XVI CONGRESSO  PROVINCIALE FILLEA-CGIL

 

 

Relazione di Guelfo Bonora

 

PREMESSA

 

Care delegate, cari delegati, Signori invitati.

 

Prima della mia relazione introduttiva, permettetemi un breve ricordo di un compagno, un amico.

 

Nell’estate, ci ha lasciato il compagno, GABRIELE ZAPPATERRA, con lui è scomparso un dirigente sindacale che ha lasciato una traccia profonda nella storia della CGIL e nel movimento operaio Ferrarese.

 

Una delle poche persone in grado di parlare con tutti, nella franchezza e nella dialettica che lo contraddistingueva, una persona degna di fede, autorevole e appassionato, ma sempre leale e sincero.

 

ZAPPA, amava il confronto esplicito, aveva il coraggio delle proprie opinioni e grande rispetto di quelle altrui, aveva per questo un’idea alta della dialettica e della democrazia.

 

Con lui si sono forgiati molti compagni, gran parte del gruppo dirigente della nostra Camera del Lavoro, li ha cercati e voluti lui: Io sono uno di quelli.

 

Non voglio tracciare la sua vita politica sindacale, ma ricordarlo per quello che era.

 

 

In uno dei nostri ultimi colloqui il 1° Giugno, al centenario della nostra camera del Lavoro”, dove il male lo aveva già aggredito non fece trapelare nulla, mai un cenno personale,  anche nell’ultimo nostro dialogo parlammo di politica, di Sindacato e del congresso che si stava avvicinando in una visione generale e collettiva.

 

Questo era ZAPPA, il lavoro per il movimento, sempre in una visione collettiva, mai individuale.

 

Ho voluto ricordarlo in apertura della mia relazione, nella speranza che il suo insegnamento possa essere ancora di aiuto per tanto tempo per il gruppo dirigente di questa Categoria.

 

 

 

Care compagne, cari compagni.

 

Ci troviamo oggi a celebrare il XVI congresso territoriale della FILLEA di Ferrara.

 

Siamo arrivati ad un pezzo del percorso, faticoso ma che ha visto la Categoria impegnata a tutto campo, per arrivare a questo appuntamento abbiamo svolto 36 assemblee di base, coinvolti tutti i nostri iscritti, con una presenza apprezzabile.

 

Un risultato che possiamo giudicare positivo, se consideriamo la struttura della nostra Categoria, formata in gran parte da piccole e piccolissime realtà sia nel settore edile, che negli impianti fissi ed il tempo  per svolgere i congressi di base (circa due mesi) è stato per noi molto stretto, considerando il lavoro di programmazione.

 

La forte frantumazione della Categoria non ci ha spaventato e tutti i compagni si sono impegnati nell’ampia campagna congressuale.

 

 

In questo contesto la presentazione di due documenti, alternativi tra di loro, avrebbe potuto essere un ostacolo ma i compagni impegnati nelle assemblee sono riusciti a superarlo, dando così come è naturale che sia, dignità a tutte le posizioni.

 

Nelle assemblee svolte, (i nostri congressi di base), sono stati coinvolti  tutti  i lavoratori anche i non  iscritti al nostro Sindacato.

 

Abbiamo eletto 44 delegate e delegati, in un rapporto delegati iscritti  1/50 o frazione  superiore a 25, in una discussione impegnativa, appassionata che si è svolta in un clima di serenità.

 

Il carattere del dibattito è stato importante perché ha favorito la costruzione di un  rapporto di fiducia con i nostri iscritti e consolidato la prassi di una dialettica determinata dalla diversità di idee, di sensibilità e non dall’appartenenza politica.

 

Il XIV congresso della CGIL, si apre a distanza di pochi mesi dall’accordo separato sul contratto dei meccanici e nella straordinaria manifestazione del 16 novembre di quei lavoratori, che a Roma hanno manifestato per la democrazia, dall’approvazione della legge finanziaria ed all’indomani dei gravi fatti di Genova, i cui echi non ancora del tutto spenti, pongono pesanti interrogativi sulla natura di questo Governo e dei suoi orientamenti nella politica economica e sociale, che investono gli interessi e i diritti di milioni di lavoratori e pensionati.

 

Per ultimo, ma solo in ordine cronologico, il crudele atto terroristico dell’11 Settembre sferrato all’America che ha sconvolto il mondo.

 

Non è stato un attacco ad un singolo Paese, ma alla comunità internazionale, che deve rispondere con tutti i suoi strumenti, bisogna fare attenzione, ora, affinchè le azioni di contrasto,  non si trasformino in ritorsioni inefficaci nei confronti del terrorismo e pericolosi per un possibile allargamento del conflitto in atto, un atto che, come sempre capita nelle scelte di chi pratica il terrorismo, ha una fortissima valenza simbolica.

 

Gli obiettivi scelti, quelli colpiti ma anche quelli mancati, rappresentano valori che appartengono alle democrazie di gran parte della comunità internazionale.

 

Fondamentale per la pace è la sconfitta del terrorismo, che deve essere messo in condizioni di non ripetere mai più quello che ha fatto, ma bisogna anche evitare che le azioni di contrasto ricadano su popolazioni inermi come sta accadendo in Afganistan.

 

La comunità internazionale deve agire, con i suoi Organismi, anche se questi hanno attualmente scarsa efficacia, deve sollecitarne una profonda riforma che passi attraverso una politica di cessione di quote di sovranità, è una riforma necessaria, non più rinviabile, perché solo questi Organismi possono garantire un nuovo equilibrio mondiale.

 

Nell’immediato è necessario fermare la guerra i bombardamenti, per consentire gli aiuti umanitari ai profughi e ai civili inermi, come richiesto dal Commissario ONU,  per ricondurre l'azione militare ad un contrasto mirato ed efficace del terrorismo, impedendo la guerra e la sua possibile e progressiva estensione.

 

Io aggiungo personalmente poche considerazioni, la guerra sta diventando una via frequente, non più eccezionale per risolvere la crisi internazionale.

