COMUNICATO
STAMPA
Trapani: il settore lapideo registra
nel 2002 un calo delle esportazioni.
Oltre un centinaio di cave con 3.000
lavoratori nella provincia trapanese
Allarme della Fillea Cgil
sull’occupazione
Il settore produttivo del comparto marmifero,
rappresenta per la provincia di Trapani, una realtà economica di portata non
indifferente.
Qui operano oltre un centinaio di
cave e più di cinquanta segherie, nelle quali sono occupati oltre 2500 lavoratori addetti ed almeno
altri 500 nell’indotto.
Il comparto si regge, principalmente
con le esportazioni; Infatti poco più del 30% del prodotto è destinato al
mercato nazionale e regionale, mentre oltre il 70% viene esportato all’estero.
A Trapani l’Assemblea dei lavoratori del marmo della Provincia di Trapani promossa dalla Fillea Cgil ha tracciato un bilancio di questo settore che conta in Italia 7 mila imprese e 60 mila addetti.
Nei primi quattro mesi del 2002 le esportazioni sono
calate del 4,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: questo dato
conferma i segnali di difficoltà già registratisi nel 2001, anno in cui sia le
vendite che il fatturato erano già calati vistosamente.
A sottolineare la natura non estemporanea di queste
difficoltà, sta il fatto che i nuovi protagonisti della scena produttiva
mondiale (Cina, Brasile e alcuni Paesi africani) stanno mettendo in discussione
quella che fino a qualche anno fa era una leaderschip indiscussa.
“Le imprese italiane stenatano a comprendere tali
processi – sottolinea il Segretario Nazionale della Fillea Cgil, Luigi
Aprile – e purtroppo ancora non si afferma, da parte delle associazioni
imprenditoriali del settore (sia a livello nazionale che nei vari distretti) la
consapevolezza del fatto che occorra puntare sempre più sulla qualità e sulla
professionalità per difendere il valore storico dei prodotti italiani.
Tornare a contrattare le condizioni di lavoro, di
sicurezza, di salario nel territorio – aggiunge
Aprile – è la sfida che la Fillea Cgil nazionale e quella siciliana hanno
lanciato con l’Assemblea dei lavoratori del marmo.”
“Tutto il settore - sottolinea il
Segretario regionale della Fillea Sicilia, Enzo Arena - vive in perenne
precarietà, causata principalmente dalla ventennale assenza del piano regionale
per la coltivazione delle cave, così come previsto dalla legge regionale n° 127
del 1980 (piano che è stato più volte finanziato con diverse leggine, approvate
dall’A.R.S. e mai realizzato).
Mancano, quindi regole certe per la individuazione
delle aree, per la delimitazione dei siti, per lo smaltimento dei rifiuti di
lavorazioni che spesso vengono scaricati a mare, con grave danno all’ambiente.
Altro problema con il quale fare i
conti è il proliferare di piccole aziende, che utilizzano lavoratori assunti
irregolarmente, o retribuiti con salario in nero.
E’ questo un fenomeno – conclude Arena -che
abbiamo sempre combattuto non solo perché “il giusto è dovuto” e se non dato
lede i diritti fondamentali dei lavoratori, ma anche perché “la furbizia” è
concorrenza sleale che crea squilibrio nel mercato, incide negativamente sulla
politica dei prezzi, dequalifica e destruttura il settore.
Le proposte della Fillea Cgil:
·
Utilizzo del tavolo
Prefettizio; - la legge 203 ha assegnato ai Prefetti, il compito di presiedere,
il Comitato della Pubblica Amministrazione per l’Ordine pubblico e la legalità
– (le violazioni contrattuali sono materie anche dell’azione dei prefetti).
·
Promuovere la
costituzione delle Commissioni Provinciali di Vigilanza composte da INPS, -
INAIL, - Ispettorati del Lavoro, -ASL, - Guardia di Finanza, con il compito di
coordinamento dell’azione di vigilanza, così come previsto dall’articolo 79
della legge 488/98.
·
Promuovere delle
iniziative per sollecitare il Governo regionale, per l’approvazione del piano
regionale delle cave, per l’individuazione delle aree, la delimitazione dei
siti e per una politica di sostegno al settore che assicuri uno sviluppo
dell’attività estrattiva.
Con la piattaforma per il rinnovo del contratto integrativo,
la Fillea Cgil ha proposto all’Associazione industriale della Provincia, la
costituzione dell’Osservatorio Provinciale, come organismo bilaterale, capace
di monitorare ed elaborare, studi e analisi congiunturali del settore, i
finanziamenti pubblici che Stato e Regione dovessero mettere a disposizione per
, riconversione, ricerca e sperimentazione
ed, acquisizione dati necessari ai fabbisogni occupazionali.
Infine è necessaria una diversa
politica formativa che assicuri un salto di qualità e di professionalità in
tutto il settore.