![]()
|
FilleaRestauro |
Beni culturali. Pesante eredità per il nuovo ministro L’approvazione delle modifiche al Codice dei Beni Culturali porterà all’esclusione di migliaia di lavoratori dal settore del restauro e della conservazione
Pesante eredità per il nuovo ministro del MIBAC, Ministero Beni e Attività Culturali, lasciata dal precedente governo: l’approvazione delle modifiche al Codice dei Beni Culturali pubblicate a due settimane dalle elezioni politiche 2006, che porterà all’esclusione di migliaia di lavoratori dal settore del restauro e della conservazione Nel Comma 6 dell’articolo del DL. N.42/2004, ben più noto come Codice dei Beni Culturali, si legge: “…gli interventi di manutenzione e restauro su beni culturali mobili e superfici decorate di beni architettonici sono eseguiti in via esclusiva da coloro che sono restauratori di beni culturali ai sensi della normativa in materia.” “Nel 2000 e nel 2001 ( decreto ministeriale 294, modificato dal 420) – afferma in una nota la FilleaRestauro Cgil - si sono stabiliti i requisiti utili, in base alla formazione ed al lavoro, per la qualifica professionale di chi opera nel restauro, per tentare di dare ordine e coerenza ad anni ed anni di gestione del settore confusa e disorganica. Ma proprio a causa di queste norme molti lavoratori sono rimasti fuori dal mercato. Il termine, previsto dall’ultimo decreto ministeriale del 2001, entro il quale tale “prestazione d’opera” era considerata valida ai fini delle certificazioni, è retroattivo, cioè regolamenta l’esperienza pregressa. Per il futuro ci sarebbero stati nuovi percorsi formativi chiari e riconosciuti”. “Dopo il 2001, però, in Italia – continua FilleaRestauro - si è continuato a fare formazione in modo confuso e disordinato, creando aspettative tra i giovani che poi si sono ritrovati con titoli di studio inutili. Gli operatori già attivi a questa data hanno di fatto continuato, indipendentemente dal titolo, ad essere utilizzati dalle imprese per svolgere attività di restauro a tutti gli effetti, spesso vedendosi affidata ufficiosamente la gestione dei cantieri, assistendo così alla proliferazione di sfruttamento e precarietà. Questa contraddizione ha portato, giustamente, migliaia di lavoratori a pretendere il diritto ancora disatteso di poter, ancora dopo il 2001, dimostrare la propria posizione lavorativa e professionale. Il nuovo Codice e le modifiche apportate hanno complicato ulteriormente la situazione.
Nella Parte Quinta del Codice, relativa alle disposizioni transitorie, finalizzate a regolamentare la complessa situazione in cui lavora la maggior parte degli operatori del settore, prima che vadano in vigore i nuovi standard di riferimento per le qualifiche professionali e per la formazione, i criteri di certificazione si ispirano alle norme precedentemente in vigore, ereditandone i difetti e oltre ad essere difficilmente esigibili, adesso risultano anche inaccessibili. La vera novità, infatti, è che è stato confermato dal Ministero che il termine previsto dal nuovo codice per certificare e presentare il lavoro di restauro svolto con "responsabilità diretta nella gestione tecnica dell'intervento", requisito specifico richiesto dalla legge per ottenere la qualifica di restauratore, è il 12 maggio 2006, cioè la data di entrata in vigore delle norme indicata nella Gazzetta Ufficiale del 27 aprile 2006, in cui sono state pubblicate tali modifiche al Codice ( articolo 182, comma 1-ter, B)”. “Dare solo due settimane di tempo ai lavoratori del settore – conclude la Fillea Cgil - e senza diffusione ufficiale della notizia, per sistemare e presentare la documentazione di anni e anni di lavoro, con tutte le difficoltà nel reperirla, è lesivo dei diritti più elementari di questi lavoratori e impedisce di fatto alla maggioranza di accedere ad un futuro lavorativo nel settore. Ricordiamo a tale proposito che nel comma 1-bis dell’articolo 182 viene specificato che le certificazioni sono anche necessarie come requisiti per l'accesso alla prova di idoneità, prevista per coloro che non avendo i titoli indicati nel comma 1, a,b,c, vogliano, in fase transitoria farsi riconoscere il titolo di restauratore di Beni culturali. Osserviamo quindi stupefatti l’efficacia dell’esame una-tantum, che è riuscito a risolvere il problema eliminandolo alla base ed in modo definitivo, stabilendo dei requisiti di accesso che nessuno avrà mai. I sindacati delle costruzioni impegnati nella tutela di questo settore, chiedono il prolungamento dei tempi di consegna delle certificazioni e interlocuzioni con il nuovo ministro e la sua Segreteria perché si arrivi alla risoluzione della questione attraverso la revisione di questi articoli del Codice”.
Roma 21 giugno 2006
|
©Grafica web michele Di lucchio