Care compagne e compagni, signori invitati,

voglio, in avvio di questa relazione, ringraziare in primo luogo, le compagne, i compagni, i collaboratori, i delegati ed attivisti, che hanno accompagnato e fatto crescere la FILLEA-CGIL in questi quattro anni di lavoro, intenso, a volte difficile, ma alla fine credo pieno di quella soddisfazione, che si prova nel sapere di essersi adoperati seriamente nello svolgere con il massimo dell’impegno il proprio lavoro.

Un ringraziamento doveroso e dovuto, anche in considerazione del fatto che la nostra categoria nel percorso che ci ha accompagnato dal precedente congresso a quello attuale, ha visto modificare e rinnovare il suo assetto le sue responsabilità in modo quasi totale, direi con una battuta che il tratto di continuità per la nostra categoria, ancora una volta è legato al luogo nel quale stiamo svolgendo il nostro congresso.

Un ringraziamento anche per il lavoro svolto nell’affrontare il confronto congressuale, che ha coinvolto in tempi stretti la categoria nello svolgimento di oltre 60 assemblee nei luoghi di lavoro, coinvolgendo oltre 1000 dei nostri iscritti in una discussione svolta su due documenti contrapposti, nel tentativo di consentire un coinvolgimento ed una discussione ampia della nostra base.

Voglio rivolgere un cordiale benvenuto ed un sentito ringraziamento anche agli invitati presenti, in rappresentanza di Associazioni Imprenditoriali, degli Enti di settore, Casse Edili, Scuole e C.T.P. come agli Enti preposti alla vigilanza, Ispettorato del Lavoro, Direzione provinciale del Lavoro, INPS, INAIL, USL, al responsabile dell’Osservatorio Provinciale sugli Appalti, al Sindaco di Bastiglia e non ultimi agli amici di FeNEAL e FILCA.

Il congresso nella vita della FILLEA-CGIL, come per qualsiasi altra organizzazione sociale è sempre un momento importante, un momento nel quale analizzare il lavoro svolto, fare valutazioni, immaginare percorsi,avanzare idee e proposte per il lavoro futuro.

Il momento storico, il quadro politico internazionale ed italiano, gli avvenimenti di questi anni, collocano questo nostro impegno in una situazione estremamente delicata ed impegnativa, se mi è consentito il paragone con il precedente congresso, direi che ci troviamo esattamente nella situazione opposta.

Nel 1996, rivedendo i temi in discussione, emerge che si affrontavano anche allora, le questioni dell’attacco al sistema previdenziale, al mondo del lavoro, dei suoi diritti, della flessibilità senza regole, del liberismo a 360 gradi, della necessita di riorganizzare lo stato sociale, dell’attacco al sistema contrattuale ed al sindacato come soggetto confederale di difesa e tutela dei diritti collettivi ed individuali.

A differenza di allora, ora, non abbiamo un governo disponibile ad un confronto con il sindacato nello spirito della concertazione, con il quale dialogare e imporre accordi rispettosi delle nostre opinioni, ora siamo di fronte ad un governo di centro destra, legittimato dal risultato elettorale del 13 Maggio, che ha i numeri e le condizioni per una stabilità di governo molto ampia.

Questa condizione, unita al programma di governo, ed alle scelte già compiute, ci mette di fronte ad una volontà politica, che nega nei fatti lo spirito e le regole della concertazione, sostituendola con un “Dialogo Sociale”, che prevede solo l’“Ascolto Silenzioso” e la “Tacita Accettazione”.

Naturalmente non è la stessa cosa, ora siamo di fronte ad uno schieramento, forte dei patti con Confindustria e il potere religioso, solo per citarne alcuni, che chiedono il pagamento di quelle cambiali sottoscritte per il sostegno in campagna elettorale, in termini di Parità Scolastica, intesa come finanziamento al sistema privato, da una parte, ed un attacco al sindacato dall’altra, in modo particolare alla CGIL, attraverso la messa in discussione del sistema contrattuale, delle tutele sociali e del mercato del lavoro.

A dimostrazione di ciò si deve registrare la pericolosa scelta compiuta dal governo di utilizzare la delega in materia di mercato del lavoro, avanzando, in particolare proposte inaccettabili rispetto al superamento dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori, gettando alle ortiche il risultato del referendum votato dagli italiani sullo stesso tema, indicando chiaramente una vocazione, del governo di centro destra, rispetto al concetto di DEMOCRAZIA, intesa come democraMIA, in altre parole, “ abbiamo vinto le elezioni decidiamo noi” posizioni e scelte che impongono al sindacato momenti, certamente impegnativi e difficili, ma sui quali occorre trovare una costante unità di intenti ed azioni, consapevoli che in assenza di regole sulla rappresentanza, questi argomenti possono diventare devastanti e destabilizzanti per la tenuta sociale del paese.

A questo proposito, occorre registrare l’evoluzione negativa del confronto con il governo, che, a fronte della conferma di una non volontà di modificare le impostazioni iniziali, ha portato il sindacato unitariamente a decidere l’inizio di una azione di lotta articolata, con la proclamazione di 2 ore di sciopero nei primi giorni di dicembre.

