Delegate, delegati, invitati,
oggi 27 novembre 2001 celebriamo il
nostro VI° Congresso Provinciale.
Arriviamo a questo appuntamento dopo un
lavoro lungo ed impegnativo per la categoria, iniziato con le prime assemblee
il 18 settembre e concluso solo pochi giorni fa con le ultime assemblee
territoriali dei lavoratori edili.
Abbiamo fatto più di 250 assemblee,
coinvolto circa 2500 iscritti, eletto 109 delegati per il congresso odierno. Il
primo documento “DIRITTI E LAVORO IN ITALIA E IN EUROPA” il cui primo
firmatario è Sergio Cofferati, ha riportato l’84,49 % di preferenze; il secondo
documento “LAVORO SOCIETA’ CAMBIARE ROTTA” il cui primo firmatario è Giampaolo
Patta, ha riportato il 15,51 % di
preferenze.
Fin dall’inizio la FILLEA di Pesaro ha
avuto la chiara consapevolezza dell’importanza politica dell’evento
congressuale e delle sue implicazioni organizzative.
Fermamente convinti che il Congresso
rappresenta l’espressione più alta di democrazia nella nostra organizzazione e
il momento in cui si decidono gli obiettivi e le strategie future e si eleggono
gli organismi dirigenti che avranno poi il compito di realizzarli.
Così come abbiamo deciso nel Direttivo di luglio e nell’Attivo dei delegati dell’11 settembre abbiamo prodotto un grande sforzo per coinvolgere il massimo numero di iscritti; impresa facile nelle grandi e medie aziende, compito più difficile nelle piccole e piccolissime imprese, decisamente più complicato è stato coinvolgere i circa 2000 iscritti del settore dell’edilizia, delle BM, delle deleghe INPS.
Per coinvolgere questi lavoratori
abbiamo organizzato assemblee territoriali serali in molte delle nostre Camere
del Lavoro distribuite sul territorio. Nonostante l’impegno profuso in questa
direzione, la partecipazione di questi lavoratori è stata percentualmente più
bassa rispetto agli impianti fissi.
Il materiale congressuale è stato
distribuito prima delle assemblee per permettere poi ai lavoratori di poter
conoscere, interloquire e votare con consapevolezza.
In linea con quanto emerso nell’attivo
dell’11 settembre, i delegati a questo Congresso sono l’espressione di tutti i
settori che rappresentiamo.
Il giudizio sul lavoro svolto, sempre nel pieno rispetto del regolamento congressuale è, a mio avviso, positivo. Siamo riusciti in poco tempo a proporre ed illustrare i contenuti delle tesi congressuali a migliaia di lavoratori iscritti e, cosa non secondaria, a tanti lavoratori non iscritti alla CGIL.
Voglio ribadire una cosa in merito a questo Congresso: sottolinearne la novità, peraltro apprezzata dagli iscritti, i quali, con il loro voto, hanno dato un contributo decisivo alla definizione delle scelte congressuali rafforzando il valore della democrazia partecipativa il confrontarsi su documenti alternativi ha dato ai lavoratori la certezza che i concetti di pluralismo e democrazia vivono dentro la nostra Organizzazione; l’essere stati chiamati a votare tesi diverse non ha prodotto disorientamento ma ha aumentato nei lavoratori la consapevolezza che possono esistere forme e modi diversi di sentire nella CGIL.
Sento il
dovere, tuttavia, di evidenziare alcune difficoltà emerse nel corso di queste
settimane: non è facile nel corso di un’assemblea della durata media di un’ora
illustrare i due documenti, spiegare le procedure congressuali, avviare il
dibattito e procedere alle votazioni.
Tante cose da
fare in così poco tempo non hanno permesso le riflessioni e gli approfondimenti
necessari che la mole dei documenti avrebbe richiesto.
Il risultato è
stato quello di avere trattato gli argomenti il più delle volte solo in
superficie.
Auspico per il
futuro un ripensamento dei meccanismi del Congresso tali da garantire
semplicità e snellezza nelle procedure.
Un problema
che ci siamo trovati di fronte è stato la difficoltà di eleggere una
numericamente adeguata rappresentanza femminile : 17 delegate su 109 totali non
possono costituire un obiettivo soddisfacente di partecipazione femminile.