 

E’ questo un passaggio epocale su cui però poco si riflette, diciamolo con franchezza, la cosa più terribile che si può pensare in queste settimane, anche dopo la liberazione di Kabul è che ormai sia troppo tardi.

 

Tardi per la politica, tardi per trovare una soluzione all’altezza dei problemi che dobbiamo affrontare.

 

La guerra, il ricorso alle armi hanno questo potere, riducono lo spazio di discussione, spesso ti costringono al silenzio.

 

La complessità e la verità dei fatti e delle cause che hanno prodotto una crisi internazionale come quello che stiamo vivendo richiederebbero un’analisi articolata, estesa nel tempo, capace di far comprendere i comportamenti contraddittori, le alleanze innaturali i calcoli a breve termine di cui si sono resi responsabili i protagonisti di questo conflitto.

 

Si pensa davvero che una volta arrestato e/o ucciso BIN LADEN, rovesciato il Governo afgano il problema sarà risolto?

 

Ed infine quali saranno i rapporti del mondo occidentale, con quei Governi antidemocratici, che oggi sostengono l’alleanza internazionale, dopo aver finanziato per anni i movimenti fondamentalisti?

 

Sono contrario alla guerra perché milioni di persone qualunque, che non sono terroristi, che non sono fondamentalisti, ma solo persone che hanno sopportato una brutale guerra civile per venti anni, corrono il rischio di morire lentamente di fame strette dalla morsa del gelo invernale sulle montagne dell’Afganistan.

 

Per quanto lodevoli siano gli obiettivi dichiarati della guerra l’esito sarà un genocidio. Questo lo sappiamo!

 

Questo  nelle assemblee con i lavoratori è stato uno dei temi più marcati  e  che ha fatto risaltare la  forte preoccupazione di tutti.

 

Non  certamente secondario l’analisi sulla politica economica del Governo in merito alla legge Finanziaria approvata dal governo Berlusconi.

 

Una Finanziaria non all’altezza dei problemi che il Paese ha di fronte, per l’inefficacia, in gran parte costruita sulla sabbia, per quanto riguarda numeri e previsioni,  per qualche aspetto iniqua.

 

L’iniquità di una manovra economica che non dà impulso ai consumi, che prevede un sostegno aggiuntivo alle famiglie di 1.500 miliardi, contro i 27-28 mila della finanziaria dell’anno scorso, non restituisce il Fiscal Drag, dimentica il sud, lascia ai pensionati le briciole e blocca il taglio delle aliquote Irpef, che il centrosinistra aveva approvato con la manovra del 2000.

 

 

Il nostro è l’unico Paese in cui si fa una finanziaria di ordinaria amministrazione.

 

In più, l’inserimento di deleghe su materie che riguardano tavoli di confronto da costruire con le Parti Sociali la rende particolarmente pericolosa.

 

La legge finanziaria ipotizza, una crescita per il 2002 del 2,3 per cento del prodotto interno lordo, un’ipotesi auspicabile, ma lontanissima dalla realtà.

 

La preoccupazione è che se, com’è prevedibile, l’obiettivo non sarà raggiunto, il Governo dovrà mettere mano alla spesa corrente, ridimensionandola, per compensare quello che non è venuto dalla crescita.

 

Altro punto debole è la mancanza di una politica della domanda, “ Già nel documento di programmazione economica e finanziaria il Governo aveva deciso, che i provvedimenti per i cento giorni sarebbero stati orientati “solo all’offerta”.

 

E così è stato anche per la finanziaria”.

 

Di politica per il mezzogiorno non c’è traccia e manca il finanziamento per la programmazione negoziata, il Governo non ha poi neppure preso in considerazione la possibilità di una diversa modulazione della spesa, già fissata per le infrastrutture, al fine di sostenere la crescita.

 

I vantaggi promessi alle famiglie con figli a carico, alla fine, per molti, saranno solo compensativi di quanto è stato tolto loro grazie alla mancata diminuzione dell’Irpef, come previsto nella finanziaria del precedente Governo.

 

Difficile appare la situazione anche in merito ai contratti.

 

Non sono previsti infatti risorse sufficienti per poter rinnovare i contratti dei dipendenti pubblici, sulla base dei meccanismi che hanno guidato i precedenti rinnovi.

In sostanza il quadro d’insieme conferma la messa in soffitta della politica dei redditi, a favore dell’introduzione di ipotesi redistributive, in cui non c’è traccia di equità.

 

La legge delega, anche se abbrevia i tempi attuativi, ha il difetto grave di esautorare ogni forma di confronto, e questo è tanto più grave quanto più delicato è il tema della delega.

 

In questo caso si tratta della modifica del sistema fiscale, mercato del lavoro e pensioni, riforma degli Enti a cominciare da quelli previdenziali.

 

Con il sistema della delega, viene ridimensionato lo spazio per il confronto tra le parti sociali ed è svuotato il dibattito parlamentare.

 

La strumentale proposta, contenuta nel libro bianco del Ministro Maroni, (che per brevità di tempo lascio ai delegati la lettura attenta del documento che troverete in cartella), è quella di introdurre doppi regimi per i lavoratori, come pratica nell’instaurare rapporti di lavoro, si prospetta un modello di relazioni nel quale la rappresentatività collettiva è marginale.

 

Attenzione, compagne compagni, quello di introdurre doppi regimi per i lavoratori, come pratica nei rapporti di lavoro, come definizione per tutele e diritti individuali e collettivi, è’ un quadro che ha come obiettivo, una sola condizione:

- LO SNATURAMENTO DEL SINDACATO.

 

In un quadro parlamentare che sembra, che l’opposizione sia passiva o appare incerta e divisa su questioni decisive, dai contratti, alla difesa dell’art. 18, o comunque non in grado di contrapporre all’invadenza e alla tracotanza della destra, un suo progetto sociale e un briciolo di resistenza, nemmeno con strumenti istituzionali della pratica parlamentare, come nel caso della legge sul Diritto Societario.

