Via Gonfalonieri 5
Sala riunioni CGIL – Parma
Relazione introduttiva del Segretario
HERVE’ ZAMBONI
Benvenuti al XXV Congresso Territoriale
Della FILLEA CGIL di Parma
Nelle assemblee congressuali le diverse anime della CGIL si sono confrontate lealmente.
Questo
modello di democrazia in alcune assemblee ha creato disagio ed imbarazzo.
C’è
difficoltà per molti di noi nel pensare di dividersi all’interno della stessa
organizzazione. Lo ricordava anche all’ultimo congresso la nostra segretaria
nazionale Carla Cantone (che ringrazio per avere raddrizzato una categoria in
un momento d’enorme difficoltà) quando dopo 30 anni di lavoro nella nostra
categoria è passata alla segreteria nazionale: la nostra storia è fatta soprattutto di concretezza.
Ciò
ovviamente non ci impedirà all’interno dei nostri organismi dirigenti di dare
il giusto spazio alle diverse opinioni (riconfermatesi nella misura del
congresso scorso) che tutte insieme fanno la FILLEA CGIL.
E,
infatti, nella stragrande maggioranza delle assemblee gli iscritti ed i
lavoratori hanno preferito orientare la discussione sui problemi più urgenti ed
attuali: i rinnovi contrattuali, il futuro delle pensioni, la precarietà del
posto di lavoro, il difficile percorso dell’unità sindacale, i drammatici
avvenimenti di queste ultime settimane, la guerra, l’arroganza di questo
Governo.
E
non è stata poca cosa.
Come
FILLEA di Parma abbiamo contattato oltre 1200 iscritti. Un numero molto elevato
tenuto conto della frammentazione dei nostri settori. Un dato superiore
all’ultimo congresso.
Un
confronto che ci ha consentito di preparare il terreno ad una stagione
difficile: sul piano contrattuale, con Confindustria e con il Governo.
Gli
eventi di questi ultimi mesi hanno cambiato la discussione congressuale.
La
certezza di trovarci di fronte ad un Governo del paese ostaggio degli
industriali si è avuta con i primi provvedimenti, a partire dalla Legge
Finanziaria. Una legge essenzialmente rivolta a garantire sgravi alle imprese
(senza copertura finanziaria), priva di misure idonee a rilanciare l’economia,
punitiva nei confronti dei lavoratori dipendenti.
Non
basta citare il milione ai pensionati (pochi) e tacere che il 78,17% dei
pensionati avrà una penalizzazione; non serve sbandierare gli sgravi per figli
a carico e tralasciare che è cancellato l’abbassamento dell’aliquota IRPEF e la
cancellazione del drenaggio fiscale.
Una
legge pessima che forse l’opinione pubblica non ha colto in tutto il suo
significato.
Intanto
si è voluto, attraverso le rogatorie internazionali, ridare verginità ai
corruttori. Poco importa se di questo beneficeranno anche mafiosi, pedofili,
trafficanti di droga e d’armi, ecc.
La
depenalizzazione del falso in bilancio; la ricca e strana sanatoria per gli
imprenditori che agevolano l’emersione del lavoro nero; l’abolizione della
tassa di successione per i plurimiliardarii; il rientro legalizzato e non
oneroso dei capitali, di dubbia provenienza, depositati illegalmente
all'estero, sono state alcune delle iniziative ritenute più urgenti dal Governo
Berlusconi.
Ciò
che si è consumato il 15 novembre è un atto che non si può sottacere.
La
decisione autoritaria del Governo di ricorrere alla delega in materia di
mercato del lavoro è grave sia per il modo con cui è stata adottata sia per i
contenuti. La manomissione dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori, il
conferire all’arbitro il potere discrezionale di decidere il reintegro o
l’indennizzo stravolgono l’art. 18 della legge 300.
Il
voler mostrare i muscoli da parte di questo Governo non so se ritenerlo una
provocazione oppure la convinzione di avere altri alleati oltre gli
industriali.
