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         Documento FILLEA CGIL per la Conferenza di organizzazione 2008
 

1. Premessa

 

La Conferenza di Organizzazione della Fillea Cgil si propone di confermare e consolidare le scelte di politica organizzativa che hanno caratterizzato il lavoro della categoria, contribuendo così alla realizzazione degli indirizzi e degli obiettivi che stanno alla base della Conferenza di Organizzazione della Cgil Nazionale.

 

Tali scelte appartengono ad un percorso che si è coerentemente sviluppato dalla precedente Conferenza, tenuta nel 2001 a Baia di Chia ed hanno trovato negli ultimi due Congressi di categoria la loro conferma.

 

Il bilancio di questo lungo percorso è sostanzialmente positivo. La categoria, superati con successo gli anni difficili della crisi di tangentopoli,  è cresciuta, sia sul piano organizzativo che del ruolo politico; le sue strutture ed i suoi gruppi dirigenti hanno conosciuto un diffuso rinnovamento; una nuova soggettività, espressione dei cambiamenti che hanno investito il mercato del lavoro, hanno arricchito la tradizionale rappresentanza. Tale bilancio consente di poter affermare che la Fillea costituisce oggi uno dei sicuri punti di riferimento dei processi innovativi che coinvolgono la Confederazione, dimostrando che la crisi del sindacato non solo non è dato irreversibile ma, al contrario, è luogo comune smentito dalle forti potenzialità insite nella crescita complessiva che in questi anni ha rafforzato il sindacalismo confederale.

 

Questi risultati sono il frutto di un impegno diffuso dell’intero gruppo dirigente nazionale e territoriale, interprete convinto delle innovazioni ritenute necessarie, per ridefinire il profilo della categoria, di fronte alle sfide sempre più complesse che il settore delle costruzioni si trova a dover fronteggiare.

 

Questo stesso impegno deve rappresentare oggi la condizione per superare ostacoli e difficoltà che ancora permangono nel lavoro della categoria. In questo senso, la Conferenza di Organizzazione rappresenta sede di verifica degli obiettivi definiti all’ultimo Congresso Nazionale di Pesaro e momento di elaborazione delle necessarie correzioni, là dove essere fossero ritenute necessarie.

 

Se l’organizzazione è lo strumento per realizzare le scelte strategiche, la Conferenza di Organizzazione è la sede per ribadire la validità del progetto politico e culturale uscito dal XVI Congresso, dal quale far discendere le scelte organizzative.

 

Il profilo culturale e strategico della Fillea è oggi quello di un sindacato che tenta di esercitare il proprio ruolo di tutela delle lavoratrici e dei lavoratori del settore, cercando di interpretare e rappresentare nel modo più avanzato possibile le sue caratteristiche attuali, caratteristiche determinate da cambiamenti significativi nella composizione del lavoro e dell’impresa, che si sono incrociati con il peso di una tradizione, che a torto continua a configurare il settore delle costruzioni come estraneo alle grandi e necessarie innovazioni di qualità.

 

Se l’edilizia mantiene il core business dell’intero settore, l’edilizia stessa si trova a dover fronteggiare sfide nuove per poter mantenere in futuro un ruolo centrale di volano dell’economia e dello sviluppo. Sono i problemi legati al nuovo modo di costruire, a fronte dei gravi problemi ambientali con i quali i Governi di tutto il mondo si stanno misurando; di conseguenza, è il rapporto tra l’edilizia e l’uso dei nuovi materiali da costruzione, con il relativo sviluppo di nuova ricerca, di nuove professionalità, di nuovi strumenti di tutela contrattuale; è il rapporto tra l’edilizia e gli strumenti di governo del territorio, con i nuovi tratti che la politica urbanistica deve andare assumendo, a fronte della necessità di ridisegnare il profilo delle città, le tipologie dell’abitare, la qualità dei servizi materiali ed immateriali.

 

Analogamente, tale sfida si propone per i settori affini, per i comparti del manifatturiero di settore, dove lavoro e qualità dei prodotti assume il carattere di un binomio ancor più stringente, data l’alta esposizione di questi settori alla concorrenza dei mercati competitori.

 

La FILLEA, nel settore industriale, rappresenta un’esperienza originale nel contesto sindacale della CGIL, perché svolge una funzione di regolazione contrattuale su tutta la filiera delle costruzioni, dalle materie prime, alla loro trasformazione, fino alla realizzazione del bene. Un bene generalmente considerato “durevole”, sia esso uno spazio privato, come la casa, uno spazio pubblico, come piazze, giardini, spazi commerciali, l’ufficio o il luogo di lavoro.

 

Tolti i settori del cemento, delle calci e del trattamento degli inerti dove sono presenti aziende di processo cui l’apporto primario appartiene alla meccanicità, la parte predominante della platea di riferimento sta nel saper fare, nella conoscenza, nella ricerca di novità e qualità del prodotto e del saper produrre.

Fino a qualche anno fa i produttori di arredamento o di materiali da costruzione pubblicizzavano il prodotto con le simbologie dell’apparire e del progresso fine a se stesso, oggi le leve del prodotto sono sempre più il rispetto dell’ambiente, l’uso di materiali eco-compatibili, il risparmio energetico, il design, l’utilità, il pluriuso ed un facile riciclaggio.

 

Nella contraddizione per cui a qualità alta del prodotto non corrisponde, spesso, alta qualità del processo. Un patronato industriale che punta quasi esclusivamente alla fidelizzazione delle maestranze (superminimi, ricorso al lavoro straordinario, compensi in nero) più che alla formazione, ai diritti e alla realizzazione di un sistema partecipativo.

 

In questo ambito sarebbe utile e necessario, nella gestione di questi processi, dotarsi di strumenti conoscitivi utili ad affrontare un futuro dove la competizione è destinata ad inasprirsi.

 

Nei settori del manifatturiero industriale del legno, lapidei, dei manufatti in cemento, anche per effetto dei processi di esternalizzazione, la filiera assegna un ruolo sempre crescente alle imprese artigiane che impiegano molte decine di migliaia di dipendenti dal Nord al Sud del Paese.

Per questi lavoratori l’esercizio della contrattazione collettiva è garantito dalle intese confederali ancora in larga parte disattese.

Ad oggi, registriamo in questi settori, a differenza di quello edile, un processo regressivo dello sviluppo della contrattazione collettiva a partire da quella di secondo livello. Ciò è dovuto all’atteggiamento ai tavoli negoziali delle controparti, ma anche dalle nostre difficoltà a definire piattaforme unitarie da presentare alle controparti.