Altra differenza con il passato è certamente la vicenda legata al tema della guerra e del terrorismo internazionale, che a partire dalle vicende dei balcani e dell’intervento in Kossovo prima, ed ora la drammatica evoluzione del terrorismo internazionale con gli attacchi alle torri gemelle di New York e al Pentagono di Washington, hanno precipitato il mondo intero e le nostre vite in una dimensione nuova e drammatica.

Molti affermano che le cose non saranno più come quelle di prima, credo che in questa affermazione ci sia molto di vero.

Lasciando le valutazioni e gli approfondimenti su questo tema, alla discussione congressuale, sottolineo la difficoltà morale e politica, oltre alla necessaria delicatezza anche personale, nell’affrontare il tema della GUERRA, che il sindacato e permettetemi di dire anche l’intero panorama della sinistra ha dovuto fronteggiare e gestire, con la forza della convinzione che “ LA GUERRA NON E’ MAI GIUSTA” e la consapevolezza che è necessario avere grande responsabilità nel gestire e dosare potere e forza, come è necessario non lasciare nelle mani di pochi il potere di decidere, rilanciando il ruolo dell’ONU e ridando voce alla ragione e alla politica, bene ha fatto Cofferati e la CGIL a chiedere la sospensione dei bombardamenti, ricondurre l’intervento nell’ambito di una lotta al terrorismo, sostenere il primato dell’intervento politico e attivare gli aiuti umanitari.

Naturalmente i temi da affrontare sono molti e complessi, non voglio certamente affrontarli tutti, ritengo però che prima di proseguire con le valutazioni di carattere più settoriale, sia opportuno svolgere una brevissima riflessione sulla filosofia di fondo che accompagna l’azione del governo di centro destra, dei suoi progetti, delle sue azioni, improntate unicamente su una linea che mette al centro l’interesse privato, spesso di pochi o pochissimi, come i primi provvedimenti relativi a:

-         Detassazione sulle successioni e donazioni

-         Il rientro dei capitali dall’estero

-         Rogatorie internazionali

-         Diritto societario (falso in bilancio)

Che accompagnate dalla scelta di privatizzare qualsiasi cosa, come sola ed unica soluzione di risanamento ed efficienza del paese, partendo dalla sanità, alla scuola, al sistema previdenziale, per finire anche alla gestione del patrimonio storico, delinea una società priva di qualsiasi elemento di solidarietà e socialità.

Se poi pensiamo alle scelte relative agli interventi per le Opere Pubbliche, alle infrastrutture e alle opere edili, dove avanza il concetto, “ognuno è padrone in casa sua”, che tendono, in nome di uno snellimento della burocrazia, ad eliminare verifiche e controlli anche di carattere ambientale, ci rendiamo conto che dovremo affrontare questioni di estrema delicatezza in un panorama dove sembrerebbe che l’unica regola sia quella di non avere regole.

 

STATO DEL SETTORE

 

Naturalmente non ho l’intenzione di affrontare nei particolari, l’analisi del nostro settore, ma tracciare i caratteri di massima dello stato dell’arte, per lasciare alla discussione congressuale i necessari approfondimenti e le diverse sottolineature del caso, consapevole del fatto che la realtà spesso è ricca di contraddizioni.

Credo sia naturale iniziare la valutazione partendo dal settore edile, un settore che dopo il periodo di grossa difficoltà affrontato a partire dai primi anni 90, ora è in una fase estremamente positiva, i dati nazionali ci indicano una crescita per l’anno 2001 del + 2,5%, di investimenti reali e per il 2002 una crescita del + 2,3%, segnali positivi anche dall’occupazione che nel 1999 è cresciuta del + 2%, nel 2000 del + 2,7% e del + 5,8% nei primi tre mesi del 2001, se a questo aggiungiamo che per il 2000, la crescita del fatturato, per le prime 50 imprese italiane è stato del + 9,9%, abbiamo il quadro di un settore in buono stato di salute, confermato dal fato che il MATTONE è tornato ad essere un investimento importante.

Questi segnali di ripresa sono presenti anche sul territorio locale, come evidenziato dai dati delle casse edili Modenesi, che registrano anche per l’anno edile 2000-2001, un incremento generalizzato di imprese e di lavoratori.

Credo di potere affermare, che in questa positiva fotografia del settore, trovino posto alcune importanti questioni che hanno contribuito e determinato, per quanto possibile, uno sviluppo più ordinato e controllato del settore, anche grazie alle innovazioni legislative apportate dalla legge Merloni ter, che individuano percorsi e meccanismi di qualità, controllo e certificazione, il meccanismo dello sconto fiscale sulle ristrutturazioni, accompagnato dall’abbassamento dell’ IVA al 10%, il meccanismo importante dell’art. 29, con il previsto obbligo contributivo sulle 8 ore giornaliere e il conseguente sgravio contributivo, interventi che sono serviti ad un primo e parziale miglioramento del settore, portando la media ore per addetto, da alcune gravi situazioni, al di sotto delle 80-100 ore, a medie di 150 ore registrate nella nostra provincia dall’osservatorio delle casse edili.