L’accordo
separato su “Tempi Determinati”, il contratto dei metalmeccanici firmato dalla
CISL e dalla UIL non sono certamente segnali positivi.
E’
questa la concertazione?
Gli
industriali sono riusciti, dopo numerosi tentativi, ad affossare questa
esperienza che a mio avviso ha dato anche dei risultati positivi.
Lo
hanno fatto attraverso il “libro Bianco” che rilancia il dialogo sociale come
pratica di confronto tra le parti e individua nella legittimazione reciproca
l’unico strumento per raggiungere gli accordi.
Si
ratificheranno e imporranno così accordi anche se non condivisi dalle
organizzazioni sindacali più rappresentative.
Sarà
il Governo, Confindustria a scegliersi il sindacato di comodo. Difficilmente,
per fortuna, sarà la CGIL.
Da
qui la necessità di dare forza alla nostra proposta per arrivare ad avere,
anche nel settore privato, una legge che dia certezze sulla rappresentanza.
Ci
troviamo di fronte non solo ad un rapporto diretto tra Stato ed imprese, ma ad
una vera e propria fusione tra loro.
Frammentare
ancora di più il mercato del lavoro istituendo altre cinque tipologie di
contratti che vanno ad assommarsi a quelli già
esistenti,
depotenziare i due livelli di contrattazione per privilegiare un rapporto
sempre più diretto tra imprese e lavoratori può essere una scorciatoia per
ridurre il costo del lavoro.
Auspichiamo
che possano esserci le condizioni per dare una risposta ferma e unitaria,
compreso lo sciopero generale se necessario.
Crediamo
si possa essere competitivi investendo sulla qualità del lavoro,
sull’innovazione, sulla lotta al lavoro nero, sulla formazione.
Il
costo del lavoro sta condizionando la trattativa per il rinnovo del secondo
biennio economico dei lavoratori edili.
Il
carico contributivo che deve sopportare un costruttore è sicuramente superiore
alla media dell’industria manifatturiera. Ci sembra giusto riproporre la
decontribuzione del salario di secondo livello o la norma premiale Inail per le
imprese in regola, ma porre quale condizione per riprendere il tavolo
contrattuale la decontribuzione dei superminimi individuali è inaccettabile.
Non
può l’ANCE utilizzare, quale pretesto per non riconoscere salario, la
coincidenza del rinnovo del 2° biennio con quello territoriale.
La
stessa ANCE, attraverso il proprio “osservatorio congiunturale sull’industria
delle costruzioni” del mese di ottobre, afferma che il 2001 segna per il terzo
anno consecutivo la crescita del settore.
Sono
aumentati gli investimenti in costruzioni; è cresciuta l’occupazione. Le
agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni, in vigore dal 1998, dopo un
periodo di rodaggio, hanno rivitalizzato il mercato.
Nei
primi 9 mesi di quest’anno le comunicazioni di inizio lavori sono aumentate del
17,3% rispetto allo stesso periodo del 2000.
Per
quanto riguarda le opere pubbliche si stima per il 2002 una crescita degli
investimenti pari al 2,5% in quantità.
Prosegue
per il 2001 il recupero dei livelli occupazionali (+ 5,8% quando l’insieme degli altri settori è stato
del 2,4%).
Nonostante
il momento congiunturale favorevole, gli industriali non sono disponibili a
trattare.
Le
richieste inoltrate sono in linea con l’accordo di luglio 93.
Forse
l’ANCE vuole emulare FEDERMECCANICA?
Ci
auguriamo che FILCA e FENEAL siano coerenti e non si lascino attrarre dalle
lusinghe degli industriali.
Andiamo
dunque, tutti insieme con convinzione, allo sciopero generale dell’edilizia
proclamato nella giornata di lunedì 26 novembre: per il contratto nazionale,
per il contratto provinciale.
Proviamo
a valorizzare per i nostri settori l’esperienza positiva dell’accordo del
cemento e dei Lapidei firmati i giorni scorsi; accordi che confermano il valore
del contratto nazionale quale strumento di tutela del potere di acquisto delle
retribuzioni. Sottolineo anche la tenuta unitaria rispetto al tentativo di
inserire nei contratti l'’accordo separato sui contratti a termine.