Con il rinnovo del Ccnl artigiano legno e lapidei si è rafforzato il ruolo della contrattazione di 2° livello, ragione in più perché nelle conferenze di organizzazione territoriali e regionali, siano  assunti orientamenti e definite iniziative che consentano il  pieno esercizio della contrattazione collettiva nell’artigianato.

 

Ma la globalizzazione è portatrice di novità altrettanto consistenti per il settore, la più importante delle quali è sicuramente il massiccio ingresso di lavoratori stranieri, che ha imposto alla Fillea, con il XVI Congresso, l’obiettivo della costruzione di un sindacato multietnico.

 

Di fronte a questi scenari definire le priorità dell’azione sindacale nel settore sarebbe esercizio puramente accademico se l’obiettivo non fosse quello di rappresentare attraverso tale azione interessi, bisogni, esigenze che non trovano più risposte assolute solo nell’esperienza consolidata della categoria. Il rinnovamento della Fillea consiste proprio in questo, nel saper guardare oltre la tradizione, oltre le pratiche consolidate, per fare dell’esperienza radicata nel tempo la risorsa principale per governare i nuovi processi, senza esserne travolti.

 

La contrattazione è lo strumento principale con il quale la Fillea deve esercitare il suo ruolo di tutela delle condizioni e degli interessi dei lavoratori del settore.

In questi anni questa è stata la scelta compiuta dalla categoria ed i risultati premiano la coerenza dell’intero gruppo dirigente. Sono stati rinnovati con successo i contratti nazionali; con analoghi risultati sono stati conclusi i bienni contrattuali; con la stessa coerenza ed impegno progettuale sono state predisposte le piattaforme unitarie, che hanno ottenuto l’unanime consenso dei lavoratori interessati. Con la stessa determinazione saranno affrontati i negoziati che durante lo svolgimento della Conferenza saranno in corso.

 

L’impegno positivo sul versante della contrattazione rappresenta, dunque, uno dei tratti più significativi del processo di rinnovamento sostenuto nel corso di questi anni e lo sarà ancora per la fase nuova che si aprirà dopo la Conferenza, soprattutto nei settori dove permane una certa debolezza, come in quello del legno, settore nel quale la Fillea stenta ancora a dedicare la necessaria attenzione e l’impegno richiesto.

 

Ma tale scelta è risultata rafforzata dall’impegno messo in campo in tutti questi anni sul versante delle regole e dell’impianto normativo che regola soprattutto il settore dell’edilizia. I recenti provvedimenti adottati dal Governo, tanto nel campo della regolarità delle imprese, quanto in quello della lotta al lavoro nero e per la sicurezza, non possono che essere ascritti alla determinazione con la quale i sindacati di categoria hanno sostenuto gli obiettivi di qualificazione del settore.

Molto vi è ancora da fare e per quanto già fatto occorre vigilare per evitarne la vanificazione. Ma la strada è avviata, il sindacato di categoria è interlocutore privilegiato delle istituzioni e delle parti sociali, la stessa contrattazione ha tratto e trae beneficio da questo impegno, come si può ben evidenziare dalle questioni legate agli appalti ed al processo di responsabilità delle imprese.

 

In questo senso, affermare per definizione la priorità della contrattazione senza coglierne il nesso con la priorità dell’azione di riforma delle regole entro le quali l’impresa agisce, significherebbe arroccare la categoria in una visione puramente difensiva e scarsamente in grado di tenere insieme la parte forte con la parte debole del settore, che non è più solo il contrasto tra un Nord ricco ed il sottosviluppo del Mezzogiorno.

 

In questo ultimo caso, in particolare, affermare la priorità della contrattazione significa coglierne il nesso con la priorità dello sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno e contemporaneamente con la centralità della lotta alle mafie, per la ricostruzione di un tessuto di imprese e di un mercato regolare, trasparente, sostenuto in modo finalizzato dalla spesa pubblica.

 

Ecco perché per la Fillea e per il sindacato del settore fare contrattazione è processo più complesso che nel tradizionale settore manifatturiero ed ecco perché l’azione della Fillea non può che agire contestualmente su ognuno dei piani ai quali sia connessa la tutela delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori.

 

Tanto più in presenza di un mercato del lavoro la cui composizione ha visto crescere negli anni il fenomeno del precariato. Il precariato nel settore non è solo lavoro irregolare. Si va diffondendo l’uso di contratti di lavoro sostitutivi al rapporto di lavoro a tempo indeterminato, tanto nel manifatturiero, che nell’edilizia. In questo ultimo settore, alla presenza del già noto comparto del restauro, dove l’uso dei contratti atipici è una costante diffusa, le stesse Casse Edili vanno registrando la crescita di contratti a part time, i quali rappresentano una evidente contraddizione con le caratteristiche del lavoro edile e confermano la resistenza di una parte diffusa delle imprese ad invertire la tendenza alla precarizzazione del lavoro, all’utilizzo dei contratti impropri per abbattere il costo del lavoro ricorrendo al lavoro nero, l’elusione e il sottoinquadramento. Pur essendo previsto il licenziamento per fine fase lavorativa, il ricorso ai rapporti di lavoro a tempo determinato rappresenta la volontà dell’impresa di attuare un processo di deresponsabilizzazione che è alla base della dequalificazione dello stesso sistema imprenditoriale.

 

In edilizia va sempre più prendendo corpo il rischio di un mercato del lavoro caratterizzato da una quota prevalente di lavoratori riconosciuti e tutelati attraverso il sistema della bilateralità ed un’altra parte quasi estranea al sistema.

La Fillea non può essere il sindacato della sola prima parte di lavoratori. La Fillea considera prioritaria l’azione di tutela e di rappresentanza dell’intero mondo del lavoro e, quindi, anche del precariato, verso il quale sceglie di destinare iniziative e risorse necessarie, per dare a questi lavoratori la giusta cittadinanza nelle scelte e nella vita dell’organizzazione.

Il Contratto Nazionale degli edili già oggi per i lavoratori a somministrazione e tempo determinato si fa carico dell’equiparazione dei diritti salariali e normativi previsti per gli altri lavoratori presenti nello stesso cantiere, mentre la corretta applicazione delle norme per il tempo determinato incontra –invece- delle difficoltà per l’indeterminatezza dell’unità produttiva.