La categoria
intende da subito realizzare una serie di iniziative volte ad incentivare la
partecipazione femminile alla “ vita politica “ della FILLEA.
Abbiamo
registrato notevoli difficoltà nell’eleggere delegati appartenenti a figure
professionali diverse dagli operai: è nostra intenzione creare i presupposti
per un maggior coinvolgimento di queste figure professionali, sempre più
numerose nei nostri comparti produttivi.
Voglio
ringraziare tutti i compagni, le compagne e i delegati che con la loro
partecipazione
attiva ed il
loro impegno ci hanno permesso di realizzare questo Congresso.
La portata
dell’attacco terroristico messo in atto è stata così grande da portare
mutamenti negli assetti politici, economici e sociali mondiali.
E’ per questo
motivo che i documenti congressuali risultano datati, perché come ben sappiamo,
sono stati elaborati nella primavera del 2001, e cioè prima che questi eventi
accadessero.
Pensiamo alla
guerra che in questo momento si sta combattendo in Afganistan.
La CGIL
ritiene che i bombardamenti debbano cessare immediatamente e che si realizzi
Invece una grande azione umanitaria che aiuti le popolazioni civili e i
profughi, le prime vittime di questa guerra dichiarata contro il terrorismo
internazionale e che purtroppo travolge soprattutto gente inerme, che, se non
muore sotto i bombardamenti, muore di stenti, di fame, di malattie dovute alla
mancanza di assistenza e soccorsi.
La CGIL
esprime con forza il suo dissenso per il coinvolgimento diretto dell’Italia nel
conflitto.
Saranno
sicuramente le popolazioni civili a pagare il prezzo più alto in questa guerra
devastante, senza che vi siano certezze che questa sia la strada più efficace
per lottare contro le centrali del terrorismo internazionale e i regimi che lo
sostengono.
Certo il
terrorismo va combattuto.
Ciò che
abbiamo visto accadere l’11 settembre in America è stato terribile sia per le
migliaia di vittime sia per le modalità con le quali questo attacco è stato
pensato e realizzato.
Non a caso si
sono colpiti dei simboli che non appartengono solo all’America ma alle
democrazie di tutto il mondo.
La lotta
contro il terrorismo è una priorità assoluta in questa fase, ma dei risultati
si potranno conseguire solo mettendo in campo forti azioni diplomatiche e
politiche attraverso le organizzazioni internazionali.
E’ necessario
innanzi tutto rimuovere le condizioni che nel mondo favoriscono il sopravvivere
di sacche di povertà, di fortissime disuguaglianze che generano odio e violenza
nei confronti dei Paesi più ricchi.
Il permanere
di tali condizioni contribuisce ad alimentare fra larghe fasce di popolazione
l’idea che il terrorismo sia l’unica arma possibile per avere visibilità
internazionale e per rimuovere una condizione di subalternità dei Paesi poveri
del Sud del Mondo nei confronti dei Paesi ricchi del Nord del Mondo.
I fatti di cui
sopra avranno dei riflessi anche sull’economia mondiale. I comportamenti
prudenti legati alla sicurezza, hanno rallentato la libera circolazione di
uomini, di mezzi di capitali.
L’economia
mondiale e italiana sono in fase di rallentamento: sembra che solo Tremonti e
Fazio non siano consapevoli di questa situazione e ancora oggi pensano ad un
nuovo miracolo economico che dovrebbe verificarsi nei prossimi mesi.
Non sarà così
né per l’Italia né per gli altri Paesi industrializzati del Mondo.
IL
Centro-Sinistra, nonostante abbia governato in questi ultimi anni conseguendo
risultati importanti come l’ingresso dell’Italia in Europa, il risanamento
economico, la drastica riduzione del deficit pubblico, è stato duramente
penalizzato dal risultato elettorale.
Ed è con
questo governo che noi come Sindacato dobbiamo fare i conti.
Il nostro
giudizio sui provvedimenti presi dal governo già nei primi mesi della sua
attività non può che essere negativo; perché promuovono scelte deregolatrici e
liberiste che accentueranno le differenze sociali e la precarietà del lavoro, e
metteranno in discussione diritti e regole acquisite negli anni dai lavoratori.
I
provvedimenti contenuti nel Piano dei 100 Giorni e cioè l’insieme di iniziative
che avrebbe dovuto dare slancio all’economia italiana, risultano essere solo un
regalo alle imprese, uniche beneficiarie degli interventi senza che nulla sia
previsto per i lavoratori e i pensionati.