Lo
sciopero e la grande manifestazione dei lavoratori metalmeccanici aderenti alla
FIOM deve servire da monito per tutti: giusto contratto e democrazia non
sono beni disponibili alle organizzazioni ma dei lavoratori.
Credo
sia questa la sede giusta per tracciare un profilo dell’andamento dei nostri
settori produttivi e della nostra capacità di fare sindacato.
Gli
anni 90 sono stati particolarmente dolorosi per tutto il nostro settore
dell’edilizia.
Già
nel “96 le più grandi imprese delle costruzioni di Parma erano fallite o
stavano ridimensionandosi. Il settore è polverizzato in micro imprese, le
grandi imprese sono fatte in gran parte di personale tecnico, il lavoro operaio
è svolto da imprese fornitrici di manodopera che vengono da fuori. Molto spesso
poco regolari.
Credo
di poter dire che come FILLEA provinciale, prima di altri territori, abbiamo
avuto la capacità di adattarci a questa nuova situazione, scontando certo un
indebolimento della nostra forza contrattuale (oggi però ci sono condizioni per
recuperare in parte) ma mantenendo comunque un rapporto con questi lavoratori e
un elevato grado di rappresentanza, come dimostrano i dati del tesseramento.
Siamo
riusciti in una congiuntura sfavorevole, faticosamente, a rinnovare i Contratti
Provinciali ed anche sotto l’aspetto organizzativo della FILLEA abbiamo
cominciato a risalire la china.
Per
il futuro siamo cautamente ottimisti.
Sono
partite opere importanti: l’ospedale di Fidenza, il ponte sul Taro, il DUC,
l’area Barilla, tangenziale, manutenzione autostrada, Alta Velocità ed altre.
Questo
comporterà, per il gruppo dirigente, che sarà eletto da questo Congresso, di
rivedere l’organizzazione della FILLEA di Parma.
Già
da parecchi mesi siamo in sofferenza.
Prevediamo
quest’anno di chiudere il tesseramento con circa il 10% di iscritti in più
rispetto al 2000.
Ma
per raggiungere questi obiettivi Gasparelli deve correre da un cantiere
all’altro della Bassa, fare la contrattazione negli impianti fissi, scordarsi
di mangiare a mezzogiorno perché deve presidiare il cantiere dell’Alta Velocità
a Ponte taro, l’Ospedale di Fidenza, fare le vertenze e tutta la normale attività
del sindacalista.
Stessa
cosa vale per Ruggeri e Ghidini di giorno si lavora e di sera si va in montagna
negli alberghi ad incontrare gli operai che lavorano in autostrada.
Frati
e Pasquali devono spaziare su tutto il territorio della Provincia senza limiti
temporali.
Grazie
anche all’insostituibile lavoro di Elisa e Catia.
Non
credo si possa chiedere di più.
Di
questo momento positivo del settore non ne ha risentito la Cassa Edile.
Dopo
la “scissione” del “95 che ha portato alla costituzione della CEDAIIER abbiamo
fatto numerosi tentativi, mediando tra Associazioni Artigiani e Unione
Industriali, per consentire un ritorno delle Associazioni Artigiane, a pieno
titolo nella Cassa di Parma. Non demordiamo, ci contiamo ancora.
Questo
non è un appunto al funzionamento della Cassa Interprovinciale, tutt’altro; sia
sotto l’aspetto dell’erogazione dei
servizi
che sulla tempistica è meglio organizzata rispetto a quella di Parma.
Dal
“95 ad oggi le Imprese aderenti al CEDAIIER sono passate da 224 a 258 ed il giro
annuo dei lavoratori da 674 a 856.
La
Cassa Edile di Parma ha risentito solo parzialmente della ripresa del settore.
Infatti, a fronte di un incremento del numero delle imprese iscritte ed un
conseguente aumento della massa salari, non ha corrisposto un aumento dei
lavoratori iscritti in rapporto alle ore lavorate.
