Comunicato Stampa

 

 

Il 10% DELLE CASE NEL SUD E’ IN CONDIZIONI DI FORTE DEGRADO

IL 58% DEGLI ACQUEDOTTI DEL SUD E’ UN COLABRODO

INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI: L’ITALIA ULTIMA IN EUROPA

LA SCURE DEL GOVERNO SI ABBATTE SUL SETTORE DELLE COSTRUZIONI :

TAGLIATE RISORSE PER 4 ,900 MLD €

 

 

Una casa su dieci nel Sud è in condizioni di forte degrado. A livello regionale la Sicilia, la Campania e la Calabria presentano la situazione più critica: rispettivamente l’8,4%, il 9% e il 9,2% delle abitazioni di quelle regioni risultano essere in cattive condizioni.

La maggior parte del patrimonio edilizio pubblico e privato delle città del Mezzogiorno mostra segni di obsolescenza tecnica, funzionale e strutturale. La tragedia che ha colpito il Molise ha evidenziato drammaticamente questo triste dato. Non si salvano neanche quei manufatti realizzati negli ultimi cinquant’anni, che costituiscono la gran parte del patrimonio abitativo edilizio contemporaneo. Da questo quadro generale emerge la necessittà, assolutamente prioritaria, di elaborare una mappa sulla salute degli edifici pubblici e privati, nel rispetto delle misure di sicurezza e antisismiche e soprattutto nelle aree che si conoscono come più a rischio.

E’ quanto è emerso oggi nel corso della Conferenza stampa di presentazione della

Conferenza Nazionale sulle Costruzioni che si terrà domani 7 novembre a Bari e alla quale parteciperà il Segretario Generale della Cgil, Guglielmo Epifani.

Situazione molto critica anche per le scuole: una su due non è in regola con gli adempimenti richiesti dalla normativa sulla sicurezza. Non si contano più gli incidenti che si verificano negli edifici scolastici: pavimenti rotti, scale insicure, tetti instabili ecc.

E per non parlare delle infrastrutture obsolete, come strade e acquedotti. In Italia il 27% di acqua presente nei 325 km di condutture viene perduta: nel Sud questa percentuale sale al 58%.

Un Meridione, che più di altre aree del Paese, è esposto alle alluvioni e alle frane.

Il 65% delle aree a rischio idrogeologico sono nel Mezzogiorno, con una punta di 2.322 aree in Campania, seguita dall’Abruzzo ( 1.031), Sicilia (443), Molise (247) e Puglia (206).

L’impatto della riduzione delle risorse per le infrastrutture e gli effetti devastanti del decreto legge 194/2002 conosciuto come il decreto “taglia-deficit” avranno certamente ripercussioni gravi nel settore delle costruzioni, un settore che invece avrebbe bisogno di maggior impulso proprio per la situazione difficile in cui si trova il settore abitativo e quello delle infrastrutture in generale.

            La scure del governo peserà anche sull’occupazione, con un secco ridimensionamento dei livelli occupazionali, specialmnete nel Sud.

Il solo credito d’imposta/occupazione, che non è finanziato, ha prodotto lo scorso anno 80 mila posti di lavoro al Sud e 87 mila al Nord; nel 2002 solo nei primi cinque mesi, 124 mila al Sud ed 82 mila al Nord. E’ ragionevole pensare per difetto che solo nel Mezzogiorno si rischia di perdere 150.000 nuovi occupati. Molti dei quali riguarderanno proprio il settore dell’edilizia.

Per quello che riguarda poi gli investimenti nelle costruzioni, gli investimenti destinati al rinnovo di fabbricati residenziali e privati sono diminuiti nel 2002 dell’1,5% e questa diminuzione aumenterà ulteriormente nel 2003 e 2004.

“Il Mezzogiorno è questione sostanzialmente derubricata dalle priorità di questo Governo – sottolinea il Segretario Generale della Fillea Cgil, Franco Martini - e l’emergenza terremoto non può essere strumentalizzata per coprire il vuoto di iniziative, di politiche, di interventi.

Occorre sicuramente decidere lo stanziamento di risorse necessarie per una ricostruzione delle aree terremotate che vada oltre l’emergenza, attraverso il coinvolgimento delle istituzioni locali e unendo l’urgenza della ricostruzione con la qualità delle opere, cosa assolutamente possibile come l’esperienza dell’Umbria sta dimostrando.

Ma la ricostruzione – continua Martini - deve essere parte integrante di una politica di sviluppo del Sud che assuma la difesa e la prevenzione dell’ambiente, il governo del territorio, la riqualificazione delle aree urbane, il governo delle risorse idriche, i servizi come asse strategico.

Va respinto il tentativo di contrapporre a questo asse quello della grande infrastrutturazione, che pure rappresenta una condizione importante ma solo se incrocia gli obiettivi e le esigenze dello sviluppo locale del Mezzogiorno.

Questa piattaforma di sviluppo  - conclude Martini - può essere terreno importante per la qualificazione delle imprese e del lavoro nel settore delle costruzioni nel Sud, scegliendo la legalità e la trasparenza quale terreno di sfida contro il malgoverno e i condizionamenti malavitosi nell’economia,  a partire dal settore degli appalti pubblici.”