 

L’insieme di queste problematiche rappresenta il terreno sul quale promuovere le sfide di una politica organizzativa in grado di introdurre, a fianco delle scelte consolidate, le necessarie innovazioni sia nelle strutture, che nella rappresentanza.

 

 

2. Contrattazione e governo dei processi di qualità

 

L’esperienza di questi anni conferma le peculiarità del settore delle costruzioni, in particolare quello edile, dove l’efficacia dell’azione contrattuale è connessa a quella che definisce la qualificazione delle imprese e le regole del mercato, a partire dalla legislazione sugli appalti e la sicurezza.

 

Il modello contrattuale

 

In questo contesto viene confermata la validità del modello contrattuale, fondato sui due livelli, con un contratto nazionale che in questi anni ha esercitato una tutela diffusa delle condizioni economiche e normative dei lavoratori ed un secondo livello, differenziato tra edilizia ed impianti fissi.

 

In edilizia, assieme alla conferma della validità dell’inedita esperienza di contrattazione anticipata nei cantieri delle grandi opere, la contrattazione provinciale resta la dimensione ottimale per esercitare pienamente un secondo livello di contrattazione, in grado di generalizzare il sistema di tutele e prestazioni ad una platea di lavoratori estremamente polverizzata.

 

Nei settori manifatturieri la contrattazione aziendale continua a registrare una difficoltà ad intervenire incisivamente sui processi organizzativi del lavoro, in particolare, nei comparti del legno-arredo. Si tratta di una debolezza che va superata a partire da una maggiore capacità di analisi delle dinamiche settoriali e dei risultati acquisiti nel corso di questi anni dalla contrattazione.

 

In questo senso, occorre innanzitutto promuovere iniziative, anche di carattere seminariale, che coinvolgano il quadro attivo e delegati dei settori edile e manifatturieri, per determinare una crescita complessiva delle conoscenze e della consapevolezza sul ruolo centrale della contrattazione di secondo livello.

In secondo luogo, vanno promosse –sia in occasione dei rinnovi degli accordi aziendali e provinciali che a fronte di problemi aziendali particolari- vertenze anche di carattere emblematico, che abbiano al centro la tutela della condizione di lavoro e la valorizzazione professionale, a partire dalla lotta alla precarietà ed all’uso sempre più diffuso dei contratti non a tempo indeterminato.

 

La bilateralità

 

In edilizia la bilateralità, oltre ai compiti definiti contrattualmente in ordine alle competenze degli operai iscritti presso le casse edili, deve sempre più svolgere un ruolo di supporto ai processi di qualificazione del lavoro e dell’impresa. Il ruolo delle casse edili nel rilascio del Durc e quello dei CPT e delle scuole edili sui temi della sicurezza e della promozione di una politica attiva del lavoro, né sono l’esempio più attuale.

L’implementazione dei ruoli degli enti, sostenuta dalla stessa azione legislativa in tema di sicurezza e stato sociale, necessita una difesa rigorosa del carattere degli stessi, di concerto con la Confederazione, quali strumenti della contrattazione. La bilateralità in nessun caso può e deve esercitare funzioni sostitutive delle istituzioni pubbliche, né promuovere funzioni che si discostino dagli scopi originari, soprattutto nell’ambito delle attività di gestione economica.

 

In questo senso, l’azione di qualificazione degli enti di settore, promossa per via contrattuale secondo quanto previsto dai protocolli P e Q del Ccnl vigente, deve essere assunta dalla Fillea e dai sindacati di categoria, quale prioritaria per la difesa del sistema bilaterale paritetico, superando ritardi e resistenze sia di parte sindacale che datoriale.

 

Qualificare la bilateralità –come strumento avanzato di tutele dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori- significa combattere posizioni conservatrici e di rendita consolidate nel tempo, che negano al sistema paritetico la funzione innovativa che esso può svolgere. Anche per questo la Fillea deve battersi per affermare nella pratica quotidiana il principio etico nella gestione degli enti, fondato sulla trasparenza gestionale, sulla correttezza degli atti, sulla coerenza della missione alla quale si ispira la bilateralità. La Fillea, pertanto, è impegnata con il massimo rigore nel rispetto dell’accordo unitario del 12 ottobre 2007.

 

La legislazione di settore

 

Come già affermato in precedenza l’azione del sindacato di categoria individua nella legislazione di sostegno alle politiche di settore ed alla contrattazione uno strumento indispensabile per dare esigibilità ai diritti dei lavoratori.

 

Nell’edilizia importanti risultati sono stati ottenuti nel primo anno di legislatura del Governo Prodi, tanto in materia di sicurezza che di lotta al lavoro nero ed irregolare. Sono risultati che vanno consolidati, a fronte dei tentativi di vanificarne l’efficacia, come –in materia di rilascio del Durc- nel caso della nascita delle Casse Edili “spurie”.

Il tavolo di settore, utile nell’aver sollecitato e contribuito alla realizzazione dei provvedimenti suddetti, ai quali vanno aggiunti anche quelli relativi alle misure fiscali di sostegno al settore, deve essere la sede per rivendicare misure legislative a sostegno del consolidamento del tessuto di imprese nel settore edile e di una loro crescita strutturale.

La Fillea, per parte sua e con le altre organizzazioni sindacali, deve essere impegnata autonomamente nella promozione di iniziative orientate al conseguimento di tale obiettivo, coinvolgendo i partiti, i gruppi parlamentari e le altre associazioni di categoria.

 

Anche la sostenibilità dello sviluppo impone una legislazione di sostegno più forte e maggiormente finalizzata. In questo senso, ai già noti problemi inerenti una parte delle attività affini all’edilizia e relative implicazioni ambientali, come la coltivazione delle cave e la bonifica dei territori con attività estrattive dimesse oppure quello delle emissioni atmosferiche per le attività svolte ad alte temperature, si aggiungono quelli della promozione e del sostegno delle attività bio-compatibili.

La bio-edilizia, frontiera ancora insufficientemente esplorata, può rappresentare terreno di grande sviluppo, sia in termini di innovazione e ricerca, che di qualità dell’impresa e del lavoro.

 

 

3. Il Mercato del Lavoro delle costruzioni, tra nuove soggettività e tradizione

 

Negli anni che ci separano dalla precedente Conferenza di Organizzazione il settore delle costruzioni è stato investito da profonde trasformazioni, a partire da quelle che hanno ridefinito la composizione del mercato del lavoro.