Addirittura
negli ultimi due anni la media delle ore lavorate mensili è diminuita.
Il
cambio di tre direttori negli ultimi quattro anni ha influito negativamente sia
sull’aspetto operativo, ritardando l’informatizzazione che è ancora in via di
definizione, sia sull’aspetto gestionale.
L’impulso
alla lotta al lavoro nero ed irregolare che doveva vedere l’Ente paritetico al
centro dell’iniziativa sta registrando anch’esso dei notevoli ritardi.
Il
provvedimento del Governo per incentivare l’emersione dell’economia sommersa è
del tutto inadeguato a risolvere l’obiettivo che si prefigge.
Sono
equiparate imprese che hanno erogato fuori busta con imprese che hanno
lavoratori totalmente in nero senza individuare, fin dall’inizio, i lavoratori
e le retribuzioni da far emergere con conseguente impossibilità di verifica.
Per
questa ragione temo proprio che dovremo continuare a presentare le denunce agli
istituti nel modo tradizionale.
Sul
piano della formazione grazie al lavoro svolto dalla Scuola Edile, la nostra
provincia rimane un punto di eccellenza e credo che il progetto Qualità
lanciato dalla FILLEA nazionale potrà trovare a Parma un buon grado di
attuazione.
Nata nel “62 con accordo tra le parti sociali
la Scuola ha contribuito a migliorare la qualità e la professionalità del
settore edile. Grazie in particolare alla capacità e preparazione del Direttore
Maurizio Fanzini l’attività formativa spazia nei vari campi della formazione,
dall’apprendistato a quella di base per giovani post scuola dell’obbligo, a
quella post diploma, alla formazione continua per occupati, alla formazione per
la sicurezza.
Il
settore delle costruzioni da sempre incontra grandi difficoltà a reperire
manodopera da avviare alla professione.
La
tipologia del lavoro, l’organizzazione dello stesso, il salario non sono
invitanti per i giovani che ritengono l’edilizia un punto d’approdo nell’attesa
di trovare sbocchi professionali in altri settori.
Nonostante
queste difficoltà dal “78 sono stati formati, attraverso corsi biennali, circa
1.500 ragazzi in età post scuola dell’obbligo.
Attualmente
questa attività è sospesa per mancanza di adesione dei giovani.
Per
questa ragione l’Ente, sempre attento ai bisogni del settore, ha iniziato a
svolgere attività di formazione diversificate: corsi per manutentori del
patrimonio storico che ha visto la partecipazione di 28 ragazze diplomate
all’Istituto d’Arte, per conduttori di macchine operatrici, posa della pietra,
pavimentisti, imbianchini decoratori ed altri.
Sono
stati formati ad oggi 180 tecnici con corsi della durata di 700/1200 ore a
secondo dei profili individuati e, con il passare del tempo è iniziata una
fattiva collaborazione con l’Istituto Tecnico per geometri Rondani.
Sensibili
ai problemi dei più disagiati si è provveduto ad organizzare corsi particolari
al fine di consentire l’inserimento nel mondo del lavoro a persone con scarse
opportunità.
Sono
stati organizzati 12 corsi per lavoratori extracomunitari per primo inserimento
e due corsi di qualifica sempre per cittadini extracomunitari (circa 220
lavoratori in tre anni).
Settori
Il
settore dei materiali da costruzione (i frantoi) in questi anni ha dimostrato
una grande capacità di tenuta.
Si
prevede per il futuro un ulteriore sviluppo dovuto in parte ai grandi cantieri
che entreranno in piena operatività.
Hanno
riaperto piccoli impianti e le imprese più strutturate si stanno attrezzando
per far fronte alle grandi commesse.
La
sindacalizzazione (è presente solo la FILLEA), già molto elevata è in ulteriore
crescita.
In
tutte le imprese è presente la contrattazione di secondo livello. Fa eccezione
solo una cooperativa.
Nel
piano di escavazione provinciale è previsto che, per le imprese poste nel Parco
del Taro, nell’arco di dieci anni, debbano spostare gli impianti. Siamo già
stati coinvolti e pertanto sarà un problema che ci troveremo presto sul tavolo.
