F.I.L.L.E.AFEDERAZIONE ITALIANA LAVORATORI LEGNO
EDILI AFFINI Comprensorio di BRINDISI
Viale P. Togliatti, 44Tel. 0831.586135 – 586270 – fax 0831.538232 http:/www.fillea-br.it VI Congresso
Provinciale FILLEA – CGIL COSTRUIRE UN FUTURO
DI QUALITA’ Brindisi 29 Novembre 2001 – ore 9,00 Sala Congressi Ristorante “ARABA FENICE” Brindisi Relazione Introduttiva di Claudio ARGANESE |
Relazione introduttiva
di Claudio ARGANESE
Cari compagni
ed amici presenti, avverto la necessità di ringraziare tutti i compagni
dirigenti, i compagni della segreteria uscente, il compagno Spartaco Battista,
i compagni della RLS e RSU che con il loro fattivo impegno, con la loro grande
pazienza, hanno contribuito alla riuscita di questa nostra importante assise,
un ringraziamento particolare va al Segretario Generale della CGIL di Brindisi
Concetta Somma per tutti i consigli ed indicazioni dati ed alla segreteria
confederale tutta, un saluto fraterno al compagno Franco Martini che ci onora
della sua presenza per la seconda volta, al compagno Stasi, entrambi attenti
osservatori dello sviluppo della nostra provincia, a tutti coloro che sono
presenti e vorranno dare valide indicazioni, suggerimenti, proposte per
tracciare quel percorso che tutti noi vogliamo dare a questo nostro VI
Congresso Provinciale della FILLEA-CGIL di Brindisi, sul tema
“COSTRUIRE UN FUTURO DI QUALITA’”.
I fatti dell’undici
Settembre 2001, con la distruzione delle torri gemelle, simbolo della potenza e
della intoccabilità, hanno modificato il nostro modo d’essere e di pensare e,
certamente oggi, alla luce di quanto
accaduto, possiamo confermare che è, e sarà, il cambiamento della nostra storia
futura.
Ha colpito,
quest’efferato atto di terrorismo, tutta la comunità internazionale mettendola
in ginocchio perché ad essere colpiti sono stati i grandi simboli della libertà
e della democrazia del mondo intero. I simboli che hanno fatto l’economia
mondiale ed hanno condizionato cambiamenti e mutamenti nel mondo intero su
scelte politiche ed economiche.
Certamente possiamo
affermare che questo terrorismo è vivo ed è altamente specializzato e,
pertanto, richiede che l’intervento, per annientarlo, sia preciso e mirato
perché chi ha offeso e, solo chi ha offeso, deve pagare.
Certamente l’opera
repressiva non può essere demandata ai soli Stati Uniti d’America ma deve
vedere coinvolta tutta la comunità internazionale e in primo luogo
l’Organizzazione delle Nazioni Unite, in forte crisi organizzativa e di
direzione, che deve intervenire con durezza e centrare il bersaglio e con la
certezza che non vi siano altre vittime innocenti.
L’inasprimento
dell'intervento anglo-americano in Afghanistan e il coinvolgimento diretto
nell'azione militare d’altri Paesi dell'Unione Europea, fra cui l'Italia,
rafforzano l'allarme e le preoccupazioni da noi già ripetutamente manifestati,
interpretando sentimenti sempre più diffusi fra i lavoratori, i pensionati, i
cittadini italiani.
Si accrescono le
devastazioni e le drammatiche conseguenze sulle popolazioni civili senza che a
ciò corrispondano risultati evidenti ed efficaci nella lotta contro le centrali
terroristiche e i regimi che le supportano, l'invio di truppe italiane è in
netto contrasto con l'esigenza, di far
cessare i bombardamenti per dispiegare una vasta e indispensabile azione
umanitaria ed inoltre rischia di favorire un’ulteriore espansione del
conflitto.
L'inasprimento del
conflitto rende ancor più evidente l'inconsistenza di quella forte azione politica
e diplomatica per rinsaldare ed estendere l'alleanza contro il terrorismo, di
cui pure si riconosce universalmente l'esigenza prioritaria; viceversa si
evidenzia oggi il rischio d’ulteriori fratture e divisioni con parti importanti
del mondo islamico e di nuove tensioni anche nel nostro contesto sociale.
La nostra organizzazione
rivolge nuovamente alle istituzioni e alle forze politiche un forte monito
affinché sappiano interpretare queste diffuse preoccupazioni e rafforzino il
ruolo dell'Italia soprattutto sul piano diplomatico e dell'azione umanitaria,
decisivi per sconfiggere strategicamente il terrorismo.
L'Italia può e deve
operare affinché l'Europa sappia esprimere un’iniziativa efficace in tal senso,
e sostenga con maggiore autorevolezza le funzioni dell'Onu sia sul piano
diplomatico sia su quello umanitario.
La lotta contro il
terrorismo costituisce una priorità assoluta nell’attuale fase storica; la sua
efficacia dipende dalla determinazione con cui si saprà agire sia con le azioni
di contrasto che con l'iniziativa politica e diplomatica perché sia
ripristinato quel clima di serenità e di libertà messo in bilico da pazzi
esaltati che mirano a destabilizzare tutto quello che è stato conquistato in
tutti questi anni e non può essere ricattato dall’utilizzo d’armi atomiche. La
tragica notizia dell’assassinio della giornalista Maria Grazia Cutuli è un
evento drammatico che ripropone la necessità di aprire in questa vicenda di
guerra spazi di protezione umanitaria e di tutela.
Ø
2- Le promesse del Governo “BERLUSCONI”
E’ purtroppo da tenere
in debito conto che questo governo ha le carte perfettamente in regola per
governare per l’intera legislatura.
Un Governo che ha avuto
una maggioranza schiacciante ai due rami del parlamento, ha saputo promettere
durante la campagna elettorale miracoli economici e grandi politiche di
sviluppo per migliorare la qualità della vita di tutti noi e dopo, non ha
potuto mantenere gli impegni presi a chi aveva firmato cambiali in bianco.