 

A fronte della  messa in discussione dei diritti acquisiti, dell’Art.18 dello Statuto dei Lavoratori, (sponsorizzato dalla Confindustria), “e già respinto con un democratico Referendum  nel 2000 dai cittadini italiani”,  la CGIL e la FILLEA daranno battaglia in tutte le Sedi opportune, perché la riduzione della tutela, contro i licenziamenti senza giusta causa, darebbero potere assoluto alle imprese.

 

Gli interventi sull’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, con una legge delega, scavalcando il Parlamento e ignorando il sindacato, questo Governo rende più facili i licenziamenti attaccando frontalmente l’articolo 18.

 

La “sperimentazione”, così viene chiamata è prevista per:

 

- I lavoratori e le aziende che riemergono dal nero.

 

- Nella trasformazione di contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato.

 

-  I neo assunti di aziende che con i nuovi ingressi potrebbero superare i 15 dipendenti.

 

A nessuno di noi può sfuggire che non sarà a carattere sperimentale, è impensabile che passati 4 anni, durante i quali si avrebbero gravi danni ai diritti, quell’articolo venga ripristinato, come è impensabile che per un pugno di lire si possano comprare la dignità e i diritti di un lavoratore.

 

Su questo disegno siamo pronti allo scontro anche duro con il Governo.

 

 

 

LA NOSTRA CATEGORIA

 

Compagne e Compagni

 

Anche per il 2001, anno che si sta per concludere, possiamo già oggi affermare che raggiungeremo il 100% degli iscritti, per il terzo anno consecutivo, con aumento nel settore edile e tenuta tra gli impianti fissi.

 

 

Siamo soddisfatti, perché siamo di gran lunga la prima Organizzazione del settore in Provincia e un grazie va ai nostri delegati per il lavoro svolto.

 

Ma la presa non va mollata, dobbiamo quindi continuare, perché il cuore dell'Organizzazione è il proselitismo, perché è dalle condizioni di rappresentanza che si misura la nostra efficienza e le conseguenti politiche organizzative, ma è vero anche, che le scelte di politica organizzativa, la politica dei nostri quadri e delle risorse, sono lo strumento che consente di praticare un proselitismo forte, che abbia carattere di continuità e che produca consenso e costante coinvolgimento dei lavoratori che si iscrivano alla FILLEA.

 

Così come le scelte di politica “sindacale e contrattuale”, le strategie di tutela dei diritti, gli obiettivi di sviluppo e occupazione, sono strumenti che consentono di avere le condizioni per svolgere un ruolo fondamentale a conquistare risultati per  chi  rappresentiamo e per i lavoratori stessi.

 

Il Sindacato esiste perché i lavoratori ci consegnano fiducia nel farsi rappresentare, senza risultati in termine contrattuali, sui diritti e sulle tutele, l'adesione diventa complicata e in un periodo di stanca ideologica potrebbe essere considerata inutile, quindi, tutto sta insieme, quasi come una catena di montaggio circolare.

 

Non è un caso, che politiche ed organizzazione sono le due facce di una sola medaglia è per questo, che i nostri progetti di proselitismo sono sempre accompagnati da iniziative ed analisi sullo stato dei settori che compongono la Categoria, sulle loro condizioni produttive occupazionali, sulle politiche attive del lavoro, sulle caratteristiche del mercato, sul sistema delle imprese, sulle regole e sulla legalità.

 

Una particolare riflessione, va avviata nel comparto del settore artigiano del legno, ogni anno è lo stesso bilancio, il grado di sindacalizzazione è limitato, non è possibile continuare a reggere questa situazione.

 

Neppure l’occasione di “ARCO” prima, “ARTIFOND” dopo, ossia la previdenza complementare di settore, ci ha visto realizzare un apprezzabile risultato.

 

Abbiamo già sollevato questo problema in vari direttivi di Categoria, sono stati messi in campo da parte della Categoria progetti in raccordo con la C.d.L.T., ma il risultato è ancora insufficente.

 

E’ un ulteriore sforzo che ci dobbiamo porre, sapendo che il lavoro è già tanto e che le risorse umane sono quelle che sono, ma non c’è alternativa, se non vogliamo vanificare la nostra rappresentatività in un  settore oggi emarginato dal contesto.

 

La nostra Categoria, come in generale il mondo del lavoro in questi anni hanno subito grandi trasformazioni, la crisi dell’edilizia degli anni ’90 ha comportato per il settore a Ferrara la scomparsa di grandi aziende (FEGGI – CERVELLATI – MAZZANTI).

 

La forte parcelizzazione del settore, con un ricorso massiccio al subappalto ed al decentramento produttivo, ha fatto si che il lavoro di tutela e di organizzazione della rappresentanza dei lavoratori è sempre più difficile.

 

Le imprese sono piccolissime, (media dipendente 3,5) e sono guidate da imprenditori che si sono formati sul campo di battaglia e molte volte senza una cultura di vera imprenditorialità.

 

A Ferrara il settore dell’edilizia è fortemente destrutturato, caratterizzato da processi di dequalificazione in atto nelle imprese, è’ un settore che non riesce ad incidere adeguatamente nella produzione della ricchezza economica provinciale (e comunque di certo meno che nelle altre zone del Paese).

 

In un settore nel quale il sistema delle grandi imprese, quelle poche che sono rimaste quelle che rappresentano a Ferrara l’ossatura di un sistema produttivo,  orientano i propri processi di riorganizzazione fuori dalle attività produttive dirette, per riprodurre un modello già conosciuto con il decentramento produttivo, con il pseudo lavoro subordinato e fittizi lavoratori autonomi.

 

Il problema dell'edilizia ferrarese è l'estrema frantumazione di impresa, a causa della quale l'impresa fatica ad affrontare i suoi impegni rispettandone tutte le regole, ne discende che queste, sono portate a rispettare tutto ciò che le regole prevedono come obbligatorio e la cui violazione comporta forti sanzioni, ma non tutte le regole in materia di lavoro.

