Casella di testo:    FILLEA CGILCasella di testo:   Costruzioni e legno 


      XV Congresso territoriale

 

          Parma 23 NOVEMBRE 2001

 

 

 

 

 

 

 

 

    

         

            COSTRUIRE

 

         un futuro di Qualità

 

 

 

 

Sala riunioni  CGIL – Parma

Via Gonfalonieri 5

 

 
      

 

 

                            Relazione introduttiva del Segretario

                                                               HERVE’ ZAMBONI

 

 

 

 

Benvenuti al XXV Congresso Territoriale

Della FILLEA CGIL di Parma

Nelle assemblee congressuali le diverse anime della CGIL si sono confrontate lealmente.

Questo modello di democrazia in alcune assemblee ha creato disagio ed imbarazzo.

C’è difficoltà per molti di noi nel pensare di dividersi all’interno della stessa organizzazione. Lo ricordava anche all’ultimo congresso la nostra segretaria nazionale Carla Cantone (che ringrazio per avere raddrizzato una categoria in un momento d’enorme difficoltà) quando dopo 30 anni di lavoro nella nostra categoria è passata alla segreteria nazionale: la nostra storia è fatta soprattutto di concretezza.

Ciò ovviamente non ci impedirà all’interno dei nostri organismi dirigenti di dare il giusto spazio alle diverse opinioni (riconfermatesi nella misura del congresso scorso) che tutte insieme fanno la FILLEA CGIL.

E, infatti, nella stragrande maggioranza delle assemblee gli iscritti ed i lavoratori hanno preferito orientare la discussione sui problemi più urgenti ed attuali: i rinnovi contrattuali, il futuro delle pensioni, la precarietà del posto di lavoro, il difficile percorso dell’unità sindacale, i drammatici avvenimenti di queste ultime settimane, la guerra, l’arroganza di questo Governo.

E non è stata poca cosa.

Come FILLEA di Parma abbiamo contattato oltre 1200 iscritti. Un numero molto elevato tenuto conto della frammentazione dei nostri settori. Un dato superiore all’ultimo congresso.

Un confronto che ci ha consentito di preparare il terreno ad una stagione difficile: sul piano contrattuale, con Confindustria e con il Governo.

Gli eventi di questi ultimi mesi hanno cambiato la discussione congressuale.

La certezza di trovarci di fronte ad un Governo del paese ostaggio degli industriali si è avuta con i primi provvedimenti, a partire dalla Legge Finanziaria. Una legge essenzialmente rivolta a garantire sgravi alle imprese (senza copertura finanziaria), priva di misure idonee a rilanciare l’economia, punitiva nei confronti dei lavoratori dipendenti.

Non basta citare il milione ai pensionati (pochi) e tacere che il 78,17% dei pensionati avrà una penalizzazione; non serve sbandierare gli sgravi per figli a carico e tralasciare che è cancellato l’abbassamento dell’aliquota IRPEF e la cancellazione del drenaggio fiscale.

Una legge pessima che forse l’opinione pubblica non ha colto in tutto il suo significato.

Intanto si è voluto, attraverso le rogatorie internazionali, ridare verginità ai corruttori. Poco importa se di questo beneficeranno anche mafiosi, pedofili, trafficanti di droga e d’armi, ecc.

La depenalizzazione del falso in bilancio; la ricca e strana sanatoria per gli imprenditori che agevolano l’emersione del lavoro nero; l’abolizione della tassa di successione per i plurimiliardarii; il rientro legalizzato e non oneroso dei capitali, di dubbia provenienza, depositati illegalmente all'estero, sono state alcune delle iniziative ritenute più urgenti dal Governo Berlusconi.

Ciò che si è consumato il 15 novembre è un atto che non si può sottacere.

La decisione autoritaria del Governo di ricorrere alla delega in materia di mercato del lavoro è grave sia per il modo con cui è stata adottata sia per i contenuti. La manomissione dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori, il conferire all’arbitro il potere discrezionale di decidere il reintegro o l’indennizzo stravolgono l’art. 18 della legge 300.