Il famoso libro bianco,
i famosi cento giorni, tracciano chiaramente il percorso di questo governo che
ha come obiettivo quello di salvare gli interessi privati dello stesso
Presidente del Consiglio, anzichè quello di rilanciare l’economia del nostro
Paese, un programma finanziario inefficace perché si basa sulla ipotesi di
entrate non credibili con il chiaro sospetto che da lì a poco ci vorrà una
manovra finanziaria dai 7 ai 14 mila miliardi.
A tutto questo si
aggiunge la mancanza di interventi anticongiunturali, dagli investimenti in
infrastrutture, al sostegno dei consumi, agli investimenti in ricerca.
Anche sul lato dei
consumi manca un adeguato sostegno alla domanda. Il Governo parla di una
riduzione complessiva della pressione fiscale nel 2002 dello 0,3% (dal 42,2% al
41,9% del PIL), per cui i benifici saranno per i ceti più ricchi attraverso:
emersione, Tremonti bis, scudo fiscale per il rientro, rivalutazione dei beni
aziendali e partecipazione; sono sensibili e costituiscono un favore per i
furbi evasori, mentre per le famiglie dei lavoratori dipendenti e pensionati,
l’insieme della manovra 2002 avrà ripercussioni negative sui consumi.
Per cui, quando in
campagna elettorale si diceva “MENO TASSE PER TUTTI”, lo stesso si sta
trasformando in “PIU’ TASSE PER MOLTI” (fasce deboli). Tutto questo si
tradurrà, ovviamente, in una maggiore pressione fiscale per le famiglie
italiane e tale aumento avviene proprio quando in Italia viene abolita
l’imposta sulla successione per i ricchi.
Gli industriali che, a
Pesaro, avevano tracciato un percorso chiaro al Governo, esprimendo condizioni
che andavano ad intaccare conquiste del mondo del lavoro, hanno,
successivamente, dovuto esprimere pareri negativi sulle scelte di governo,
anche se il tentativo di condizionamento è sempre in agguato (vedi ridiscussione
dell’art. 18).
Il rimettere in
discussione l’art. 18, il ruolo concertativo con le parti sociali, la
possibilità d’avere via libera sulle scelte d’investimenti e il ritorno delle
gabbie salariali, sono frutti di un Governo che ha solo a cuore propri interessi
e che ha come obiettivo quello di dividere il mondo sindacale e non impiegare
la democrazia.
Su chiare indicazioni
della Confindustria, il 15 Novembre, infischiandosene sia del Parlamento che
dei sindacati, il governo, per il tramite del Ministro del Welfare Maroni, ha
approvato una Legge delega che da via libera ai licenziamenti.
Sospendere per quattro
anni l’articolo 18 e poter licenziare senza giusta causa è un fatto grave che
non ha precedenti in tutti questi anni passati e dimostra che questo Governo,
pur di difendere la propria identità di interesse del tutto privatistico, se ne
infischia di avere momenti di verifica con le organizzazioni sindacali.
I casi previsti sono i
seguenti:
-
sospendere
l’obbligo del reintegro al proprio posto dei lavoratori licenziati senza giusta
causa, i quali avranno in cambio un
risarcimento economico;
-
per
i lavoratori e le aziende che riemergono dal nero;
-
nelle
trasformazioni di contratti a tempo determinato in contratti a tempo
indeterminato;
-
per
i neo assunti di aziende che con i nuovi ingressi superano la soglia di 15
dipendenti;
-
l’incentivazione
all’arbitrato e si conferisce all’arbitro totale discrezionalità nel decidere
se reintegrare il lavoratore licenziato o se invece risarcirlo con una somma di
denaro (questo non vale solo per quattro anni o per casi limitati; vale per
tutti).
sindacato è destinato a
sgretolarsi.
Questo sgretolamento non
è negativo solo per i lavoratori e per il sindacato, ma per l'intera società.
A nessuno può infatti
sfuggire la funzione positiva che ha, sull'insieme della vita democratica di
una società complessa e sviluppata come la nostra, l'esistenza di un sindacato
veramente rappresentativo.
Se anche fosse stato
soltanto per questo motivo, lo sciopero proclamato dalla Fiom il 16 novembre
’01, con la partecipazione massiccia di 200.000 lavoratori, avrebbe già avuto
una funzione fondamentale.
Infatti la questione
della democrazia sindacale sta al centro dell’iniziativa assunta dalla Fiom che
insiste giustamente sul diritto, che non può essere negato mai ai lavoratori,
di poter decidere sui contratti che li riguardano.
E la richiesta di un
referendum, con cui le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici possano
esprimersi in termini vincolanti sull'accordo relativo al rinnovo del contratto
nazionale, va proprio in questa direzione, in altre parole nella direzione di
rafforzare il carattere democratico dell'azione sindacale.
Naturalmente nella
questione posta dalla Fiom c'è anche un duplice merito contrattuale.
C'è un problema relativo
alla quantità e alla qualità della crescita nominale del salario, e c'è un
problema legato alla funzione stessa del contratto di categoria.
Noi siamo convinti,
infatti, che il contratto abbia una precisa funzione nazionale, ovvero quella
di assicurare una cornice unitaria ai diritti dei lavoratori.
Così come siamo convinti
che, solo entro questa cornice, assuma un preciso significato la contrattazione
di secondo livello.
Ma, al di là di tutto
questo c'è un punto che non possiamo e non intendiamo lasciar cadere: un
sindacato privo di legittimazione democratica rischia di perdere l'identità e
l'anima; è la storia che si ripete e si ripeterà nel rispetto dei ruoli e della
rappresentatività come noi lo siamo.
