RELAZIONE INTRODUTTIVA

Delegate, delegati, invitati,

oggi 27 novembre 2001 celebriamo il nostro VI° Congresso Provinciale.

Arriviamo a questo appuntamento dopo un lavoro lungo ed impegnativo per la categoria, iniziato con le prime assemblee il 18 settembre e concluso solo pochi giorni fa con le ultime assemblee territoriali dei lavoratori edili.

Abbiamo fatto più di 250 assemblee, coinvolto circa 2500 iscritti, eletto 109 delegati per il congresso odierno. Il primo documento “DIRITTI E LAVORO IN ITALIA E IN EUROPA” il cui primo firmatario è Sergio Cofferati, ha riportato l’84,49 % di preferenze; il secondo documento “LAVORO SOCIETA’ CAMBIARE ROTTA” il cui primo firmatario è Giampaolo Patta, ha riportato il  15,51 % di preferenze.

Fin dall’inizio la FILLEA di Pesaro ha avuto la chiara consapevolezza dell’importanza politica dell’evento congressuale e delle sue implicazioni organizzative.

Fermamente convinti che il Congresso rappresenta l’espressione più alta di democrazia nella nostra organizzazione e il momento in cui si decidono gli obiettivi e le strategie future e si eleggono gli organismi dirigenti che avranno poi il compito di realizzarli.

Così come abbiamo deciso nel Direttivo di luglio e nell’Attivo dei delegati dell’11 settembre abbiamo prodotto un grande sforzo per coinvolgere il massimo numero di iscritti; impresa facile nelle grandi e medie aziende, compito più difficile nelle piccole e piccolissime imprese, decisamente più complicato è stato coinvolgere i circa 2000 iscritti del settore dell’edilizia, delle BM, delle deleghe INPS.

Per coinvolgere questi lavoratori abbiamo organizzato assemblee territoriali serali in molte delle nostre Camere del Lavoro distribuite sul territorio. Nonostante l’impegno profuso in questa direzione, la partecipazione di questi lavoratori è stata percentualmente più bassa rispetto agli impianti fissi.

Il materiale congressuale è stato distribuito prima delle assemblee per permettere poi ai lavoratori di poter conoscere, interloquire e votare con consapevolezza.

In linea con quanto emerso nell’attivo dell’11 settembre, i delegati a questo Congresso sono l’espressione di tutti i settori che rappresentiamo.

Il giudizio sul lavoro svolto, sempre nel pieno rispetto del regolamento congressuale è, a mio avviso, positivo. Siamo riusciti in poco tempo a proporre ed illustrare i contenuti delle tesi congressuali a migliaia di lavoratori iscritti e, cosa non secondaria, a tanti lavoratori non iscritti alla CGIL.

Voglio ribadire una cosa in merito a questo Congresso: sottolinearne la novità, peraltro apprezzata dagli iscritti, i quali, con il loro voto, hanno dato un contributo decisivo alla definizione delle scelte congressuali rafforzando il valore della democrazia partecipativa il confrontarsi su documenti alternativi ha dato ai lavoratori la certezza che i concetti di pluralismo e democrazia vivono dentro la nostra Organizzazione; l’essere stati chiamati a votare tesi diverse non ha prodotto disorientamento ma ha aumentato nei lavoratori la consapevolezza che possono esistere forme e modi diversi di sentire nella CGIL.

Sento il dovere, tuttavia, di evidenziare alcune difficoltà emerse nel corso di queste settimane: non è facile nel corso di un’assemblea della durata media di un’ora illustrare i due documenti, spiegare le procedure congressuali, avviare il dibattito e procedere alle votazioni.

Tante cose da fare in così poco tempo non hanno permesso le riflessioni e gli approfondimenti necessari che la mole dei documenti avrebbe richiesto.

Il risultato è stato quello di avere trattato gli argomenti il più delle volte solo in superficie.

Auspico per il futuro un ripensamento dei meccanismi del Congresso tali da garantire semplicità e snellezza nelle procedure.

Un problema che ci siamo trovati di fronte è stato la difficoltà di eleggere una numericamente adeguata rappresentanza femminile : 17 delegate su 109 totali non possono costituire un obiettivo soddisfacente di partecipazione femminile.

La categoria intende da subito realizzare una serie di iniziative volte ad incentivare la partecipazione femminile alla “ vita politica “ della  FILLEA.

