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Documento FILLEA CGIL per la Conferenza di organizzazione 2008

sul tema delle politiche internazionali correlate con quelle dell’immigrazione

 

 

La Fillea Cgil ha elaborato un progetto sulle politiche e rapporti internazionali che tenta di  realizzare il  coordinamento delle attività formative, politiche e sociali avviate da  varie  strutture territoriali in Paesi comunitari ed extracomunitari e incrementarne di nuove, puntando soprattutto a creare una nuova politica di cooperazione che tenga insieme sviluppo, globalizzazione e diritti sociali. L’obiettivo principale del progetto è trovare un punto di incontro tra i grandi temi delle politiche internazionali e la loro possibile ricaduta nella vita sociale e lavorativa dei lavoratori stranieri.

Il principio dal quale siamo partiti è che i migranti non costituiscono un problema, non sono la nuova emergenza sociale da gestire, ma rappresentano forze positive, linfa vitale per la società civile ed economica di un paese, specie per settori lavorativi dove più forte è la loro presenza.

I lavoratori stranieri contribuiscono fortemente alla crescita dei paesi di accoglienza e non sono in competizione con i lavoratori autoctoni. La crescita esponenziale di immigrati nel settore delle costruzioni ci pone l’esigenza e offre l’opportunità di ampliare e approfondire relazioni e scambi con i sindacati dei Paesi di origine dei lavoratori stranieri e, laddove rapporti sindacali paritari non siano possibili, la creazione di organismi o associazioni in grado comunque di intervenire e interagire con questi paesi, mediante progetti condivisi su problematiche comuni e definendo percorsi concreti di intervento e scambio.

E’ fondamentale porsi degli obiettivi precisi per intervenire su tematiche specifiche, tenendo conto della molteplicità e della diversità socio-politiche economiche e culturali approfondendo la conoscenza delle specificità dei vari paesi anche dal punto di vista antropologico.

I progetti già avviati negli ultimi anni dalle strutture regionali e provinciali della Fillea hanno teso ad approfondire i temi della formazione nei Paesi di origine, i temi di settore relativi alla tutela dei diritti, alla sicurezza e salute, alle tecniche di costruzione e ad intervenire sull’alfabetizzazione, sullo sfruttamento minorile, sulle tecniche di comunicazione, di negoziazione, sulla tutela dei giovani, delle donne e dell’infanzia.

Il coordinamento razionalizzato di tutte queste attività sta tentando di creare dei modelli di attività da mettere in rete e di dare qualche risposta ai problemi derivanti dall’attuale mancanza di politiche certe sulle tematiche della formazione, del collocamento e della regolazione dei flussi migratori.

Data l’impossibilità di intervenire con altri mezzi in paesi dove il sindacato ha caratteristiche molto diverse dal nostro, stiamo cercando di trasferire la positiva esperienza sindacale dei nostri enti bilaterali, così da creare un reale collegamento tra imprese, lavoratori e sindacati che potrebbe avere un carattere anche transnazionale.

Per il suo carattere e impostazione questo progetto, supportato dalla Cgil, è inteso come un lavoro continuamente in progress, che si amplia e modula nel tempo, cogliendo le nuove esigenze dei territori, del mutare delle situazioni legislative, dei bisogni dei lavoratori stranieri.

 

Lo scenario derivante dallo sviluppo della globalizzazione economica ha reso in molti casi virtuali le frontiere tra gli Stati e acuito il divario tra il Nord e il Sud del mondo, creando nuove e più estese sacche di povertà e sfruttamento nelle popolazioni civili e nel mondo del lavoro.

I flussi migratori verso l’Europa dai Paesi dell’Est europeo, dell’Asia, ma soprattutto dai paesi Nordafricani, impongono un allargamento delle relazioni tra le Organizzazioni sindacali e una maggiore conoscenza e scambio di informazioni finalizzate a migliorare le iniziative di tutela e emancipazione dei diritti e delle condizioni di lavoro nei rispettivi paesi.

 

In questo quadro generale occorre, però, cominciare a distinguere tra il contesto europeo vero e proprio, che vede il peso prevalentemente del fenomeno migratorio nel centro e nord Europa e i paesi che hanno un orientamento storicamente prioritario verso il bacino del mediterraneo, al di là di qualsiasi suggestione storica o ideologica a proposito di un presunto “mare nostrum”, ma concretamente nei fatti.

Si tratta di aree caratterizzate da problematiche migratorie abbastanza differenziate e questo proprio mentre è in atto il processo di inclusione di alcuni paesi nella comunità europea che prevede ricadute importanti in termini di libera circolazione della manodopera e di omogeneità di trattamento anche legislativo.

 

                                                                                                                                                                                                                                       

 

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