Un altro ruolo decisivo lo possono e lo devono giocare le Pubbliche Amministrazioni, attraverso un sempre più qualificato intervento di gestione e controllo degli appalti, non solamente nella fase di svolgimento dei lavori, peraltro non sempre sufficienti e incisivi, ma anche attraverso verifiche preliminari e incrociate con gli istituti e gli enti di settore, a questo proposito è doveroso ricordare l’importante intesa raggiunta con la Provincia ed il Comune di Modena nel Maggio 1999, di gestione degli Appalti Pubblici, con una parte relativa anche ai cantieri privati, che ha dato significativi risultati, ma che deve trovare un nuovo momento di rilancio ed impulso della nostra attività, in modo particolare sul versante del privato e di un coinvolgimento più ampio dei soggetti pubblici della nostra provincia.

A questo dobbiamo sempre aggiungere, la quasi cronica esigenza di sollecitare gli interventi di controllo nei cantieri, da parte degli enti di vigilanza e controllo, sapendo già che le risposte sono sempre: “ manca il personale”, è evidente che ciò non è ne accettabile ne sufficiente ad affrontare la complessità del settore edile, fatto di tanti piccoli cantieri, piccolissime imprese, dove il lavoro nero, il lavoro irregolare e i rischi per la salute e la sicurezza per i lavoratori edili è sempre presente.

Da parte nostra, nel quotidiano lavoro di contrasto a questi fenomeni e di tutela dei lavoratori, crediamo di poter proporre all’azione unitaria, una proposta sindacale, se volete provocatoria, con segnali e tratti politici marcati, con la quale proporre alla cittadinanza e alle varie associazioni di rappresentanza, a partire per esempio, da quelle dei piccoli proprietari un “Impegno etico di lotta al lavoro nero”, chiedendo di rinunciare, come spesso avviene, ad affidare i lavori edili in modo non regolare.

Proposta che parte da diverse considerazioni, la prima di carattere legislativo, occorre ricordare che il codice civile individua nel proprietario, che appalta i lavori, il responsabile in solido, anche per l’eventuale mancato rispetto del pagamento di retribuzioni e contribuzione, come per le responsabilità sulla salute e sicurezza dei lavoratori, meccanismo peraltro molto simile a quanto stabilito nella Legge n° 1369, applicabile agli Appaltatori.

La seconda considerazione, parte dalla consapevolezza delle conseguenze negative del lavoro nero, in termini di ingiustizia sociale, e di evasione fiscale e contributiva, con conseguente diminuzione delle risorse a disposizione della collettività, per le tutele sociali, oltre che costituire terreno estremamente fertile, anche per infiltrazioni malavitose, con il conseguente rischio di degenerazione dello stile di vita e sicurezza della nostra società.

Non possiamo sottovalutare gli episodi avvenuti nell’estate del 2000, con l’arresto di alcuni camorristi proprio qui a Bastiglia, dediti anche a lavori edili, come il pestaggio violento e l’intimidazione avvenuta, proprio quest’anno, fra intonacatori nel comune di San Felice.

Questi episodi, spesso, sono soltanto le punte evidenti di un fenomeno radicato.

Sono convinto, che la stragrande maggioranza delle imprese edili Modenesi, siano estranee a questi fenomeni, di cui spesso corrono il rischio di essere vittime, in termini di concorrenza sleale, ragione in più per riconfermare il già costruttivo rapporto con le associazioni imprenditoriali di categoria nella lotta a questi fenomeni, rilanciandone l’impegno.

Oltre al lavoro nero e alla gestione degli appalti, come FILLEA-CGIL, ritengo vi siano altri fenomeni da valutare, naturalmente non sono i soli ed unici, ma vorrei per brevità limitarmi a questi:

-         Destrutturazione del settore

-         Gestione dell’orario di lavoro

Nel primo caso, siamo sempre di fronte ad un aumento della frammentazione delle imprese, che spesso sono costituite, oltre che troppo facilmente (basta una cazzuola ed un secchio) anche con limitatissimo personale, uno, due lavoratori al massimo, con una evidente scarsità di mezzi e capacità imprenditoriale.

La preparazione, le conoscenze, il bagaglio tecnico professionale, spesso, sono lontanissime da quanto richiesto e necessario nello svolgere l’attività di imprenditore; la capacita in questi casi di essere concorrenziali è basata, quasi sempre sul mancato rispetto di norme contrattuali e legislative.

Occorre in questo caso un corale sforzo di tutti i soggetti pubblici e privati, perché ci sia un impegno nell’attuare e pretendere il rispetto delle regole e degli accordi, compresi gli aspetti precedentemente analizzati, in modo da creare un insieme di sinergie che valorizzino la capacità, l’organizzazione e la serietà imprenditoriale, isolando e marginalizzando i fenomeni di degenerazione del settore.

