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Sicurezza

Inail su infortuni 2005

Critici i giudizi dell’Amnil e del sindacato. Dati parziali e ottimismo ingiustificato.

 

L’Inail ha diffuso ieri i dati parziali relativi agli infortuni sul lavoro 2005. Critici Amnil e sindacato secondo i quali la situazione rimane grave e l’ottimismo dell’istituto per il calo degli incidenti è assolutamente ingiustificato. Gli infortuni sul lavoro sono stati 939.400, in diminuzione del 2,8% rispetto al 2004, quelli mortali 1.200, oltre 3 al giorno, in calo del 10% rispetto all’anno precedente,  le giornate di lavoro perse 17 milioni, con un danno calcolabile in circa 28 miliardi di euro complessivi.

Nelle settore delle costruzioni, che si conferma uno dei più colpiti,  gli infortuni sono stati 99.837, dei quali 253 mortali.

I dati dell’Inail inoltre non tengono conto degli infortuni che non vengono denunciati, che sono tra il 10 e il 20% del totale e delle malattie professionali. I  casi di infortuni occultati, lo rileva lo stesso Inail, sono circa 200.000 l’anno.

Precari, donne e stranieri le categorie più a rischio.

 

 

 

 

 

Inail, nel 2005 -2,8% infortuni

Agenzia Labitalia - 3 maggio 2006

 

Sono diminuiti del 2,8% gli infortuni sul lavoro nel 2005, rispetto all'anno precedente. Almeno stando ai primi dati dell'Inail, diffusi in occasione della conferenza stampa organizzata a Roma con l'Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) per celebrare insieme la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro. Ma - avverte l'Istituto - il valore è destinato a ridursi per effetto del consolidamento progressivo delle cifre e, comunque, si prevede una flessione non inferiore ai 2,5 punti (contro il -1,6% del 2003 e il -1,1% del 2004). Al 20 marzo 2006, infatti, si registrano quasi 940 mila denunce di infortuni avvenuti nel 2005, pari a 27 mila in meno rispetto al 2004. Alla riduzione media del 2,8% si allineano industria e servizi (-2,8%), mentre l'agricoltura, come negli scorsi anni, si distingue per un calo più sostenuto (-4,4%). In controtendenza i lavoratori del Conto Stato con un +1,3%, aumento però molto più contenuto di quelli osservati negli anni precedenti.

Nel quinquennio 2001-2005, gli infortuni sono calati complessivamente dell'8,2%. Un miglioramento ancora più significativo data la crescita occupazionale registrata dall'Istat nello stesso periodo (+4,4%), per cui, spiega l'Inail, è lecito valutare una riduzione reale del fenomeno infortunistico nella misura del 12% circa. Si rafforza, quindi, la tendenza degli ultimi anni a un ridimensionamento costante del fenomeno. anche per gli incidenti mortali. Sono circa 1.200 i casi di decessi finora rilevati per il 2005 e mostrano un sensibile calo rispetto al 2004 (anche se, precisa l'Inail, occorre attendere i dati definitivi per una valutazione). La stima complessiva, comunque, dovrebbe attestarsi, per la prima volta nella storia, sotto le 1.300 unità.

UN INCIDENTE SU 4 A DONNE

Su 4 lavoratori infortunati, 1 è donna. Ma alla diminuzione del 2005 hanno contribuito esclusivamente i maschi (-4%) mentre per le femmine si deve registrare un lieve aumento (+0,5%), peraltro in linea con l'incremento occupazionale femminile rilevato dall'Istat. Per entrambi i sessi, circa l'80% degli infortuni si concentra, abbastanza equamente, nelle fasce di età centrali (18-34 e 35-49 anni); la quota di infortunati per età comprese tra i 50 e i 64 anni è più alta invece per le donne che per gli uomini, più penalizzati nelle età estreme. Nei casi mortali, invece, la presenza femminile è molto più contenuta (6,9% dei casi nel 2005) rispetto a quella maschile, in virtù di un prevalente impiego in mansioni generalmente meno rischiose. La fascia di età più colpita è quella compresa tra i 35 e i 49 anni per i maschi (40,3% dei casi nel 2005) e 18-34 per le donne (41,5%).