 

La legge sulla sicurezza in quanto obbligatoria ha fatto toccare un problema che esisteva anche prima, ma oggi le sanzioni sono tali da aver messo paura agli imprenditori, anche se i controlli ancora non ci sono, se fossero effettuati seriamente in tutti i cantieri sia nei lavori pubblici che privati sarebbe una strage.

 

Dopo l’ostilità iniziale, l’atteggiamento dei datori di lavoro verso la Legge 626/94  in questi anni è cambiato, il 35 per cento circa degli imprenditori, considera le risorse impegnate e finalizzate per la formazione e sicurezza come un investimento.

 

Ma gli altri?

 

E chi lavora nel sommerso?

 

Chi non ha tutela?

 

La CGIL ha lanciato quest’anno una campagna per la salvaguardia della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ma il fenomeno degli incidenti sul lavoro e delle malattie professionali hanno cambiato tipologia, ma non diminuiscono.

 

Non sono solo i dati a dover essere posti all’attenzione, perché se un cambiamento negli atteggiamenti c’è stato, quella tensione diffusa nei cantieri e dentro le imprese non si avverte, oltre che tra gli imprenditori  anche tra i lavoratori e i delegati sindacali, il tema della tutela della salute deve essere posta come al top della nostra priorità.

Noi siamo convinti, che il sistema di prevenzione basato sulla partecipazione delle parti sociali, (come stabilito dalla Legge 626), sia il più efficace quando, si basa sulla reciproca responsabilizzazione e su procedure attivate, condivise, trasparenti ed esigibile.

 

Così, non è stato purtroppo in questi anni, perché le piccole e medie imprese hanno continuato a ostacolare l’applicazione delle L.626 e nei cantieri ferraresi questo lo si riscontra quando il nostro Comitato Tecnico Paritetico di settore, che non è un organismo di controllo, ma un Ente paritetico di informazione e consulenza per le imprese  e  formazione per i lavoratori, si presenta nei cantieri,  in alcune realtà viene respinto.

 

Mentre, dall’altro le grandi imprese hanno continuato una gestione unilaterale della prevenzione, riducendo la compilazione del documento di valutazione del rischio ad un atto burocratico, compiuto senza il coinvolgimento dei lavoratori.

 

Oggi a dominare il mercato pubblico e privato a prescindere della media ponderale, è ancora la legge del prezzo più basso, che ha provocato e provoca un impoverimento del settore con la messa in discussione dei diritti contrattuali e legislativi, nonché con il risparmio negli investimenti in termine di sicurezza e di igiene sul lavoro, dobbiamo dare continuità` a quella grande sfida chiamata lotta al lavoro nero e/o grigio, alla illegalità` e per la sicurezza dei lavoratori.

 

Il lavoro nero e/o grigio, l'aumento delle imprese individuali, il ritorno in grande stile nei nostri cantieri del lavoro autonomo, del cottimo, sono i guasti e le miserie che accompagnano da una parte la crisi e dall'altra la ripresa disordinata e non controllata,  della concorrenza sleale e dell'uso sconsiderato del massimo ribasso, per catturare il lavoro presente sul mercato.

 

Il fenomeno riguarda per buona parte il lavoro privato, ma anche nei lavori pubblici non si scherza, se aggiungiamo, che sono cambiate e/o modificate, regole, leggi, diventa fondamentale per il nostro settore, aggiornare gli accordi esistenti e datati nel tempo con gli EE. LL.

Questo si rende fortemente necessario, visto ormai il grande numero di imprese extra Provincia e extra Regione che sono entrate nel mercato ferrarese, sono sempre più le imprese, non controllabili sia in materia di sicurezza e di normative contrattuali e legislative.

 

La nostra non è una difesa primaria delle imprese ferraresi, la nostra è una difesa del lavoro regolare, legale e contrattuale.

 

In questo gli EE.LL., firmatari degli accordi, non possono pensare che basti appaltare il lavoro rispettandone tutte le regole procedurali poi il loro compito è terminato, noi chiediamo più controllo da parte delle imprese appaltanti, per un controllo più costante nella fase lavorativa e nelle fasi degli stati di avanzamento lavoro.

 

Basterebbe vedere il resoconto delle indagini degli Enti preposti al controllo nei cantieri, per rendersi conto delle irregolarità più disparate.

 

Senza scaricare responsabilità a destra o a manca, occorre fare una svolta di qualità, costruendo un tavolo istituzionale dove tutti i soggetti interessati possano dare un contributo, la FILLEA è pronta.

 

In questi giorni come sindacato unitario abbiamo riallacciato i fili con gli Enti preposti, abbiamo notato disponibilità da parte degli Amministratori ad aprire il confronto, un confronto concertativo con tutti i soggetti, al fine di riordinare gli accordi esistenti con l’obiettivo di creare regole e normative per il settore in Provincia, indispensabile per uno sviluppo controllato.

 

La crisi degli anni ‘90, ha lasciato alcuni problemi irrisolti nel settore, che necessitano di più concertazione e di più negoziazione, ovvero di più relazioni tra le parti Sociali e le Istituzioni per determinare obiettivi di maggiore qualità e fissare i traguardi di una rinnovata politica industriale a favore delle imprese nel settore delle costruzioni.

 

Senza la costruzione di un tavolo concertativo prevalgono i corporativismi, prevalgono i più forti e i più deboli soccombono.

 

Nel settore mancano lavoratori qualificati, questo è il continuo ritornello delle imprese e le imprese ferraresi si rubano i lavoratori l'una l'altra, ma in questo modo non riescono mai a strutturarsi.

 

Nella Provincia la composizione degli occupati vede costantemente ridursi la quota delle professioni più qualificate, per una tendenza delle imprese ad assumere manodopera a basso costo, per conto cresce il ricorso a forme di lavoro temporaneo ed occasionale.

 

Questo modello è ancora più vero in considerazione del fatto che prima o poi si dovrà` decidere se i lavoratori immigrati devono essere semplice manovalanza, oppure, se aiutati e meno sfruttati con progetti di specifiche azioni formative, possono dare un contributo qualitativo nel settore.