Anche il Ministro
Maroni, sul problema delle pensioni, con il suo atteggiamento, evidenziava non
solo la volontà di cancellare la concertazione, ma dimostrava anche che il
dialogo sociale si riduce a un tirare la corda con la speranza di arrivare alla
rottura con il sindacato.
Di fronte a questi
atteggiamenti, il sindacato ribadisce la richiesta di un confronto, in
particolare sui temi dell’aumento delle pensioni più basse, della sanatoria
degli indebiti Inps, della salvaguardia del potere d’acquisto delle pensioni,
del piano per la non autosufficienza e siamo pronti e determinati ad assumere
tutte le necessarie iniziative di lotta e mobilitazione se continuerà questo
atteggiamento di non disponibilità da parte del governo.
Il rapporto concertativo
deve essere messo al centro di tutte le scelte che il Governo deve fare e non
può essere sostituito da nessuno.
La concertazione è
elemento di grande democrazia e non può essere cancellata ed andare avanti
senza il consenso del Sindacato e dei Lavoratori.
Noi non rimarremo a
guardare e ci attiveremo perché vengano sconfitti i tentativi che lo stesso
Governo insieme alla Confindustria stanno insistentemente tentando di mettere
in atto anche con l’appoggio di uomini illustri italiani.
Ø 3-
La sicurezza sui luoghi di Lavoro
La
nostra organizzazione dà molta attenzione al tema dei diritti, quando si rende
necessario difendere il diritto di una persona o di gruppi di persone che
lavorano, quando occorre agire è spesso necessario fare più cose: ovviamente
bisogna promuovere delle politiche che siano in grado di assicurare rispetto,
bisogna coinvolgere persone in diversi ambiti e nello stesso tempo, c’è
un’aspetto importante che è quello della comunicazione e della costruzione di
una sensibilità culturale che, alla luce di quanto sta accadendo, richiede un
impegno di tutti noi al mettere al centro la tranquillità sui luoghi di lavoro,
promuovendo iniziative, con gli organi preposti al controllo, utilizzando gli
enti contrattuali, a sviluppare campagne di sensibilizzazione e di stimolo.
Questa
iniziativa aiuta a costruire un clima, una cultura della sicurezza necessaria.
E’ inaccettabile il numero di infortuni e di infortuni mortali. Per abbatterli
occorre avere tutti consapevolezza del problema e della sua dimensione.
Questa
situazione non può essere accettata in un Paese civile, per un paese
economicamente evoluto come il nostro. E’ necessario costruire questa cultura
perché non possiamo nemmeno noi restare condizionati da reazioni emotive di
fronte a fatti gravi, drammatici e dolorosi come sono sempre quelli legati alla
morte di una persona.
Come quello legato alla
morte di un nostro collega di lavoro, Michele STASI, forse morto perché su quel
cantiere erano assenti le più basilari norme sulla sicurezza, o forse morto
perché i ribassi effettuati per l’acquisizione di determinati lavori impongono
ritmi di lavoro frenetici a discapito della vivibilità del cantiere e della
qualità dell’opera.
Affrontando, quindi, il
problema lavori pubblici, chiediamo alle amministrazioni interessate che sia
effettuato un continuo controllo dei lavori affidati nel rispetto delle norme
contrattuali e l’esatto impiego di risorse economiche sulla sicurezza e, in
caso di inadempimento, utilizzare anche la formula della rescissione
contrattuale, garantendo alle maestranze certezza di applicazione di norme
definite e concordate con tutti i soggetti interessati.
Stiamo assistendo, per
quello che riguarda la tratta Grottaglie-Brindisi SS7, ad un continua mancata
applicazione dei più elementari dispositivi di protezione individuale e che
solo oggi, dopo il grave fatto, le Organizzazioni Sindacali di Categoria
avvertono interventi degli organi preposti. Non dobbiamo renderci ridicoli e
richiamiamo la stessa ANAS al compito che ha di controllo ed alle responsabilità
che deve assumersi, sia dal punto di vista contrattuale che nell’interesse
della collettività a cui deve molto, perché non trascuri il più piccolo dei
problemi legato alla sicurezza e non trascuri nemmeno quello della consegna dei
lavori che già diverse volte è slittato non per responsabilità sindacali ma per
litigi continui tra le aziende e a ritardi che solo l’Ente appaltante ha in
riferimento a tutti gli espropri ancora, purtroppo, non eseguiti con un ritardo
enorme sulla consegna dei lavori.
Se l’azienda non
risponde in modo concreto, dobbiamo avere il coraggio di uscire pubblicamente e
denunciare nell’interesse di tutti senza trincerarsi e non trovare soluzioni
immediate.
Questa
battaglia noi della FILLEA la stiamo portando avanti insieme alle altre organizzazioni
sindacali FILCA e FENEAL perché crediamo che su questo problema, di
straordinaria importanza, grava una percentuale altissima di infortuni e che
solo con l’unità di intenti possiamo essere incisivi e contribuire a ridurre al
minimo il problema.
Io
credo che la salute, la salvaguardia della integrità di una persona che lavora
debba essere considerata come uno dei diritti fondamentali: il diritto a poter
lavorare senza rischiare la propria incolumità non è meno importante del
diritto ad organizzarsi liberamente nei luoghi di lavoro, della difesa di
alcuni condizioni che hanno fatto civile questa parte del mondo.
E’
per questo che il tema dei diritti compreso quello alla vita, alla salute,
ritorna con tanta energia.
Le
leggi sono indispensabili, e su tale problema ce ne sono a decine, poi però la
corretta e sistematica applicazione delle stesse è risolutiva.
Nella cultura delle
nostre imprese l’idea della prevenzione non è sufficientemente radicata.
