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Manifestazione nazionale Cgil, Cisl e Uil sulla crisi industriale

Milano 15 febbraio 2005

 

Nell'ambito delle iniziative che Cgil, Cisl e Uil hanno programmato per sollecitare al Governo provvedimenti volti a favorire lo sviluppo del lavoro, le Segreterie Confederali hanno deciso di convocare il prossimo 15 febbraio una grande Assemblea a sostegno delle azioni e delle proposte avanzate per favorire la ripresa dell'economia dell'intero sistema Italia.

L'Assemblea si svolgerà presso il Forum di Assago (Milano) Via G. Di Vittorio n° 6, con inizio alle ore 9.30. Il termine dei lavori è previsto per le ore 13.30.

 

 

LOCANDINA

 

                                                

                                                          VOLANTONE

 

FERMIAMO LA CRISI INDUSTRIALE

RILANCIAMO SVILUPPO E OCCUPAZIONE

 

Sono molto forti, ormai da tre anni, le difficoltà del sistema industriale italiano, di fronte a cambiamenti in atto nella competizione internazionale.

Si aggravano sempre di più le crisi industriali con pesanti conseguenze occupazionali, sono in calo gli investimenti nell’industria, in particolare nell’innovazione e nella ricerca, si riduce la capacità di esportazione. In questo contesto si accentuano i rischi di una pesante involuzione dell'industria e in generale dell'intero sistema paese.

Questa situazione è determinata, in parte, dalla debolezza della ripresa in Europea rispetto agli Stati Uniti e all’Asia, con l’aggravante della sopravvalutazione dell’euro rispetto al dollaro.

Ma le cause non sono solo esterne.

Incidono in misura ancora maggiore molti nodi strutturali irrisolti dal sistema industriale italiano: la specializzazione produttiva troppo concentrata in settori a basso valore aggiunto, il nanismo dimensionale, la sottocapitalizzazione e il conseguente indebitamento rivelano sempre più la fragilità della struttura industriale, ivi compresa l'assetto proprietario prevalentemente familiare.

Di fronte all’aggravarsi di questa situazione è mancata in questi anni da parte del Governo un’azione di politica industriale, nell’illusione neo-liberista, rivelatasi completamente sbagliata, che per far ripartire lo sviluppo bastasse assecondare l’andamento spontaneo del mercato, agendo esclusivamente sul versante della precarizzazione dei rapporti di lavoro.

Infatti, nonostante ci sia in Italia un alto numero di contratti di lavoro atipici le imprese italiane continuano a perdere quote di mercato.

Occorre con forza invertire questa tendenza.

CGIL, CISL e UIL rivendicano, nei confronti del Governo un'azione propositiva e di programmazione, con l’adozione di una strategia articolata di politica industriale sia per fronteggiare l’emergenza delle crisi occupazionali sia per rispondere in positivo ai problemi strutturali, riconfermando i contenuti degli accordi sullo sviluppo e competitività sottoscritti con Confindustria e consegnati al Governo nel 2003, ed i successivi accordi sul Mezzogiorno e su innovazione e ricerca.

RILANCIARE LA POLITICA INDUSTRIALE

Va costituita da parte del Governo con la partecipazione delle parti sociali una sede permanente di confronto sull’andamento dei settori industriali a partire da quelli maggiormente a rischio, al fine di mettere in atto tutte le azioni necessarie al mantenimento e allo sviluppo di settori determinanti quali: Auto, Siderurgia, Chimica, Tessile, Agroalimentare, Costruzioni, Telecomunicazioni, Elettronica, per rilanciare uno sviluppo di qualità ecocompatibile, che faccia perno sull’innovazione tecnologica e di prodotto, finalizzando a questo l’utilizzo degli incentivi pubblici, coniugando quindi le politiche dei fattori con quelle dei settori.

INTERVENTO PUBBLICO

 

Nuovi strumenti per rispondere alle crisi aziendali e settoriali:

·        Costituire e finanziare in modo adeguato fondo di rotazione per la gestione di crisi aziendali e settoriali, nella logica di un intervento pubblico temporaneo. In questo ambito vanno emanate da parte della Presidenza del Consiglio precise direttive sul ruolo di Sviluppo Italia, che non può essere circoscritto all'attrazione degli investimenti e alla creazione d'impresa.

·        Superamento dell’attuale normativa fallimentare puntando maggiormente alla continuità produttiva delle aziende e la salvaguardia dell’occupazione. Unificare le procedure di amministrazione straordinaria con la riduzione dei limiti dimensionali per l’attivazione delle procedure.

·        Ammortizzatori sociali

In attesa di una riforma organica degli ammortizzatori sociali che preveda l’estensione ai settori oggi esclusi, è urgente il rifinanziamento degli stessi aumentando la dotazione prevista dalla Legge Finanziaria, al fine di prorogare l’intervento straordinario a tutela dei lavoratori interessati e per il completamento di programmi di reindustrializzazione e riempiego.

·        Un forte intervento per la riduzione del carico fiscale sul lavoro e sui redditi da lavoro dipendente. Ciò anche per sostenere i settori ad alta intensità di manodopera, come ad esempio il tessile abbigliamento.

·        Riforma degli incentivi pubblici

Va definita al più presto la riforma e il riordino degli strumenti di incentivazione a partire dalla L. 488 e dal Fondo Unico  per le aree sotto utilizzate, dalla missione della Cassa Depositi e Prestiti per il finanziamento delle infrastrutture ed imprese, attraverso un confronto con le parti sociali.

