraverso la quale viene sancito cosa ogni parte mette e non
prende.
Ciò lungi dal creare un clima
positivo e virtuoso di attività e di sviluppo, porterà invece allo scontro e
sarà fattore di freno e di crisi.
Un chiaro sentore di ciò si è
avuto con le vicende relative al rinnovo contrattuale dei metalmeccanici, in
merito al quale riteniamo che la firma separata in difformità dalla piattaforma
unitaria originaria, sia stato un errore che rischiava di indebolire il
sindacato e i lavoratori. La grandiosa manifestazione dei metalmeccanici a Roma
di quindici giorni fa, ha dimostrato la volontà di lotta e la non rassegnazione
della categoria. Essa deve fare riflettere tutti e rappresenta un sicuro riferimento
anche per le iniziative di mobilitazione che abbiamo dinanzi.
Pensiamo che, su questo fronte,
si debba recuperare pienamente l’unità del Sindacato se si vuole adeguatamente
contrastare il disegno arrogante di Governo e Confindustria.
Ma non è solo Federmeccanica
(la Organizzazione dei datori di lavoro del settore metalmeccanico facente capo
a Confindustria), la prima della classe o la sola parte oltranzista e retriva.
L’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), infatti, non vuole esserle
da meno. Già a luglio, con il suo Presidente nazionale, ha applaudito la svolta
neoliberista del Governo e tracciato le linee guida per una politica “su
misura” in favore del settore:
- modifica alla Legge Merloni, ovviamente per favorire le imprese e
senza alcuna misura a garanzia dei
lavoratori;
- liberalizzazione del subappalto;
- estensione delle procedura
della ”legge obiettivo” anche alle opere ordinarie, oltre a quelle strategiche,
espropriando così le autonomie locali di ogni capacità e possibilità di
intervento nelle opere pubbliche, alla faccia del federalismo.
In precedenza aveva chiesto la
revisione delle norme sulla sicurezza e sulla trasparenza degli appalti ,
sgravi contributivi per le imprese e flessibilità, come se non ce ne fosse già
troppa.
L’ANCE non si limita a offrire
la spalla al governo, fa di più, rifiuta il confronto con la FLC (Federazione
Lavoratori Costruzioni) sulla parte economica del 2° biennio del contratto di
lavoro, ignorando gli impegni presi con l’accordo del 23 luglio ‘93 e con la
stipula del CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) vigente.
Il comportamento dell’ANCE è
inspiegabile e ingiustificabile, anche perché è il quarto anno consecutivo che
il settore delle costruzioni è in crescita, sia come investimenti: +3,6% nel
2001 rispetto al 2000, sia come occupazione: +5,8 % nei primi nove mesi
dell’anno lasciandosi alle spalle la profonda crisi seguita a “tangentopoli”.
Ma non è finita qui. Abbiamo
infatti i contratti integrativi provinciali degli edili in scadenza, quindi una
ripresa di relazioni corrette dovrà pur
esserci perché la crescita del settore e lo sviluppo più in generale, hanno
bisogno di concertazione tra tutte le parti interessate.
Se negli altri comparti
industriali la concertazione è utile, nel comparto edile essa è indispensabile
per il tipo di organizzazione territoriale che le parti hanno saputo costruire
attraverso le relazioni e la contrattazione.
Non dimentichiamo che è
attraverso la Casse Edile e gli altri Enti paritetici bilaterali esistenti nel
territorio che viene monitorato e regolato il settore. E sempre attraverso la
Cassa Edile che si realizza a livello territoriale l’applicazione del CCNL e
degli accordi collettivi stipulati fra le parti e che si realizzerà la
previdenza complementare integrativa per i lavoratori edili.
Sempre attraverso gli Enti
bilaterali pensiamo si possano sviluppare politiche mirate alla quantità e qualità delle prestazioni sociali in favore
dei lavoratori edili, ad esempio in direzione del diritto allo studio (buoni
libro, tasse scolastiche, ecc.), alla qualità della formazione nel settore
incentivando le aziende edili verso una
formazione aderente alla evoluzione e sviluppo del mercato e del settore , alla
emersione del lavoro nero, del lavoro che attraverso un quadro di verifiche
incrociate sui dati INPS, INAIL, Casse Edili, realizzi la certificazione unica
di regolarità contributiva, sia per i lavori pubblici, sia per quelli privati.