Abbiamo registrato notevoli difficoltà nell’eleggere delegati appartenenti a figure professionali diverse dagli operai: è nostra intenzione creare i presupposti per un maggior coinvolgimento di queste figure professionali, sempre più numerose nei nostri comparti produttivi.

Voglio ringraziare tutti i compagni, le compagne e i delegati che con la loro partecipazione

attiva ed il loro impegno ci hanno permesso di realizzare questo Congresso.

 

 

LE VICENDE INTERNAZIONALI

 

 

 

La mia relazione ha il compito di tracciare un bilancio dell’attività della categoria, ma prima di affrontare questi argomenti più dettagliatamente, non posso evitare di aprire una riflessione su quanto accaduto l’11 settembre negli Stati Uniti: una serie di eventi tragici che hanno scosso e segnato profondamente la coscienza di ognuno di noi.

La portata dell’attacco terroristico messo in atto è stata così grande da portare mutamenti negli assetti politici, economici e sociali mondiali.

E’ per questo motivo che i documenti congressuali risultano datati, perché come ben sappiamo, sono stati elaborati nella primavera del 2001, e cioè prima che questi eventi accadessero.

Pensiamo alla guerra che in questo momento si sta combattendo in Afganistan.

La CGIL ritiene che i bombardamenti debbano cessare immediatamente e che si realizzi Invece una grande azione umanitaria che aiuti le popolazioni civili e i profughi, le prime vittime di questa guerra dichiarata contro il terrorismo internazionale e che purtroppo travolge soprattutto gente inerme, che, se non muore sotto i bombardamenti, muore di stenti, di fame, di malattie dovute alla mancanza di assistenza e soccorsi.

La CGIL esprime con forza il suo dissenso per il coinvolgimento diretto dell’Italia nel conflitto.

Saranno sicuramente le popolazioni civili a pagare il prezzo più alto in questa guerra devastante, senza che vi siano certezze che questa sia la strada più efficace per lottare contro le centrali del terrorismo internazionale e i regimi che lo sostengono.

Certo il terrorismo va combattuto.

Ciò che abbiamo visto accadere l’11 settembre in America è stato terribile sia per le migliaia di vittime sia per le modalità con le quali questo attacco è stato pensato e realizzato.

Non a caso si sono colpiti dei simboli che non appartengono solo all’America ma alle democrazie di tutto il mondo.

La lotta contro il terrorismo è una priorità assoluta in questa fase, ma dei risultati si potranno conseguire solo mettendo in campo forti azioni diplomatiche e politiche attraverso le organizzazioni internazionali.

E’ necessario innanzi tutto rimuovere le condizioni che nel mondo favoriscono il sopravvivere di sacche di povertà, di fortissime disuguaglianze che generano odio e violenza nei confronti dei Paesi più ricchi.

Il permanere di tali condizioni contribuisce ad alimentare fra larghe fasce di popolazione l’idea che il terrorismo sia l’unica arma possibile per avere visibilità internazionale e per rimuovere una condizione di subalternità dei Paesi poveri del Sud del Mondo nei confronti dei Paesi ricchi del Nord del Mondo.

I fatti di cui sopra avranno dei riflessi anche sull’economia mondiale. I comportamenti prudenti legati alla sicurezza, hanno rallentato la libera circolazione di uomini, di mezzi di capitali.

L’economia mondiale e italiana sono in fase di rallentamento: sembra che solo Tremonti e Fazio non siano consapevoli di questa situazione e ancora oggi pensano ad un nuovo miracolo economico che dovrebbe verificarsi nei prossimi mesi.

Non sarà così né per l’Italia né per gli altri Paesi industrializzati del Mondo.

                      

 

LA POLITICA DEL GOVERNO

 

 

 

IL Governo che si è insediato dopo le elezioni del 13 maggio 2001, vinte dal Polo delle libertà, ha conseguito un risultato elettorale che gli consente di poter contare su una ampia maggioranza parlamentare; questa gli consentirà di governare il Paese per i prossimi cinque anni. Quello che è successo nel 1994 quasi sicuramente non si ripeterà.

IL Centro-Sinistra, nonostante abbia governato in questi ultimi anni conseguendo risultati importanti come l’ingresso dell’Italia in Europa, il risanamento economico, la drastica riduzione del deficit pubblico, è stato duramente penalizzato dal risultato elettorale.

Ed è con questo governo che noi come Sindacato dobbiamo fare i conti.