FLESSIONE PIU' ACCENTUATA NELL'INDUSTRIA

Se si considerano i settori di attività, la diminuzione degli infortuni sul lavoro nel 2005 sembra profilarsi più accentuata nell'industria (-9,2%) che nei servizi (-2,5%), rami nei quali si è registrato un incremento occupazionale prossimo all'1%. I comparti dove è stato più sensibile il decremento sono i manifatturieri e, in particolare, quelli che negli ultimi anni hanno maggiormente risentito della crisi del made in Italy, ovvero l'industria conciaria e il tessile e abbigliamento (-14% dei casi), seguite dalla lavorazione dei minerali non metalliferi e dall'industria della gomma e plastica, con un calo dell'11% circa per entrambe. Per quanto riguarda le costruzioni, si registra un calo del 9,5% degli infortuni, a fronte di una crescita occupazionale del 4,4%, e i casi mortali dovrebbero attestarsi non oltre le 300 unità.

DIMINUZIONE PIU' SIGNIFICATIVA A NORDEST

La riduzione degli infortuni registrata tra il 2004 e il 2005 ha riguardato praticamente tutte le regioni, ad esclusione di Calabria, Abruzzo e Sardegna. Per area geografica si distingue il Nord-Est, con -3,8%, mentre per le Isole si registra il calo più contenuto (-1,4%). Delle regioni più grandi, meglio della media nazionale hanno fatto il Veneto (-5,8%), il Friuli Venezia Giulia (-5,1%) e la Liguria (-4,7%), mentre il Lazio e Molise hanno quasi confermato le cifre dell'anno precedente. Oltre il 60% degli infortuni è concentrato nel Nord Italia: nel Nord-Est, in particolare, sono stati denunciati nel 2005 più di 300 mila casi, 1/3 del totale nazionale. In termini assoluti, le regioni con più infortuni continuano ad essere quelle del triangolo padano (nell'ordine la Lombardia con quasi 160 mila casi, il 16,9% del totale nazionale, l'Emilia Romagna con il 14,4% e il Veneto con il 12,1%: insieme circa 400mila casi, il 43,4% del complesso).

Per quanto riguarda i casi mortali, a detenere il triste primato, in termini assoluti, sono ancora le tre regioni padane (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto), cui si aggiunge il Lazio. Ampliando l'analisi per grande ripartizione territoriale, si riscontra che, a differenza del complesso degli infortuni, oltre il 50% dei decessi sul lavoro è avvenuto nel 2005 nel Centro, Sud e Isole. In particolare, nel biennio 2004-2005, rapportando gli infortuni mortali a quelli complessivi, a fronte di un'incidenza media nazionale pari allo 0,13%, a superare significativamente tale soglia sono proprio le regioni del Sud e delle Isole con lo 0,20% ognuna.

IN AUMENTO PER PARASUBORDINATI E INTERINALI

Nel 2005 i parasubordinati assicurati all'Inail sono stati poco più di 1 milione, in aumento del 10% rispetto al 2003. Situazione analoga per gli interinali (oltre 430 mila gli assicurati nell'ultimo anno), ma caratterizzati da una crescita più sostenuta, pari al 20% nello stesso arco temporale. L'incremento della base occupazionale si riflette anche sugli infortuni, per i quali si segnala un aumento per entrambe le tipologie di lavoratori, anche se in misura differenziata. Nel 2005 gli infortuni sul lavoro denunciati dai parasubordinati sono stati circa 7.700, l'8% in più rispetto al 2003. Oltre 13 mila, invece, gli infortuni occorsi ai lavoratori interinali per i quali si osserva un incremento più contenuto, sotto il 3% per il periodo 2003-2005.