Per attuare ciò, è utile
rimettere in moto i protocolli di legalità sottoscritti con la Prefettura e con
i Comuni.
Così come per migliorare
qualità e sicurezza del lavoro occorre la costituzione dei Rappresentanti
territoriali dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), con i fondi specifici del
CPT per la sicurezza nei cantieri mobili in grado di controllare e intervenire
in tutti i cantieri edili dove non è possibile avere un delegato per la
sicurezza, cosa che nella nostra realtà riguarda la stragrande maggioranza dei
cantieri trattandosi di realtà piccole e piccolissime con meno di 15
lavoratori, dove, in materia di sicurezza, si registra di tutto.
Bisogna, in sostanza, creare le
condizioni ideali perché in questo settore vi sia una sana e leale competizione
fra le imprese, in un quadro di qualificazione e riorganizzazione delle
imprese, con una valorizzazione del fattore lavoro che rappresenta il vero
capitale fisso del settore.
La centralità del lavoro
accompagnata da una corretta applicazione economica dei contratti di lavoro, in
questo settore, può rappresentare anche un elemento di attrazione per le nuove
generazioni.
Oggi diversi problemi
interessano il comparto e non consentono un pieno sviluppo dello stesso nel
nostro territorio.
-- La polverizzazione del sistema delle imprese non consente una
vera tutela normativa e salariale per i lavoratori, molte imprese non applicano
correttamente le norme di sicurezza, non
rispettano l’orario contrattuale di lavoro, rilasciano buste paga
formali che non rispecchiano lo svolgimento reale del rapporto di lavoro e
detraggono, dalla retribuzione netta, gli oneri relativi agli accantonamenti alla C.E. all’ANF.
-- La risaputa inefficienza amministrativa delle autonomie locali
fa si che molte opere che potrebbero essere realizzate subiscono ritardi
ingiustificati; i centri urbani del nostro territorio hanno bisogno di essere
ammodernati e efficienti, piano traffico, parcheggi, reti idrica e fognarie,
depuratori, discariche, riciclaggio, raccolta differenziata, ecc. .
-- il retaggio di una arretratezza e marginalità territoriale aggravati
da una incapacità amministrativa in particolar modo evidente nelle politiche
messe in atto dalla Amministrazione provinciale di Ragusa, volte a distribuire
risorse collettive per iniziative futili d effimere, conosciamo bene lo stato
di degrado manutentivo delle nostre
strade.
Questo quadro risulta
pesantemente aggravato dal ruolo
negativo che ricopre il Governo regionale sul versante dello
sviluppo. Leggi importanti come la
normativa nazionale sugli appalti pubblici non vengono recepite, vanificando così i risultati di
anni di battaglie del settore.
Un esempio per tutti, a noi
vicino e sintomatico del fatto che tra gli slogans elettorali e una vera
realizzazione c’è un abisso, è quello relativo all’appalto dell’adduttore
principale della Diga di Santa Rosalia, una opera di circa 40 miliardi lasciata
colpevolmente sospesa. E dire che nel programma elettorale del “governatore”
Cuffaro c’era al primo posto il problema del’acqua! E ciò mentre la
canalizzazione dell’altopiano ibleo è stata completata e collaudata da tempo e
magari è bisognosa di controllo e possibile manutenzione e mentre le attività
produttive ed economiche interessate all’opera stanno ancora aspettando
l’acqua.
La vertenza sulle
Reti infrastrutturali della nostra realtà sudorientale della Sicilia lanciata dal Sindacato unitario delle province di
Siracusa, Ragusa e Caltanissetta, in raccordo con il tessuto produttivo e le
forze politiche rischia oggi di subire una inversione
di tendenza.
Infatti attraverso la
programmazione negoziata il Governo nazionale e quello regionale di
centrosinistra avevano inserito la realizzazione delle opere strategiche per il
nostro territorio: Autostrada Siracusa-Ragusa-Gela, Porto di Pozzallo,
Aeroporto di Comiso, SS 514.