Altro aspetto della destrutturazione imprenditoriale, che si sta affacciando pericolosamente anche a Modena, è il ricorso al lavoro di singoli artigiani, creando cantieri nei quali operano contemporaneamente tanti e singoli lavoratori autonomi, spesso sulla stessa opera strutturale, contribuendo in questo modo,ad una disgregazione dell’organizzazione del lavoro in edilizia.

In questa situazione, si creano una serie infinita di lavoratori costretti ad accettare condizioni lavorative, che li vedono privati di qualsiasi tutela contrattuale e sociale, occorre da parte nostra indagare il fenomeno, ed attrezzarci nell’affrontarlo, non escludendo anche, di ricorrere alle vie legali, qualora se ne presentassero le condizioni.

Rispetto al tema dell’orario di lavoro, partendo dal fatto che l’insieme degli interventi, in primo luogo l’applicazione dell’art. 29, hanno di fatto portato a regime le 8 ore giornaliere, sempre di più si sta ampliando il ricorso al lavoro straordinario, spessissimo irregolare, ben oltre alle 9 o 10 ore giornaliere, sono sempre più evidenti il ricorso, al lavoro del Sabato, o addirittura della Domenica.

Fenomeno che non può passare inosservato; anche al più distratto degli uomini, è capitato  di vedere cantieri aperti ad orari ed in condizioni impossibili, incontrare autobetoniere viaggiare in orari strani, senza peraltro indagare con quali condizioni di carico operano.

Ritengo opportuno, porre fra le priorità dei prossimi anni, il tema della gestione e del controllo degli orari di lavoro, tema che proporrò diventi terreno di lavoro per l’intera FLC, consapevole del fatto di trovarsi di fronte ad una questione difficile da risolvere, ma estremamente importante per la qualità dei risultati della contrattazione, ma non solo naturalmente, importante anche per la qualità del lavoro e della vita di ognuno di noi, compreso gli effetti pericolosi su salute e sicurezza dei lavoratori.

In questo quadro, la realtà del territorio Modenese registra una sostanziale tenuta delle imprese e dei lavoratori, pur in presenza di una aumentata frammentazione del settore, ed evidenzia, anche, la sempre più marcata ricerca di personale qualificato, da inserire stabilmente nelle imprese.

A questo proposito sul territorio Modenese, si evidenzia una mancanza di personale professionalmente adeguato, con la conseguente necessità di individuare sempre maggiori strumenti formativi della forza lavoro disponibile, individuando nella pratica contrattuale provinciale, uno strumento importante per qualificare le risposte in termini di formazione e di incentivazione alla scelta e alla permanenza dei lavoratori nel nostro settore, sapendo che per il futuro, si farà sempre maggiore riferimento ai cittadini stranieri.

Nella composizione delle imprese si registra una tendenza a svilupparsi dell’area artigianale, non solamente per i settori di specializzazione, ma, in modo diffuso, anche di imprese con caratteristiche generali.

Le imprese definite “Industriali “ hanno un andamento di sostanziale tenuta, che in considerazione degli effetti di Tangentopoli degli anni novanta, possiamo dire ne sono uscite complessivamente in modo stabile e relativamente positivo.

Sicuramente l’area che ha pagato il prezzo maggiore della crisi determinata dal fattore Tangentopoli è stata la cooperazione, che già nei primi anni 90 ha ridimensionato fortemente la sua presenza sul territorio Modenese, ma che, anche nella seconda metà del decennio appena trascorso, ha affrontato difficoltà notevoli, dovendo risanare alcune realtà, completando un percorso di unificazioni che ha visto rimanere sulla città di Modena una sola cooperativa, unificando le realtà di “Sistema e Cooperativa di Costruzioni”.

Complessivamente la realtà provinciale di questo settore, pur scontando difficoltà sul mercato locale, per le cooperative di grandi dimensioni, compensate dall’acquisizione di commesse in altre regioni, vede con le cooperative di medie e piccole dimensioni recuperare fette di mercato locale; il dato comune per l’insieme del settore segna un andamento di sviluppo positivo del fatturato.

Un elemento sul quale però occorre riflettere, è la caratteristica della composizione della forza lavoro delle cooperative, che, naturalmente non sono immuni dalla esigenza di recuperare capacità professionale e di stabilità aziendale, il che le mette di fronte alla necessità di rivedere percorsi formativi e di coinvolgimento diversi dal passato, essendo cambiate sostanzialmente le ragioni per le quali un lavoratore decide di prestare la propria attività in cooperativa.

Mi permetto di osservare, che anche sul versante del senso di appartenenza e di partecipazione al movimento cooperativo, dello spirito di solidarietà che da sempre hanno contraddistinto le cooperative, quale importante e costruttivo esempio di società e lavoro partecipato, ci sia la necessità di rivedere progetti ed azioni, rilanciandone motivazioni e ideali, anche in considerazione delle novità legislative, apportate alla figura del “Socio Lavoratore”.

