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Approvata a Strasburgo la Direttiva sui Servizi nel Mercato Interno Dopo il sì formale del Consiglio gli Stati membri dell'Ue avranno tre anni di tempo per trasporre nelle normative nazionali la direttiva
Dopo il via libera di Strasburgo, il Parlamento europeo ha chiuso dopo tre anni il dibattito e le polemiche sulla norma comunitaria ormai nota come Bolkestein, dal nome del commissario olandese che l'ha presentata. E’ stato infatti approvato il testo, notevolmente modificato dal Parlamento europeo e accolto dal Consiglio, della Direttiva per la liberalizzazione dei servizi pubblici europei. Il nuovo testo, approvato con il solo voto contrario della Sinistra europea e dei Verdi e una dozzina di astensioni, tiene conto del difficile compromesso gia' raggiunto tra gli Stati membri che, a loro volta, avevano accolto molti degli emendamenti votati in prima lettura dall'assemblea di Strasburgo. La novità della direttiva varata non contiene piu' il contestato ''principio del paese d'origine'': i prestatori del servizio saranno quindi soggetti alle leggi dello stato dove operano e non a quelle da cui provengono. Quella norma e' stata considerata alla base del no alla Costituzione europea da parte degli elettori francesi ed olandesi, preoccupati di un'invasione di lavoratori dai paesi dell'est, dove costi sociali e tariffe per questo tipo di servizi sono molto piu' bassi. La nuova direttiva prevede anche l'esclusione dalla liberalizzazione di servizi considerati ''sensibili'' come quelli finanziari, dei trasporti, portuali, ma anche quelli relativi alla sanita', alle agenzie di lavoro interinale, ai giochi di azzardo, all'audiovisivo, nonche' servizi forniti da notai e ufficiali giudiziari. Esclusi anche i servizi sociali e quelli privati di sicurezza. Per i parlamentari della Sinistra europea, benche' il campo di applicazione si sia notevolmente ristretto, il testo manca di chiarezza tanto che hanno annunciato il ricorso alla Corte europea di giustizia per l'interpretazione in numerosi casi. Positivo invece il commento del commissario al mercato interno Charlie McCreevy che ha ereditato la proposta dal suo predecessore Frits Bolkestein, secondo il quale la direttiva rappresenta uno sforzo fondamentale per rilanciare l'economia europea attraverso il completamento del mercato interno e quindi la promozione della crescita e dell'occupazione. Dopo il sì formale del Consiglio gli Stati membri dell'Ue avranno tre anni di tempo per trasporre nelle normative nazionali la contrastata direttiva sulla liberalizzazione dei servizi.
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N. Nicolosi, Cgil: “sulla Direttiva sui Servizi nel Mercato Interno occorre un forte impegno del sindacato”
Una nota del responsabile del Segretariato Europa della Cgil, Nicola Nicolosi, commenta la recente approvazione della Direttiva sui Servizi nel Mercato Interno. “Un compromesso raggiunto al Parlamento Europeo ha permesso di approvare in seconda lettura la Direttiva Servizi nel Mercato Interno (originariamente nota come Bolkestein). La Direttiva è stata approvata con il voto dei tre maggiori gruppi politici: popolari, liberali e socialisti, dopo che erano stati respinti gli emendamenti migliorativi al testo, presentati dai socialisti francesi, dalla sinistra europea e dai verdi. Si tratta di un risultato che presenta aspetti contradditori. Da una lato – come la CES sottolinea – vi è la conferma di alcuni aspetti significativi, quali l’abolizione del “principio del paese di origine”, l’esclusione del diritto del lavoro dall’ambito della direttiva, in particolare riguardo al distacco dei lavoratori; il rispetto dei diritti fondamentali alla contrattazione collettiva e alle azioni sindacali; l’esclusione dei servizi di interesse generale e di alcuni servizi di interesse economico generale (come cure sanitarie e servizi sociali) e di settori “sensibili”, quali agenzie di lavoro temporaneo e servizi di sicurezza privata. Tuttavia il testo approvato, evidenzia pesanti limiti specialmente nel campo del diritto del lavoro, del diritto penale e delle normative sociali.” La nota di Nicolosi prosegue: “La stessa CES aveva criticato l’uso, da parte del Consiglio, di un linguaggio ambiguo in alcuni punti controversi quali, appunto, l’esclusione del diritto del lavoro e il rispetto dei diritti fondamentali. Il voto del Parlamento, rinunciatario nel migliorare il testo in discussione, ha licenziato una Direttiva che ora tornerà al Consiglio per la seconda lettura (formale), che l’adotterà in uno dei prossimi incontri, senza dibattito, al primo punto dell’ordine del giorno. Il testo verrà poi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e dovrà essere recepito dagli Stati Membri entro 3 anni dalla sua pubblicazione.” Infine Nicolosi conclude: “La parola passa quindi ai singoli Stati che dovranno approntare una legislazione adeguata per l’applicazione della Direttiva. Le Organizzazioni Sindacali e la Cgil faranno valere i loro punti di vista e le loro proposte, anche nei futuri confronti relativi al disegno di legge Lanzillotta sui servizi pubblici locali.”
Roma 20 novembre 2006
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©Grafica web michele Di lucchio