Sulla autostrada,in
particolare, si era andati a definire progetti, finanziamenti e appalti
prevedendo il completamento del finanziamento fino a Ragusa e Gela con i fondi
di Agenda 2000.
Ora, invece, il
nuovo accordo di programma predisposto tra Regione Sicilia e Stato non prevede
il finanziamento del completamento della Autostrada fino a Gela, come pure non
definisce le scelte sull’aeroporto di Comiso.
Sulla Ferrovie,
invece c’è da dire che i precedenti Governi regionali, al cospetto di
finanziamenti consistenti per le ferrovie siciliane, circa 2.400 miliardi,
disposti dalle leggi finanziarie degli anni scorsi avevano pensato a interventi
del tutto marginali per la nostra area.
Ora è arrivato il
colpo di grazia con questo Governo che nell’accordo sottoscritto, per il nostro
territorio, non prevede nulla, nemmeno la elettrificazione della tratta
SR-RG-Gela.
Questi
provvedimenti del nuovo Governo regionale confermano la grave involuzione
determinatasi in Sicilia, oltre a mantenere la nostra Regione senza una vera
programmazione in materia e senza piano regionale di Trasporti.
Noi riteniamo che
la realizzazione del ponte sullo Stretto debba servire per rilanciare in grande
stile l’iniziativa di tutte le istituzioni preposte al potenziamento delle
infrastrutture e della intermodalità in tutta la Sicilia.
Qualcuno pensa
invece che ciò debba servire come alibi per dirottare stanziamenti da una parte
dell’isola verso altre realtà della Sicilia?
Questa è la domanda che facciamo e che reclama risposte.
Da parte nostra
riteniamo che ciò debba essere ragione di ripresa di iniziativa e
mobilitazione, concertando ciò con le organizzazioni sindacali delle altre
realtà provinciali limitrofe e con le forze politiche, sociali, istituzionali
disponibili ad un impegno in tale direzione.
Essa già nel
passato aveva consentito di strappare risultati significativi come:
- l’appalto
e l’apertura dei cantieri dei primi tre lotti dell’Autostrada SR-RG-Gela, il
lotto Avola, il lotto Noto, il lotto Rosolini, oltre alla progettazione
esecutiva dei lotti successivi Ispica, Scicli, Modica;
- Il finanziamento di una parte del raddoppio della SS 514;
- l’inclusione del Porto di Pozzallo nel completamento delle opere portuali
per renderlo pienamente utilizzabile e
funzionale alle attività produttive del territorio.
Altro fattore
fondamentale per lo sviluppo dell’area sud-orientale della Sicilia è quello
rappresentato dal recupero, ripristino e valorizzazione dei beni culturali e in
tal senso dal recupero del patrimonio architettonico, abitativo e monumentale
del nostro territorio, pensiamo ai Centri Storici delle nostre città, alle
bellezze del barocco e del liberty ibleo, una dotazione ammirata da tutto il
mondo.
Da ciò, e non da
una mera apposizione di vincoli, può scaturire un volano alla attività
edilizia, al recupero di professionalità attuali e di altre che rischiano di
perdersi, al riuso di materiali e prodotti locali, insomma ad un circolo
virtuoso di lavori e di salvaguardia e, quindi, di richiamo verso il resto del
Paese e del mondo.
Il recupero e la valorizzazione
dei giacimenti culturali può infatti consentire una molla di sviluppo
turistico, di reddito complementare alle vocazioni più tradizionali e
consolidate rappresentate dalle attività agricole del nostro territorio.
L’attività edilizia
ha, in questo quadro, una importante ragion d’essere.
Non v’è dubbio,
inoltre, che una ripresa di lavori e di attività nel settore, specie per la
peculiarità della nostra realtà produttiva, fatta da piccole imprese, potrebbe
scaturire da una più puntuale capacità programmatoria degli Enti Locali e degli
Enti economici: Comuni, Provincia, Consorzio per l’Area di Sviluppo
Industriale, IACP, Consorzio di Bonifica, ecc. .