Un impegno concreto,
teso a fare della formazione lo strumento centrale della politica attiva del
lavoro di cui il settore ha bisogno in questa situazione, deve partire da
alcuni convincimenti di fondo: considerare l'impegno dei quadri sindacali negli
enti scuola e nei coordinamenti territoriali come un compito da affrontare con
risorse umane professionalmente preparate; intrecciare continuamente l'azione
sindacale e la politica contrattuale a tutti i livelli con gli obbiettivi da
raggiungere nel campo della formazione, considerandoli prioritari e costruendoli
in modo da rendere concretamente usufruibili dai lavoratori tutti i vantaggi
derivanti dai percorsi formativi;
Cultura
della sicurezza vuol dire insistere perché si consideri il ruolo delle persone
che lavorano, fondamentale fin nella progettazione.
Il
Diritto alla Sicurezza è un bene che non sarà messo in secondo piano e sarà
primo punto della nostra organizzazione.
Spero
si possano fare passi avanti su questo terreno, che è uno dei più drammatici
che la nostra organizzazione dovrà affrontare unitariamente con le altre
organizzazioni sindacali.
I
dati degli infortuni, la cui unica fonte è l’INAIL cui per legge i datori di
lavoro sono tenuti ad inoltrare le denunce degli eventi, non rappresentano
pienamente la realtà del fenomeno.
Non
solo perché esiste una vasta area di evasione dell’obbligo di denuncia,
soprattutto per gli infortuni meno gravi e corrispondente alla quota di
economia "sommersa" (e non esclusivamente), ma anche perché la
notificazione all’Inail dipende dal campo di applicazione dell’assicurazione,
che negli ultimi anni si è andato modificando.
I
dati richiedono quindi analisi approfondite per interpretarli, soprattutto allo
scopo di stabilire le priorità per la prevenzione.
Cioè
non si tratta tanto di discutere se gli infortuni aumentano o diminuiscono, ma
piuttosto di individuare quanti e quali di questi eventi potrebbero essere
evitati.
Una
cosa è certa: le condizioni per migliorare i margini sono ancora molto ampi.
Secondo
l'osservatorio dell'Inail, nei primi quattro mesi del 2001 il settore delle
"costruzioni" ha registrato una sensibile diminuzione degli infortuni
per il periodo preso di riferimento, passando dai 27.446 casi registrati nel
2000 ai 25.719 del 2001, con un calo del 6,3%.
Sono
dati questi che devono comunque tenere sempre alta la guardia affinché, con un
lavoro di applicazione di norme, verifiche, controlli, il dato possa essere
ulteriormente abbassato. In data 15 novembre ’01 è stata emessa una sentenza
dalla Corte di giustizia delle Comunità europee che considera l'Italia
"inadeguata" rispetto all'attuazione della direttiva 89/391/CEE sui
temi della sicurezza.
Il
mancato obbligo del datore di lavoro di valutare l'insieme dei rischi per la
salute e la sicurezza dei lavoratori sul luogo di lavoro; lasciare al datore di
lavoro la scelta, e non l'obbligo, di fare ricorso a servizi esterni quando le
capacità dei dipendenti dell'impresa sono insufficienti; inoltre il governo
italiano non avrebbe provveduto a definire i requisiti professionali dei
suddetti servizi o consulenze esterne per porre rimedio a questa vergogna cosa
intende fare il Governo di centro destra oggi per ridare la credibilità persa?
Ø 4- Lavori Infrastrutturali
Un’altro problema che
affligge di più il nostro territorio, richiamato a tutti i livelli, è la
carenza di infrastrutture che contribuiscono con una percentuale altissima, al
rallentamento dello sviluppo dell’economia pugliese e brindisina in
particolare.
L’assenza
d’infrastrutture, che stenta a far decollare l’imprenditoria locale, vieta
l’investimento di grosse aziende che vogliono scommettere e credere in noi.
Ovviamente lo sviluppo
della nuova economia mette ancor di più in evidenza le contraddizioni del
rapporto fra produzione e consumo. Le strozzature infrastrutturali
rappresentano, da questo punto di vista, un vero e proprio handicap per la
mobilità delle persone e delle merci ed hanno, per questo, bisogno di
interventi precisi ed urgenti.
Come possiamo pretendere
d’avere sviluppo nel nostro territorio se non consideriamo che, per averlo,
dobbiamo rendere possibili ed in modo pratico e veloce i collegamenti con le
varie realtà locali con i grandi centri del centro e Italia settentrionale.
Per molto tempo abbiamo
ricevuto promesse su un nuovo modo di sviluppo che rendesse più incisivo il
ruolo che ha il nostro territorio e la sua posizione strategica; siamo stati la
realtà locale che ha dimostrato grande solidarietà nei confronti di chi ha
avuto bisogno negli anni precedenti e lo dimostra tuttora, ma siamo anche una
realtà che con la propria professionalità ed esperienza ha bisogno di lasciare
sul proprio territorio il segno tangibile del proprio modo di essere a livello
di produttività e di benessere economico, non possiamo continuare ad assistere
ad un continuo trasferimento di maestranze verso altri siti del nord;
Abbiamo carenza di
infrastrutture relative al problema idrico, la necessità di portare sul nostro
territorio nuovi impianti che possono soddisfare il fabbisogno e, nello stesso
tempo, le potenzialità economiche per farlo (vedi gli ultimi 3.500 miliardi a
disposizione della Regione Puglia sul problema idrico) ma non basta.
In queste settimane si
sta discutendo di come reperire risorse idriche: si parla di un progetto ex
Cassa per il Mezzogiorno di canalizzare circa 200 milioni di mc dal fiume Sangro
in Abruzzo; di trasferire all’invaso di Occhito circa 100 milioni di mc
dall’invaso di Campolattaro in provincia di Benevento; realizzazione del
potabilizzatore di Conza, costruire la seconda canna del Sinni. Naturalmente
molto deve essere fatto sul fronte del risparmio, dall’eliminazione di tutte le
perdite delle tubazioni e dal riuso delle acque reflue e di quelle depurate in
agricoltura.
In questo modo si potrà
risolvere il problema idrico in Puglia, fermo restando la necessità di una
volontà politica che ad oggi manca.