Proseguendo nell’analisi delle realtà provinciali, bisogna registrare per il settore del calcestruzzo, una realtà che si è stabilizzata a livelli decisamente marginali, al termine di un decennio che ha visto per questo comparto, l’ingresso di gruppi nazionali e subire pesanti modificazioni, trasformando l’organizzazione del lavoro, da una condizione di lavoro subordinato, in una realtà dove progressivamente il lavoro di trasporto e consegna del calcestruzzo viene svolto direttamente da operatori autonomi, i così detti padroncini.

Si registrano inoltre, anche fenomeni di esternalizzazione, per alcuni processi produttivi, come la manutenzione degli impianti, se pensiamo che per alcune di queste realtà produttive spesso vi è l’abbinamento con l’estrazione e la lavorazione di materiale lapideo, i livelli di esternalizzazione di queste fasi lavorative diventano decisamente pesanti.

Rispetto a questo tema bisogna registrare, che le realtà produttive, che svolgono la consegna del calcestruzzo, con personale subordinato, solitamente dislocate in comuni montani e periferici rispetto Modena, subiscono certamente la pesante concorrenza, della maggiore disponibilità e flessibilità dei padroncini, spesso anche in spregio a regolamenti e leggi, determinando il ricorso al lavoro straordinario, decisamente a livelli difficilmente accettabili, per i quali ribadisco la necessità di mettere in agenda il tema della gestione dell’orario di lavoro.

Per il settore dell’escavazione, bisogna registrare, che la necessaria regolamentazione regionale e territoriale di questa attività, ha permesso, se non di evitare, ma almeno di limitare il degrado incontrollato del nostro territorio, il che significa non solamente un beneficio ambientale, ma anche il risparmio economico, che spesso si rende necessario per gli interventi di risanamento ambientale, a fronte di questo elemento positivo, rimane però irrisolto il tema dello sviluppo e della ricerca di materiali e tecniche alternative, come rimane vivo il tema dei tempi della burocrazia, che spesso mettono decisamente in difficoltà la progettazione delle attività per le imprese del settore, con in alcuni casi anche rischi per i livelli occupazionali.

Su questo tema, sarebbe utile definire un tavolo del settore, nel quale affrontare le tematiche aperte, direttamente con gli addetti.

Il comparto del legno, nella nostra provincia, dopo il ridimensionamento degli anni novanta, con la chiusura di diverse cooperative, vede come unica presenza dimensinalmente consistente la Coop Legno, che conferma e rafforza la presenza nel settore delle porte, realizzando inoltre importanti sinergie commerciali con la  Cooperativa Falegnami di Ferrara.

Anche questa realtà produttiva ha visto in questi anni aumentare processi di esternalizzazione nell’ambito di commercializzazione e vendita del prodotto, quindi di fasi particolari di specializzazione, nel contempo, l’andamento positivo ha fatto registrare un controllato ma costante aumento della forza lavoro.

Se per il resto della provincia la dimensione del comparto si limita a piccole se non piccolissime realtà produttive, si deve registrare per la zona di Carpi e Novi, un continuo stato di difficoltà per l’area del mobile, con realtà che non sono in grado di programmare attività a medio termine.

Proprio in questi giorni si registra il ridimensionamento occupazionale in una azienda Carpigiana, in questo caso specifico, non si stanno presentando particolari problemi occupazionali, in quanto i lavoratori, generalmente professionalizzati trovano sbocco in altre realtà.

Un dato positivo, anche se limitato lo si riscontra nell’area dell’imballaggio, anche attraverso l’acquisizione del servizio di gestione dei magazzini di aziende di diversi settori.

Sul settore Laterizi e Manufatti in cemento, vi è da registrare la negativa e progressiva chiusura di aziende, con la cessazione dell’attività produttiva della fornace Pattarozzi di Modena, sul territorio provinciale è rimasta ad operare la sola fornace SEL, realtà che ha fatto investimenti sul piano dell’innovazione tecnologica, garantendo i livelli occupazionali, ma che sembra subire il fascino di proposte di vendita da parte di multinazionali del settore.

 

CONTRATTAZIONE

 

La tornata di rinnovi contrattuali per il 2° biennio, che la nostra categoria sta affrontando, riguardano tutti i settori, ad esclusione del comparto “legno Artigiano”, sul quale và detto, che a distanza di quasi un anno dalla scadenza contrattuale, ancora oggi non si è stati in grado di avanzare proposte unitarie, dovendo fare i conti con il tentativo di stravolgere l’impostazione contrattuale, anche in considerazione del fatto che una parte della rappresentanza datoriale, ha messo in discussione gli accordi del 92.

In questa situazione di difficoltà si deve registrare positivamente il riconoscimento della Indennità di Vacanza Contrattuale per i lavoratori del settore, riconoscimento implicito di una apertura del rinnovo contrattuale, il che non risolve i problemi ancora presenti e sui quali credo sia opportuno, approfittando della presenza del compagno Luigi Aprile, consegnare a lui il compito di approfondire la situazione nel suo intervento.

Si devono comunque registrare positivamente le conclusioni dei rinnovi per il secondo biennio del CCNL del cemento e dei Lapidei, che confermano la impostazione contrattuale del 23/07/93, individuando aumenti salariali in linea con il criterio del mantenimento del potere di acquisto dei salari, confermando i due livelli di contrattazione e quindi sostenendo il principio della concertazione, così duramente messo in discussione dalle ultime vicende.