Ciò, sia sul
versante urbanistico dove permane una diffusa incertezza e in alcuni casi
insufficienza, con strumenti urbanistici non definiti, Piani particolareggiati
e Piani di recupero inesistenti, ecc., sia sul versante della programmazione di
investimenti per opere pubbliche, Piani Triennali, appalti, cantieri, cottimi,
con una adeguata progettualità tecnica - incarichi professionali,
progettazioni, studi -, ed economico-amministrativa - utilizzazione delle leggi
e possibilità di finanziamenti presenti su scala nazionale e comunitaria,
mettendo insieme, a tale scopo, equipe di funzionari disposti e capaci.
Senza un salto di
qualità, in questa direzione, sarà difficile determinare una risposta alla
domanda e al bisogno di lavoro e di attività edilizia in provincia.
Dai dati della
Cassa Edile, rispetto alla data del precedente congresso del ’96, noi abbiamo
registrato in provincia di Ragusa fino al ’99 un calo tendenziale nei lavori,
nelle ore lavorate, nelle imprese iscritte, nel numero di operai occupati,
nella massa salariale. Dopo il ’99 si registra una inversione di tendenza in
queste direzioni. Ciò segnala una refluenza da fattori di ordine più generale
che vanno ulteriormente incoraggiati e combinati con una strategia positiva
nella nostra realtà.
Non c’è dubbio che
misure come la riduzione dell’IVA o la detrazione dall’IRPEF dei lavori di
ristrutturazione, hanno contribuito, ma noi dobbiamo insistere per ulteriori
misure di sostegno e incentivazione alla attività edile anche nel settore
privato e favorendo l’emersione, dal nero e dal grigio, delle piccole imprese
anche artigiane.
Oggi la provincia
di Ragusa, sotto l’aspetto dell’insediamento produttivo e occupazionale, si
presenta ancora, come nel passato, come un territorio con una forte valenza del
comparto agricolo e presenze rilevanti nel settore ortofrutticolo, floricolo e
zootecnico con nuove presenze anche industriali nel settore agroalimentare.
Si sta ritornando
ad una idea dello sviluppo più aderente alla vocazione produttiva del
territorio, mentre invece è tramontata la illusione della grande industria
pubblica e parapubblica fattore centrale dello sviluppo.
Il
ridimensionamento del settore petrolchimico, la privatizzazione del più
importante insediamento industriale della provincia, l’Insicem con i due
cementifici di Ragusa e Modica-Pozzallo, la diffusione di altri nuovi
insediamenti artigianali e di piccole industrie nel territorio, sta
configurando un mutamento nella struttura produttiva della nostra provincia.
Per anni abbiamo
richiesto ai governi e agli Enti di Stato contropartite in termini di
investimenti ed occupazione in cambio del petrolio estratto dai pozzi sulla
terraferma e al largo della nostra costa.
Le promesse
strappate non hanno però evitato il progressivo ridimensionamento della grande
presenza industriale nel territorio.
Negli ultimi mesi
addirittura abbiamo assistito ad una campagna demagogica e strumentale sulla
fiscalizzazione e sulla benzina a mille lire. Incassati i risultati elettorali
il tutto si è gia sgonfiato e rivelato per quello che era: un grande imbroglio!
Rimane invece il
problema di una fiscalità di vantaggio per la Sicilia e la nostra realtà, con
provvedimenti finalizzati e mirati ai settori produttivi e ad incentivare
investimento e sviluppo.
Occorre affrontare
il problema del sostegno alle imprese
sane, messe in difficoltà dalla concorrenza sleale delle imprese che
operano nella illegalità e nel nero.
Siamo preoccupati,
ad esempio, che i provvedimenti del Governo volti a fare emergere dalla
illegalità le imprese finiscano per penalizzare le imprese cha hanno operato e
operano nella legalità. E ce ne sono tante!
Occorrono procedure
e provvedimenti limpidi. Certo siamo interessati a conoscere le intenzioni che
Polimeri Europa ha per il nostro teritorio, ma siamo anche interessati a sapere
perché e come l’IBLA è stata svenduta
per la somma di 500 milioni, con quali clausole e garanzie per i lavoratori.
Un grande successo
per la Fillea di Ragusa, per i lavoratori, per la Regione Sicilia, è stata la
privatizzazione dei cementifici IN.SI.CEM. di Ragusa e Modica-Pozzallo. Infatti
è forse la prima volta che in Sicilia è avvenuta una operazione di questo tipo
in piena trasparenza con le regole della legalità e del mercato, una operazione
che è stata altamente remunerativa - 256 miliardi - con vincoli e garanzie
particolari riguardanti il mantenimento dei livelli occupazionali, la
permanenza dei due siti industriali, il rispetto degli accordi sindacali in
essere al momento del passaggio ( accordi migliorativi rispetto al CCNL ).