Il nostro giudizio sui provvedimenti presi dal governo già nei primi mesi della sua attività non può che essere negativo; perché promuovono scelte deregolatrici e liberiste che accentueranno le differenze sociali e la precarietà del lavoro, e metteranno in discussione diritti e regole acquisite negli anni dai lavoratori.

I provvedimenti contenuti nel Piano dei 100 Giorni e cioè l’insieme di iniziative che avrebbe dovuto dare slancio all’economia italiana, risultano essere solo un regalo alle imprese, uniche beneficiarie degli interventi senza che nulla sia previsto per i lavoratori e i pensionati.

La Tremonti-bis consegna sgravi fiscali alle imprese in maniera indiscriminata così come l’abolizione della tassa di successione ha favorito i detentori di grandi patrimoni.

Il Libro Bianco che il ministro Maroni ha presentato alle parti sociali con l’intento di introdurre un pacchetto di riforme per modernizzare il Paese, non è altro che una serie di provvedimenti che rimettono in discussione regole e diritti acquisiti.

Pensiamo all’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori che tutela il lavoratore contro il licenziamento senza giusta causa, ebbene, il governo vuole la sua cancellazione di fatto.

Pensiamo al grave colpo che subisce la concertazione, uno dei capisaldi del nostro sistema di contrattazione.

Questo governo non vuole proprio discutere con noi e con i lavoratori in generale e continua a prendere decisioni in materia di lavoro, previdenza e stato sociale in maniera unilaterale.

Estremamente negativo è il nostro giudizio sulla Legge Finanziaria del 2002 che, a nostro avviso, presenta contenuti inefficaci ed iniqui nel merito dei quali non entro ma che potete trovare nella cartella sotto il titolo “ 10 ragioni per dire no “.

L’unica che può ritenersi soddisfatta di questi provvedimenti è la Confindustria, in piena sintonia con tutte le scelte politiche del governo.

La CGIL , di fronte a questi atteggiamenti, non esclude il ricorso allo strumento dello sciopero generale.

 

 

2° BIENNIO CONTRATTUALE

 

 

 

Da settembre a dicembre di quest’anno scadranno i bienni economici del contratto nazionale dei settori Laterizi/Manufatti Lapidei Legno; il contratto del cemento è stato rinnovato prima dell’estate.

L’edilizia si troverà nella stessa situazione con il 2° biennio che scadrà al 31 dicembre 2001 con in più l’importante scadenza del contratto integrativo provinciale.

Sono questi appuntamenti ai quali dobbiamo prestare la massima attenzione.

Anche se fra i settori ci sono delle differenze sono state elaborate tutte le piattaforme rivendicative in forma unitaria.

Vorrei ribadire l’importanza dell’impostazione unitaria delle richieste in un momento come questo in cui l’unità delle organizzazioni sindacali non è un dato certo o automatico.

Lo dimostrano altre vicende contrattuali, basti pensare a quanto avvenuto per la firma del contratto dei metalmeccanici, oppure alle valutazioni diverse sull’operato del Governo in tema di Legge Finanziaria o Libro Bianco date da CGIL CISL e UIL.

La condizione unitaria è stata decisiva per elaborare piattaforme pienamente corrispondenti all’obiettivo di tutelare il potere d’acquisto dei salari e delle retribuzioni attraverso una piena e corretta applicazione delle regole dell’accordo del Luglio 1993.

In pratica nella definizione delle richieste sono stati seguiti alcuni orientamenti:

 

1°)      recupero integrale della maggiore inflazione verificata nel biennio 2000/2001

 

2°)      aumenti per il prossimo biennio legati all’inflazione programmata

 

3°)       le percentuali su cui calcolare gli aumenti sono state definite su un montante economico il più vicino possibile al salario reale percepito dai lavoratori non solo    dal contratto nazionale ma anche dalla contrattazione aziendale. Pertanto tutte le richieste economiche oscillano fra le 130.000 e le 140.000 lire per un lavoratore specializzato.

 

Con questa impostazione il 14 novembre è stato rinnovato il contratto dei Lapidei che interessa i lavoratori delle cave e del marmo.

Un contratto sul quale la FILLEA esprime un giudizio positivo per i risultati conseguiti; in primo luogo, un contratto che entra in vigore subito dopo la scadenza del precedente, con aumenti che verranno corrisposti in due tranches di 122.000 lire per il livello C e di 119.000 lire per il livello D.

Gli aumenti ottenuti sono così in linea con la richiesta contenuta nella piattaforma.