 

A Ferrara abbiamo una scuola di settore in ottima salute e preparata sul piano professionale e tecnico, con un considerevole aumento del numero di corsi erogati e del numero di utenti coinvolti nei processi formativi.

 

Questo Ente va utilizzato di più, mettendo al servizio risorse umane e mezzi, la scuola in edilizia, va ripensata non nella sola vecchia logica di supporto al settore, il ciclo produttivo e formativo piaccia o non piaccia è cambiato.

 

Quindi perché non ripensare  ad un nuovo sistema formativo che abbia come obiettivo  il mercato del lavoro tra domanda ed offerta, migliorando ulteriormente la qualità del servizio formativo, collegando questioni di efficienza del sistema, con formazione dei giovani e lavoratori immigrati,  con formazione continua in un settore che oggi più che mai ne ha bisogno.

 

Una formazione continua come concretizzazione dell’impegno per la realizzazione di uno sviluppo, visibile, della carriera professionale, come rimedio all’obsolescenza di particolari professionalità e come miglioramento della qualità della stessa impresa.

 

Si, la formazione va sviluppata con risorse finalizzate, primo per  un più adeguato inserimento nel mondo del lavoro, secondo perché il lavoratore formato e preparato è più appetibile sul mercato, terzo perché formazione significa lavorare in sicurezza.

 

La nuova forza produttiva che si sta avvicinando al settore è sempre più manodopera di lavoratori immigrati, con scarsa professionalità e molte volte fortemente disagiata sul piano sociale, questi lavoratori vanno aiutati, non solo nelle  primarie condizioni professionali, ma basterebbe pensare anche come esempio al problema di umanità e dignità: la casa, e di alloggi dignitosi, le strutture di servizio e l’integrazione sociale.

 

Sono temi questi, che la Categoria non può affrontare in termini solo negoziale, ma richiedono un impegno politico delle Confederazioni sindacali, perché in tempo sempre più breve questo problema sociale esploderà.

 

E’ paradossale che un tema come questo possa fare notizia solo se proposto dal presidente dell’Unione degli Industriali Ferrarese.

 

I dati degli Osservatori provinciali (biennio 2000-2001), confermano una crescita del settore dell’edilizia a Ferrara, sono aumentati i lavoratori nel settore edile pari a circa 1000 unità, ma contemporaneamente sono diminuiti i lavoratori subordinati  e regolari.

 

In una Provincia, che in questo biennio sta facendo grossi investimenti pari forse agli anni d’oro, per citarne alcuni, la tangenziale Est ed Ovest, la Cispadana l’ospedale di Cona, per non dimenticare i forti investimenti nella Programmazione di Riqualificazione Urbana.

 

Dentro questa  tendenza c’è una questione di fondo che va affrontata ed è il SALTO DI QUALITA’ in termini strutturali che il  settore deve compiere.

 

Questo salto di qualità va tradotto nell’equazione: CRESCITA- QUALITA’ e SVILUPPO, e per noi, anche CRESCITA-QUALITA’ e DIRITTI, perché più che in altri settori rappresentano una cartina di tornasole.

 

Oggi nella Provincia questa equazione viene molte volte raggirata.

 

Le Associazioni Imprenditoriali, sono latitanti al problema e non giocano un ruolo di vero protagonismo di associazionismo Imprenditoriale, tranne forse quello della sopra vivenza.

 

In un quadro di crescita, la prima azione da fare deve riguardare le Associazione  imprenditoriali, e le tematiche di sviluppo vere che servono al settore, per una crescita di sviluppo e di qualità, per uscire da una secca, pena il continuo degrado industriale e la perdita di vere occasioni fornite dal mercato.

 

Il settore ha bisogno di una svolta, di crescere e  di avvalersi sempre di più di Imprese in grado di dare le garanzie necessarie, garanzie tecnico-morali ed  economiche, in parte presenti ed in parte da acquisire.

 

Noi siamo convinti che occorrerà porsi la necessità di convivenza fra piccole e grandi Imprese, e quindi  impedire la penalizzazione dei più piccoli perché meno forti sul piano delle garanzie finanziarie, affermiamo questo, perché oggi il sistema cantiere è fortemente diversificato e la convivenza è delle più disparate, tra imprese ed imprese.

 

Sollecitiamo gli Imprenditori, i quali devono capire che in una logica di mercato globale nulla è più garantito e per essere competitivi e presenti nel mercato si deve investire di più e il risparmio così come oggi è impostato non reggerà all’infinito, quindi c’è bisogno di una svolta  di qualità anche nella mano d’opera e nella formazione, perché il lavoratore formato professionalmente è più conveniente innanzi tutto per loro.

 

Se il giudizio che diamo del settore edile è questo, negli impianti fissi il  quadro è più  articolato.

 

In questi anni sono state chiuse importanti Aziende, direi storiche nel tessuto produttivo ferrarese, ne cito una come emblema, la PALI BENINI, ma altre ancora si potrebbero  aggiungere.

 

Abbiamo perso circa 90/100 lavoratori nel comparto, non è poco per una Categoria come la nostra.

 

Nel  settore dei Manufatti e del Legno sono stati anni in cui le principali imprese  a Ferrara hanno fatto investimenti finalizzati alla competitività e per rimanere in un mercato sempre più esigente, ma in alcuni casi senza una vera  progettualità industriale e in alcuni altri con diminuzione della forza lavoro.

 

Così è stato per MARANIT, anche se da un lato, ha fatto considerevoli investimenti, dall’altro, il forte ricambio generazionale nelle maestranze che ha interessato forse i due quinti dell’impresa e con l’avvio del ciclo continuo, ha posto e pone un vero problema, non solo nell’organizzazione del lavoro, ma nella professionalità delle maestranze, in un mercato sempre più esigente alla qualità del prodotto.