La Tremonti-bis consegna sgravi fiscali alle imprese in maniera indiscriminata così come l’abolizione della tassa di successione ha favorito i detentori di grandi patrimoni.
Il Libro
Bianco che il ministro Maroni ha presentato alle parti sociali con l’intento di
introdurre un pacchetto di riforme per modernizzare il Paese, non è altro che
una serie di provvedimenti che rimettono in discussione regole e diritti
acquisiti.
Pensiamo
all’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori che tutela il lavoratore contro il
licenziamento senza giusta causa, ebbene, il governo vuole la sua cancellazione
di fatto.
Pensiamo al
grave colpo che subisce la concertazione, uno dei capisaldi del nostro sistema
di contrattazione.
Questo governo
non vuole proprio discutere con noi e con i lavoratori in generale e continua a
prendere decisioni in materia di lavoro, previdenza e stato sociale in maniera
unilaterale.
Estremamente
negativo è il nostro giudizio sulla Legge Finanziaria del 2002 che, a nostro
avviso, presenta contenuti inefficaci ed iniqui nel merito dei quali non entro
ma che potete trovare nella cartella sotto il titolo “ 10 ragioni per dire no
“.
L’unica che
può ritenersi soddisfatta di questi provvedimenti è la Confindustria, in piena
sintonia con tutte le scelte politiche del governo.
La CGIL , di
fronte a questi atteggiamenti, non esclude il ricorso allo strumento dello
sciopero generale.
2° BIENNIO CONTRATTUALE
L’edilizia si
troverà nella stessa situazione con il 2° biennio che scadrà al 31 dicembre
2001 con in più l’importante scadenza del contratto integrativo provinciale.
Sono questi
appuntamenti ai quali dobbiamo prestare la massima attenzione.
Anche se fra i
settori ci sono delle differenze sono state elaborate tutte le piattaforme
rivendicative in forma unitaria.
Vorrei
ribadire l’importanza dell’impostazione unitaria delle richieste in un momento
come questo in cui l’unità delle organizzazioni sindacali non è un dato certo o
automatico.
Lo dimostrano
altre vicende contrattuali, basti pensare a quanto avvenuto per la firma del
contratto dei metalmeccanici, oppure alle valutazioni diverse sull’operato del
Governo in tema di Legge Finanziaria o Libro Bianco date da CGIL CISL e UIL.
La condizione
unitaria è stata decisiva per elaborare piattaforme pienamente corrispondenti
all’obiettivo di tutelare il potere d’acquisto dei salari e delle retribuzioni
attraverso una piena e corretta applicazione delle regole dell’accordo del
Luglio 1993.
In pratica
nella definizione delle richieste sono stati seguiti alcuni orientamenti:
1°) recupero integrale della maggiore
inflazione verificata nel biennio 2000/2001
2°) aumenti per il prossimo biennio legati
all’inflazione programmata
3°) le percentuali
su cui calcolare gli aumenti sono state definite su un montante economico il
più vicino possibile al salario reale percepito dai lavoratori non solo dal contratto nazionale ma anche dalla
contrattazione aziendale. Pertanto tutte le richieste economiche oscillano fra
le 130.000 e le 140.000 lire per un lavoratore specializzato.
Con questa
impostazione il 14 novembre è stato rinnovato il contratto dei Lapidei che
interessa i lavoratori delle cave e del marmo.
Un contratto
sul quale la FILLEA esprime un giudizio positivo per i risultati conseguiti; in
primo luogo, un contratto che entra in vigore subito dopo la scadenza del
precedente, con aumenti che verranno corrisposti in due tranches di 122.000
lire per il livello C e di 119.000 lire per il livello D.
Gli aumenti
ottenuti sono così in linea con la richiesta contenuta nella piattaforma.
Nel settore
dei Laterizi/Manufatti il confronto con l’ ANDIL è avviato da alcune settimane.
Il 29 novembre
prossimo ci sarà un altro incontro fra le parti.
E’ opinione
della FILLEA che ci siano tutte le condizioni per chiudere positivamente in
quella data anche questo contratto così come avvenuto per il contratto dei
Lapidei.