Giudichiamo quindi positivamente i risultati raggiunti ed i contenuti definiti in questi tavoli, consapevoli del fatto che quanto raggiunto è un risultato utile e importante per la soluzione delle vicende ancora pesantemente aperte.

Discorso a parte per le vicende contrattuali del settore edile, il quale ancora una volta ripropone al tavolo del confronto, argomentazioni e contenuti, oltre che inaccettabili anche pericolosi, riproponendo uno schema identico ai rinnovi precedenti, dove l’ANCE di fatto, prende ancora una volta di prendere il contratto dei lavoratori edili in ostaggio, per ottenere benefici e risultati su tavoli diversi da quelli contrattuali, in termini di decontribuzione, deregolamentazione, e flessibilità unilaterale.

Gli sforzi nei quali da sempre siamo impegnati per richiedere interventi e benefici, a sostegno al settore edile, devono avere percorsi e coinvolgimenti condivisi e chiari, senza ricatti e senza la negazione del diritto per i lavoratori edili ad avere il contratto.

Negare questo diritto, negare gli aumenti salariali, per il mantenimento del potere di acquisto, negare la definizione del tetto per gli integrativi Provinciali, quindi privare il settore di uno strumento, capace di definire regole precise, significa contribuire alla maggiore disgregazione del settore, all’aumento della concorrenza sleale, alimentando una spirale in grado di mettere a rischio le tutele sociali e la qualità del lavoro, con pesanti ricadute in termini di salute e sicurezza dei lavoratori.

Per queste ragioni il livello del confronto, deve spostarsi su ragionamenti che facciano, riprendendo lo slogan del congresso, della “Qualità per costruire un Futuro” l’asse portante del nostro impegno ed è su questo terreno che chiamiamo alla sfida le associazioni datoriali ed in particolare l’ANCE.

Sfida che ha visto la categoria proclamare iniziative di lotta a livello nazionale, con lo svolgimento di almeno 10 ore di sciopero articolate territorialmente, il che ha significato per la provincia di Modena, nonostante le difficoltà organizzative, determinate dall’accavallarsi di diversi impegni d’organizzazione, lo svolgimento di 8 ore di sciopero nella giornata di Lunedì 26 Novembre, con un positivo risultato di partecipazione, proclamando ulteriori 4 ore di sciopero da svolgere nei cantieri dell’alta velocità, per la giornata di Venerdì 7 Dicembre.

E’ estremamente importante vincere questa sfida, occorre riconfermare il diritto dei lavoratori alla contrattazione, alle regole della concertazione, ad un CCNL, che garantisca le tutele, la omogeneità, la solidarietà e l’unità del settore, quale strumento insostituibile del potere contrattuale e di rappresentanza, sviluppando localmente un maggiore ruolo di coinvolgimento dei lavoratori, costruendo le condizioni per ottenere gli indispensabili e concreti risultati per i lavoratori.

A questo proposito, dobbiamo registrare localmente,il rinnovo degli integrativi provinciali di tutti i settori dell’edilizia del 1998-99, a partire dall’Associazione Costruttori Edili e Complementari, alle Coop, al Collegio Imprenditori dell’A.P.I., per concludere con il settore dell’artigianato nel quale bisogna registrare negativamente, la definizione di due integrativi separati per la CNA e la LAPAM.

Giudico positivo il rinnovo degli integrativi provinciali, sia in termini di contenuti, a partire solo per citare un esempio, dalla definizione del Rappresentante per i Lavoratori alla Sicurezza Territoriale, importante strumento di sensibilizzazione e rappresentanza dei lavoratori sulle questioni della sicurezza nei cantieri.

Sia per la riaffermazione della esigibilità contrattuale ottenuta con gli integrativi del 1998-99 e negata in termini salariali, per la provincia di Modena dal 1989.

Devo invece giudicare negativamente, il ripetuto tentativo da parte della LAPAM, di spostare i termini della contrattazione a livello regionale, nell’incomprensibile tentativo di risolvere, a loro modo di vedere, le questioni del settore, demandando ad altri l’intervento, ed allontanando la possibilità di avere un ruolo primario e diretto sulle realtà locali snaturando decenni di consolidata storia contrattuale, indebolendo il ruolo e la capacità locali.

Per questa ed altre ragioni, diventa importante il confronto che si avvierà con i primi giorni del 2002, sul rinnovo degli integrativi Provinciali, occasione nella quale occorre consolidare, riaffermare e migliorare i contenuti delle intese, consapevoli, del momento positivo che il settore attraversa, e della necessità di riaffermare uno strumento importante, nel quale ogni parte è consapevole della responsabilità di sviluppare un confronto costruttivo ed utile a tutto il settore.