 

Qui riscontriamo una Imprenditoria che naviga a vista, senza una vera strategia industriale e che fonda le propria scelte sulle flessibilità, della mano d’opera,  in  contratti a termine ed interinali, evitando il confronto con la R.S.U. nelle politiche industriali.

 

Dimenticandosi che solo con  una R.S.U., dotata di qualità come quella presente in  questa azienda, ha potuto affrontare negli anni passati gli stravolgimenti derivanti dalla dismissione della lavorazione dell’amianto, e che quella rappresentanza sindacale si è resa  attore nella gestione e confronto sulla organizzazione del lavoro.

 

Quello che registriamo oggi, da parte di quella dirigenza ci pare ingeneroso, si deve sapere che li non faremo sconti di nessun genere.

 

 

Nel settore industriale del legno la situazione è più articolata.

 

Alla COOP LAVORANTI IN LEGNO,  impresa cooperativa che in  questi anni ha fatto grossi investimenti, in potenziamento degli impianti e dello stabilimento, portando innovazione tecnologica nonché aumento occupazionale, mantenendo un buon rapporto nelle relazioni sindacali .

Alla FALCO e alla INDUSTRIA CORNICE la situazione è stagnante, da una parte si fanno investimenti di minima, tranne alla FALCO, dove da anni c’è un progetto per l’ampliamento dello stabilimento.

 

In queste Imprese, registriamo uno scarto nelle corrette relazioni con l’imprenditoria, e difficoltà con i lavoratori nelle basilari normative contrattuali, il tutto legato alle condizione di lavoro, che come FILLEA ci trova contrari, alcuni esempi: i regimi di turni alla FALCO, al rapporto individualistico presente in INDUSTRIA CORNICE.

 

Nel settore manufatti e laterizi per eccellenza, GIEMME, PAVER, MANFREDINI, non riscontriamo forti diversità sono nel normale trend, con leggero aumento occupazionale in PAVER.

 

Nel settore laterizio la FORNACE di FILO, la cui situazione per il momento non desta forte preoccupazione, c’è un forte investimento che ci porterà a meta del 2002 ad una nuova fornace.

 

Se le relazioni sindacali sono buone, come del resto in tutto il mondo della cooperazione, va mantenuta l’attenzione perché in questo settore sia a livello nazionale che provinciale, il nodo che si aprirà a breve sarà l’espansione dei regimi di orari.

 

 

LA FASE CONTRATTUALE

 

Se quanto tracciato è il quadro della Categoria, se i compagni della segreteria nel rapporto con i nostri delegati e R.S.U. hanno retto bene la sfida, in alcuni casi anche, perché no, su una linea difensivistica, non vanno disprezzate le cose decorose e dignitose fatte in questi anni, gestione quotidiana negli enti bilaterali, sia nella vera politica  categoriale, sia negli accordi di carattere provinciali nel settore dell’edilizia, sia  nei  rinnovi degli integrativi aziendali.

 

La FILLEA a Ferrara diversamente dalle altre Categorie non ha una stagione contrattuale ben definita, ma la contrattazione, la si fa diciamo periodicamente alle regolari scadenze  e  quando la si ritiene necessaria.

In questi anni abbiamo rinnovato tutti gli integrativi, con risultati soddisfacenti per noi e per i lavoratori, visto che in tutte le piattaforme presentate, poi siglate abbiamo messo in campo l’esercizio della democrazia.

 

Prima, durante e dopo tutte le piattaforme e accordi sono passati al vaglio dei lavoratori con il Referendum con percentuali del 80% in andata e 69% nel ritorno.

 

La fase contrattuale aziendale, così come definita dai contratti nazionali, sulla base del sistema contrattuale definita nell’accordo del 23 Luglio, aveva delineato i tre criteri essenziali, Redditività, Produttività e Qualità, in base ai quali costruire il premio di risultato.

 

A dire il vero, le nostre controparti nei rinnovi avevano in mente un unico criterio, la Redditività e quanto concordato precedentemente e sancito doveva essere rimesso in discussione o cancellato, dimenticandosi, forse che negli anni precedenti la produttività e i profitti erano aumentati a discapito dei lavoratori.

 

Noi abbiamo retto il confronto, abbiamo rispedito al mittente le pregiudiziali, abbiamo aperto le trattative e chiuso su linee in rinunciabili per noi, quali: informazioni, O.d.L., assetti professionali, regimi di orari in relazione alla O.d.L. e consolidamento del salario, rispetto alle produttività aziendali.

 

Noi siamo convinti, che il tutto non sia chiuso, l’attenzione primaria rimane nella gestione degli accordi; conoscendo le nostre Controparti, siamo convinti che se non c’è un rapporto continuo con i lavoratori, le imprese tenteranno di recuperare, la dove siamo riusciti a sancire dignitosi accordi.

 

Su questa attività è giusto esprimere un giudizio, così come per la Segreteria Uscente, poiché si ricandida ad essere rieletta e ritiene di dover ricevere il consenso sulla base di un programma, che ne delinei i temi su cui operare per il futuro.

 

Con un percorso che vogliamo esercitare già da questo congresso nel rispetto della norma anti discriminatoria  come prevista dallo statuto.

 

Noi siamo per proporre al congresso un allargamento della Segreteria da tre compagni a quattro, con l’inserimento di una figura femminile, una compagna di produzione, che per cultura esperienza diversa possa dare un forte contributo alla Segreteria che ci appresteremo ad eleggere.

 

Da questo congresso eleggeremo un gruppo dirigente, il nostro direttivo di Categoria nella più ampia rappresentatività della Categoria, un direttivo che riteniamo debba essere eletto nella qualità dei nostri compagni e compagne e non costruito con il bilancino del farmacista rispetto ai risultati congressuali.

 

 

ENTI BILATERALI RAPPORTI UNITARI

 

Già nel lontano 1994/95, sembrava che a Ferrara si giungesse in tempi rapidi all’unificazione delle Tre Casse Edili, “ANCE-COOPERATIVE-ARTIGIANI”, sono trascorsi sette anni e il problema è ancora sul tappeto, sembra quasi che l’unificazione sia diventata come la “Bella Principessa Castiglia….tutti la vogliono nessuna la piglia”.