Proseguendo
l’analisi dei comparti dobbiamo riscontrare che nella nostra provincia è
rimasta una sola fornace di piccole dimensioni,
le
altre hanno chiuso – Sorbolo, Medesano e Fidenza. Rimangono solo piccoli
impianti di pannelli.
L’unica
realtà significativa è la Laterlite all’interno della quale siamo in minoranza.
Il
settore non lascia intravedere prospettive di crescita viste le dinamiche –
fusioni, concentrazioni, investimenti onerosi.
Per
le imprese rimaste sul mercato il lavoro non dovrebbe mancare. La
contrattazione di secondo livello è presente in tutte le realtà.
Un
discorso a parte meritano le aziende di produzione dei manufatti in cemento che
a Parma hanno sempre applicato il Contratto dell’edilizia anziché quello
proprio dei laterizi e manufatti.
Circa
due anni fa sono stati sottoscritti gli accordi per cui il contratto di
riferimento diviene quello dei Laterizi e Manufatti in Cemento. Sarà un
passaggio graduale poiché i vecchi assunti continueranno a mantenere il
contratto edile.
Su
questa tipologia produttiva nella nostra provincia ci sono ancora realtà
dinamiche e significative.
Il
settore sta tirando da alcuni anni e le prospettive rimangono buone. Anche i
dati del tesseramento reggono anche se dovuto in parte a questo cambio di
contratto.
Va
segnalato per questo tipo di imprese un imbarbarimento delle condizioni di
lavoro: orari, professionalità, soldi in nero. Per reggere la concorrenza delle
aziende lombarde le nostre imprese ne hanno importato i metodi di lavoro. La
manodopera sta diventando in maggioranza straniera.
Da
aziende sane e tranquille, contrattualmente forti, stanno diventando porti di
mare con fenomeni di illegalità diffusa.
In
questo quadro di destrutturazione e di cambio radicale della forza lavoro la
FILLEA rimane forte ma non abbiamo più il monopolio della rappresentanza.
Occorre
una riflessione specifica e azioni mirate su queste aziende.
Dopo
la chiusura del Cementificio di Borgotaro il settore del Cemento era scomparso
dalla nostra provincia.
Da
pochi mesi ha aperto la Grigolin. Stiamo cercando di sindacalizzarla ma con
grande fatica a causa di un forte atteggiamento antisindacale della proprietà.
Anche
il settore del legno, dall’ultimo congresso ad oggi, si è ridimensionato in
modo significativo.
Diverse
aziende hanno chiuso, tra le più significative la Coop Compensati, Kit Italia,
Salvarani; una o due hanno registrato qualche piccolo segno di espansione, la
maggioranza sono rimaste stabili con la perdita di qualche addetto. Solo due
hanno aperto ex novo i battenti.
Nel
semilavorato sono rimaste due aziende (di cui la Spilca lavora in esclusiva per
il gruppo di cui fa parte) che non sono significative per un mercato fatto di
imprese che fatturano centinaia di miliardi l’anno.
Nel
mobile le nostre aziende faticano a tenere il passo; mentre nel salotto, seppur
piccole realtà, sono più solide e vitali.
Nel
complesso il settore rimane debole, difficile prevedere oggi segni di ripresa
significativa in termini di nuove aziende ed incremento di lavoratori.
E’
oramai cronica la mancanza di personale specializzato, tanto che diverse
aziende, se possono, rafforzano l’attività commerciale.
Per
un settore che si muove per distretti territoriali Parma ha assunto i caratteri
della periferia.
Il
settore, inoltre, dal punto di vista imprenditoriale non ha nemmeno una
rappresentanza sindacale omogenea tale da consentire un qualche piano comune di
rilancio (ad esempio la formazione).
Sindacalmente
dove eravamo presenti, con una presenza storica consolidata, abbiamo
riconfermato questo dato. A fatica stiamo entrando in realtà non
sindacalizzate.
Gli
spazi non sono amplissimi: le aziende industriali su cui puntare sono 3-4.