Rispetto ai contenuti sui quali tracciare il nostro lavoro, ritengo di evidenziare alcuni temi, partendo dalla Legalità e lavoro nero, sul quale è importante da parte mia ribadire la proposta di sensibilizzazione politica, attraverso il coinvolgimento della cittadinanza, come del riaffermare e consolidare il ruolo di tutti i soggetti sui temi della gestione di Appalti e Subappalti, rilanciando l’intesa con comune e provincia di Modena,

come l’adoperarsi nell’applicazione della norma contrattuale sulla trasferta, pretendendo l’iscrizione nelle Cassa Edili di Modena, delle aziende di fuori provincia, realizzando così, un importante ruolo di controllo del territorio locale, anche alla luce dello stravolgimento, che per il prossimo decennio, partendo dai lavori per la realizzazione del tratto ferroviario dell’alta velocità, coinvolgeranno il territorio Modenese.

Bisogna consolidare il ruolo della formazione professionale, consapevoli della necessità di fare crescere la qualità della forza lavoro presente in provincia, per garantire quello sviluppo di qualità necessario al settore, definendo puntualmente, esigenze professionali, percorsi formativi, necessari finanziamenti, sviluppando quel ruolo assegnato alle Scuole Edili ed al CTP, consapevoli della necessità di valorizzare al meglio le conoscenze, la professionalità acquisita in decenni di attività.

Sulla sicurezza, occorre consolidare e migliorare, oltre al ruolo formativo, citato in precedenza, l’esperienza dei RLS-T, facendo ulteriori passi in avanti nella definizione di una gestione più organica ed organizzata, mettendo al centro il ruolo politico del delegato, in termini di informazione, sensibilizzazione e coinvolgimento anche da parte dei lavoratori, non trascurando lo sviluppo ancora troppo insufficiente dei RLS aziendali, elemento importante per lo sviluppo della cultura della sicurezza.

Per ultimo, ma non ultimo, il tema del salario, occorre giungere alla convinzione che questo aspetto, assume un carattere importante, non solamente per le tasche del lavoratore, ma anche per la consapevolezza, che la strada per risanare, regolarizzare, eliminare le storture di una concorrenza sleale, passano anche attraverso la giusta risposta salariale al lavoro, occorre trovare la volontà per andare oltre le quantità economiche,definite nel tetto nazionale nella consapevolezza di fare una operazione oltre che giusta, anche utile.

Concludendo questa parte, sulla contrattazione locale, vorrei ribadire, nei confronti delle associazioni, la necessità di sviluppare un confronto basato sul criterio della “QUALITA”, occorre in questo senso fare uno sforzo, per fare diventare anche il rinnovo degli integrativi un’opportunità, di miglioramento e di qualificazione degli strumenti e delle regole a nostra disposizione.

 

ENTI PARITETICI

 

Rispetto a questo tema, oltre alle considerazioni già introdotte nei vari capitoli, bisogna evidenziare che il ruolo degli enti paritetici, nello specifico le Casse Edili, ha assunto sempre in modo maggiore, una funzione non solamente mutualistica, ma il ruolo di ”osservatorio particolare” del settore, dimostrandosi snodo importante nei primi anni del 90, per sviluppare il ragionamento sulla media ore del settore e consentire il confronto, con comune e provincia di Modena sui temi della gestione degli appalti, culminato con il già citato accordo del 1999.

Come in questi ultimi anni, nell’essere il punto di riferimento, per il confronto e l’intreccio dei dati INPS e INAIL, svolto dall’osservatorio provinciale sugli appalti della provincia di Modena, nato dall’intesa del 98.

Naturalmente è opportuno continuare su questa strada, attraverso lo sviluppo dei dati in possesso del settore, in modo particolare utilizzando i dati relativi agli infortuni, quale base di lavoro per sviluppare i progetti e le azioni di informazione e formazione da parte del CTP.

Nell’attività degli enti scuola-ctp, si segnalano due dati positivi, il primo è l’ingresso nel consorzio ARSE, anche della Scuola Edili ed Affini, segnale positivo di una volontà di sviluppo dell’ente, il secondo, il conseguimento della certificazione di qualità per le due scuole, ora si rende necessario perseguire tutte le nuove possibilità offerte dal panorama della formazione, qualificando i nostri progetti e le proposte formative, partendo da un esperienza estremamente positiva acquisita in questi anni, anche attraverso una puntuale definizione delle risorse.

Sul tema delle prestazioni delle Casse Edili, oltre a registrare l’annoso problema di una ridefinizione delle stesse, per le quali occorre giungere in modo prioritario ad una conclusione, si deve registrare il positivo impegno nazionale, nel convenire una prestazione sulla sanità complementare, che unifichi tutto il territorio nazionale.

Sugli enti paritetici occorre altresì sviluppare un confronto, che utilizzando le innovazioni nel campo dell’informatica, sia in grado di dotarsi di strumenti che agevolino il lavoro di tutti, a partire dagli aspetti burocratici per le aziende.

 

RAPPORTI UNITARI

 

La Fillea-Cgil, sul tema dei rapporti fra le organizzazioni sindacali , è fermamente convinta del valore e della importanza di una gestione unitaria del settore, questa convinzione è determinata dalla consapevolezza, che per il bene del sindacato,dei lavoratori e le stesse ragioni, che stanno  alla base di un sindacato confederale forte, si fondano sulla necessita di agire in modo unitario.