 

Sugli Enti Paritetici, in particolare sulle Casse Edili, dobbiamo per onestà dire, che la riflessione e gli ambiziosi progetti e i relativi ritardi sono dovuti in parte alla pigrizia mentale delle nostre controparti, fin dagli integrativi del 1989/1998, in tutti i tavoli contrattuali si concordava l’impegno all’unificazione, forse sono ancora convinti che l’edilizia a Ferrara sia quella di dieci anni fa.

 

Non è più così, oggi a Ferrara contando le tre Casse edili registriamo una media di 2900/3200 lavoratori iscritti, quindi regolari.

 

Noi, a torto o ragione siamo convinti, che l’unificazione delle Casse sia indispensabile per il nostro settore, non vogliamo affermare oggi che questo è una dei punti fermi di priorità, la priorità c’è già, esiste un accordo Nazionale sottoscritto e datato, basterebbe applicare quell’articolato per risolvere il problema.

 

Attenzione, i protocolli si sottoscrivono e quando entrano nelle singole realtà periferiche, non emerge il contenuto o il problema vero di settore, ma emerge il problema organizzativo e di rappresentanza spicciola.

 

Ci domandiamo se quelle Associazioni imprenditoriali che fortemente si oppongono a quel protocollo siano convinti che una struttura così articolata, in un settore come quello ferrarese possa reggere per molto.

 

 

Noi siamo convinti di no.

 

Vedete, compagne e compagni circa 18 mesi fa, come FILLEA, a fronte delle dimissioni del Direttore del C.T.P. avanzammo la proposta articolata di unificazione dei due enti “Scuola C.T.P.”, unificazione non nella sommatoria, ma nel potenziamento e qualificazione dei due Enti in un unico centro, anche a fronte della possibilità di risparmi per le imprese.

 

La nostra proposta non ha avuto riscontro, non perché la FILLEA ha fatto marcia indietro, come qualcuno furbescamente affermano, ma perché l’unificazione aveva ed ha ancora oggi un obiettivo per il settore e non può essere scambiata per risolvere soluzioni alternative a quell’obiettivo.

 

Noi non guardiamo agli Enti paritetici come merce di scambio, noi guardiamo agli Enti, come vero strumento contrattuale per i lavoratori e per le Imprese.

 

Compagne e compagni, in un certo periodo di tempo è venuto a mancare con FILCA e FeNEAL il rapporto, il confronto, una dialettica vera sindacale, non pensavamo certo,  che con  il cambio della guardia in FILCA a Ferrara si fossero  risolto i contenziosi unitari d’un colpo, abbiamo lavorato insieme, cercando la quadratura dei contenziosi aperti (R.L.S.T., Grottaferrata), oggi siamo all’intesa unitaria nella Categoria, anche grazie al contributo fornito dal regionale e nazionale.

 

Noi oggi pensiamo, che si possa aprire un periodo di lavoro tra FILLEA, FILCA e FeNEAL, sapendo che nulla è scontato con la volontà di realizzare accordi unitari di largo respiro, che potranno anche essere graduati nel tempo e che se ben costruiti potranno consentirci di aprire una nuova fase nei rapporti unitari e nella chiarezza di rappresentanza.

 

Noi di una nuova fase unitaria  ne abbiamo bisogno, sia per il governo degli Enti Paritetici, che per il rapporto con i lavoratori nelle regole e nella lealtà politica e con le imprese per i rinnovi contrattuali degli integrativi, (appena presentati nel settore edile con relativa richiesta d’incontro).

 

Abbiamo, per verità già ricevuto risposta da parte dell’ANCE e della CNA, forse perchè queste Associazione rappresentano anche Confartigianato e le Centrali Cooperative, visto che queste hanno fatto ancora scena muta rispetto alla nostra lettera unitaria, la risposta è stata negativa, come al tavolo Nazionale, in sostanza questi affermano che non c’è trippa per gatti.

 

La Categoria unitariamente sia a Roma che a Ferrara ha risposto con la mobilitazione generale, coinvolgendo anche i lavoratori delle imprese Artigiane e Cooperative, visto che da queste Associazioni non c’è stato un minimo di distinguo.

 

Le azioni di mobilitazioni del mese di novembre, con assemblee nelle imprese e con lo sciopero provinciale del 30 novembre,  ha visto una sostanziale e convinta partecipazione dei nostri lavoratori.

 

L’ANCE, non vuole fare nessun contratto! Compagne e Compagni, l’ANCE si riconferma come la parte più retrograda della Confindustria e del Padronato, anche per quanto riguarda l’applicazione dell’accordo del 23 Luglio, ne dà infatti una interpretazione restrittiva, che esclude per il biennio precedente il potere d’acquisto dei salari, rispetto l’inflazione reale.

 

Ha inoltre presentato argomenti pretestuosi e tra virgolette si dichiara combattiva contro il lavoro nero, senza chiamare mai in causa le responsabilità delle imprese e fonda le scelte sulla strategia dei due tempi:

prima il lavoro, poi i diritti contrattuali.

 

Accusando, sempre di miopia chi, come noi ha sempre intrecciato la battaglia per il lavoro, lo sviluppo, con la legalità e la conquista di diritti sacrosanti, a cui la Categoria, per chi rappresentiamo non può e non deve rinunciare.

 

Non si può continuare a sentire prediche sul lavoro nero e sul costo del lavoro, da Roma a Ferrara e sull’evasione, quando le stesse Imprese scelgono il salario illegale quale metodo di riduzione del costo del lavoro, non vi è dubbio, che il salario (se vogliamo mettere le mani nel piatto) è comunque un problema, che va oltre la qualità delle richieste, perchè quando viene elargito unilateralmente dalle Imprese diventa un fatto strutturale, quando è una richiesta sindacale è un problema.