Il ciclo di crescita registrato nel corso di questi anni ha determinato nei principali settori delle costruzioni una crescita sensibile dell’occupazione, specie in edilizia, riportandola ai livelli antecedenti la crisi di tangentopoli.

Se da un lato questa crescita ha consolidato la presenza della forza lavoro tradizionale del settore, con la contraddizione degli eccessivi addensamenti ai livelli più bassi, dall’altro, sono emerse nuove soggettività che pongono al sindacato di categoria l’obiettivo di allargare la propria rappresentanza.

 

Il sindacato Multietnico

 

Di queste trasformazioni la più evidente è stata l’ingresso massiccio dei lavoratori stranieri. Il XVI Congresso Nazionale della Fillea per queste ragioni ha lanciato la sfida della multiculturalità, quale terreno per la realizzazione del primo sindacato multietnico.

 

La Conferenza di Organizzazione deve –a questo proposito- verificare la diffusione della presenza dei lavoratori stranieri, tanto nella struttura della rappresentanza, quanto in quella della composizione dei gruppi dirigenti, fissando obiettivi di crescita più avanzati, superando resistenze ancora presenti all’interno dell’organizzazione.

 

In questo senso:

a) vanno promosse politiche ed iniziative di integrazione nei posti di lavoro e nel territorio alla ricerca di equilibri avanzati e solidali per evitare soprattutto nelle grandi città, fenomeni di intolleranza, discriminizzazioni o razzismi nei confronti di lavoratori migranti;

b) vanno valorizzati e coordinati a livello nazionale tutti i progetti ed iniziative delle Fillea Territoriali nei paesi di provenienza dei lavoratori insieme alle strutture Cgil, allo scopo di evitare inutili sovrapposizioni.

 

I migranti devono diventare dirigenti complessivi e a pieno titolo della Fillea. In questo senso, la conferma della costituzione dei coordinamenti immigrati, quali luoghi di incontro e socializzazione dei lavoratori stranieri iscritti e non alla Fillea, non deve essere intesa come risposta contraddittoria, quanto strumento per la gestione di una fase transitoria, che dovrà essere superata con il pieno riconoscimento dei lavoratori stranieri nella direzione dell’organizzazione.

I coordinamenti potranno essere regionali e provinciali, sulla base delle presenze dei lavoratori stranieri, sia negli apparati sindacali, che tra gli iscritti e delegati sindacali.

 

I precari del settore

 

Nel mercato del lavoro settoriale la crescita della precarietà di questi anni si è manifestata, oltre che attraverso la diffusione del lavoro nero ed irregolare, con la presenza crescente di forme di rapporto di lavoro destrutturato. Il lavoro “atipico”, concentrato in particolarmodo in alcuni comparti, come nelle attività di restauro, si è andato diffondendo come modalità sostitutiva del tradizionale lavoro strutturato.

 

Se in questo secondo caso si tratta di intensificare l’iniziativa contro il lavoro irregolare e la destrutturazione, si tratta al tempo stesso di rafforzare l’iniziativa della Fillea per la tutela e la rappresentanza del mondo parasubordinato che opera all’interno del settore, con particolare diffusione in alcuni comparti. I precari del settore debbono poter trovare nella Fillea e nel sindacato di categoria un soggetto in grado di interpretare la loro condizione, di coglierne i bisogni, in termini di tutele individuali e collettive, di offrire sede di rappresentanza e di partecipazione nella vita dell’organizzazione.

 

Il patto associativo sottoscritto con Nidil contribuisce, da un lato, a veicolare l’iniziativa congiunta dei due soggetti verso gli obiettivi suddetti. Questo rapporto, la sua efficacia, i suoi risultati debbono essere oggetto di verifica su tutto il territorio nazionale. Dall’altro lato, le scelte politiche ed organizzative della Fillea debbono assumere il tema della precarietà e del suo superamento come uno dei terreni centrali dell’iniziativa sindacale dei prossimi mesi e anni.

 

I quadri, tecnici ed impiegati

 

In questo quadro si colloca l’iniziativa per incrementare la capacità della Fillea di organizzare e di rappresentare impiegati, quadri e tecnici, sempre più emarginati nei processi di riorganizzazione del settore, ma la cui funzione, nei processi di qualità rivendicati e perseguiti attraverso le politiche contrattuali e settoriali, non può che essere valorizzata.

Anche in questo caso, coerentemente con le scelte compiute nelle ultime piattaforme contrattuali, si tratta di compiere passi in avanti nella presenza organizzata e dei gruppi dirigenti.

 

 

4. La nostra rappresentanza

 

La Conferenza di Organizzazione deve rappresentare momento di verifica della natura e della diffusione della nostra rappresentanza nei luoghi di lavoro.

 

Il nostro insediamento sociale

 

Soprattutto a partire dal 2001, si è avuto un costante incremento, del numero di iscritti alla FILLEA che è proseguito anche nel 2006, con il sostanziale superamento della soglia dei 340.000 iscritti.

Ciò indica un’Organizzazione in crescita, capace di far fronte ai grandi processi che hanno attraversato il Paese ed il mondo del lavoro: dalle ristrutturazioni – che hanno pesato in modi, quantità e qualità diversi fra i nostri settori di riferimento – ma soprattutto con le novità intervenute nel mercato del lavoro, con l’ingresso massiccio nel settore dei lavoratori migranti. Con una costante capacità di instaurare rapporti, di capacità d’ascolto e di proselitismo, consolidando nel tempo il dato di quasi un terzo di nuovi iscritti ogni anno.

 

Grazie a tutto ciò, FILLEA si conferma e si consolida come una delle più importanti categoria industriali di tutta la CGIL e come un’organizzazione sociale di grande prestigio nel Paese.

 

La Conferenza di Organizzazione avrà quindi il compito di approfondire l’analisi del nostro insediamento con il fine anche di recuperare ritardi che tuttòra persistono, in alcune aree del Paese e del mondo del lavoro.

 

Anzitutto rimarcando una volta di più come la contrattazione sia l’elemento strategico che si sposa con le politiche di insediamento, le fonda e le motiva, contribuendo a far sì che i nuovi soggetti del mondo del lavoro possano trovare una possibilità di incontro con la FILLEA-CGIL.