Per entrambe le categorie i casi mortali oscillano intorno a poco più di una decina l'anno, di cui circa un terzo avvenuti in itinere. Sul piano territoriale, gli infortuni sono concentrati, per circa il 70% dei parasubordinati e per il 75% degli interinali, nelle regioni del Nord dove queste forme di lavoro flessibile sono molto più diffuse (in particolare Lombardia ed Emilia Romagna). Inferiori all'1% le denunce di infortunio registrate nel Mezzogiorno. Se, sulla base delle durate medie contrattuali, si riporta il numero di assicurati a unità di lavoro 'anno-equivalenti', precisa l'Inail, si ottiene per i parasubordinati un tasso di frequenza pari a circa 15 infortuni denunciati ogni 1000 addetti l'anno, un indice che è in linea con le attività tecnico-impiegatizie svolte in prevalenza nel settore dei servizi alle imprese. Differente la situazione per gli interinali, per lo più di operai adibiti a lavori di tipo manuale, per i quali il tasso di frequenza risulta, invece, molto più elevato e pari circa a 100.

SI ARRESTA CRESCITA PER EXTRACOMUNITARI

Sembra essersi arrestata nel 2005 la crescita degli infortuni sul lavoro occorsi a extracomunitari, che si era costantemente registrata nel precedente quadriennio. Nel 2005, infatti, si è rilevato un calo rispetto al 2004 pari a -2,9% (113.553 casi contro 116.905), mentre per i casi mortali si è scesi a 142 denunce contro le 174 del 2004. Al calo delle denunce di infortunio, fa riscontro una sostanziale stabilità dei lavoratori assicurati all'Inail che si attestano su circa 1,9 milioni di unità (di cui circa 1,75 milioni dipendenti, 90 mila artigiani e 65 mila parasubordinati). Tra le comunità di immigrati, tre sono quelle nelle quali si concentra ben il 40% degli infortuni occorsi a extracomunitari: quella marocchina (19%), albanese (12%) e rumena (9%). Confermati anche per i casi mortali i primi tre posti della graduatoria infortunistica, dove però la comunità rumena balza al primo posto con 24 casi, quella albanese conserva il secondo con 19 e quella marocchina si posiziona al terzo con 14 casi mortali.

Sul piano territoriale, gli infortuni occorsi a lavoratori extracomunitari si distribuiscono in netta prevalenza nelle regioni del Nord (80% circa del totale nazionale per gli infortuni in complesso e 70% per i casi mortali). A livello regionale, la Lombardia, con il 22% del totale nazionale, si colloca al primo posto in assoluto in Italia per numero di infortuni, seguita dalle altre due regione del triangolo padano (Emilia Romagna con il 20% e il Veneto con il 18%). Pressoché analoga la distribuzione dei casi mortali, che vede nelle prime posizioni sempre la Lombardia (25%), il Veneto (17%) e l'Emilia Romagna (13%).

GUERISOLI (CIV INAIL), RAFFORZARE RUOLO PARTI SOCIALI SU PREVENZIONE

“Occorre definire meglio il ruolo dell'Istituto in materia di prevenzione rispetto alle competenze delle Aziende sanitarie locali (Asl), altrimenti le consistenti risorse finanziarie disponibili (il bilancio 2006 prevede un avanzo di gestione di oltre 1.700 milioni di euro) dell'ente assicuratore rischiano di non poter essere utilizzate per tale compito”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio di Indirizzo e di Vigilanza dell'Inail, Giovanni Guerisoli, in occasione della conferenza stampa. Intervenendo nel dibattito che si è sviluppato con i rappresentanti della Confindustria, Giorgio Usai, e della Cgil, Paola Agnello Modica, Guerisoli ha poi sottolineato che “essenziale è il ruolo delle parti sociali, mentre troppo spesso le convenzioni stipulate dall'Inail in materia di prevenzione e di sicurezza disattendono le direttive del Consiglio di Indirizzo e di Vigilanza, che sistematicamente sottolinea la necessità di rispettare le normative europee in materia di sicurezza”.

Alessia Trivelli

 

03/05/2006

 

 


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