Nel settore dei Laterizi/Manufatti il confronto con l’ ANDIL è avviato da alcune settimane.

Il 29 novembre prossimo ci sarà un altro incontro fra le parti.

E’ opinione della FILLEA che ci siano tutte le condizioni per chiudere positivamente in quella data anche questo contratto così come avvenuto per il contratto dei Lapidei.

Del resto il settore sta attraversando una fase estremamente favorevole e un’azione di sciopero o di blocco degli straordinari da parte dei lavoratori in caso di mancato rinnovo del contratto avrebbe gravi ripercussioni per l’attività delle aziende.

Con ogni probabilità saranno gli stessi imprenditori più delle loro associazioni a voler chiudere in fretta la partita del rinnovo del contratto.

Nel settore del Legno la piattaforma è stata elaborata con le caratteristiche che ho già illustrato: le richieste economiche sono di 134.000 lire al 3° livello dove c’è il maggior addensamento della categoria. Il montante salariale è stato definito tenendo conto sia di cinque scatti di anzianità e di un premio aziendale di L. 200.000 mensili.

La trattativa con Federlegno partirà tra la fine di novembre e i primi di dicembre.

Il nostro obiettivo è quello di realizzare una trattativa rapida ed efficace così che i lavoratori già dal primo gennaio 2002 possano avere il contratto rinnovato.

A mio avviso, dovremo prestare molta attenzione alla trattativa perché il favorevole contesto economico e produttivo che il settore Legno/Arredo sta attraversando non è una condizione sufficiente per una intesa rapida.

Federlegno è, come ben sappiamo, una associazione fedele a Confindustria che in questo momento vuol rimettere in discussione le regole contrattuali esistenti: esiste quindi, un rischio reale di incontrare difficoltà nel corso della trattativa.

Penso che, già da domani, dobbiamo riprendere la discussione con i lavoratori del settore.

Una prima tornata di assemblee è stata fatta; abbiamo in programma un secondo giro di assemblee.

Dobbiamo rendere consapevoli i lavoratori della giustezza delle nostre rivendicazioni e  del fatto che raggiungere un’intesa potrebbe essere un percorso in salita.

In questo caso i lavoratori del distretto del Legno di Pesaro, uno dei più importanti d’Italia, con nomi altisonanti come Scavolini, Berloni, Febal, Ifi, Tecsol, Mercantini, ecc. saranno chiamati a lottare per il riconoscimento di un loro giusto diritto.

Ci auguriamo di non dover ricorrere a forme di lotta come lo sciopero che invece è stato proclamato nel settore dell’edilizia.

Sciopereremo se sarà necessario.

Nel settore dell’edilizia sono state proclamate 10 ore di sciopero da gestire nel mese di novembre.

Nella nostra provincia, così come nel resto della Regione, sono state decise 8 ore di sciopero da effettuarsi il 30 novembre; lo sciopero è stato proclamato unitariamente, pertanto FILLEA FILCA e FENEAL sono impegnate per la riuscita dell’iniziativa.

Data la frammentazione delle imprese edili è estremamente difficile raggiungere i lavoratori mediante la convocazione di assemblee; unico strumento resta il volantinaggio effettuato in maniera capillare sul territorio, passando in ogni cantiere.

La mole di lavoro è enorme ma necessaria perché le ragioni che stanno alla base di questo sciopero sono fondamentali: il rinnovo del contratto integrativo provinciale e il rinnovo del 2° biennio contrattuale nazionale.

Come già detto il settore dell’edilizia sta vivendo una congiuntura particolarmente favorevole: sono in crescita gli investimenti, l’occupazione, il fatturato; ma dal mese di giugno, cioè da quando sono iniziate le trattative per la definizione del tetto salariale

All’interno del contratto integrativo provinciale, l’ANCE ha assunto un atteggiamento negativo, in contrasto con le regole dell’accordo del luglio 1993.

Il tentativo è probabilmente quello di rimettere in discussione il valore politico dell’accordo e le regole che definiscono la contrattazione.

Si è creata pertanto una rottura al tavolo delle trattative e si è giunti a indire lo sciopero.

Nel frattempo abbiamo definito le richieste economiche per il rinnovo del 2° biennio contrattuale, pari a L. 137.000 mensili e al 18 % di ETT ( elemento economico territoriale) comprensivo del 7 % già esistente.; il che si traduce in una richiesta mensile di circa 100.000 lire ( totale L. 237.000 ).

Le richieste sono compatibili con l’andamento positivo del settore e con le regole che erano state sottoscritte dalle parti.