“Il terremoto che ha colpito pesantemente il Molise ed alcuni comuni della provincia di Foggia, con i suoi esiti drammatici a San Giuliano di Puglia - sottolinea il Segretario Generale della Cgil Puglia, Domenico Pantaleo -  ripropone la necessità d’interventi prioritari e preventivi  per la salvaguardia dell’ambiente, per la difesa del suolo, per la messa a norma delle scuole, degli edifici pubblici e delle abitazioni.

Invece non si stanziano risorse nella finanziaria 2003 destinati alla sicurezza delle scuole e sono stati cancellati 200 miliardi dalla finanziaria 2002.

 

Non è accettabile – aggiunge Pantaleo - che s’identificano le priorità infrastrutturali per il Mezzogiorno solo con le grandi opere e allo stesso tempo si demoliscono le regole in materia ambientale, sugli appalti, sul versante della legalità e delle normative per garantire la sicurezza sui posti di lavoro.  Peraltro vengono continuamente rinviati gli investimenti sulle reti  idriche, indispensabili per lo sviluppo economico e civile della  Puglia e del Sud.

La  sottodotazione  di infrastrutture economiche ed immateriali del Mezzogiorno rispetto al resto del Paese – conclude Pantaleo - tende ad accentuarsi secondo le stime ultime della Svimez  e non s’intravedono soluzioni convincenti da parte dell’esecutivo che tende a  privilegiare le aree del centro nord.”

Il settore delle costruzioni può svolgere una funzione strategica per il peso che conserva, 36,5% sul totale dell’industria e 9,7% sul totale dell’economia in Puglia, per il grande patrimonio di professionalità e di lavoro a cui vanno riconosciuti diritti, contenuti formativi e condizioni di sicurezza.

In una fase delicata per il settore delle costruzioni, in bilico tra una leggera ripresa per l’anno in corso e una battuta d’arresto per il 2003,  il mercato avrebbe bisogno sempre più di una stabilità normativa e programmatica. La modifica legislativa sulle regole degli appalti pubblici ha invece  bloccato un processo di qualificazione e di rafforzamento del Sistema di Impresa, con un anno di

fermo nell’avvio delle opere già programmate.

Una situazione aggravata dalla Finanziaria del 2003. Una manovra di fatto antimeridionalista che contraddice clamorosamente non solo le previsioni programmatiche del Governo, ma anche il Patto per l’Italia.

 

La scure sull’edilizia

 

L’edilizia è senza dubbio uno dei settori maggiormente colpiti.

Per quanto riguarda i tagli fatti dal decreto “salva deficit” , come modificato nel primo esame di conversione in legge, dobbiamo prendere a riferimento quanto le Pubbliche Amministrazioni hanno posto, come impegno di spesa, nei bilanci finanziari per gli anni 2001 e 2002.

I finanziamenti a valere per gli anni 2001 – 2002 e non impegnati  alla fine di quest’anno saranno recuperati come residui passivi.

Con questa operazione saranno tagliati 4 miliardi e 900 milioni di euro, circa 9.500 miliardi di vecchie lire (nel testo originario, come denuncia l’Ance il taglio era di circa 14.000 miliardi di vecchie lire).

Di questi 9.500 miliardi di lire:

·                    7.000 mld erano per opere di competenza dei Comuni, Province e regioni . Si calcola che gli enti locali perderanno circa l’82% dei finanziamenti.

·                    1.250 mld delle altre amministrazioni locali (Asl, Comunità Montane, Asi, Consorzi di Bonifica)

·                    1.250 mld di aziende o Enti Nazionali (Anas, FS, Ministeri).

 

In questa area i tempi per perfezionare gli impegni di spesa (firma del contratto di appalto) passano a 24 mesi contro i 18 in media del Centro Nord.

Il taglio di 9.500 miliardi peserà al Sud per circa il 72% vale a dire circa 6.800 miliardi.

 

Rischiano il posto 65 mila  edili

Con il taglio di 9.500 miliardi verranno meno le possibilità di lavoro a circa 66.500 lavoratori direttamente nei cantieri; circa 19.000 lavoratori nell’indotto; circa 4.750 addetti nelle attività di supporto (progettazioni esterne alla Pubblica amministrazione, tecnici per le attività della direzione, tecnici delle P.A. ecc).

Nel Sud del Paese le possibilità di lavoro saranno negate a:

47.600 lavoratori direttamente nei cantieri;

13.600 lavoratori nell’indotto;

3.400 addetti nelle attività di supporto (progettazioni esterne alla Pubblica amministrazione, tecnici per le attività della direzione, tecnici della P.A. ecc)

 

Penalizzate anche le imprese

Il taglio ai finanziamenti non peserà solo sui lavoratori, anche le stesse imprese soprattutto quelle di medie e di piccole dimensioni, subiranno una crisi con processi di ristrutturazione : 50 di esse cesserrano la propria attività.

Il taglio maggiore degli investimenti legato al decreto legge 194/2002 , come abbiamo sottolineato, interessa soprattutto gli Enti locali e per questi tagli è  impossibile individuare i luoghi, le opere e i bisogni dei cittadini, mentre per quelli nazionali sono a rischio:

 

 

CONFERENZA NAZIONALE DELLE COSTRUZIONI NEL MEZZOGIORNO

GIOVEDI 7 NOVEMBRE 2002 - ORE 9.30

HOTEL AMBASCIATORI - VIA AMODEO 51, BARI

GUGLIELMO EPIFANI – SEGRETARIO GENERALE CGIL