 

Abbiamo pur tuttavia ancora un evidente deficit di rappresentanza tra soggetti significativi del mondo del lavoro, quali i giovani, le aree dei settori industriali manifatturieri, soprattutto fra i dipendenti della micro-impresa diffusa. Come siamo scarsamente rappresentativi della aree della precarietà (in particolare nel settore del restauro) e le vecchie e nuove professionalità derivanti dalle modifiche e trasformazioni dell’organizzazione del lavoro.

 

I delegati

 

La struttura della rappresentanza sindacale permane differenziata tra i diversi settori delle costruzioni, con evidenti difficoltà in edilizia, data la dimensione estremamente ridotta delle imprese.

Tuttavia, occorre respingere l’idea che questo sia un settore destinato inesorabilmente ad avere una rappresentanza debole.

 

L’accordo unitario sul rinnovo delle RSU nei settori degli impianti fissi costituisce una nuova sollecitazione che, unitamente alla stagione dei rinnovi contrattuali, può consentire una vasta campagna per il rafforzamento della rappresentanza sindacale unitaria nei luoghi di lavoro.

 

Nell’edilizia, invece, occorre avviare –coerentemente con quanto avanzato nella piattaforma contrattuale- la sperimentazione di forme di rappresentanza territoriale e di cantiere, in grado di offrire riferimenti sindacali in un mondo sempre più caratterizzato dal ricorso esasperato al subappalto.

In questo quadro va costruita l’anagrafe nazionale dei delegati sindacali, al fine di costituire una rete della rappresentanza.

 

In questo contesto si fa rilevante il ruolo di rappresentanza sul terreno della sicurezza e della salubrità, degli RLS/RLST, la cui esperienza, in alcuni casi decennale, rende necessaria l’applicazione in tutti i territori del modello organizzativo contenuto dell’Accordo quadro nazionale sottoscritto con FILCA e FeNEAL.

 

L’Assemblea Annuale dei Quadri e Delegati

 

Al contempo, va introdotta nella vita della Fillea l’Assemblea annuale dei quadri e delegati come momento di approfondimento unificante della rappresentanza della categoria e di verifica e coinvolgimento delle rappresentanze nella vita dell’organizzazione, pur nella valorizzazione delle diverse specificità presenti nella categoria.

 

Coordinamenti Nazionali grandi imprese

 

La strutturazione della grande impresa, la sua disarticolazione tramite i consorzi di scopo ed il General Contractor ci pone la necessità di contrastare questa tendenza ed esercitare con maggiore puntualità i diritti sindacali ad iniziare da quelli informativi.

Occorre istituire dei Coordinamenti Nazionali, diretti dalla Segreteria Nazionale e coordinati dalla struttura territoriale dove ha sede l’impresa. Tali coordinamenti devono essere composti dai quadri dirigenti territoriali, sedi dei cantieri in cui il gruppo è capofila, dalle RSU e RLD di sede e dei cantieri.

Ogni coordinamento si doterà di un focus informativo e si riunirà ogni qualvolta si renderà necessario.

 

 

 

5. Strutture territoriali e luoghi di lavoro, presidi centrali della categoria

 

 

Strutture Territoriali

 

Si conferma la centralità della scelta che da anni caratterizza la politica organizzativa della Fillea, che assume il territorio e la vicinanza ai luoghi di lavoro quale baricentro della distribuzione delle risorse umane e finanziarie, nell’ambito di una rinnovata e rafforzata confederalità della CGIL e delle Camere del Lavoro Territoriali.

 

Tale centralità va sostenuta con più determinazione, ma soprattutto praticata, sapendo che ciò comporta compiere scelte in direzione sia del decentramento di poteri, funzioni e risorse oggi diversamente allocati, sia nel presidio del territorio, attraverso un rafforzamento della presenza qualificata e diffusa delle nostre strutture, sia infine rispetto ai processi di formazione dei gruppi dirigenti.

 

Un tale processo presuppone un coinvolgimento della FILLEA, come per le altre strutture di categoria, nella definizione di un modello organizzativo delle  Camere del Lavoro Territoriali, teso a realizzare un effettivo decentramento funzionale delle strutture politiche e dei servizi.

 

Resta infine l’esigenza di potenziare e concretamente realizzare sul territorio una contrattazione di “qualità”, capace di intervenire sui processi in atto e di favorire la riunificazione del mondo del lavoro.

 

In questo contesto si dovrà operare per portare a coerenza gli attuali assetti territoriali, con l’evolversi del processo costitutivo di nuove province. La formalizzazione della riorganizzazione su base provinciale avranno luogo nel corso di apposite conferenze d’organizzazione.

 

In questo quadro, si conferma la scelta della Fillea di favorire il coordinamento fra le strutture comprensoriali interessate ad un progetto condiviso dei processi economici e sociali territoriali, in particolare nelle realtà ove si sia proceduto alla costituzione di nuove province, secondo un disegno istituzionale non sempre corrispondente ad esigenze reali di governo di tali processi e con il quale occorre individuare la giusta sintonia con i livelli contrattuali.

 

Si conferma inoltre la scelta della FILLEA di andare ad una verifica delle strutture comprensoriali e che l’eventuale superamento nella nuova dimensione provinciale dovrà avvenire nel rispetto del percorso e dei deliberati assunti dai centri regolatori confederali.

 

 

Strutture regionali

Questa scelta si è tradotta nel processo di razionalizzazione delle strutture regionali, per le quali si conferma la natura di secondo livello congressuale, escluso i casi della Lombardia e Sicilia, per ragioni condivise con le rispettive strutture Confederali regionali.

 

Ne consegue che l’assetto organizzativo dei livelli regionali, secondo una visione flessibile della politica organizzativa, assume il criterio della razionalizzazione delle risorse attraverso soluzioni differenziate da Regione a Regione. In questo quadro, la figura del Segretario Generale, o del Coordinatore, a seconda dei casi, può essere svolta con incarico a tempo pieno oppure con doppio incarico, sovrapposto a quello di direzione con una delle strutture provinciali della regione.

 

Rispetto alla situazione in atto, che assume il criterio dimensionale quale prevalente nella scelta delle soluzioni organizzative, occorre accentuare quello della funzionalità, in ordine alla complessità dei casi, soprattutto in presenza della necessità di rafforzare le dinamiche organizzative, relative ai processi di reinsediamento, tesseramento, unitamente alle esigenze di affermare qualificate politiche regionali.

 

In attuazione dei suddetti criteri, il quadro delle strutture che manterranno un unico punto di direzione o di coordinamento regionale saranno: Valle d’Aosta, Liguria, Trentino, Alto Adige, Friuli, Abruzzo, Molise, Basilicata. A queste si aggiunge il Lazio, per la scelta della Cgil di superare la struttura Congressuale del capoluogo di regione.