Nella provincia di Pesaro la piattaforma per il rinnovo del contratto integrativo provinciale è già stata definita ed inviata alle controparti.

 

 

L’ARTIGIANATO

 

 

 

I lavoratori del Legno/Artigianato hanno il contratto scaduto da circa un anno.

La Confartigianato ha disdettato l’accordo Interconfederale del 1992 che regolava le relazioni sindacali e gli assetti contrattuali, con l’obiettivo preciso di smantellare il doppio livello di contrattazione che per l’artigianato è nazionale e regionale.

Purtroppo, nel giro di poco tempo, anche le altre associazioni artigiane hanno seguito l’esempio della Confartigianato, creando una paralisi delle relazioni sindacali, a danno dei lavoratori.

In questa situazione, purtroppo, pesa anche una divisione con le altre sigle sindacali: non c’è accordo su come fronteggiare la situazione che si è creata, non siamo riusciti a elaborare una piattaforma unitaria né a dare una prima risposta politica all’azione della controparte.

La FILLEA è fermamente convinta chele regole stabilite nel 1992 vadano salvaguardate e che è il contratto nazionale lo strumento che deve assicurare i diritti minimi garantiti riaffermando così il suo carattere universalistico e solidaristico, mentre, attraverso il contratto regionale si deve entrare nel merito delle necessità territoriali e di redistribuzione del salario collegato all’andamento di settore.

Nelle Marche, del resto, il 2001 si era aperto con il rinnovo del contratto integrativo regionale al termine di una trattativa conclusasi in maniera positiva non solo per quanto riguardava gli aumenti salariali ma anche per tutta la partita degli orari di lavoro, risultati apprezzati dai lavoratori.

Purtroppo, dopo poco tempo, la doccia fredda della vicenda del C.C.N.L. Io penso che entro la fine dell’anno FILLEA FILCA FENEAL debbano avere la capacità di presentare una piattaforma unitaria. Se ciò non fosse possibile, la FILLEA che ha una propria proposta già elaborata deve avere il coraggio di andare tra i lavoratori a spiegare come stanno realmente le cose.

Tuttavia non sarà cosa facile coinvolgere questi lavoratori perché siamo poco rappresentativi; perché fare sindacato nelle piccole e piccolissime imprese è complicato ma c’è la necessità di rimuovere l’immobilismo in cui siamo immersi.

 

 

INIZIATIVE DELLA FILLEA DI PESARO

 

 

 

Un importante terreno d’iniziativa per la categoria sarà quello in cui rilanciare la contrattazione di 2° livello, ovvero la contrattazione aziendale.

Nella nostra provincia questa contrattazione avviene in una trentina di aziende e coinvolge circa 2500-3000 lavoratori, cioè il 25-30% del totale degli addetti presenti nei nostri settori, esclusa l’edilizia che ha il contratto provinciale e i 3000 addetti dell’artigianato che hanno il contratto regionale.

Le aziende coinvolte sono le più importanti della nostra provincia: Scavolini, Gruppo Berloni, Febal, Tecsol, Ifi, Pica, Sicap ed altre ditte con una prevalenza di aziende del Legno.

I risultati ottenuti nella contrattazione sono diversificati e risentono dell’importanza dell’azienda stessa.

Nelle grandi aziende la contrattazione aziendale è ricca di contenuti: alto premio aziendale, alto e consolidato, ma anche relazioni che riguardano la gestione degli orari, della flessibilità, dello straordinario, delle ferie, degli inquadramenti professionali, dell’ambiente e sicurezza.

In altre realtà il premio aziendale è costituito dal solo premio economico dato in cambio della disponibilità sugli orari da parte del lavoratore.

Analizziamo la realtà della Pica: il premio viene erogato al raggiungimento di parametri legati alla redditività dell’impresa, alla quantità del materiale prodotto, alla qualità dei prodotti, in un sistema spesso molto complicato da tenere sotto controllo da parte delle RSU.

Questi sono solo alcuni esempi di come si articola la contrattazione che, comunque, è diversa in ogni azienda.

Io penso che gli obiettivi che la FILLEA nella nostra provincia si deve porre sono 2: il primo obiettivo è l’allargamento del numero delle imprese e dei lavoratori da coinvolgere nella contrattazione di 2° livello, ( quelle aziende che stanno tra la grande impresa dove questa pratica è consolidata e le piccole aziende dell’artigianato che sono tutelate dal contratto integrativo aziendale ).