Bisogna ricordare
che i due stabilimenti correvano il rischio di essere ridotti alla stregua di
altri carrozzoni pubblici della Regione Sicilia: impianti fatiscenti,
produttività bassissima, prevalenza, negli organici, degli impiegati rispetto
alle maestranze operaie addette alla produzione, scarsi volumi prodotti,
investimenti innovativi e manutenzioni ridotte all’osso. Crediamo ci fossero
tutti gli elementi per ipotizzare un futuro a rischio per i cementifici e per
gli addetti.
L’intervento della
COLACEM SpA terzo gruppo italiano nel
cemento, ha acquisito i due stabilimenti ad un costo certo non irrisorio e ha
avviato una serie di ulteriori investimenti per garantire il futuro produttivo
dei due siti ( acquisizione nuove cave, acquisizione terreni e immobili
adiacenti lo stabilimento di Pozzallo, avvio della demolizione e ammodernamento
dei vecchi impianti di Ragusa, completamento della fase di mobilità dei
lavoratori, già avviata dalla precedente gestione, assunzione di giovani),
dimostrando con i fatti la intenzione di rilanciare la produzione nella nostra
realtà.
Sicuramente la
COLACEM è consapevole che il mercato del cemento in Sicilia avrà una forte espansione nell’immediato futuro a
causa della massiccia infrastrutturazione prevista, della industrializzazione
crescente, dell’ammodernamento dei centri urbani e delle strutture produttive.
Come pure avrà
valutato la posizione geografica strategica della Sicilia, della Provincia di
Ragusa, del Porto di Pozzallo, nel quadro del Mediterraneo.
Lo stabilimento di
Pozzallo, a ridosso del Porto, si presenta come una piattaforma proiettata nel
Mediterraneo.
Non è un caso se,
dopo appena un anno dalla acquisizione, i volumi prodotti a Pozzallo sono quasi
al livello di quelli di Ragusa, dove c’è un impianto più grande e una maggiore
manodopera.
Tutto ciò deve
farci riflettere sul fatto che la Sicilia, fra qualche anno, sarà al centro
dell’area di libero scambio nel Mediterraneo per cui bisognerà cogliere tutte
le opportunità che da ciò potranno derivare per il nostro territorio in termini
di crescita economica e culturale.
Alla luce di quanto
avvenuto, credo abbia fatto bene la CGIL e la FILLEA a sostenere la bontà di questa soluzione rispetto anche ad altre
ipotesi pure esistenti all’epoca - cordate locali e altri gruppi - che
avrebbero probabilmente rappresentato un prospettiva di minore tutela e
garanzia.
Certo ogni medaglia
ha il suo rovescio: l’avvento della COLACEM ha anche comportato cambiamenti nei
rapporti con le ditte appaltatrici che hanno portato al licenziamento di alcuni
lavoratori delle manutenzioni edili, da svariati anni occupati nelle aziende
interessate. Questo è un fatto che reclama risposte urgenti e definitive.
C’è infine da dire
che, per alcuni versi, sui cementifici, in particolar modo in quello di Ragusa,
permane una cultura assistenzialistica ed immobilistica tra i lavoratori,
retaggio anche della passata gestione
pubblica.
Al sindacato
unitariamente spetta il difficile compito futuro di reggere le sfide del
cambiamento ed attraverso i nuovi gruppi dirigenti aziendali che emergeranno di
fare affermare una nuova cultura del confronto, del dialogo, dei diritti e
della solidarietà adeguati ai cambiamenti sopravvenuti.
Non possiamo e non
dobbiamo cavalcare l’asinello in autostrada, correremmo molti rischi.
Noi riteniamo
che l’operazione della privatizzazione
sia stata condotta con accortezza e positività, sia per la COLACEM SpA, sia per
i lavoratori alle sue dipendenze, sia per l’ENI e la Regione Sicilia. Questo
non era sicuramente un fatto scontato.