 

 

La struttura nazionale

 

La segreteria nazionale eletta ad Aprile del 2006, dopo il XVI Congresso Nazionale, ha consentito di promuovere importanti esperienze regionali ai livelli di direzione nazionale. Con la Conferenza di Organizzazione deve concludersi la fase di transizione costruita sul doppio incarico ed entro il suo svolgimento deve realizzarsi l’integrazione della stessa, risolvendo in tal senso l’attuale carenza nella rappresentanza di genere, con una soluzione che valorizzi le esperienze innovative realizzate in questi anni.

 

L’apparato nazionale della Fillea, il cui apporto alla realizzazione delle politiche e delle iniziative nazionali è fondamentale, dovrà sempre più acquisire esperienze e competenze specialistiche, a partire dalla valorizzazione delle esperienze presenti in categoria.

Al tempo stesso occorre estendere i rapporti di collaborazione con le Università, gli istituti di ricerca, le società specialistiche con le quali arricchire l’elaborazione e le proposte della Fillea sulle politiche di settore.

 

Il settore della comunicazione è terreno sempre più insostituibile per rendere protagonista la categoria del dibattito nazionale e diffondere e socializzare il lavoro svolto.

In questi anni la crescita realizzata su questo terreno è stata determinante nel rendere la Fillea interlocutrice su questioni importanti, a partire dalla sicurezza. Il lavoro svolto dall’Ufficio Stampa e la qualificazione del Sito nazionale rappresentano due aspetti fondamentali di questo lavoro, che dovranno essere ulteriormente implementati.

 

A questo si aggiunge la necessità di rendere diffusa in tutta la Fillea la costruzione e l’uso della rete informatica. Come ha dimostrato l’elaborazione del programma Fillea Office, gli strumenti informatici possono contribuire notevolmente al lavoro dell’organizzazione, oltre a rendere trasparente l’attività di ogni struttura.

Per queste ragioni, a partire dalla Conferenza, l’uso delle tecniche e degli strumenti attualmente disponibili da parte dell’organizzazione deve rappresentare un impegno generalizzato di tutte le strutture Fillea.

 

Con il Centenario della Cgil anche la Fillea ha avviato il lavoro di ricostruzione della propria memoria storica, attraverso il centro documentazione. Si tratta di una scelta indispensabile per contribuire alla costruzione di un patrimonio documentaristico utile a trasmettere la conoscenza del ruolo svolto dal sindacato delle costruzioni nelle lotte di emancipazione e per i diritti dei lavoratori ed in quelle per lo viluppo economico e democratico del Paese.

 

Verso questo obiettivo si orienteranno le risorse necessarie, comprese quelle utili a promuovere la produzione, in versione scritta, fotografata o cinematografica di opere il cui oggetto e contenuto siano quelli inerenti la storia e l’attualità del sindacato delle costruzioni

 

 

6. Le risorse umane

 

La formazione sindacale

 

La ricostruzione di una attività permanente di formazione sindacale rappresenta uno dei risultati più significativi del lavoro svolto in questi anni dalla Fillea.

Attraverso il Piano di Formazione Nazionale (PNF) la Fillea si è proposta, fin dall’inizio, sostanzialmente quattro obiettivi.

 

Il primo è quello di creare un sistema di formazione continua interno per l'aggiornamento e la crescita dei funzionari e dei delegati della Fillea. Il secondo è quello di "mettere in formazione" tutti i quadri della Fillea. Il terzo è quello di rafforzare il processo di rinnovamento dei quadri dirigenti della categoria, con la realizzazione di specifici percorsi formativi destinati da un lato ai giovani dirigenti che hanno già funzioni di responsabilità all'interno dell'organizzazione, e dall'altro ai funzionari da poco entrati (italiani e stranieri). Il quarto obiettivo è infine quello di creare un meccanismo interno di trasparente fruizione e certificazione della formazione, in modo che questa possa diventare una delle leve di promozione dei quadri all'interno dell'organizzazione.

 

Il bilancio nei tre anni di attività piena (2005-2007), poiché il primo anno (2004) è in pratica servito a mettere a punto il sistema, può considerarsi sostanzialmente positivo, soprattutto nell’aver ricostruito all’interno del gruppo dirigente una nuova consapevolezza circa l’importanza della formazione. Restano, tuttavia, delle criticità sulle quali occorre intervenire con decisione.

 

Esse possono essere individuate soprattutto nella formazione di base, quella realizzata direttamente presso i territori. Anche se da quasi tutte le strutture territoriali viene riconosciuta l'importanza della formazione dei quadri, non tutte sono capaci di programmarla, destinando, oltre a risorse in bilancio, anche una precisa e programmata "quantità di tempo all'aggiornamento e formazione dei propri quadri. Questo fa sì che molte strutture facciano pochissima formazione o non la facciano per nulla.

 

I percorsi formativi ad hoc, gestiti centralmente dal Nazionale, si sono rivelati invece un fondamentale strumento per la crescita dei nuovi e giovani quadri dirigenti interni, soprattutto mantenendo alta la qualità della formazione fatta, ed il suo concreto legame con l'attività sindacale della categoria, facendo sì che questi nuovi quadri intraprendano la loro vita ed il loro lavoro all'interno dell'organizzazione con una qualità nuova, sia di competenza che di partecipazione.

 

La Conferenza, pertanto, conferma l’insostituibilità ed il carattere vincolante della politica di formazione sindacale. Il progetto nazionale formazione quadri dovrà rappresentare sempre più la sede di promozione e di verifica dell’intero gruppo dirigente, con carattere sempre più vincolante e finalizzato nella distribuzione delle risorse dell’organizzazione finalizzate ai progetti di reinsediamento.

 

La rappresentanza di genere

 

Il Congresso di Pesaro aveva individuato tra le frontiere da superare  quella delle differenze sociali e lavorative fra uomini e donne, impegnando tutta la categoria ad effettuare un grande salto culturale. Allo stesso modo aveva ribadito la necessità di conoscere in modo più approfondito alcuni settori dove le lavoratrici rappresentano una realtà significativa, settore legno e comparto del restauro, analizzandone composizione, sindacalizzazione e distribuzione nelle qualifiche e indagando il fenomeno delle differenze salariali e di carriera fra i due generi.