Le condizioni per raggiungere questo obiettivo ci sono tutte. I nostri settori, a cominciare dal legno, hanno realizzato negli ultimi due anni, profitti molto alti, aumentato il fatturato e l’occupazione in maniera molto sensibile.

L’altro obiettivo da perseguire nelle aziende dove la contrattazione è consolidata è l’innalzamento del livello qualitativo delle richieste ( più formazione, migliore organizzazione del lavoro, investimenti, qualità dei prodotti ).

Dobbiamo contrattare anche per i lavoratori precari, quelli con contratto a termine o con contratto interinale, per i lavoratori immigrati, tutti lavoratori che hanno scarso peso contrattuale nei confronti dell’azienda ma che al tempo stesso hanno i problemi più grossi legati alla precarietà del rapporto di lavoro delle basse professionalità, ecc.

Bisogna vincere le ostilità culturali dei nostri imprenditori e le resistenze politiche delle associazioni imprenditoriali che sono molto chiuse rispetto a queste argomentazioni.

 

 

WELFARE LOCALE

 

 

 

La riforma federalista dello Stato che ha cambiato il rapporto fra cittadini e istituzioni locali ci impone una riflessione anche in questo settore. Regioni, province e comuni hanno avuto capacità impositiva la quale si traduce in erogazioni di servizi ai cittadini.

Questo processo si svilupperà sempre di più. La regione, il comune hanno la possibilità di decidere quali servizi erogare, chi saranno i destinatari, chi resterà escluso e farsi pagare direttamente imposte e tasse. Il potere d’acquisto dei salari sarà sempre più influenzato dalle decisioni che in  sede locale si prenderanno.

La regione Marche nel 2000 ha stabilito un’addizionale regionale dello 0,9 % realizzando un aumento dello 0,4 % rispetto all’anno precedente; molti comuni hanno applicato o aumentato l’addizionale comunale. Il federalismo serve a governare ed amministrare meglio perché avvicina il cittadino allo Stato, ma il sindacato, i lavoratori e i pensionati devono poter dire la loro sulle decisioni che si prendono.

Contrattare su questi temi per noi è una novità. Dobbiamo coinvolgere i lavoratori sul welfare locale perché le tariffe dei servizi siano vincolate come i salari ai tassi d’inflazione; perché le tasse siano eque, chi più ha più paghi, perché le imposte paghino prima di tutto i servizi di carattere sociale, asili nido, scuole, assistenza agli anziani, ecc.

Allo scopo di vigilare sulla materia la CGIL di Pesaro ha istituito un osservatorio sui bilanci delle istituzioni locali.

 

AL LAVORO SICURI

 

 

 

Il problema della sicurezza e della salvaguardia della salute nei luoghi di lavoro deve diventare una priorità nella nostra attività di contrattazione.

Nonostante la legge 626 emanata nel 1994 il fenomeno degli infortuni sul lavoro non ha subito la diminuzione auspicata.

Più di un milione sono gli incidenti sul lavoro che si verificano in Italia ogni anno; 1310 sono stati gli incidenti mortali nel 2000. Un bilancio tragico che ci pone ai primi posti in Europa.

Pesaro, secondo i dati INAIL, si colloca purtroppo tra le prime provincie con il più alto tasso di infortuni in rapporto agli addetti.

Questo riguarda il numero complessivo degli infortuni aumentati nel 2000 rispetto al 1999 dell’ 8,5 % contro un aumento del 4 % nelle Marche e del 1 % in Italia.

Siamo di fronte a una vera e propria emergenza.

Bisogna sviluppare con urgenza una forte azione sindacale per tutelare la sicurezza e la salute di chi lavora.  Va rilanciato con forza un modello basato sulla prevenzione realizzato con la collaborazione delle aziende, dei rappresentanti per la sicurezza e dei lavoratori in genere; questi ultimi devono essere soggetti attivi nel concordare interventi necessari: impianti sicuri, orari e ritmi di lavoro compatibili, formazione e informazione dei lavoratori in generale ed in particolare per i nuovi assunti, i giovani, gli extracomunitari.

Le imprese, purtroppo, continuano ad ostacolare l’applicazione della legge 626, legge che viene vista solo come un onere aggiuntivo per l’azienda e non come uno strumento di modernizzazione ed efficienza degli impianti produttivi.

Questo atteggiamento denota arretratezza culturale, scarsa cultura imprenditoriale nello specifico, caratteristiche che ritroviamo nella maggioranza delle aziende.