Del resto il
settore sta attraversando una fase estremamente favorevole e un’azione di
sciopero o di blocco degli straordinari da parte dei lavoratori in caso di
mancato rinnovo del contratto avrebbe gravi ripercussioni per l’attività delle
aziende.
Con ogni
probabilità saranno gli stessi imprenditori più delle loro associazioni a voler
chiudere in fretta la partita del rinnovo del contratto.
Nel settore
del Legno la piattaforma è stata elaborata con le caratteristiche che ho già
illustrato: le richieste economiche sono di 134.000 lire al 3° livello dove c’è
il maggior addensamento della categoria. Il montante salariale è stato definito
tenendo conto sia di cinque scatti di anzianità e di un premio aziendale di L.
200.000 mensili.
La trattativa
con Federlegno partirà tra la fine di novembre e i primi di dicembre.
Il nostro
obiettivo è quello di realizzare una trattativa rapida ed efficace così che i
lavoratori già dal primo gennaio 2002 possano avere il contratto rinnovato.
A mio avviso,
dovremo prestare molta attenzione alla trattativa perché il favorevole contesto
economico e produttivo che il settore Legno/Arredo sta attraversando non è una
condizione sufficiente per una intesa rapida.
Federlegno è,
come ben sappiamo, una associazione fedele a Confindustria che in questo
momento vuol rimettere in discussione le regole contrattuali esistenti: esiste
quindi, un rischio reale di incontrare difficoltà nel corso della trattativa.
Penso che, già
da domani, dobbiamo riprendere la discussione con i lavoratori del settore.
Una prima
tornata di assemblee è stata fatta; abbiamo in programma un secondo giro di
assemblee.
Dobbiamo
rendere consapevoli i lavoratori della giustezza delle nostre rivendicazioni
e del fatto che raggiungere un’intesa
potrebbe essere un percorso in salita.
In questo caso
i lavoratori del distretto del Legno di Pesaro, uno dei più importanti
d’Italia, con nomi altisonanti come Scavolini, Berloni, Febal, Ifi, Tecsol,
Mercantini, ecc. saranno chiamati a lottare per il riconoscimento di un loro
giusto diritto.
Ci auguriamo
di non dover ricorrere a forme di lotta come lo sciopero che invece è stato
proclamato nel settore dell’edilizia.
Sciopereremo
se sarà necessario.
Nel settore
dell’edilizia sono state proclamate 10 ore di sciopero da gestire nel mese di
novembre.
Nella nostra
provincia, così come nel resto della Regione, sono state decise 8 ore di
sciopero da effettuarsi il 30 novembre; lo sciopero è stato proclamato
unitariamente, pertanto FILLEA FILCA e FENEAL sono impegnate per la riuscita
dell’iniziativa.
Data la
frammentazione delle imprese edili è estremamente difficile raggiungere i
lavoratori mediante la convocazione di assemblee; unico strumento resta il
volantinaggio effettuato in maniera capillare sul territorio, passando in ogni
cantiere.
La mole di
lavoro è enorme ma necessaria perché le ragioni che stanno alla base di questo
sciopero sono fondamentali: il rinnovo del contratto integrativo provinciale e
il rinnovo del 2° biennio contrattuale nazionale.
Come già detto
il settore dell’edilizia sta vivendo una congiuntura particolarmente
favorevole: sono in crescita gli investimenti, l’occupazione, il fatturato; ma
dal mese di giugno, cioè da quando sono iniziate le trattative per la
definizione del tetto salariale
All’interno
del contratto integrativo provinciale, l’ANCE ha assunto un atteggiamento
negativo, in contrasto con le regole dell’accordo del luglio 1993.
Il tentativo è
probabilmente quello di rimettere in discussione il valore politico
dell’accordo e le regole che definiscono la contrattazione.
Si è creata
pertanto una rottura al tavolo delle trattative e si è giunti a indire lo
sciopero.
Nel frattempo
abbiamo definito le richieste economiche per il rinnovo del 2° biennio
contrattuale, pari a L. 137.000 mensili e al 18 % di ETT ( elemento economico
territoriale) comprensivo del 7 % già esistente.; il che si traduce in una
richiesta mensile di circa 100.000 lire ( totale L. 237.000 ).
Le richieste
sono compatibili con l’andamento positivo del settore e con le regole che erano
state sottoscritte dalle parti.
Nella
provincia di Pesaro la piattaforma per il rinnovo del contratto integrativo
provinciale è già stata definita ed inviata alle controparti.