 

Tra gli obiettivi assunti dalla categoria, c’era quello di ottenere condizioni di lavoro più dignitose e sicure per tutti, far crescere l’occupazione delle donne anche nei settori a minor presenza femminile, rendendola compatibile con una attività che necessità di condizioni migliori tanto per gli uomini, che per le donne; così come la lotta alle discriminazioni e agli ostacoli all’occupazione femminile attraverso lo sviluppo di politiche di conciliazione fra impegni lavorativi e impegni familiari.

 

Ribadito lo sforzo della Fillea in termini di rinnovamento del gruppo dirigente, con la difficile ma necessaria valorizzazione di genere, a partire dai luoghi di lavoro, nella scelta delle RSU, RLS, RLST e dei delegati aziendali, la Conferenza di Organizzazione dovrà trovare metodi, strumenti e strategie per far sì che questo impegno si sviluppi ulteriormente e si radicalizzi, anche come valorizzazione delle competenze, conoscenze e capacità di direzione esercitate dalle compagne, scegliendo a parità di meriti una donna ai vari livelli di direzione.

 

Il riequilibrio della rappresentanza deve restare per la nostra categoria, un obiettivo da perseguire, anche con le necessarie forzature e la difficoltà di applicazione generalizzata della norma antidiscriminatoria e il difficile inserimento e la promozione delle donne negli organismi di rappresentanza e di direzione, in un settore come il nostro, non devono rappresentare dei facili alibi per la categoria.

 

A quasi due anni dal Congresso occorre cogliere questa occasione per raggiungere l’obiettivo di ampliamento  della nostra capacità di intervento. Una prima base di partenza è implementare con materie riguardanti le politiche di genere il progetto nazionale di formazione ed esigere che nella composizione dei gruppi dei formandi/e sia rispettata la norma antidiscriminatoria, così da creare per il futuro un paritario bacino di quadri e dirigenti uomini e donne. 

 

Consapevoli che la sola formazione non basta, viene ribadita la necessità di un intreccio tra questa e l’impegno da parte delle strutture della Fillea a tutti i livelli, di promuovere la partecipazione e il contributo delle compagne allo sviluppo di queste politiche, favorendo il confronto e le forme di relazione da loro scelte, assicurandone la necessaria agibilità.

 

Questo obiettivo si potrà ottenere sia estendendo ulteriormente l’attuazione di progetti territoriali e regionali mirati, anche con il sostegno delle necessarie risorse finanziarie, sia attraverso l’elaborazione di proposte ed iniziative nate e portate avanti dalle compagne di Fille@donna, e poi assunte dall’intera categoria, soprattutto e a partire dal terreno della contrattazione.

Proprio la recente e positivissima esperienza di studio ed analisi, realizzata da Fille@donna,  in tema di contrattazione e i suggerimenti dati dalle compagne e recepiti in tutte le piattaforme del settore, ha dimostrato quanto sia grande il contributo che esse possano dare in tema di crescita all’intera categoria.

 

Alla Conferenza di Organizzazione spetterà ora definire interventi, politiche ed ambiti organizzativi in grado di rispondere alla necessità di incrementare e far crescere le esperienze maturate fino ad oggi, al fine di insistere in un confronto nazionale ed internazionale sui temi di genere e di arrivare al raggiungimento di una reale parità di rappresentanza e trattamenti.

 

 

La politica del rinnovamento generazionale

 

La Conferenza di Organizzazione conferma la linea di rinnovamento, innanzitutto generazionale, perseguita in questi anni nella composizione dei gruppi dirigenti. Tale scelta ha prodotto l’immissione di nuovi quadri, donne e uomini, che gradualmente vanno assumendo responsabilità dirette nella direzione dell’organizzazione a tutti i livelli, coerentemente con i criteri della competenza, della responsabilità e del consenso nei luoghi di lavoro. Come già l’ultimo Congresso Nazionale di Pesaro ha ribadito, tale scelta è senza alternative, per costruire oggi le condizioni per un ricambio generazionale, che continua a rappresentare uno dei principali problemi che vivono le organizzazioni sindacali e non solo.

 

Questa politica del rinnovamento non può e non deve essere confusa con semplice giovanilismo, poiché si fonda sull’apporto fecondo ed insostituibile di tutte le esperienze maturate all’interno dell’organizzazione, a partire da quelle che hanno fatto crescere politicamente ed organizzativamente la Fillea in questi lunghi anni. Ma deve essere perseguita con determinazione, come la stessa Conferenza Nazionale Cgil afferma, proseguendo nell’ingresso, anche incentivato, di giovani e donne all’interno dell’organizzazione, nel piano rispetto dei percorsi democratici e della verifica dei precorsi decisionali. In alcuni casi, resistenze ed ostacoli –spesso alimentati da posizioni autoreferenziali- sono apparsi in evidente contrasto con le scelte dell’organizzazione, evidenziando difficoltà nel sostenere con coerenza gli obiettivi perseguiti. Tali posizioni vanno rimosse, con l’obiettivo di determinare al prossimo congresso un ulteriore abbassamento dell’età media dei dirigenti della Fillea.

 

 

7. Le risorse finanziarie

 

Si conferma l’obiettivo del riequilibrio tra quota delega e quote di servizio, da realizzare gradualmente, nelle forme e nei modi che la stessa contrattazione avrà il compito di definire.

 

Si conferma, altresì,  il valore della titolarità delle risorse attraverso lo strumento della canalizzazione, la cui corretta applicazione deve essere oggetto di una costante verifica a livello nazionale, rendendo permanente –in questo senso- l’attività degli ispettori.

Nel rapporto con le strutture confederali, a partire dalle Camere del Lavoro, non deve venir meno l’impegno alla solidarietà, valore da sempre presente nell’agire della Fillea.

La solidarietà, per altro, in nessun caso può significare rinuncia alla titolarità delle risorse, ed in questo senso vanno superate le situazioni improprie, e deve sempre essere ispirata e vincolata ad obiettivi e progetti finalizzati, a partire dal risanamento finanziario delle strutture maggiormente in sofferenza.

 

Con le Camere del Lavoro Territoriali e Metropolitane va effettuata una verifica sulla situazione dei servizi erogati dalla Cgil, per evidenziare le eventuali criticità in ordine ai bisogni specifici della categoria ed individuare le soluzioni.