Su questo tema, si deve registrare il nuovo “Patto di azione per l’ampliamento della rappresentanza” siglato a Roma nel gennaio 2000, sul quale anche a livello locale, si sono definiti nuovi contenuti unitari, sui quali è inutile negare vi sono state diverse impostazioni, che hanno determinato forti tensioni e difficoltà di rapporti fra le sigle sindacali.

Occorre ripartire dall’intesa raggiunta, per costruire un confronto unitario che faccia lo sforzo di privilegiare i contenuti e le ragioni che ci uniscono, mettendo in primo piano le azioni utili al settore ed ai sui lavoratori, rinunciando anche a impostazioni di categoria, e a veti che immobilizzando l’azione sindacale, danneggiando i lavoratori e tutto il settore, superando le difficoltà, attraverso il coinvolgimento dei lavoratori, ampliando e valorizzando il ruolo delle R.S.U.

Il nostro settore, per le ragioni che tutti conosciamo, ha bisogno di qualità, di qualità nei contenuti nelle proposte, nell’azione unitaria del sindacato, abbiamo bisogno tutti quanti a partire dalla Fillea-Cgil, di fare uno sforzo, per ricostruire una cultura, una partecipazione, una consapevolezza, fra i nuovi lavoratori edili, dell’importanza e delle ragioni dell’esistenza del sindacato, non solo per ragioni di mera sopravvivenza d’organizzazione, ma per costruire le basi di una esistenza e di una tutela sociale, che si tenta di annullare e che riguarda tutti noi, sindacalisti, lavoratori e singoli cittadini, su questi contenuti, su questa sfida credo sia necessario che la FLC, imposti il proprio lavoro futuro.

 

STRUTTURA DELLA FILLEA

 

La Fillea-Cgil  in questi anni che ci separano dal precedente congresso, come ricordavo all’inizio, ha subito un rinnovamento pressoché totale del suo apparato, e delle sue responsabilità, a partire dal cambio del segretario, ha dovuto ricostruire e consolidare esperienze e conoscenze, affrontando un settore come il nostro non certamente semplice.

La categoria viene da anni nei quali ha subito pesantemente la crisi del settore, in modo particolare del calo degli addetti nel comparto delle cooperative, solo per citarne alcune ricordo, la CFC di Carpi, la Cooperativa Muratori di Mirandola, le varie Cooperative della zona pedemontana, con un calo consistente degli iscritti, giungendo a 4.242 iscritti nel 1998, in corrispondenza, anche dei cambiamenti più consistenti dell’apparato Fillea.

Anche grazie ad una ripresa del settore, al consolidamento dei funzionari, dobbiamo registrare un positivo andamento del tesseramento, che a partire dal 1999, vede una inversione di tendenza, con 4333 iscritti, 4401 per l’anno 2000 e con un risultato al mese di Novembre 2001, di 4575 iscritti, giungendo a realizzare 1085 nuovi iscritti..

Questi positivi risultati si devono ad una capacità dei funzionari Fillea, da una parte di mettere al centro della propria attività il rapporto con il cantiere e in generale il luogo di lavoro, dall’altra la capacità di lavorare in gruppo, mettendo a frutto le sinergie presenti in categoria.

Il dato più evidente, penso sia la capacita da parte della Fillea di fare “gruppo”, di creare le condizioni, a partire da chi si occupa della organizzazione, per un positivo ingresso ed inserimento nel nostro lavoro, pure in presenza, come è avvenuto e sta avvenendo ancora in questi giorni, di nuovi delegati, sui quali la categoria sta investendo.

Nel quadro complessivo, si deve registrare il dato dei lavoratori stranieri, anch’essi, in costante aumento, segnando un numero di iscritti di n° 462 nel 1998, n° 539 nel 1999, n° 683 nel 2000 e a Novembre 2001 un risultato di n° 804 stranieri, questi numeri oltre che evidenziare una forte presenza di stranieri nel mondo dell’edilizia, segnala la positiva collaborazione che la Fillea-Cgil, ha instaurato da tempo con il Centro Lavoratori Stranieri, ed in particolare con la collaborazione istaurata con Laouini Mustapha.

In questa situazione, con questo panorama, con questi argomenti, che sono certo non sono i soli, sui quali, spero che i delegati e gli ospiti al congresso daranno un contributo di idee e proposte, mi avvio a concludere, ringraziando ancora una volta i compagni dell’apparato, i delegati ed attivisti della Fillea-Cgil, convinto che, per il nostro lavoro futuro, per il lavoro della categoria, per il mio impegno personale, se sarò riconfermato in questo incarico, il filo conduttore dovrà essere quello di costruire una Fillea più forte, dei rapporti sindacali che facciano, del merito dei problemi e della qualità del confronto, anche fra Organizzazioni Sindacali l’asse portante dell’attività futura.

Compagne e compagni signori ospiti concludo veramente con un augurio di buon lavoro, invitandovi a prendere la parola, in modo da rendere utile i lavori di questo congresso, grazie.