Il voler mostrare i muscoli da parte di questo Governo non so se ritenerlo una provocazione oppure la convinzione di avere altri alleati oltre gli industriali.

 

 

L’accordo separato su “Tempi Determinati”, il contratto dei metalmeccanici firmato dalla CISL e dalla UIL non sono certamente segnali positivi.

E’ questa la concertazione?

Gli industriali sono riusciti, dopo numerosi tentativi, ad affossare questa esperienza che a mio avviso ha dato anche dei risultati positivi.

Lo hanno fatto attraverso il “libro Bianco” che rilancia il dialogo sociale come pratica di confronto tra le parti e individua nella legittimazione reciproca l’unico strumento per raggiungere gli accordi.

Si ratificheranno e imporranno così accordi anche se non condivisi dalle organizzazioni sindacali più rappresentative.

Sarà il Governo, Confindustria a scegliersi il sindacato di comodo. Difficilmente, per fortuna, sarà la CGIL.

Da qui la necessità di dare forza alla nostra proposta per arrivare ad avere, anche nel settore privato, una legge che dia certezze sulla rappresentanza.

Ci troviamo di fronte non solo ad un rapporto diretto tra Stato ed imprese, ma ad una vera e propria fusione tra loro.

Frammentare ancora di più il mercato del lavoro istituendo altre cinque tipologie di contratti che vanno ad assommarsi a quelli già

 

esistenti, depotenziare i due livelli di contrattazione per privilegiare un rapporto sempre più diretto tra imprese e lavoratori può essere una scorciatoia per ridurre il costo del lavoro.

Auspichiamo che possano esserci le condizioni per dare una risposta ferma e unitaria, compreso lo sciopero generale se necessario.

Crediamo si possa essere competitivi investendo sulla qualità del lavoro, sull’innovazione, sulla lotta al lavoro nero, sulla formazione.

Il costo del lavoro sta condizionando la trattativa per il rinnovo del secondo biennio economico dei lavoratori edili.

Il carico contributivo che deve sopportare un costruttore è sicuramente superiore alla media dell’industria manifatturiera. Ci sembra giusto riproporre la decontribuzione del salario di secondo livello o la norma premiale Inail per le imprese in regola, ma porre quale condizione per riprendere il tavolo contrattuale la decontribuzione dei superminimi individuali è inaccettabile.

Non può l’ANCE utilizzare, quale pretesto per non riconoscere salario, la coincidenza del rinnovo del 2° biennio con quello territoriale.

 

 

La stessa ANCE, attraverso il proprio “osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni” del mese di ottobre, afferma che il 2001 segna per il terzo anno consecutivo la crescita del settore.

Sono aumentati gli investimenti in costruzioni; è cresciuta l’occupazione. Le agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni, in vigore dal 1998, dopo un periodo di rodaggio, hanno rivitalizzato il mercato.

Nei primi 9 mesi di quest’anno le comunicazioni di inizio lavori sono aumentate del 17,3% rispetto allo stesso periodo del 2000.

Per quanto riguarda le opere pubbliche si stima per il 2002 una crescita degli investimenti pari al 2,5% in quantità.

Prosegue per il 2001 il recupero dei livelli occupazionali (+ 5,8%   quando l’insieme degli altri settori è stato del 2,4%).

Nonostante il momento congiunturale favorevole, gli industriali non sono disponibili a trattare.

Le richieste inoltrate sono in linea con l’accordo di luglio 93.

Forse l’ANCE vuole emulare FEDERMECCANICA?

Ci auguriamo che FILCA e FENEAL siano coerenti e non si lascino attrarre dalle lusinghe degli industriali.

Andiamo dunque, tutti insieme con convinzione, allo sciopero generale dell’edilizia proclamato nella giornata di lunedì 26 novembre: per il contratto nazionale, per il contratto provinciale.