Se tutto questo
avvenisse sarebbe, per noi edili, una opportunità di lavoro, per tutti coloro
che producono tubi in manufatti di cemento, mentre per gli agricoltori
sarebbero interventi di sviluppo futuro.
Il nostro obiettivo è
di, data la particolarità del nostro territorio, la volontà dei nostri
lavoratori, e l’intenzione (si spera) della nostra classe imprenditoriale di
crescere ed investire, combattere e creare le condizioni di un nuovo elemento
programmatico che veda tutte le forze politiche sindacali ed istituzionali
ancora più impegnate sullo sviluppo economico stanziale.
Una cosa è certa, a
nessuno faremo sconti e ci batteremo affinché lo sconto non sia chiesto e le
promesse fatte si trasformino in certezze per il futuro di questo territorio.
E’ vero,
l’Amministrazione Comunale, sta impegnandosi a sviluppare sul nostro
territorio, una serie di interventi atti a dare uno sviluppo diverso con una
ricaduta occupazionale di vaste proporzioni.
Gli alloggi anti-raket
al quartiere Paradiso, realizzazione di alloggi di edilizia residenziale
pubblica, investimenti per il porticciolo turistico, il recupero ambientale del
nostro territorio, la realizzazione di un centro commerciale al quartiere
Bozzano, Ma c’è ancora molto da fare e
dare le gambe a tutte quelle opere che sono state già definite dai programmi di
interventi e mi riallaccio al completamento dei lavori del Castello Alfonsino,
mi riferisco ai lavori di Costa Morena, al recupero dei quartieri e ridarle ai
cittadini per un godimento totale ed al recupero di quello già esistente perché
abbandonato ad una cattiva gestione pubblica del passato, mi riferisco, ancora
una volta, alla realizzazione del tronco fognante che collega la zona di Via
Materdomini al Casale che sicuramente incentiverebbe ancora di più a sviluppare
l’iniziativa privata molto avanzata e alla realizzazione del porticciolo
turistico che potrebbe dare una mano allo sviluppo del turismo, il fatidico
raddoppio ferroviario Bari-Lecce che renderebbe più veloce i collegamenti
ferroviari, la sistemazione del porto di Brindisi ed il recupero ambientale del
petrolchimico, perché non si può pensare alla chiusura dello stabilimento, ma
ad una sua riqualificazione garantendo l’ambiente e gli stessi lavoratori che
vi operano oltre che all’intera popolazione, la nuova immagine che si vuole
dare all’Aeroporto di Brindisi ed allo stesso porto, sono temi che devono
vedere coinvolti tutti i soggetti e, nel contempo, tenere alto il tono del
controllo e che gli stessi lavori lancino il segno di una forte ripresa
economica.
Voglio fare un’invito
all’Amministrazione Comunale ed è quello che il famoso osservatorio
sull’edilizia a Brindisi costituito nel 1999, venga messo nelle condizioni di
lavorare e di controllare.
Un dato certo è che il
nostro settore in questi ultimi anni, nella nostra realtà, ha subito degli
arresti dovuti alla decantierizzazione della Centrale ENEL di Cerano ed alla
mancanza totale di programmi d’investimento che ha pesato non poco sul
mantenimento del livello occupazionale a Brindisi allargando ancora di più la
grande impresa dei disoccupati; è ora di dare un segno di cambiamento
rispettando regole.
Ø
5- Legalità e lavoro sommerso
Il settore delle
costruzioni è quello dove più è presente, diffuso, il fenomeno evasivo della contribuzione-retribuzione,
il lavoro nero che si annida nel nostro settore causato anche dalla
destrutturazione dell’occupazione e da una destrutturazione imprenditoriale.
L’assurdo è che, mentre
assistiamo alla chiusura di determinati cantieri regolari o quasi, dall’altra
assistiamo al crescere del lavoro nero che assume sempre più percentuali
vastissime. Nella
composizione del lavoro irregolare una quota crescente è rappresentata dai lavoratori stranieri anche per effetto
della forte domanda di lavoro alla quale fanno riscontro i limiti imposti dalle
attuali normative sui flussi.
Questa percentuale la si
può confrontare con i dati che vengono forniti dall’ISTAT e dall’INPS che
mettono in netta evidenza che il lavoro nero è fiorente perché, rispetto ai
dati che pubblica la Cassa Edile, lo scarto esistente tra Ditte che denunciano
i propri lavoratori e quelli che non effettuano alcuna denuncia ed il lavoro
che viene svolto sul territorio è notevole.
L’altro dato che
preoccupa è quello che, rispetto ad una regolare assunzione, ad un regolare
contratto di lavoro, si opera senza applicare i contratti e le leggi.
Questo dato è fortemente
presente nella nostra realtà anche perché l’Ente appaltante, non effettua le
eventuali verifiche anche in presenza di forti ribassi o in presenza di offerte
anomale.
Bisogna utilizzare al
meglio i nostri enti bilaterali attraverso la costituzione di osservatori
all’interno della Cassa Edile, l’utilizzo nel migliore dei modi, dell’Ente
Scuola Edili per informare e formare i lavoratori ed un pieno funzionamento del
Comitato Paritetico Territoriale in quanto organo di vigilanza e di controllo
necessari per migliorare le condizioni di vita nei cantieri, stabilendo quel
rapporto, con le aziende associate, di controllo preventivo nell’interesse
della salute.
Ora sappiamo bene, lo
abbiamo conosciuto l’obiettivo di Confindustria fortemente interessata alla
soluzione dell’occupazione, visto e considerato che non hanno voluto utilizzare
formule che la stessa Finanziaria 2001 aveva messo in campo per sconfiggere il
lavoro nero relative agli incentivi sui nuovi occupati con il credito d’imposta
per chi assumeva lavoratori a tempo indeterminato, ma chiedono aiuti che
sicuramente intaccano il tessuto sociale.