Dobbiamo creare in tutti i luoghi di lavoro la figura del RLS; per l’artigianato e l’edilizia occorre istituire/rafforzare il Rappresentante Territoriale per la Sicurezza il quale possa diventare punto di riferimento per i lavoratori impiegati nei comparti in questione.

E’ necessario rafforzare la capacità di intervento degli RLS eletti, i quali non vanno lasciati soli a combattere contro l’azienda; essi devono trovare nella categoria e nella CGIL i punti di riferimento certi sui quali poter contare ogni volta che si creano problemi legati alla sicurezza.

Va chiesto anche il rafforzamento della vigilanza da parte degli istituti preposti a tale scopo ( ASL - Ispettorato del Lavoro ).

Riconfermiamo l’impegno della categoria a tenere una riunione annuale con i propri RLS per fare il punto della situazione ed elaborare le strategie di intervento.

La formazione di queste figure va confermata e potenziata perché solo tramite questa si possono ampliare le conoscenze e le capacità da utilizzare nella fase della contrattazione aziendale.

 

 

PREVIDENZA COMPLEMENTARE

 

 

 

La Previdenza Complementare è uno strumento di tutela futura per i lavoratori.

I Fondi di Previdenza sono stati creati nell’industria, nell’artigianato e nell’edilizia ma In ogni comparto le adesioni risultano inferiori a quanto ci si poteva aspettare.

Il Fondo ARCO è partito già dall’ottobre 2000 ma registra difficoltà enormi per un decollo vero e proprio.

Dobbiamo inventarci qualcosa di nuovo per raccogliere nuove adesioni.

Nella nostra provincia sono circa 800 i lavoratori che hanno aderito ad ARCO, pochi rispetto alle potenzialità del settore.

Le adesioni sono concentrate nelle grandi imprese, poco o nulla risulta nelle piccole aziende, anche se questi temi sono stati più volte illustrati e discussi nelle assemblee.

Un’occasione per rilanciare la proposta di adesione al Fondo si presenterà con l’invio nei primi mesi del 2002 dell’estratto conto ai lavoratori che hanno già aderito i quali potranno constatare che il Fondo non è una entità astratta ma un gestore oculato delle risorse accantonate.

Il Fondo ARCO deve rendersi visibile nei confronti delle aziende e dei lavoratori con l’invio costante di materiale pubblicitario, depliants, manifesti, comunicazioni ecc.

Bisogna vincere le resistenze dei datori di lavoro che considerano la Previdenza Complementare esclusivamente come un costo e non come un’opportunità per i propri dipendenti, soprattutto quelli più giovani, di costruirsi un secondo pilastro pensionistico accanto a quello pubblico che possa assicurare loro un futuro economicamente più tranquillo.

ARTIFOND: è il Fondo di Pensione Complementare per i lavoratori dell’artigianato.

E’ intercategoriale, vale a dire che interessa trasversalmente lavoratori di tutte le categorie ad esclusione dell’edilizia.

La notizia positiva è aver istituito il fondo il quale però ha grandi difficoltà a partire.

L’obiettivo imposto dalla Commissione di Vigilanza è di raccogliere un minimo di 10.000 adesioni in tutta Italia nel 2001, pena la decadenza del Fondo; alla data odierna siamo ancora lontani dal raggiungimento di questo obiettivo.

La nostra categoria in ambito provinciale, che si era prefissa di raccogliere 100 adesioni per il momento ne ha registrate pochissime.

Anche qui bisognerà rilanciare il nostro impegno attraverso una campagna di informazione mediante la convocazione di nuove assemblee nei luoghi di lavoro dove siamo presenti, per evitare il rischio che il Fondo non raggiunga il minimo di adesioni necessarie.

PREVEDI: è il Fondo di Previdenza Complementare per i lavoratori dell’edilizia del settore industria e del settore artigianato. Il Fondo è stato costituito però, per ragioni burocratiche, non è ancora partito.

Anche qui ci dovrà essere un impegno della categoria per coinvolgere il maggior numero possibile di edili.

 

TESSERAMENTO E ORGANIZZAZIONE

 

 

 

La situazione del tesseramento per la FILLEA pesarese è positiva; alla data odierna abbiamo 5411 iscritti, ci mancano solo 31 iscritti per raggiungere il dato del 2000.

L’obiettivo sarà facilmente raggiunto e forse superato entro la fine dell’anno.