 

Proviamo a valorizzare per i nostri settori l’esperienza positiva dell’accordo del cemento e dei Lapidei firmati i giorni scorsi; accordi che confermano il valore del contratto nazionale quale strumento di tutela del potere di acquisto delle retribuzioni. Sottolineo anche la tenuta unitaria rispetto al tentativo di inserire nei contratti l'’accordo separato sui contratti a termine.

Lo sciopero e la grande manifestazione dei lavoratori metalmeccanici aderenti alla FIOM deve servire da monito per tutti: giusto contratto e democrazia non sono beni disponibili alle organizzazioni ma dei lavoratori.

Credo sia questa la sede giusta per tracciare un profilo dell’andamento dei nostri settori produttivi e della nostra capacità di fare sindacato.

Gli anni 90 sono stati particolarmente dolorosi per tutto il nostro settore dell’edilizia.

Già nel “96 le più grandi imprese delle costruzioni di Parma erano fallite o stavano ridimensionandosi. Il settore è polverizzato in micro imprese, le grandi imprese sono fatte in gran parte di personale tecnico, il lavoro operaio è svolto da imprese fornitrici di manodopera che vengono da fuori. Molto spesso poco regolari.

 

 

Credo di poter dire che come FILLEA provinciale, prima di altri territori, abbiamo avuto la capacità di adattarci a questa nuova situazione, scontando certo un indebolimento della nostra forza contrattuale (oggi però ci sono condizioni per recuperare in parte) ma mantenendo comunque un rapporto con questi lavoratori e un elevato grado di rappresentanza, come dimostrano i dati del tesseramento.

Siamo riusciti in una congiuntura sfavorevole, faticosamente, a rinnovare i Contratti Provinciali ed anche sotto l’aspetto organizzativo della FILLEA abbiamo cominciato a risalire la china.

Per il futuro siamo cautamente ottimisti.

Sono partite opere importanti: l’ospedale di Fidenza, il ponte sul Taro, il DUC, l’area Barilla, tangenziale, manutenzione autostrada,   Alta Velocità ed altre.

Questo comporterà, per il gruppo dirigente, che sarà eletto da questo Congresso, di rivedere l’organizzazione della FILLEA di Parma.

Già da parecchi mesi siamo in sofferenza. 

Prevediamo quest’anno di chiudere il tesseramento con circa il 10% di iscritti in più rispetto al 2000.

Ma per raggiungere questi obiettivi Gasparelli deve correre da un cantiere all’altro della Bassa, fare la contrattazione negli impianti fissi, scordarsi di mangiare a mezzogiorno perché deve presidiare il cantiere dell’Alta Velocità a Ponte taro, l’Ospedale di Fidenza, fare le vertenze e tutta la normale attività del sindacalista.

Stessa cosa vale per Ruggeri e Ghidini di giorno si lavora e di sera si va in montagna negli alberghi ad incontrare gli operai che lavorano in autostrada.

Frati e Pasquali devono spaziare su tutto il territorio della Provincia senza limiti temporali.

Grazie anche all’insostituibile lavoro di Elisa e Catia.

Non credo si possa chiedere di più.

Di questo momento positivo del settore non ne ha risentito la Cassa Edile.

Dopo la “scissione” del “95 che ha portato alla costituzione della CEDAIIER abbiamo fatto numerosi tentativi, mediando tra Associazioni Artigiani e Unione Industriali, per consentire un ritorno delle Associazioni Artigiane, a pieno titolo nella Cassa di Parma. Non demordiamo, ci contiamo ancora.

Questo non è un appunto al funzionamento della Cassa Interprovinciale, tutt’altro; sia sotto l’aspetto dell’erogazione dei

servizi che sulla tempistica è meglio organizzata rispetto a quella di Parma.

Dal “95 ad oggi le Imprese aderenti al CEDAIIER sono passate da 224 a 258 ed il giro annuo dei lavoratori da 674 a 856.