Non si può parlare di
sviluppo se si chiedono solo sconti, le aziende devono essere innovative e non
di quantità, puntare molto sulla qualità del prodotto e considerare la forza
lavorativa elemento importante della propria azienda ed essenziale anche nei
confronti di chi deve saper valutare la professionalità qualitativa in fase di
gara.
E’ un elemento di
rinnovamento mirato essenzialmente a dare segnali di sviluppo, di democrazia e
rispetto soprattutto della dignità del lavoratore edile.
Investire sui propri dipendenti significa mettere al centro il
problema sicurezza senza tralasciare niente al caso.
Tutto questo ha un costo
e bisogna darsi come obiettivo un mercato degli appalti, nel quale possono
affermarsi i principi della qualificazione di tutti i soggetti interessati,
della corretta competizione e delle pari opportunità per le imprese nel
rispetto delle leggi.
A fronte di tutto ciò
appare fondamentale e non rinviabile una decisa ripresa di iniziativa per
costruire una strategia di politica
attiva del lavoro che punti a respingere tali attacchi mettendo al centro
dell’iniziativa la riaffermazione dei diritti, una maggiore continuità del
lavoro, la sicurezza, la qualificazione e stabilizzazione dei lavoratori, il
riconoscimento visibile di una carriera professionale.
Questi traguardi sono
indispensabili per tirare fuori il lavoro sommerso.
Ø
6- Enti Bilaterali e rapporti unitari
E’ indubbio che il ruolo
degli enti bilaterali è di estrema importanza per il nostro settore se fatti
funzionare nell’interesse di tutti noi.
Registriamo che
quest’anno presso la Cassa Edile di Brindisi, tramite le verifiche effettuate,
che il flusso contributivo è risultato eguale allo scorso anno per un ammontare
complessivo di ore prodotte pari a 2.100.000.
Il dato che ci deve far
riflettere è che, a fronte di 2.100.000 ore prodotte, 1.700.000 ore sono state
prodotte da imprese della nostra provincia e 400.000 ore da imprese di fuori
provincia e che, rispetto ad un totale di 500 imprese regolarmente registrate
presso l’ente, 350 sono della nostra provincia e 150 risiedono fuori provincia,
per un totale complessivo di forza lavoro pari a 2.400 unità.
Potrebbe sembrare del
tutto normale ma, in realtà, la situazione che allarma è la seguente: su un
totale lavori appaltato di £ 168.000.000.000, la maggior parte in opere pubbliche,
il 59% pari a 99.000.000.000 sono svolti da imprese di fuori provincia, mentre
il 41% pari a £ 69.000.000.000 da imprese della provincia; il tutto fa
sicuramente innescare il meccanismo che forse la maggior parte delle aziende di
fuori provincia affida i lavori ad aziende che non sono in regola con quanto
previsto dalla normativa.
Da qui parte l’esigenza
di far funzionare i nostri enti bilaterali che, in perfetta sintonia con gli
istituti INAIL e INPS e la collaborazione delle Amministrazioni locali
interessate possano verificare se gli adempimenti contrattuali vengono
effettuati dalle imprese e, nello stesso tempo, utilizzare l’ente Scuola Edile
in uno con il Comitato Paritetico Territoriale facendo azioni di controllo,
formazione ed informazione alle imprese.
In questa occasione è
ancor più necessario che sia definitivamente inserito il DURC quale strumento
di controllo da parte degli enti per la lotta al lavoro nero.
Bisogna impegnare
risorse per la costruzione di un articolato ed organico progetto-guida
sperimentale che sia in grado di raggiungere direttamente le diverse tipologie
di realtà aziendali presenti nel settore e di rappresentare un reale vantaggio
comune.
La riqualificazione
continua dei lavoratori in stretto rapporto con la ridefinizione continua dei
fabbisogni rappresentano uno strumento fondamentale per la qualità del lavoro e
dei suoi prodotti, per la qualità dell'impresa, per la lotta all'evasione ed al
lavoro nero, per la continuità del lavoro, per una proficua autonomizzazione delle
figure professionali, per la modernizzazione dei processi produttivi e dei
materiali.
Il nostro ruolo in
questo contesto, che deve guardare ed avere l’obiettivo di far crescere la
coscienza tra i soggetti interessati, deve rivestire caratteri unitari e di
ampio raggio perchè l’unità su tali problemi è indispensabile ed anche perché,
si può veramente dare agli enti bilaterali quel ruolo non solo di assistenza ma
di essere parte propositiva sia nell’interesse dei lavoratori ma anche
nell’interesse della classe imprenditoriale. Gli strumenti ci sono e faremo in
modo che gli stessi vengano usati perché la tutela della qualità del lavoro sia
il primo punto tra i nostri obiettivi.
Garantire questo diritto nel nostro
settore, significa rendere lo stesso, forte e strutturato, robusto nella sua
interezza ed evita la collaborazione del lavoro nero, ed il nostro obiettivo è
stato, lo è e lo sarà quello di smascherare tutte le forme che impediscono
all’imprenditorialità sana della nostra realtà, di essere qualitativamente
competitiva senza andare ad intaccare il salario dei lavoratori.
Proprio sul non penalizzare il salario dei
lavoratori, il 15 Novembre è stato rinnovato il biennio per i lavoratori delle
cave, del marmo e inerti, e delle lavorazioni di materiali lapidei.
L'aumento a regime sarà di 122.000 lire per
il livello C e di 119.000 lire per il livello D a decorrere dal 1 ottobre 2001
e dal 1 ottobre 2002.
Il contratto, che è stato rinnovato senza scioperi, e nel pieno rispetto elle
regole dell'accordo del 23 luglio '93, entra quindi in vigore alla scadenza
regolare.
Un
risultato questo, che tutela pienamente le retribuzioni; ma il dato più
importante, ottenuto dalla trattativa, e l'aver dato anche in questa occasione,
stessa questione si era verificata con la definizione del contratto per il
cemento, una grande prova di tenuta unitaria.