·        E’ necessaria una politica del credito capace di sostenere lo sviluppo e la crescita economica, non solo in termini di costo del denaro, ma attraverso una serie si strumenti di finanziamento e di autofinanziamento in grado di sostenere lo sviluppo degli investimenti e la crescita dimensionale delle imprese, in un quadro normativo certo di trasparenza e di garanzia del risparmio.

·        Incentivazione fiscale  alle fusioni di impresa che non riducano i livelli occupazionali.

·        Estensione e rilancio degli Osservatori nazionali di settore per realizzare specifici piani di settore, a partire dai settori maggiormente a rischio evitando la scomparsa di intere filiere produttive.

·        Va affrontato il ruolo e le politiche industriali delle Multinazionali, vanno definite regole per le delocalizzazioni e perseguita una politica di coesione sociale europea.

·        Attuare una politica per lo sviluppo locale che ridisegni il ruolo dei distretti industriali e delle piccole e medie aziende con un’ampia valorizzazione di patti territoriali per lo sviluppo, nel nuovo contesto produttivo globale.

MADE IN ITALY

 

E’ necessario intervenire per:

·        Proseguire il forte impegno a livello europeo per l’introduzione dell’obbligatorietà della etichettatura di origine (Made in Italy) sui prodotti ed in prospettiva dell’introduzione di un sistema di “tracciabilità dei prodotti” per valorizzare le produzioni prevalentemente o integralmente realizzate in Italia.

·        Intensificare la lotta alla contraffazione dei marchi e dell’etichettatura di origine, attraverso l’inasprimento delle sanzioni.

·        Contrastare più efficacemente tutte le frodi, il dumping sociale e quello eco-tossicologico (anche attraverso campagne di comunicazione rivolte al grande pubblico)

·        Una completa attivazione delle autorità competenti a vari livelli per il presidio delle frontiere, l’intensificazione dei controlli da parte delle dogane, (con ampliamento delle percentuali di merci sottoposte all’analisi fisica e chimica), nonché il costante monitoraggio di prodotti in libera pratica e il potenziamento degli organi giudiziari.

MEZZOGIORNO

 

Le politiche di sviluppo dovranno concretizza la priorità nazionale del Sud e della sua crescita economica e occupazione come parametro dell’intera politica economica del Governo.

Va data quindi sollecita attuazione a quanto stabilito dall’accordo tra le parti sociali “progetto Mezzogiorno”, in relazione all’ottimizzazione dell’utilizzo dei fondi europei, all’introduzione della fiscalità di vantaggio, al rilancio della programmazione negoziata per lo sviluppo locale, all’attuazione dei contratti di localizzazione per attrarre investimenti nazionali ed esteri nelle aree del sud a più alta intensità di disoccupazione, alla certezza della spesa del 45% per investimenti al sud, come previsto dal DPEF, per la modernizzazione delle infrastrutture materiali e immateriali.

RICERCA E INNOVAZIONE.

 

Nel medio periodo è ormai chiaro che solo un processo di ricerca e di innovazione continuo ed intenso è in grado di assicurare, lo sviluppo economico, una crescita quantitativa e qualitativa dell’occupazione ed un aumento della produttività e del reddito pro capite.

Gli obiettivi prioritari da realizzare sono: definizione di una politica di medio e lungo periodo della Ricerca&Innovazione, assicurare la certezza delle risorse umane e finanziarie, rafforzare la partecipazione del nostro paese ai progetti europei ed internazionali, implementare e rendere più efficace il sistema di ricerca pubblico, incrementare il numero degli addetti per superare il gap con i principali paesi avanzati.

Va assunto l’obiettivo del Consiglio europeo di Barcellona di portare entro il 2010 la spesa per ricerca e innovazione pari al 3% del PIL, fissando per l’Italia l’obiettivo dell’1% entro il 2006.

Si rende necessaria l’istituzione di un fondo nazionale pubblico per finanziare la ricerca a sostegno di progetti finalizzati alla Innovazione Tecnologica e al consolidamento e allo sviluppo di settori strategici.

FORMAZIONE

 

La formazione è una delle leve cardine per il rilancio di un’efficace politica di sviluppo, dei diritti di cittadinanza e di coesione sociale, per la competitività delle imprese e per la crescita della professionalità delle persone.

CGIL, CISL, UIL chiedono alla Conferenza Stato Regioni e al Governo di realizzare entro il 2010 gli obiettivi indicati dal Vertice di Lisbona: l’85% dei giovani di 20 anni dovrà conseguire un diploma di istruzione o formazione o qualifica professionale, il tasso di partecipazione degli adulti all’istruzione e alla formazione dovrà aumentare del 30%, il numero di aziende italiane che dedicano un preciso investimento alla formazione dovrà crescere del 30%, il tasso di abbandono scolastico nelle fasce di età 15-19 anni dovrà essere dimezzato.

 

INFRASTRUTTURE

 

Il successo di una efficace politica di infrastrutturazione materiale ed immateriale del paese risulta fondamentale, così come una adeguata opera di contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata e di ripristino delle condizioni di legalità e di sicurezza, anche attraverso il rafforzamento dell’attività investigativa sul territorio e la realizzazione di protocolli di Legalità con la diretta partecipazione dei soggetti socio-economici. Una politiche per le infrastrutture è inoltre necessaria sia per aumentare il grado di produttività ed attrattivita’  del Sistema Italia, sia per il sostegno della domanda interna. Si chiede perciò un maggiore impegno di iniziativa pubblica di sostegno.

 

 

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