La Cassa Edile di Parma ha risentito solo parzialmente della ripresa del settore. Infatti, a fronte di un incremento del numero delle imprese iscritte ed un conseguente aumento della massa salari, non ha corrisposto un aumento dei lavoratori iscritti in rapporto alle ore lavorate.

Addirittura negli ultimi due anni la media delle ore lavorate mensili è diminuita.

Il cambio di tre direttori negli ultimi quattro anni ha influito negativamente sia sull’aspetto operativo, ritardando l’informatizzazione che è ancora in via di definizione, sia sull’aspetto gestionale.

L’impulso alla lotta al lavoro nero ed irregolare che doveva vedere l’Ente paritetico al centro dell’iniziativa sta registrando anch’esso dei notevoli ritardi.

Il provvedimento del Governo per incentivare l’emersione dell’economia sommersa è del tutto inadeguato a risolvere l’obiettivo che si prefigge.

Sono equiparate imprese che hanno erogato fuori busta con imprese che hanno lavoratori totalmente in nero senza individuare, fin dall’inizio, i lavoratori e le retribuzioni da far emergere con conseguente impossibilità di verifica.

Per questa ragione temo proprio che dovremo continuare a presentare le denunce agli istituti nel modo tradizionale.

Sul piano della formazione grazie al lavoro svolto dalla Scuola Edile, la nostra provincia rimane un punto di eccellenza e credo che il progetto Qualità lanciato dalla FILLEA nazionale potrà trovare a Parma un buon grado di attuazione.

 Nata nel “62 con accordo tra le parti sociali la Scuola ha contribuito a migliorare la qualità e la professionalità del settore edile. Grazie in particolare alla capacità e preparazione del Direttore Maurizio Fanzini l’attività formativa spazia nei vari campi della formazione, dall’apprendistato a quella di base per giovani post scuola dell’obbligo, a quella post diploma, alla formazione continua per occupati, alla formazione per la sicurezza.

Il settore delle costruzioni da sempre incontra grandi difficoltà a reperire manodopera da avviare alla professione.

La tipologia del lavoro, l’organizzazione dello stesso, il salario non sono invitanti per i giovani che ritengono l’edilizia un punto d’approdo nell’attesa di trovare sbocchi professionali in altri settori.

Nonostante queste difficoltà dal “78 sono stati formati, attraverso corsi biennali, circa 1.500 ragazzi in età post scuola dell’obbligo.

Attualmente questa attività è sospesa per mancanza di adesione dei giovani.

Per questa ragione l’Ente, sempre attento ai bisogni del settore, ha iniziato a svolgere attività di formazione diversificate: corsi per manutentori del patrimonio storico che ha visto la partecipazione di 28 ragazze diplomate all’Istituto d’Arte, per conduttori di macchine operatrici, posa della pietra, pavimentisti, imbianchini decoratori ed altri.

Sono stati formati ad oggi 180 tecnici con corsi della durata di 700/1200 ore a secondo dei profili individuati e, con il passare del tempo è iniziata una fattiva collaborazione con l’Istituto Tecnico per geometri Rondani.

Sensibili ai problemi dei più disagiati si è provveduto ad organizzare corsi particolari al fine di consentire l’inserimento nel mondo del lavoro a persone con scarse opportunità.

Sono stati organizzati 12 corsi per lavoratori extracomunitari per primo inserimento e due corsi di qualifica sempre per cittadini extracomunitari (circa 220 lavoratori in tre anni).

Settori

Il settore dei materiali da costruzione (i frantoi) in questi anni ha dimostrato una grande capacità di tenuta.

Si prevede per il futuro un ulteriore sviluppo dovuto in parte ai grandi cantieri che entreranno in piena operatività.

Hanno riaperto piccoli impianti e le imprese più strutturate si stanno attrezzando per far fronte alle grandi commesse.

La sindacalizzazione (è presente solo la FILLEA), già molto elevata è in ulteriore crescita.

In tutte le imprese è presente la contrattazione di secondo livello. Fa eccezione solo una cooperativa.