Indubbiamente siamo consapevoli che abbiamo
la strada davanti a noi piena di insidie, difficoltà messe in campo all’ultimo
minuto ed anche la consapevolezza che ci aspetta un grande battaglia per dare
continuità e conferma dei grandi risultati ottenuti in questi anni dal governo
di centro sinistra, anche se le critiche non mancano.
Ø
7-
Ambiente e salute
Sappiamo tutti bene di come sta andando
avanti la vertenza a Brindisi riguardante il problema dell’amianto e di tutti i
danni causati in tutti questi anni ai lavoratori che hanno operato e che stanno
operando all’interno del petrolchimico.
Il Sindacato critica l'atteggiamento del
governo su Porto Marghera ed in particolare ritiene ambiguo il modo di
procedere in merito ai risarcimenti per danno ambientale prodotti dalle
industrie del posto.
Già abbiamo assistito da parte
dell'Avvocatura dello stato ad una transazione di 550 miliardi tra governo e
Montedison a fronte di una valutazione di danni per 80 mila miliardi, mentre si
prospetta il rischio che, a seguito dell'annuncio dell’ Onorevole Fini al
Parlamento del mandato all’Avvocatura di predisporre gli estremi della
transazione, i saldi verranno realizzati anche con l’Enichem.
Si avverte, per noi, la necessità che i
cittadini ed i lavoratori vengano informati e coinvolti dal momento che sono
loro ad aver già pagato i prezzi più cari.
La nostra organizzazione ha più volte
chiesto, inutilmente, al Ministero dell’Ambiente di conoscere l’accordo che era
stato definito tra governo e Montedison, ma, come al solito, ciò è stato
impedito da un gioco di rimpallo tra uffici, che ha impedito, di fatto, a non
sapere ancora nulla.
E’ evidente che si avverte la necessità di
capire cosa è stato deciso, in base a quali criteri e quali sono stati gli
impegni assunti dal governo che, sicuramente, si sarà assunto la responsabilità
di dare un duro colpo a quel clima di reciproca responsabilizzazione delle
parti sociali che negli ultimi anni ha consentito di affrontare positivamente
il complesso problema delle bonifiche ambientali dei siti industriali
inquinati.
Indubbiamente a Brindisi, dopo che sono
stati registrati casi di lavoratori che purtroppo sono stati colpiti dalla
svestosi, dopo che i casi sono stati riportati sulle cronache di tutti i
giornali e di tutte le televisioni, assistiamo ad un diritto non riconosciuto
per la realtà del nostro settore.
Lo abbiamo chiesto e continueremo a
chiederlo a tutti i livelli perché il Governo ed in particolare il Ministero
del Lavoro intervenga per far applicare la piena applicazione della Legge e nel
contempo ridare certezza per quei lavoratori edili che sono interessati; alle
aziende del settore ed agli enti competenti il controllo, perché in tutta la
nostra realtà sia data completa applicazione della legge compresa l’esatta
compilazione dei curriculum (che ancora ad oggi non rispondono all’esatta
individuazione delle mansioni svolte su tutti i reparti dello stabilimento) che
accerti l’esatta esposizione all’amianto e non solo sulla base delle
dichiarazioni aziendali, ed in ultimo il completo ritiro dei ricorsi presentati
al TAR.
Brindisi non deve
diventare il secondo Porto Marghera!!!!!
Ø
8-
Il ruolo della FILLEA
Sappiamo bene quello a cui mirano altre
forze nei confronti del sindacato e sul diritto dei lavoratori e lo abbiamo
verificato in quest’ultimi giorni con il Governo Berlusconi.
Ma tutto questo non ci spaventa, anzi ci
carica maggiormente affinché si abbia la forza di rispondere come già
rispondemmo quando si voleva dare, con il referendum, la libertà alle aziende
di licenziare senza giusta causa. (sono riusciti con il governo di
centro-destra ad applicare norme anticostituzionali, un intervento gravissimo per le modalità
con cui è stato adottato e naturalmente per i contenuti. Perché si tratta di
interventi che modificano in linea di principio e di fatto l'articolo 18 dello
Statuto dei lavoratori, che è un caposaldo del sistema di tutele del diritto
del lavoro italiano)
Indubbiamente siamo consapevoli che abbiamo
la strada davanti a noi piena di insidie, difficoltà messe in campo all’ultimo
minuto ed anche la consapevolezza che ci aspetta un grande battaglia per dare
continuità e conferma dei grandi risultati ottenuti in questi anni dal governo
di centro sinistra.
Sappiamo bene quello a cui mirano altre
forze nei confronti del sindacato e sul diritto dei lavoratori e lo abbiamo
verificato in quest’ultimo periodo con il Governo Berlusconi.
Faremo il nostro dovere
come sempre lo abbiamo fatto e rafforzeremo il nostro intervento in tutte le
nostre strutture con iniziative propositive, idee e soprattutto con la
convinzione di portare i lavoratori nella massima dignità.
Indubbiamente nella nostra realtà abbiamo
notato in questi ultimi anni una crescita notevole di piccole aziende che
offrono lavoro a centinaia e centinaia di dipendenti.
Sappiamo bene che l’imprenditoria locale è
leva importante di crescita di una economia locale e dobbiamo puntare affinché
vengano superati gli ostacoli sul rapporto che noi vogliamo avere con questa
categoria.
Vogliamo avere un ruolo propositivo,
collaborando con le aziende, perché solo migliorando la qualità del servizio e
del prodotto finito, anche le piccole Aziende Artigiane possono competere su un
mercato che, con il passare del tempo, diventa sempre più esigente.
La ricerca continua sui materiali, la
consapevolezza di essere certi che con l’apertura dei mercati devi essere
azienda certificata, fa presupporre che ormai anche noi come sindacato dei
lavoratori, dobbiamo attrezzarci, dobbiamo compiere quel salto di qualità tale
da rendere noi all’altezza dei tempi ed in linea con l’orientamento europeo.