Anzi dalla Regione
Sicilia attendiamo ancora di conoscere come e quando saranno investite le
risorse derivanti dalla vendita.
Da questo processo
infatti possono derivarne delle importanti garanzie per l’economia e
l’occupazione nella nostra provincia che, come Sindacato unitario, siamo
interessati a salvaguardare.
Per quanto riguarda
la contrattazione nel settore del cemento, c’è da registrare con soddisfazione
il raggiungimento dell’accordo economico del 2° biennio del contratto che
recupera il differenziale di inflazione, secondo le regole dell’accordo del 23
luglio ‘93.
Analoga
soddisfazione esprimiamo come Sindacato unitario per il raggiungimento
dell’accordo per il settore dei lapidei e del marmo.
Siamo fiduciosi,
per come sta andando la trattativa nazionale, che nei prossimi giorni si
chiuderà l’identico accordo per il settore dei laterizi e manufatti.
Negli impianti
fissi dei manufatti, stiamo beneficiando da qualche anno, pressappoco
coincidente con la ripresa nel settore delle costruzioni, di una fase di
espansione produttiva. Alcuni elementi testimoniano ciò: da qualche anno non
c’è ricorso alla CIGO (Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria); tutte le aziende
presenti nel nostro territorio (Sgarioto, BML, Tidona ecc.) hanno confermato o
aumentato gli organici con assunzioni di giovani.
L’ammodernamento
degli impianti nella aziende agricole e zootecniche, il completamento della
zona industriale di Ragusa, la realizzazione di nuovi impianti commerciali e
produttivi nel territorio hanno in parte contribuito alla realizzazione di
questi risultati per le maggiori imprese operanti in provincia.
Questa vivacità del
mercato ha visto affermarsi anche una nuova azienda di pari dimensione delle
altre per numero di addetti, circa 40: la Tidona Prefabbricati che opera in
regime di concorrenza con le altre. vorremmo che questa concorrenza non sia
sleale nel senso che siano veramente rispettati e garantiti i diritti dei
lavoratori e l‘applicazione del CCNL, cosa di cui abbiamo qualche serio dubbio.
Noi sappiamo che in molte
realtà il rispetto dei diritti dei lavoratori non è garantito. Non possiamo
pretendere che tutti i lavoratori siano degli eroi che si espongano alle
ritorsioni del padrone, dobbiamo pretendere che le regole, i controlli previsti
si attuino e che le istituzioni preposte facciano il proprio dovere senza
complicità o timidezze.
Quanto detto riguarda anche e
soprattutto il settore lapideo che appare oggi come una specie di attività
“misteriosa”, un comparto importante della economia della nostra provincia, nel
bacino di Comiso, che certo osserviamo nella sua dimensione perché è sotto gli
occhi di tutti, ma che
è fuori da una piena
contrattazione sindacale sia sul piano contrattuale sia sul versante della
sicurezza.
C’è stata una opportunità nella
normativa riguardante le incentivazioni per le imprese con gli accordi di
riallineamento. Ebbene in provincia di Ragusa nel settore dei lapidei e dei
manufatti, per nostra conoscenza, se ne sono fatti meno delle dita di una mano,
e questi accordi hanno riguardato peraltro imprenditori di primissimo piano
nello scenario ragusano. In quasi tutti i casi, la motivazione è stata causata
da un intervento dell’Ispettorato del Lavoro.
E’ evidente che interventi a
tappeto, che pure sarebbero necessari, potrebbero affrontare il problema. Certo è però che abbiamo dinanzi una
situazione che invece registra il disprezzo delle regole, della dignità dei
lavoratori. Sarà un fatto di cultura, di integralismo, di egoismo, di culto per
il Dio denaro, fa però rabbia sapere che c’è un ministro che pensa di premiare
chi è stato nella illegalità e ne esce, fa rabbia pensare che l’illegalità
possa essere oggetto di tante attenzioni anche legislative mentre invece
analoga attenzione verso chi è rispettoso della legge non si registra. Forse ha
ragione Benigni che, in suo famoso film, dice che “la piaga della Sicilia
è...il traffico“!