I lavoratori
del Legno/Artigianato hanno il contratto scaduto da circa un anno.
La
Confartigianato ha disdettato l’accordo Interconfederale del 1992 che regolava
le relazioni sindacali e gli assetti contrattuali, con l’obiettivo preciso di
smantellare il doppio livello di contrattazione che per l’artigianato è
nazionale e regionale.
Purtroppo, nel
giro di poco tempo, anche le altre associazioni artigiane hanno seguito
l’esempio della Confartigianato, creando una paralisi delle relazioni
sindacali, a danno dei lavoratori.
In questa
situazione, purtroppo, pesa anche una divisione con le altre sigle sindacali:
non c’è accordo su come fronteggiare la situazione che si è creata, non siamo
riusciti a elaborare una piattaforma unitaria né a dare una prima risposta
politica all’azione della controparte.
La FILLEA è
fermamente convinta chele regole stabilite nel 1992 vadano salvaguardate e che
è il contratto nazionale lo strumento che deve assicurare i diritti minimi
garantiti riaffermando così il suo carattere universalistico e solidaristico,
mentre, attraverso il contratto regionale si deve entrare nel merito delle
necessità territoriali e di redistribuzione del salario collegato all’andamento
di settore.
Nelle Marche,
del resto, il 2001 si era aperto con il rinnovo del contratto integrativo
regionale al termine di una trattativa conclusasi in maniera positiva non solo
per quanto riguardava gli aumenti salariali ma anche per tutta la partita degli
orari di lavoro, risultati apprezzati dai lavoratori.
Purtroppo,
dopo poco tempo, la doccia fredda della vicenda del C.C.N.L. Io penso che entro
la fine dell’anno FILLEA FILCA FENEAL debbano avere la capacità di presentare
una piattaforma unitaria. Se ciò non fosse possibile, la FILLEA che ha una
propria proposta già elaborata deve avere il coraggio di andare tra i
lavoratori a spiegare come stanno realmente le cose.
Tuttavia non
sarà cosa facile coinvolgere questi lavoratori perché siamo poco rappresentativi;
perché fare sindacato nelle piccole e piccolissime imprese è complicato ma c’è
la necessità di rimuovere l’immobilismo in cui siamo immersi.
Nella nostra
provincia questa contrattazione avviene in una trentina di aziende e coinvolge
circa 2500-3000 lavoratori, cioè il 25-30% del totale degli addetti presenti nei
nostri settori, esclusa l’edilizia che ha il contratto provinciale e i 3000
addetti dell’artigianato che hanno il contratto regionale.
Le aziende
coinvolte sono le più importanti della nostra provincia: Scavolini, Gruppo
Berloni, Febal, Tecsol, Ifi, Pica, Sicap ed altre ditte con una prevalenza di
aziende del Legno.
I risultati
ottenuti nella contrattazione sono diversificati e risentono dell’importanza
dell’azienda stessa.
Nelle grandi
aziende la contrattazione aziendale è ricca di contenuti: alto premio
aziendale, alto e consolidato, ma anche relazioni che riguardano la gestione
degli orari, della flessibilità, dello straordinario, delle ferie, degli
inquadramenti professionali, dell’ambiente e sicurezza.
In altre
realtà il premio aziendale è costituito dal solo premio economico dato in
cambio della disponibilità sugli orari da parte del lavoratore.
Analizziamo la
realtà della Pica: il premio viene erogato al raggiungimento di parametri
legati alla redditività dell’impresa, alla quantità del materiale prodotto,
alla qualità dei prodotti, in un sistema spesso molto complicato da tenere
sotto controllo da parte delle RSU.
Questi sono
solo alcuni esempi di come si articola la contrattazione che, comunque, è
diversa in ogni azienda.
Io penso che
gli obiettivi che la FILLEA nella nostra provincia si deve porre sono 2: il
primo obiettivo è l’allargamento del numero delle imprese e dei lavoratori da
coinvolgere nella contrattazione di 2° livello, ( quelle aziende che stanno tra
la grande impresa dove questa pratica è consolidata e le piccole aziende
dell’artigianato che sono tutelate dal contratto integrativo aziendale ).
Le condizioni
per raggiungere questo obiettivo ci sono tutte. I nostri settori, a cominciare
dal legno, hanno realizzato negli ultimi due anni, profitti molto alti,
aumentato il fatturato e l’occupazione in maniera molto sensibile.