 

Queste Imprese,  predicano da un lato lotta al lavoro nero, dall’altro negano la contrattazione con il Sindacato e pensano di dover premiare i lavoratori e le loro professionalità con aumenti discrezionali e senza sottoporli a contribuzione.

 

E’ una battaglia seria se vogliamo difendere e qualificare il settore e i rinnovi dei contratti Nazionali e gli Integrativi Provinciali.

 

 

PROGRAMMA PER UN MANDATO

 

Avviandomi alle conclusioni vogliamo avanzare al Congresso alcune proposte che riguardano direttamente la FILLEA e il suo gruppo dirigente che verrà eletto.

 

Questo Congresso dovrà consegnare al nuovo Comitato Direttivo un mandato, di cui dovrà rispondere.

 

 

Un programma, che non è un programma di mandato ma un impegno politico, un piano di lavoro con punti fermi, perché siamo convinti che i nostri lavoratori ne abbiano bisogno.

 

Primo, dobbiamo aggiornare il protocollo con le Pubbliche Amministrazioni, oggi più che mai indispensabile con le modifiche di leggi intervenute in materia di appalti.

 

Secondo, costruire un Osservatorio delle costruzioni in Provincia di Ferrara, al fine di monitorare il settore per costruire quella mappa dei lavori edili che è indispensabile per il controllo del territorio.

 

L’Osservatorio che pensiamo  e che dovrà essere posto al confronto con FeNEAL e FILCA deve contenere tutte quelle informazioni         del settore in materia di: Appalti, concessioni edilizie, dati casse edili, controllo delle richieste di certificazioni liberatorie, inscrizioni presso gli istituti INPS-INAIL ecc. ecc., questo al fine di verificare l’andamento regolare del settore.

 

La costruzione dell’Osservatorio deve impegnare tutti i soggetti interessati, Sindacati dei lavoratori, Associazioni datoriali , Enti preposti, nonché le amministrazioni locali.

 

Terzo,    arrivare con gradualità in tutti i comparti della Categoria aprendo la contrattazione aziendale, troppi sono i lavoratori a cui viene negato questo diritto.

 

Arrivare in tutti i comparti della Categoria non dipende solo da noi, ma è per noi fondamentale, i diritti e i bisogni dei lavoratori, devono interessare l’insieme della Confederazione, a tutti i livelli, rispolverando quei principi di lotta per la tutela dell’universo del lavoro.

 

Credo che dentro la CGIL, si debba ritornare a discutere anche di questo, se non vogliamo mantenere una separazione di conquiste e bisogni fra i lavoratori che rappresentiamo, questo non significa, ridurre l’autonomia delle Categorie, che al contrario, va rafforzata dentro un modello democratico, solidale e confederale.

 

Una solidarietà politica che dovrebbe distinguere un Sindacato generale, ove i diritti sono sacri per tutti, deboli e forti, categorie di punta e settori sfortunati, quindi un’organizzazione più vicina ai luoghi di lavoro.

 

Quarto, lavorare agli accordi unitari con FeNEAL e FILCA sugli R.L.S.T. ed impegnarci fin in fondo ai rinnovi degli integrativi in edilizia, non facili per i proclami già annunciati dall’ANCE.

 

E’ un programma ambizioso, ma raggiungibile.

 

Questo impone a noi, la ricerca di nuovi sistemi di relazione tra i diversi attori sociali, prima di tutto con le nostre controparti .

 

 

CONCLUDO

 

Care compagne e cari compagni, un’ultima parola su di noi.

 

Ho detto iniziando questa relazione, del valore democratico di questa campagna congressuale, dello spirito franco nella discussione tra i nostri lavoratori, che può consentirci una gestione unitaria della Categoria, senza cancellare differenze e dialettica interna.

 

Occorre dire però con franchezza dei limiti e dei problemi aperti, dalla situazione di straordinarie difficoltà politiche, economiche e sociali, interne e internazionali e la difficoltà riscontrata nei nostri lavoratori di recepire la portata di scontro sociale, quasi come fosse una rassegnazione.

 

Pur nella dialettica delle posizioni, l’impegno all’unità della FILLEA e della CGIL è la misura di tale responsabilità che impegna tutti, nel rapporto tra sindacato e lavoratori, perchè gli obiettivi da raggiungere rimangono sempre in salita e questo  anche per i chiari di luna che circolano.

Noi infatti, dobbiamo modulare la nostra struttura organizzativa anche sulla base delle esigenze democratiche poste a fondamento del nostro modello sindacale è indispensabile, se vogliamo recuperare lo scarto e i bisogni dei nostri lavoratori.

 

Nel concludere veramente, nei Congressi è consuetudine concludere i discorsi d’apertura con una citazione storica.

 

Scusatemi, se non lo faccio, non è nel mio stile, ma vorrei esprimere una nota di sapore personale.

 

Non avrei mai pensato che nella mia esperienza di dirigente sindacale, di trovarmi un giorno a dover tenere una relazione introduttiva ad un congresso della FILLEA, io figlio di un operaio edile, che già in quegli anni lontani, mi veniva insegnato come bagaglio culturale e di vita, la difesa del lavoro.

 

Il lavoro in sicurezza, la difesa dei diritti, collettivi ed individuali.

 

In quell’insegnamento ho trovato la voglia, di chi crede che il lavoro che fai non è mai finito, non c'è pausa, non c'è traguardo, ma solo una costante ricerca di migliorare le condizioni di vita e di lavoro di chi rappresenti.

 

E' per me grande orgoglio essere qui, in questa Categoria,

 

orgoglioso  di aver rappresentato questi lavoratori,

 

orgoglioso della nostra Organizzazione,

 

orgoglioso della nostra storia.

 

Su questi impegni, la Segreteria della FILLEA di Ferrara, chiede un mandato al congresso, di operare insieme, per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissi e che ci prefiggeremo, facendo sì che il nostro slogan congressuale COSTRUIRE UN FUTURO DI QUALITA’, sia un obiettivo vero per chi noi rappresentiamo e vogliamo rappresentare.

 

 
Ferrara  7 Dicembre 2001