Filca
e Feneal sono quasi scomparse da questo settore.
Il
lavoro di contrattazione, nonostante la situazione non brillante, ha segnato
una riconferma dei contratti già in essere e l’estensione contrattuale ad
aziende che erano scoperte (la stessa indagine fatta dalla Camera del Lavoro
sulla contrattazione decentrata ha evidenziato un dato positivo di copertura
della nostra categoria).
I
risultati dal punto di vista dei contenuti sono disomogenei risultando
difficile in un settore così frammentato fare una politica contrattuale
omogenea.
Concludo
la mia relazione proponendo alla discussione alcune linee di lavoro:
Contrattazione.
Oltre
alle scadenze nazionali dovremo presentare a stretto giro, in via formale, le
piattaforme dei contratti provinciali dell’edilizia, cercando di valorizzare la
parte economica.
Sempre
in edilizia occorre iniziare una discussione sulla contrattazione di terzo
livello per i lavoratori dell’Alta Velocità.
Gli impianti fissi
Oltre
a chiudere la vertenza Arquati, ci vedrà impegnati nel rinnovo di diversi
contratti aziendali in scadenza: SCIC, CCPL, Biba, Calestani per citarne
alcuni. I temi principali sono: rafforzamento del salario legato ad indicatori
(provando ad includere gli atipici), mercato del lavoro, diritti individuali,
relazioni sindacali. Così come tentativi andranno rivolti ad avviare la
contrattazione nelle microimprese industriali.
Rappresentanza.
Si
dovranno verificare le RSU e gli RLS in scadenza nel 2002 per andare ad un loro
rapido rinnovo. Di particolare rilevanza è l’appuntamento sull’Alta Velocità.
Mentre sugli impianti fissi non è
possibile
immaginare grossi margini di ampliamento; discorso diverso vale oggi per
l’edilizia.
Formazione.
Nel
2002 se ci sarà l’adesione necessaria provvederemo ad un nuovo ciclo di
formazione per le RSU. Concorderemo insieme i contenuti. Credo inoltre che vada
pensato una formazione organizzata dalla FILLEA rivolta agli RLS fermi alla
formazione di 32 ore obbligatoria per legge.
Lavoratori stranieri.
Siamo
grati ai lavoratori stranieri, giovani che con il loro ingresso hanno
rafforzato significativamente la FILLEA. Confermiamo il cammino già iniziato di
una sempre loro maggiore integrazione nella nostra organizzazione e nella CGIL
e il nostro sostegno alle iniziative e alle lotte per la piena affermazione dei
loro diritti.
Organizzazione FILLEA
Gli
obiettivi di crescita quantitativa e qualitativa che ci proponiamo necessitano
di adeguate risorse che per noi sono le persone, i sindacalisti a tempo pieno.
A breve dovremo valutare se le risorse
disponibili
consentono un rafforzamento della nostra struttura. La CISL sta già procedendo
in tal senso.
Qui
mi fermo, spetterà al nuovo gruppo dirigente eletto da questo Congresso
stilare, in un Direttivo da convocare in tempi rapidi, un dettagliato programma
di lavoro da sottoporre a verifica circa la sua attuazione a metà del mandato
congressuale.
Grazie
per l’attenzione e buon lavoro.
ALLEGATO
1
TESSERAMENTO
DAL 1996 AL 2001 (2001 dati parziali)
|
Settore |
Al 31.12.96 |
Al
31.12.97
|
Al 31.12.98 |
Al 31.12.99 |
Al 31.12.00 |
Al 31.10.01
|
Edili |
2.420 |
2.423 |
2.333 |
2.298 |
2.518 |
2.685 |
Legno |
522 |
519 |
507 |
442 |
417 |
387 |
Laterizi |
113 |
116 |
104 |
81 |
87 |
104 |
Lapidei |
80 |
79 |
73 |
82 |
79 |
91 |
Cemento |
1 |
4 |
0 |
0 |
0 |
0 |
Totale |
3.136 |
3.141 |
3.017 |
2.903 |
3.101 |
3.267 |