L’altro
obiettivo da perseguire nelle aziende dove la contrattazione è consolidata è
l’innalzamento del livello qualitativo delle richieste ( più formazione,
migliore organizzazione del lavoro, investimenti, qualità dei prodotti ).
Dobbiamo
contrattare anche per i lavoratori precari, quelli con contratto a termine o
con contratto interinale, per i lavoratori immigrati, tutti lavoratori che
hanno scarso peso contrattuale nei confronti dell’azienda ma che al tempo
stesso hanno i problemi più grossi legati alla precarietà del rapporto di
lavoro delle basse professionalità, ecc.
Bisogna vincere le ostilità culturali dei nostri imprenditori e le resistenze politiche delle associazioni imprenditoriali che sono molto chiuse rispetto a queste argomentazioni.
La riforma
federalista dello Stato che ha cambiato il rapporto fra cittadini e istituzioni
locali ci impone una riflessione anche in questo settore. Regioni, province e
comuni hanno avuto capacità impositiva la quale si traduce in erogazioni di
servizi ai cittadini.
Questo
processo si svilupperà sempre di più. La regione, il comune hanno la
possibilità di decidere quali servizi erogare, chi saranno i destinatari, chi
resterà escluso e farsi pagare direttamente imposte e tasse. Il potere
d’acquisto dei salari sarà sempre più influenzato dalle decisioni che in sede locale si prenderanno.
La regione
Marche nel 2000 ha stabilito un’addizionale regionale dello 0,9 % realizzando
un aumento dello 0,4 % rispetto all’anno precedente; molti comuni hanno
applicato o aumentato l’addizionale comunale. Il federalismo serve a governare
ed amministrare meglio perché avvicina il cittadino allo Stato, ma il
sindacato, i lavoratori e i pensionati devono poter dire la loro sulle
decisioni che si prendono.
Contrattare su
questi temi per noi è una novità. Dobbiamo coinvolgere i lavoratori sul welfare
locale perché le tariffe dei servizi siano vincolate come i salari ai tassi d’inflazione;
perché le tasse siano eque, chi più ha più paghi, perché le imposte paghino
prima di tutto i servizi di carattere sociale, asili nido, scuole, assistenza
agli anziani, ecc.
Allo scopo di
vigilare sulla materia la CGIL di Pesaro ha istituito un osservatorio sui
bilanci delle istituzioni locali.
Nonostante la
legge 626 emanata nel 1994 il fenomeno degli infortuni sul lavoro non ha subito
la diminuzione auspicata.
Più di un
milione sono gli incidenti sul lavoro che si verificano in Italia ogni anno;
1310 sono stati gli incidenti mortali nel 2000. Un bilancio tragico che ci pone
ai primi posti in Europa.
Pesaro,
secondo i dati INAIL, si colloca purtroppo tra le prime provincie con il più
alto tasso di infortuni in rapporto agli addetti.
Questo
riguarda il numero complessivo degli infortuni aumentati nel 2000 rispetto al
1999 dell’ 8,5 % contro un aumento del 4 % nelle Marche e del 1 % in Italia.
Siamo di
fronte a una vera e propria emergenza.
Bisogna
sviluppare con urgenza una forte azione sindacale per tutelare la sicurezza e
la salute di chi lavora. Va rilanciato
con forza un modello basato sulla prevenzione realizzato con la collaborazione
delle aziende, dei rappresentanti per la sicurezza e dei lavoratori in genere;
questi ultimi devono essere soggetti attivi nel concordare interventi
necessari: impianti sicuri, orari e ritmi di lavoro compatibili, formazione e
informazione dei lavoratori in generale ed in particolare per i nuovi assunti,
i giovani, gli extracomunitari.
Le imprese,
purtroppo, continuano ad ostacolare l’applicazione della legge 626, legge che
viene vista solo come un onere aggiuntivo per l’azienda e non come uno
strumento di modernizzazione ed efficienza degli impianti produttivi.
Questo
atteggiamento denota arretratezza culturale, scarsa cultura imprenditoriale
nello specifico, caratteristiche che ritroviamo nella maggioranza delle
aziende.