Nel piano di escavazione provinciale è previsto che, per le imprese poste nel Parco del Taro, nell’arco di dieci anni, debbano spostare gli impianti. Siamo già stati coinvolti e pertanto sarà un problema che ci troveremo presto sul tavolo.

Proseguendo l’analisi dei comparti dobbiamo riscontrare che nella nostra provincia è rimasta una sola fornace di piccole dimensioni,

le altre hanno chiuso – Sorbolo, Medesano e Fidenza. Rimangono solo piccoli impianti di pannelli.

L’unica realtà significativa è la Laterlite all’interno della quale siamo in minoranza.

Il settore non lascia intravedere prospettive di crescita viste le dinamiche – fusioni, concentrazioni, investimenti onerosi.

Per le imprese rimaste sul mercato il lavoro non dovrebbe mancare. La contrattazione di secondo livello è presente in tutte le realtà.

Un discorso a parte meritano le aziende di produzione dei manufatti in cemento che a Parma hanno sempre applicato il Contratto dell’edilizia anziché quello proprio dei laterizi e manufatti.

Circa due anni fa sono stati sottoscritti gli accordi per cui il contratto di riferimento diviene quello dei Laterizi e Manufatti in Cemento. Sarà un passaggio graduale poiché i vecchi assunti continueranno a mantenere il contratto edile.

Su questa tipologia produttiva nella nostra provincia ci sono ancora realtà dinamiche e significative.

Il settore sta tirando da alcuni anni e le prospettive rimangono buone. Anche i dati del tesseramento reggono anche se dovuto in parte a questo cambio di contratto.

Va segnalato per questo tipo di imprese un imbarbarimento delle condizioni di lavoro: orari, professionalità, soldi in nero. Per reggere la concorrenza delle aziende lombarde le nostre imprese ne hanno importato i metodi di lavoro. La manodopera sta diventando in maggioranza straniera.

Da aziende sane e tranquille, contrattualmente forti, stanno diventando porti di mare con fenomeni di illegalità diffusa.

In questo quadro di destrutturazione e di cambio radicale della forza lavoro la FILLEA rimane forte ma non abbiamo più il monopolio della rappresentanza.

Occorre una riflessione specifica e azioni mirate su queste aziende.

Dopo la chiusura del Cementificio di Borgotaro il settore del Cemento era scomparso dalla nostra provincia.

Da pochi mesi ha aperto la Grigolin. Stiamo cercando di sindacalizzarla ma con grande fatica a causa di un forte atteggiamento antisindacale della proprietà.

Anche il settore del legno, dall’ultimo congresso ad oggi, si è ridimensionato in modo significativo.

Diverse aziende hanno chiuso, tra le più significative la Coop Compensati, Kit Italia, Salvarani; una o due hanno registrato qualche piccolo segno di espansione, la maggioranza sono rimaste stabili con la perdita di qualche addetto. Solo due hanno aperto ex novo i battenti.

Nel semilavorato sono rimaste due aziende (di cui la Spilca lavora in esclusiva per il gruppo di cui fa parte) che non sono significative per un mercato fatto di imprese che fatturano centinaia di miliardi l’anno.

Nel mobile le nostre aziende faticano a tenere il passo; mentre nel salotto, seppur piccole realtà, sono più solide e vitali.

Nel complesso il settore rimane debole, difficile prevedere oggi segni di ripresa significativa in termini di nuove aziende ed incremento di lavoratori.

E’ oramai cronica la mancanza di personale specializzato, tanto che diverse aziende, se possono, rafforzano l’attività commerciale.

Per un settore che si muove per distretti territoriali Parma ha assunto i caratteri della periferia.

Il settore, inoltre, dal punto di vista imprenditoriale non ha nemmeno una rappresentanza sindacale omogenea tale da consentire un qualche piano comune di rilancio (ad esempio la formazione).

Sindacalmente dove eravamo presenti, con una presenza storica consolidata, abbiamo riconfermato questo dato. A fatica stiamo entrando in realtà non sindacalizzate.