Una organizzazione che deve rispondere alle
grandi scelte che la CGIL si è data in tutti questi anni, costruendo proposte
che hanno sempre l’obiettivo dello sviluppo locale e nel contempo renda
possibile un servizio di qualità all’impresa artigiana, alla sua formazione e
collabori a sviluppare il sistema creditizio.
L’artigianato riveste carattere importante,
lo dicevo prima, dove stanno trovando lavoro molti ragazzi. Utilizzare nuove
menti per il recupero di edifici storici, il recupero di monumenti e
l’applicazione di materiali innovativi sì, ma tradizionali, danno il sentore
che parecchio si può fare e lì punteremo per dare la nostra disponibilità per
preparare, formare questo nuovo scenario.
I rapporti con il CNA
devono essere rafforzati perché crediamo che lo stesso CNA abbia grande
capacità imprenditoriale e sicuramente non vuole far vivere la propria classe
imprenditoriale di subappalti.
Abbiamo bisogno, a mio
avviso, di un confronto serio, insieme a FILCA e FeNEAL, con l’ANCE per
definire percorsi che vadano nell’interesse della collettività perché le
anomalie registrate in tutti questi anni non diventi per loro una situazione di
comodo; da questo confronto dobbiamo arrivare a definire, in tempi brevi, il
Contratto Integrativo Provinciale del settore ormai in scadenza.
Abbiamo una
organizzazione viva, lo dimostrano le assemblee congressuali fatte sui posti di
lavoro e nelle nostre leghe di provincia, dove, dalle stesse assemblee, è
emerso chiaro l’orientamento della FILLEA con una adesione totale alla mozione
“Diritto e Lavoro in Italia ed in Europa”, ma non basta.
Abbiamo bisogno di una
struttura che deve essere presente sul territorio in modo capillare e svolga
quel ruolo non assistenzialistico ma
propositivo di iniziative politiche, contatti quotidiani con le istituzioni
locali e di controllo sul territorio.
L’obiettivo è quello
che, attraverso determinate iniziative sul territorio, si riesca a costituire
in tutte le realtà territoriali strutture della FILLEA organizzate che siano
punto di riferimento dei lavoratori del settore e non solo.
Noi abbiamo costituito
nei maggiori centri della provincia, la struttura organizzativa della FILLEA
comunale ed i responsabili avranno il compito di avviare iniziative politiche
anche e soprattutto unitariamente con FILCA e FeNEAL, insieme alle quali noi
abbiamo tracciato percorsi unitari che vedranno la realizzazione di iniziative
unitarie a livello provinciale che si svolgeranno nel mese di gennaio, febbraio
e marzo 2002 sul tema dei diritti, della salute e della qualità del lavoro,
affinché si possa dare le basi per rendere più vivibile il luogo di lavoro. Lo
abbiamo partato avanti con il Governo di Centro Sinistra e oggi lo porteremo
avanti con il Governo di Centro Destra, chiederemo collaborazione agli enti e
maggiore presenza all’Ispettorato del Lavoro coinvolgendo le stesse imprese
perché possano investire sulla qualità. Questi sono per noi gli obiettivi che
porteremo avanti unitariamente.
Garantire questo diritto nel nostro settore
significa rendere lo stesso forte e strutturato, robusto nella sua interezza ed
evita la collaborazione del lavoro nero, ed il nostro obiettivo è stato, lo è e
lo sarà quello di smascherare tutte le forme che impediscono
all’imprenditorialità sana della nostra realtà, di essere qualitativamente
competitiva.
Nel settore dei servizi che dobbiamo
fornire ai lavoratori abbiamo effettuato passi molto grandi perché abbiamo
aperto una stretta collaborazione con le strutture INCA e SAFIL perchè pensiamo
che il lavoratore oltre ad avere una garanzia totale sul piano contrattuale,
nel rapporto con l’azienda per la tutela dei propri diritti, debba avere anche
la certezza che tutti i suoi problemi, problemi quotidiani, abbiano risposte
veloci, precise e che venga risolto positivamente il problema richiesto, e non
possiamo mettere ad un angolo la grande collaborazione che c’è con la FLAI ed
il Sindacato dei pensionati.
Ecco il volto che noi vogliamo dare alla
FILLEA-CGIL, tutta la forza di essere al passo con i tempi, l’utilizzo del
nostro sito INTERNET è un segno di sviluppo perché il lavoratore deve avere
informazioni sui rapporti con la Cassa Edile, problemi legati alla malattia,
all’infortunio, documenti da compilare,
segnalazione su aziende che non rispettano il CCNL e quant’altro, tutto
telematicamente, perché siamo convinti che la dignità del mondo operaio deve
essere al centro di tutti i nostri obiettivi e traguardi.
Un sindacato che sia a tutela dei
lavoratori e che i sacrifici che facciamo tutti noi, servano a ripristinare
quella dignità che qualcuno vuole delegittimare.
Saremo quindi necessariamente impegnati in
un'azione tesa ad affermare il valore irrinunciabile della democrazia dei
lavoratori, unitamente all'affermazione dei diritti. Il ruolo, perciò, delle
costruzioni è strategico sia nel presente che per il futuro.
La FILLEA sarà sempre accorta e si batterà
per sconfiggere qualsiasi forma di illegalità e violazioni di norme, perché i
lavoratori, essi siano iscritti o no, vengano tutelati.
Non ci faremo intimidire da minacce e non
faremo denunce senza esporci perché la FILLEA è onesta, trasparente e,
soprattutto, ha un grande consenso tra i lavoratori.
Grazie a tutti i presenti per la pazienza
avuta, consapevole che dal dibattito emergeranno elementi altamente positivi
nell’interesse di costruire quel percorso per avere una organizzazione
qualificata.