Dobbiamo
creare in tutti i luoghi di lavoro la figura del RLS; per l’artigianato e
l’edilizia occorre istituire/rafforzare il Rappresentante Territoriale per la
Sicurezza il quale possa diventare punto di riferimento per i lavoratori
impiegati nei comparti in questione.
E’ necessario
rafforzare la capacità di intervento degli RLS eletti, i quali non vanno
lasciati soli a combattere contro l’azienda; essi devono trovare nella
categoria e nella CGIL i punti di riferimento certi sui quali poter contare
ogni volta che si creano problemi legati alla sicurezza.
Va chiesto
anche il rafforzamento della vigilanza da parte degli istituti preposti a tale
scopo ( ASL - Ispettorato del Lavoro ).
Riconfermiamo
l’impegno della categoria a tenere una riunione annuale con i propri RLS per
fare il punto della situazione ed elaborare le strategie di intervento.
La formazione di queste figure va confermata e potenziata perché solo tramite questa si possono ampliare le conoscenze e le capacità da utilizzare nella fase della contrattazione aziendale.
La Previdenza
Complementare è uno strumento di tutela futura per i lavoratori.
I Fondi di
Previdenza sono stati creati nell’industria, nell’artigianato e nell’edilizia
ma In ogni comparto le adesioni risultano inferiori a quanto ci si poteva
aspettare.
Il Fondo ARCO
è partito già dall’ottobre 2000 ma registra difficoltà enormi per un decollo
vero e proprio.
Dobbiamo
inventarci qualcosa di nuovo per raccogliere nuove adesioni.
Nella nostra
provincia sono circa 800 i lavoratori che hanno aderito ad ARCO, pochi rispetto
alle potenzialità del settore.
Le adesioni
sono concentrate nelle grandi imprese, poco o nulla risulta nelle piccole
aziende, anche se questi temi sono stati più volte illustrati e discussi nelle
assemblee.
Un’occasione
per rilanciare la proposta di adesione al Fondo si presenterà con l’invio nei
primi mesi del 2002 dell’estratto conto ai lavoratori che hanno già aderito i
quali potranno constatare che il Fondo non è una entità astratta ma un gestore
oculato delle risorse accantonate.
Il Fondo ARCO
deve rendersi visibile nei confronti delle aziende e dei lavoratori con l’invio
costante di materiale pubblicitario, depliants, manifesti, comunicazioni ecc.
Bisogna
vincere le resistenze dei datori di lavoro che considerano la Previdenza
Complementare esclusivamente come un costo e non come un’opportunità per i
propri dipendenti, soprattutto quelli più giovani, di costruirsi un secondo
pilastro pensionistico accanto a quello pubblico che possa assicurare loro un
futuro economicamente più tranquillo.
ARTIFOND: è il
Fondo di Pensione Complementare per i lavoratori dell’artigianato.
E’
intercategoriale, vale a dire che interessa trasversalmente lavoratori di tutte
le categorie ad esclusione dell’edilizia.
La notizia
positiva è aver istituito il fondo il quale però ha grandi difficoltà a
partire.
L’obiettivo
imposto dalla Commissione di Vigilanza è di raccogliere un minimo di 10.000
adesioni in tutta Italia nel 2001, pena la decadenza del Fondo; alla data
odierna siamo ancora lontani dal raggiungimento di questo obiettivo.
La nostra
categoria in ambito provinciale, che si era prefissa di raccogliere 100
adesioni per il momento ne ha registrate pochissime.
Anche qui
bisognerà rilanciare il nostro impegno attraverso una campagna di informazione
mediante la convocazione di nuove assemblee nei luoghi di lavoro dove siamo
presenti, per evitare il rischio che il Fondo non raggiunga il minimo di
adesioni necessarie.
PREVEDI: è il
Fondo di Previdenza Complementare per i lavoratori dell’edilizia del settore
industria e del settore artigianato. Il Fondo è stato costituito però, per
ragioni burocratiche, non è ancora partito.
Anche qui ci
dovrà essere un impegno della categoria per coinvolgere il maggior numero
possibile di edili.
L’obiettivo sarà
facilmente raggiunto e forse superato entro la fine dell’anno.
I dati
principali che emergono dal documento che trovate in cartella sono due: il
primo è il numero altissimo di nuovi iscritti, pari a 1632; il secondo è l’alto
numero di nuove deleghe, pari a 1141.