Lo stato della nostra
organizzazione è abbastanza buono, specie negli impianti fissi, nel
cementificio, nell’indotto, nei manufatti. Esso permane debole nei lapidei, nel
legno. Nel settore edile, ovviamente, esso è legato anche alla contingenza
produttiva degli appalti pubblici e alla mobilità elevata registrata negli
ultimi anni verso altri territori del Nord.
L’anno 2000 si è concluso con
1100 iscritti, l’anno in corso registra un leggero incremento. Si tratta certo
di lavorare nel futuro per rafforzare l’Organizzazione e così difendere i
diritti e -migliorare le condizioni dei lavoratori nei luoghi di lavoro.
Cari compagni, cari invitati,
sappiamo di avere dinanzi,
anche come categoria, un momento impegnativo e di definizione delle scelte
strategiche del nostro Paese rispetto al ruolo, al peso e alla influenza del
mondo del lavoro e del sindacato, nella società e nell’economia.
Sappiamo che è in atto un duro
confronto con la controparte dei datori di lavoro, quantomeno in alcune
categorie.
Sappiamo anche che il Governo
in carica, anche per il più grande dei conflitti di interesse presenti: quello
di essere padrone e prima controparte lui stesso - il Presidente del Consiglio
-, non vuole essere, né dalla nostra parte, nè mero arbitro nella contesa,
bensì schierato a sostegno di scelte negative per i lavoratori e il futuro del
Paese.
La decisione assunta dal
Governo sui temi relativi alla delega sull’articolo 18 dello Statuto dei
lavoratori, cioè la possibilità di una ulteriore generalizzazione del
licenziamento anche senza giusta causa, rappresenta una scelta scellerata, e
una volontà di piegare il Sindacato e i lavoratori alla mercé del padronato e
delle forze più conservatrici ed egoiste della società. Un regalo insomma a
Confindustria spacciato come la soluzione per lo sviluppo e l’incoraggiamento
ad investire, mentre, in verità, si tratta di una via alla “barbarie” sociale.
Rispetto a tale decisione, alla
mancata definizione delle risorse economiche per il rinnovo dei contratti di
lavoro nel Pubblico Impiego, all’assenza di impegni e di risorse per
l’occupazione e lo sviluppo delle Aree meridionali, il Sindacato unitariamente
ha deciso le prime misure di risposta con la mobilitazione e lo sciopero di due
ore da attuarsi con assemblee in tutti i luoghi di lavoro nei giorni 5, 6, 7 di
dicembre.
Dobbiamo costruire, anche nella
nostra provincia, una risposta ferma, risoluta, unitaria che faccia capire che
le conquiste strappate a prezzo di tanti sacrifici e di tante lotte non saranno
cancellate.
Grazie e buon lavoro a noi
tutti.
Ragusa 1 dicembre 2001.
XIV° Congresso Nazionale
CGIL
COSTRUZIONI E LEGNO
FILLEA-CGIL RAGUSA Vico Cairoli 14
- 97100 Ragusa
0932.656227 Fax 0932.622959
CONGRESSO
PROVINCIALE
DELLA FILLEA-CGIL
in
preparazione del XIV° Congresso Nazionale CGIL
Infrastrutture
e occupazione
nella qualità e
sicurezza;
Per uno sviluppo
adeguato
alle sfide della modernità.
___________Invito_____________
RAGUSA, 1 dicembre 2001
COSTRUZIONI
E LEGNO
FILLEA-CGIL RAGUSA PROGRAMMA
VI°
CONGRESSO 09.30 Elezione
Presidenza e Commissioni
PROVINCIALE 09.40 Relazione introduttiva di
Sabato 1 dicembre 20 SALVATORE FASCIOTTI
Saloncino Camera del Lavoro
Territoriale Segretario Generale FILLEA-CGIL Ragusa Vico Cairoli 14 -Ragusa
10.30 Interventi
degli Invitati
11.00 Dibattito
12.00 Deliberazione atto costitutivo d.lgs. 460/97
--
-- Conclusioni di
MICHELE PALAZZOLO
Segretario Regionale FILLEA-CGIL Sicilia
13.00 Elezioni
Organismi Dirigenti e Delegati
13.30 Pausa pranzo
--
-- Partecipa CARMELO AQUILINO
Segretario
Generale CDLT Ragusa