 

 

8. Il  Sistema dei servizi CGIL

 

I servizi sono, per la CGIL in generale e per la FILLEA in particolare, una “gamba” fondamentale delle nostre attività di tutela sindacale, a partire da quella individuale, del lavoratore “migrante”. Va riconfermato e ulteriormente articolato l’obiettivo di realizzare compiutamente un sistema integrato dei servizi a direzione confederali, così come indicato dalla Conferenza nazionale dei Servizi nel 1999.

 

In questo senso va ribadita la complementarietà tra le funzioni collettive della rappresentanza e della contrattazione e le attività di tutela individuale.

Il processo di integrazione dei servizi deve quindi fondarsi su alcuni cardini strategici:

·               la scelta di mettere al centro il lavoratore, la lavoratrice, l’utente, il giovane, l’immigrato, il lavoratore precario o irregolare, che ha subito un infortunio, una malattia, cui non è stato riconosciuto un diritto, o che ha perso il lavoro;

·               un saldo orientamento al proselitismo, che sia fondato sul riconoscimento della centralità dell’iscritto/a, attraverso un servizio qualitativamente alto, un’accoglienza che dia il senso della predisposizione all’ascolto e alla fidelizzazione dell’iscritto/utente e, infine, politiche tariffarie tali da incentivare il senso di appartenenza;

·               una gestione dei servizi, nella quale siano coinvolte  le strutture di categoria, in un disegno complessivo di integrazione fra l’attività di rappresentanza collettiva, a partire dalla necessità di avere una banca dati aggiornata della contrattazione di 2°livello che sappia ricostruire l’anagrafe dei diritti degli iscritti alla FILLEA, e la tutela individuale.

 

C’è bisogno quindi di un sistema dei servizi, fortemente confederale, fondato sostanzialmente su quattro aree, che devono concretamente integrarsi sul territorio Regionale e Nazionale:

·               il Patronato, con una più marcata predisposizione organizzativa alla materia del risarcimento infortuni e delle malattie professionali;

·               la tutela vertenziale e legale (rinsaldando il legame di coerenze con le politiche contrattuali della struttura di categoria comprensoriale);

·               il servizio fiscale;

·               servizi diversi (Sportelli Orientamento Lavoro, Centri Donna, sportelli per Cittadini Stranieri, ecc.);

cui si affianca la positiva collaborazione e ricerca di sinergie con le Associazioni promosse e / o sostenute dalle CGIL, quali, a solo titolo esemplificativo, l’Auser, la Federconsumatori e il Sunia.

 

 

9. La politica internazionale

 

La sfida rappresentata dalla costruzione del primo sindacato multietnico impone alla Fillea la capacità di assumere la dimensione internazionale quale indispensabile per costruire politiche di tutela dei lavoratori del settore.

Ciò obbliga ad una attenzione nuova verso la funzione delle organizzazioni sindacali internazionali di categoria e la presenza e iniziativa dei sindacati italiani, a partire dalla Fillea, all’interno delle stesse.

 

La Federazione Europea (FETBB) ha mostrato in questi anni forti limiti nello svolgere con incisività una funzione di promozione in sede comunitaria degli interessi dei lavoratori del settore. Carenza di sintesi unitaria tra i sindacati membri della Federazione, lentezza e farraginosità nei lavori degli organismi, scarsa efficacia del dialogo sociale con le associazioni datoriali hanno reso e rendono tuttora scarsamente autorevole il ruolo della Federazione.

 

La Federazione Mondiale (IBB) con l’ultimo congresso ha avviato un processo di ristrutturazione della propria costituzione, aprendo contraddizioni nel rapporto con la Federazione Europea.

 

I sindacati italiani devono stare dentro questi processi con a l’autorevolezza che deriva loro dal peso della propria storia e della propria esperienza.

Per queste ragioni si impone urgentemente la costituzione di un dipartimento internazionale in grado di corrispondere sistematicamente e non più episodicamente alle attività delle Federazioni Europea e Mondiale.

 

Di tale attività fa parte innanzitutto la promozione di rapporti bilaterali con i sindacati europei, finalizzati alla valorizzazione dell’azione delle federazioni internazionali, ma anche alla promozione degli scambi tra singoli paesi e sindacati.

 

Di tale attività fanno parte anche i progetti a sostegno della cooperazione con i Paesi interessati ai fenomeni migratori, a partire dall’area del Mediterraneo e dell’Est.

La scelta di implementazione di tali attività è scelta alla quale la Fillea deve guardare con la necessaria convinzione e determinazione, prevedendo un apposito centro di costo nel proprio bilancio di attività.

 

 

 

 

10. Democrazia – Pluralismo – Autonomia - Unità

 

L’unità rappresenta uno dei valori centrali nell’azione della Fillea. Il suo perseguimento e la sua tenuta sono il frutto della elaborazione costante delle politiche settoriali e contrattuali, che hanno consentito ad oggi risultati significativi.

Questi ultimi anni hanno visto intensificata la competizione tra organizzazioni sul terreno di comportamenti contrari ad una visione corretta e trasparente dei rapporti unitari, con il rischio di una pericolosa degenerazione

 

Si tratta anche per questo di intensificare ogni attività unitaria che investa le politiche organizzative, sulla base dell’ultimo accordo unitario sul tema della rappresentanza e del reinsediamento del 12 ottobre 2007. In attuazione dello stesso occorre fare uno sforzo per promuovere a livello territoriale iniziative unitarie, campagne mirate, che abbiano come obiettivo la crescita della sindacalizzazione, soprattutto nei settori meno tutelati del mondo del lavoro. Vanno fissati unitariamente obiettivi di crescita del tesseramento fondati non sulla disdetta, ma la nuova sindacalizzazione, per intervenire sugli ampi spazi presenti in ogni comparto delle costruzioni.

 

 

Coerentemente con la crescita della rappresentanza nei luoghi di lavoro, va promossa una più ampia partecipazione dei lavoratori nelle decisioni che attengono la contrattazione a tutti i livelli, compresa l’attività generale del sindacato.

La consultazione dei lavoratori, il loro pronunciamento a sostegno dell’attività negoziale del sindacato, le loro valutazioni finali sui risultati ottenuti debbono sempre più avere carattere cogente e vincolante.

 

La Fillea è impegnata –unitariamente o come organizzazione- nell’individuare ed elaborare ogni forma che renda conseguibile tale obiettivo, rendendolo certo e certificabile, per un rapporto trasparente con gli stessi lavoratori.

 

 

Novembre, 2007

 

                                                                                                                                                                                                                                       

 

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