I dati principali che emergono dal documento che trovate in cartella sono due: il primo è il numero altissimo di nuovi iscritti, pari a 1632; il secondo è l’alto numero di nuove deleghe, pari a 1141.

Facendo un confronto con i dati degli anni passati possiamo dire con tranquillità che non si erano mai raggiunti questi livelli.

Se consideriamo il fatto che ogni anno ricominciamo la campagna del tesseramento con circa il 30 % in meno di adesioni rispetto all’anno precedente, voi capite che i dati che abbiamo acquisito non erano affatto scontati, e dimostrano un lavoro portato avanti con impegno e serietà.

Il merito dei risultati raggiunti va equamente distribuito tra quanti hanno lavorato per conseguirli: mi riferisco in primo luogo ai funzionari della FILLEA, ai Servizi della CGIL che hanno un rapporto consolidato di collaborazione con la nostra Categoria, con particolare riferimento al Patronato INCA, all’Ufficio Vertenze, all’Ufficio Fiscale; un merito particolare va ai delegati delle RSU che sono in prima linea nell’effettuare azione di proselitismo e raccolta di adesioni alla categoria.

Nonostante le difficoltà che quotidianamente incontriamo i lavoratori ci vedono ancora come un punto di riferimento, anche se per motivi diversi; tutto questo significa che siamo in grado di cogliere le esigenze dei lavoratori che sono diverse, per esempio, tra un lavoratore della grande impresa ed un lavoratore dell’artigianato, tra un lavoratore extracomunitario e un lavoratore pesarese, fra un lavoratore assunto a tempo indeterminato e un lavoratore con contratto a termine.

L’importante è essere presenti quando i lavoratori, in maniera individuale o collettiva, hanno bisogno di noi.

La FILLEA ha, a questo scopo, una buona organizzazione: intanto con una presenza delle RSU in tantissime aziende e poi con la dislocazione sul territorio tale da raggiungere ogni luogo di lavoro.

Al tesseramento e al raggiungimento dei suoi obiettivi sono legate anche le risorse.

Il 2000 è stato chiuso con un bilancio attivo di 15.000.000 di lire.

Il 2001 ha un trend di entrate positivo, che ci permetterà di mantenere l’attuale struttura organizzativa.

Ritengo sia giusto investire l’attivo di bilancio nel rafforzamento della categoria nel suo complesso: la formazione e informazione dei delegati e dei lavoratori rappresentano un obiettivo primario.

Già nel corso di quest’anno abbiamo fatto diversi corsi di formazione ma ci proponiamo di ripeterli nel corso del 2002 approfondendo argomenti come la previdenza, i diritti, la contrattazione, la sicurezza, l’uso dei supporti informatici.

Una particolare attenzione dovremo rivolgerla alla formazione delle RSU nuove.

Per ciò che riguarda l’organizzazione , il 2000 ha visto dei cambiamenti consistenti, frutto più che altro di una normativa statutaria che stabilisce la permanenza massima di 8 anni in un incarico.

Per questo fatto nel luglio del 2000 Elio Baffioni è stato sostituito dal sottoscritto e anche la Segreteria, per la stessa situazione riferita a Giorgio Orazi è stata completamente modificata con l’ingresso di Marco Monaldi, Gabriella Baldini e Alessandro Sguazza.

La “nuova gestione” ha continuato l’impostazione precedente; pertanto possiamo dire che alla novità nelle persone si è accompagnata una continuità nel lavoro svolto.

Abbiamo fatto solo qualche investimento in più utilizzando un compagno per il potenziamento della zona di Montecchio, che rappresenta il cuore del distretto del Legno; e mettendo in piedi un progetto intercategoriale finanziato dalla FILLEA Nazionale che si propone di rafforzare la nostra presenza nella zona di Fermignano / Urbania.

Un’altra novità che abbiamo prodotto è quella di darci una specializzazione individuale collegata al nostro impegno dentro la categoria.

Per il 2002, se le risorse ce lo permetteranno, vorremmo specializzare un funzionario per seguire unicamente il settore dell’edilizia.

L’esperienza portata avanti dalla compagna Gabriella Baldini  in questi ultimi mesi ci conforta sulla giustezza della scelta.

Questi sono tutti piccoli accorgimenti, i quali , se anche realizzati nel tempo, qualificheranno il nostro lavoro.

Chiudo ringraziando tutti quanti sono qui oggi e quanti hanno permesso lo svolgimento di questo Congresso.