Facendo un
confronto con i dati degli anni passati possiamo dire con tranquillità che non
si erano mai raggiunti questi livelli.
Se
consideriamo il fatto che ogni anno ricominciamo la campagna del tesseramento
con circa il 30 % in meno di adesioni rispetto all’anno precedente, voi capite
che i dati che abbiamo acquisito non erano affatto scontati, e dimostrano un
lavoro portato avanti con impegno e serietà.
Il merito dei
risultati raggiunti va equamente distribuito tra quanti hanno lavorato per conseguirli:
mi riferisco in primo luogo ai funzionari della FILLEA, ai Servizi della CGIL
che hanno un rapporto consolidato di collaborazione con la nostra Categoria,
con particolare riferimento al Patronato INCA, all’Ufficio Vertenze,
all’Ufficio Fiscale; un merito particolare va ai delegati delle RSU che sono in
prima linea nell’effettuare azione di proselitismo e raccolta di adesioni alla
categoria.
Nonostante le
difficoltà che quotidianamente incontriamo i lavoratori ci vedono ancora come
un punto di riferimento, anche se per motivi diversi; tutto questo significa
che siamo in grado di cogliere le esigenze dei lavoratori che sono diverse, per
esempio, tra un lavoratore della grande impresa ed un lavoratore
dell’artigianato, tra un lavoratore extracomunitario e un lavoratore pesarese,
fra un lavoratore assunto a tempo indeterminato e un lavoratore con contratto a
termine.
L’importante è
essere presenti quando i lavoratori, in maniera individuale o collettiva, hanno
bisogno di noi.
La FILLEA ha,
a questo scopo, una buona organizzazione: intanto con una presenza delle RSU in
tantissime aziende e poi con la dislocazione sul territorio tale da raggiungere
ogni luogo di lavoro.
Al
tesseramento e al raggiungimento dei suoi obiettivi sono legate anche le
risorse.
Il 2000 è
stato chiuso con un bilancio attivo di 15.000.000 di lire.
Il 2001 ha un
trend di entrate positivo, che ci permetterà di mantenere l’attuale struttura
organizzativa.
Ritengo sia
giusto investire l’attivo di bilancio nel rafforzamento della categoria nel suo
complesso: la formazione e informazione dei delegati e dei lavoratori
rappresentano un obiettivo primario.
Già nel corso
di quest’anno abbiamo fatto diversi corsi di formazione ma ci proponiamo di
ripeterli nel corso del 2002 approfondendo argomenti come la previdenza, i
diritti, la contrattazione, la sicurezza, l’uso dei supporti informatici.
Una
particolare attenzione dovremo rivolgerla alla formazione delle RSU nuove.
Per ciò che
riguarda l’organizzazione , il 2000 ha visto dei cambiamenti consistenti,
frutto più che altro di una normativa statutaria che stabilisce la permanenza
massima di 8 anni in un incarico.
Per questo
fatto nel luglio del 2000 Elio Baffioni è stato sostituito dal sottoscritto e
anche la Segreteria, per la stessa situazione riferita a Giorgio Orazi è stata
completamente modificata con l’ingresso di Marco Monaldi, Gabriella Baldini e
Alessandro Sguazza.
La “nuova
gestione” ha continuato l’impostazione precedente; pertanto possiamo dire che
alla novità nelle persone si è accompagnata una continuità nel lavoro svolto.
Abbiamo fatto
solo qualche investimento in più utilizzando un compagno per il potenziamento
della zona di Montecchio, che rappresenta il cuore del distretto del Legno; e
mettendo in piedi un progetto intercategoriale finanziato dalla FILLEA
Nazionale che si propone di rafforzare la nostra presenza nella zona di
Fermignano / Urbania.
Un’altra
novità che abbiamo prodotto è quella di darci una specializzazione individuale
collegata al nostro impegno dentro la categoria.
Per il 2002,
se le risorse ce lo permetteranno, vorremmo specializzare un funzionario per
seguire unicamente il settore dell’edilizia.
L’esperienza
portata avanti dalla compagna Gabriella Baldini in questi ultimi mesi ci conforta sulla giustezza della scelta.
Questi sono
tutti piccoli accorgimenti, i quali , se anche realizzati nel tempo,
qualificheranno il nostro lavoro.
Chiudo
ringraziando tutti quanti sono qui oggi e quanti hanno permesso lo svolgimento
di questo Congresso.