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Anas. Con Finanziaria a rischio opere e occupati
Allarme occupazione per il settore delle infrastrutture. A lanciarlo è la Fillea Cgil secondo cui, i tagli alle risorse destinate all'Anas previsti dalla Finanziaria 2006, potrebbero causare 7mila licenziamenti, che arriverebbero a 10mila considerando l'indotto.
"Il dato
drammatico che non emerge perché poco visibile - spiega ad Apcom Mauro
Macchiesi, segretario nazionale della Fillea Cgil - è che il credito di
1,2 miliardi (lamentato nei giorni scorsi anche dall'Ance ndr) che le
imprese vantano nei confronti dall'Anas per lavori già eseguiti, rischia
di portare a fondo molte aziende. La preoccupazione, quindi, non deriva
solo dal mancato arrivo delle risorse necessarie per avviare o
proseguire molti lavori ma anche c'è anche dal danno che deriva alle
imprese per il mancato pagamento dei lavori fatti: cioè significa
possibili fallimenti e licenziamenti con tutto quello che ne consegue. A
rischio nel settore
Agenzia APCOM 20 ottobre 2005
Comunicato stampa
Forte preoccupazione della Fillea Cgil per l’ennesima Finanziaria che non farà decollare le infrastrutture
Ancora una volta il Governo non riesce a realizzare una Finanziaria che tenga conto della reale fattibilità e realizzazione delle opere infrastrutturali, forte la preoccupazione del sindacato delle costruzioni della Cgil. “E’ grave che nella Finanziaria 2006 non ci sia un euro di finanziamento per le opere infrastrutturali.- E’ quanto dichiara in una nota Mauro Macchiesi, Segretario Nazionale della Fillea Cgil - L’unico finanziamento previsto in bilancio sono i 200 milioni di euro che dovrebbero servire per accendere mutui per 2 miliardi di euro nel 2007. Sono ormai tre le finanziarie nelle quali il Ministro Lunardi chiede 7,5 miliardi di euro, anzi questa volta per garantire la continuità dei lavori nei cantieri già aperti, ha richiesti 8 miliardi. Il risultato è che per la terza finanziaria consecutiva il Ministro viene smentito dal Governo, sono stati previsti, infatti, soltanto qualche milione di euro per accendere mutui che non vanno oltre i 2 miliardi di euro. A fronte di una richiesta di 23 miliardi di euro il Ministro ne ottiene in tre anni 6,5, con questo risultato non solo non si apriranno nuovi cantieri, ma si fermeranno anche quelli in produzione” “Sulla Salerno – Reggio Calabria – continua Macchiesi - dopo diciotto mesi dalla nostra denuncia sui ritardi nei lavori, non sono aumentati i chilometri dove sono iniziati nuovi cantieri e l’unica situazione diversa è l’aumento dei lavori eseguiti nel primo maxilotto. I cantieri della TAV del Nodo di Bologna sono fermi e per quanto riguarda la tratta Alta Velocità della Milano – Genova, i lavori dovevano iniziare a settembre 2004 ma ad oggi ancora non si sa quanti mesi dovranno passare per iniziare la cantierizzazione; l’ANAS inoltre da mesi non è più in grado di pagare alle imprese i lavori eseguiti. Nei cantieri della TAV TO – NO/ BO-MI e FI-BO sono oltre duemila gli operai che da mesi sono in disoccupazione e che attendono di essere ricollocati nei nuovi cantieri. In quattro anni dei 50 miliardi di euro di contratti firmati, soltanto 12 corrispondono a nuovi lavori, dei restanti il 35% sono fermi alla progettazione, il 22% alla studio di fattibilità e di un 3% si sono prese le tracce.” “Un quadro desolante – conclude il sindacalista - che viene mascherato dalla fallimentare politica degli annunci i cui effetti negativi si cominciano a far sentire. Nei primi otto mesi del 2005 il numero degli appalti è diminuito del 4,1% e del 7,5% negli importi complessivi, questi dati iniziano a pesare nel portafogli ordine delle imprese e le conseguenze in termini occupazionali si cominceranno ad avvertire nel secondo semestre del 2006. Rimane un problema urgente per il settore delle costruzioni: che nella finanziaria siano inseriti dei fondi utilizzabili immediatamente dal 2006, per evitare il fermo del comparto dei Grandi Appalti.”
Roma 11 ottobre 2005
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©Grafica web michele Di lucchio