Gli spazi non sono amplissimi: le aziende industriali su cui puntare sono 3-4.

Filca e Feneal sono quasi scomparse da questo settore.

Il lavoro di contrattazione, nonostante la situazione non brillante, ha segnato una riconferma dei contratti già in essere e l’estensione contrattuale ad aziende che erano scoperte (la stessa indagine fatta dalla Camera del Lavoro sulla contrattazione decentrata ha evidenziato un dato positivo di copertura della nostra categoria).

I risultati dal punto di vista dei contenuti sono disomogenei risultando difficile in un settore così frammentato fare una politica contrattuale omogenea.

Concludo la mia relazione proponendo alla discussione alcune linee di lavoro:

 

 

Contrattazione.

Oltre alle scadenze nazionali dovremo presentare a stretto giro, in via formale, le piattaforme dei contratti provinciali dell’edilizia, cercando di valorizzare la parte economica.

Sempre in edilizia occorre iniziare una discussione sulla contrattazione di terzo livello per i lavoratori dell’Alta Velocità.

Gli impianti fissi

Oltre a chiudere la vertenza Arquati, ci vedrà impegnati nel rinnovo di diversi contratti aziendali in scadenza: SCIC, CCPL, Biba, Calestani per citarne alcuni. I temi principali sono: rafforzamento del salario legato ad indicatori (provando ad includere gli atipici), mercato del lavoro, diritti individuali, relazioni sindacali. Così come tentativi andranno rivolti ad avviare la contrattazione nelle microimprese industriali.

Rappresentanza.

Si dovranno verificare le RSU e gli RLS in scadenza nel 2002 per andare ad un loro rapido rinnovo. Di particolare rilevanza è l’appuntamento sull’Alta Velocità. Mentre sugli impianti fissi non è

possibile immaginare grossi margini di ampliamento; discorso diverso vale oggi per l’edilizia.

Formazione.

Nel 2002 se ci sarà l’adesione necessaria provvederemo ad un nuovo ciclo di formazione per le RSU. Concorderemo insieme i contenuti. Credo inoltre che vada pensato una formazione organizzata dalla FILLEA rivolta agli RLS fermi alla formazione di 32 ore obbligatoria per legge.

Lavoratori stranieri.

Siamo grati ai lavoratori stranieri, giovani che con il loro ingresso hanno rafforzato significativamente la FILLEA. Confermiamo il cammino già iniziato di una sempre loro maggiore integrazione nella nostra organizzazione e nella CGIL e il nostro sostegno alle iniziative e alle lotte per la piena affermazione dei loro diritti.

Organizzazione FILLEA

Gli obiettivi di crescita quantitativa e qualitativa che ci proponiamo necessitano di adeguate risorse che per noi sono le persone, i sindacalisti a tempo pieno. A breve dovremo valutare se le risorse

disponibili consentono un rafforzamento della nostra struttura. La CISL sta già procedendo in tal senso.

Qui mi fermo, spetterà al nuovo gruppo dirigente eletto da questo Congresso stilare, in un Direttivo da convocare in tempi rapidi, un dettagliato programma di lavoro da sottoporre a verifica circa la sua attuazione a metà del mandato congressuale.

Grazie per l’attenzione e buon lavoro.

 

ALLEGATO 1

 

 

 TESSERAMENTO

 

 

 DAL 1996 AL 2001 (2001 dati parziali)

 

 

 

 

 

 

Settore

Al 31.12.96

Al 31.12.97

Al 31.12.98

Al 31.12.99

Al 31.12.00

Al 31.10.01

Edili

2.420

2.423

2.333

2.298

2.518

2.685

Legno

522

519

507

442

417

387

Laterizi

113

116

104

81

87

104

Lapidei

80

79

73

82

79

91

Cemento

1

4

0

0

0

0

 

  Totale

 

3.136

 

3.141

 

3.017

 

2.903

 

3.101

 

3.267